giovedì 31 gennaio 2013

Registrate oltre ventimila violazioni dei diritti

30 Gennaio 2013
La sede di Diyarbakir dell´Associazione per i Diritti Umani (IHD) ha presentato il rapporto sulle violazioni dei diritti nella regione kurda per l´anno 2012. 
Secondo il rapporto, durante lo scorso anno sono state registrate 21.107 violazioni, che rivelano un sostanziale aumento in particolare per quello che riguarda le carceri ed il numero dei morti durante gli scontri. Intervenendo durante la conferenza stampa di presentazione del rapporto, Raci Bilici, il Segretario della sede di Diyarbakır dell´IHD, ha affermato che le violazioni dei diritti nella regione kurda sono state una conseguenza della situazione di stallo nella questione kurda ed ha invitato il Governo a progredire in modo più efficace nel processo di dialogo. Bilici ha sottolineato che le incessanti operazioni militari e le politiche di sicurezza del Governo hanno trascinato l´intera area in un clima di conflitto: gli scontri e le morti nel 2012 sono raddoppiati rispetto agli anni precedenti. 
Ha inoltre ricordato il massacro di Roboski (Şırnak), che ha causato la morte di 34 civili il 28 Dicembre 2011, ed ha aggiunto che nessun progresso si è registrato durante l´anno passato per garantire il diritto alla vita dei civili: "La guerra in corso nella regione kurda danneggia principalmente le persone innocenti. L´impunità dei colpevoli stimola gli ufficiali statali ad attaccare ed uccidere ancora di più i civili”. Bilici ha osservato che l´anno 2012 ha assistito prevalentemente ad un aumento delle violazioni dei diritti e dei maltrattamenti all´interno delle carceri, ad attacchi alla libertà di pensiero e d´espressione, a divieti di incontri e manifestazioni ed a violazioni dei diritti economici e sociali. 
Ha ricordato lo sciopero della fame di massa, effettuato dai prigionieri politici kurdi per 68 giorni, sottolineando che questa protesta è stata intrapresa contro l´aggravato isolamento a cui è soggetto il leader incarcerato del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) Abdullah Öcalan. 
La fine della protesta, avvenuta in seguito ad un appello di Öcalan, ha ancora una volta rivelato il significativo ruolo che il leader kurdo puó giocare sul cammino verso la soluzione della questione kurda. Bilici ha richiamato l´attenzione sulle operazioni KCK (Unione delle Comunità Kurde), che hanno condotto all´arresto di migliaia di rappresentanti politici, attivisti per i diritti umani, funzionari di ONG, avvocati, studenti ed accademici a causa del ruolo d´opposizione che hanno assunto; il Governo dovrebbe garantire il rilascio di queste persone eliminando tutti gli ostacoli alla libertà di pensiero e d´espressione nel campo d´applicazione delle norme universali: tale passo fornirà un´enorme contributo al processo di colloqui in corso. 
Di seguito una lista delle principali violazioni dei diritti nell´anno 2012: 
* 237 membri delle forze di sicurezza sono morti, 459 sono stati feriti durante scontri a fuoco 
 * 284 militanti del PKK sono morti, 11 sono stati feriti durante scontri a fuoco 
* 56 civili sono stati uccisi, 228 feriti in omicidi irrisolti, extragiudiziari e scontri a fuoco 
* 23 persone hanno perso la vita in casi di morti sospette 
* 31 persone sono morte e 3 sono state ferite a causa di negligenza ufficiale o per errore 
*11 soldati/ufficiali di polizia si sono suicidati e 5 hanno tentato il suicidio 
* 41 donne si sono suicidate ed 8 hanno tentato il suicidio 
* 45 uomini si sono suicidati e 22 hanno tentato il suicidio 
 * 20 minorenni si sono suicidati e 4 hanno tentato il suicidio 
* 4418 persone tratte in custodia cautelare 
* 1475 persone incarcerate 
 130 persone detenute dai militanti del movimento kurdo 
*876 casi di tortura e trattamenti inumani 
*213 casi d´intervento in eventi sociali, 315 persone ferite 
*1971 persone soggette ad indagine, processo legale e sanzione 
*127 partiti politici, sindacati, associazioni ed istituzioni culturali perquisite ed attaccate 
*12 partiti politici, sindacati, associazioni ed istituzioni culturali fatte chiudere 
*447 casi di divieto all´auto-difesa in lingua madre 
*3236 violazioni di diritti in carcere 
*395 casi di violazione dei diritti economici e sociali 
*12 villaggi evacuati e rasi al suolo tramite incendio 
*33 terreni e campi rasi al suolo tramite incendio 
*89 casi di vietato accesso al terreno, di divieto di pascolo e pastorizia 
*47 casi di violazioni dei diritti a causa delle operazioni militari 
*13 fosse comuni segnalate dove sarebbero sepolte 80 persone 
*4 fosse comuni scoperte con 37 persone sepolte 
*31 casi di maltrattamento sui corpi dei militanti morti 
*5631 casi di altre violazioni 
Numero totale delle violazioni: 21107 
ANF, Diyarbakır/Amed

sabato 19 gennaio 2013

La guerra fredda Turchia-Kurdistan

Roma, 19 gennaio 2013, Nena News - Si complica la situazione nella regione semiautonoma del Kurdistan iracheno. Lo scorso mercoledì è giunta notizia di un raid effettuato da una pattuglia di F-16 turchi sulle montagne del Qandil, roccaforte-santuario del PKK.
L'azione militare è destinata ad allargare la frattura che divide la comunità curda, chiarendo ulteriormente come il crescente appoggio del governo turco al KRG (Governo regionale curdo) abbia l'intento di isolare e depotenziare il PKK. L'offensiva rende ancora più complessa la situazione nella scacchiera curda, vanificando i flebili effetti delle aperture al dialogo di Ankara e dei negoziati di pace che per la prima volta coinvolgono il fondatore del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, Abdullah Ocalan.
Diyarbakir, città di 500mila abitanti nell'Anatolia Sud-Orientale, è in questi giorni epicentro delle cronache del conflitto: dalle sue basi militari sono partiti gli F-16 che hanno bombardato le montagne del Kurdistan iracheno per distruggere i bunker dove sono asserragliati i capi del PKK. Ankara ritiene che oltre duemila militanti del partito si nascondano nell'area montuosa, le cui impervie cime sono difficili da raggiungere con veicoli militari. Erdogan ha fatto sapere che gli attacchi si protrarranno finché i militanti del partito non decideranno di deporre le armi. Cinquanta postazioni dei ribelli sono state colpite, ma non sono noti dati sul numero delle vittime.
Sempre a Diyarbakir si sono tenuti il 17 gennaio i funerali delle tre attiviste del PKK uccise la scorsa settimana a Parigi. Decine di migliaia sono scesi in piazza per piangere la morte di Sakine Cansaz, 55enne fondatrice del PKK, di Fidan Dogan e di Leyla Soylemez, rispettivamente 30 e 24 anni. Se permane l'incertezza sui mandanti dell'omicidio - Erdogan ha parlato negli scorsi giorni di "faida interna al movimento", mentre politici e attivisti curdi parlano di un'azione collegabile ai servizi segreti turchi - risultano chiari l'intento e l'effetto dell'azione: sabotare il dialogo e generare nuove violenze.
A partire dallo scorso dicembre, per ammissione dello stesso capo dei servizi segreti nazionali Hakan Fidan, è stato intrapreso un dialogo di pace con Abdullah Ocalan, capo spirituale del PKK. L'ex leader del partito è tenuto in isolamento nella prigione-isola di Imrali dal 1999. La richiesta di Erdogan è chiara e univoca: disarmo dei militanti del PKK. Le concessioni che Ankara sarebbe disposta a fare sono varie, dalla liberazione di alcuni prigionieri del PKK e di altri partiti indipendentisti curdi, fino all'eliminazione del divieto di insegnare la lingua curda in alcune scuole della Turchia. Secondo The Economist rimane però un'incognita: Ocalan è venerato dalla comunità curda, ma non è chiaro quanta influenza possa ancora vantare sui nuovi capi del partito dopo oltre dieci anni di isolamento.
All'interno del Kurdistan la situazione è complessa. La crescente cooperazione tra Ankara e Erbil vede una forte ipoteca turca sullo sfruttamento delle ingenti risorse petrolifere presenti nel Kurdistan iracheno. Il denaro che la Turchia sta investendo nel potenziamento delle infrastrutture della regione autonoma non prescinde però da maggiori garanzie sulla piena collaborazione del KRG nell'isolare i militanti del PKK. Un Kurdistan sempre più lontano da Baghdad dovrà impegnarsi a risolvere il conflitto che separa l'opinione pubblica interna alla regione.
Il crescente appoggio della Turchia al Kurdistan iracheno va contro la tradizionale intenzione di Ankara di mantenere unito l'Iraq: una sua frammentazione era sempre stata vista come causa d'indebolimento regionale, destinata ad eliminare un utile baluardo anti-iraniano. Gli atteggiamenti del primo ministro iracheno Al-Maliki e il suo avvicinamento a Teheran hanno però progressivamente turbato la Turchia che ha aumentato il suo appoggio alla regione semi-autonoma del Kurdistan, cercando di vincolare Barzani a un maggior impegno a richiamare i membri più ostili della comunità curda presenti in Turchia e a mettere ordine all'interno della propria regione.
Prosegue intanto il conflitto tra l'Iraq e la regione curda. La devoluzione del 17% del bilancio statale dell'Iraq nelle casse di Erbil non è stata sufficiente a trattenere il governo di Barzani dal cedere alle lusinghe dei grandi investitori internazionali, allettati dall'enorme disponibilità di risorse petrolifere ancora non sfruttate nell'area. La decisione del Kurdistan di non utilizzare più dallo scorso aprile l'oleodotto nazionale per le esportazioni di petrolio ha generato ulteriore acredine, risoltasi in un aumento delle tensioni lungo i confini con l'Iraq. Nell'area proseguono intanto le violenze: in quest'ultima settimana due attentati hanno insanguinato Tikrit e Tuz Khurmatu, uccidendo oltre 30 persone e ferendone più di 200.
Una grande quantità di elementi va quindi a dipingere un quadro fosco per il futuro della comunità curda. L'ambigua politica di Ankara che alterna aperture alla trattativa e pugno di ferro, l'opposizione dei nazionalisti turchi e delle frange più estreme e irredentiste del PKK la fanno da padroni in un conflitto che da decenni dissangua la Turchia. Le oltre 40mile vittime del conflitto tra Turchia e PKK dagli anni Ottanta ad oggi continuano a interporsi tra le due parti, rendendo difficile un effettivo progresso nei rapporti. 
Nena News

sabato 12 gennaio 2013

Comunicato di Amnesty International

TRE ATTIVISTE CURDE UCCISE A PARIGI: AMNESTY INTERNATIONAL SOLLECITA INDAGINE RAPIDA E APPROFONDITA
Amnesty International ha sollecitato un’indagine rapida e approfondita sull’uccisione di tre attiviste curde, avvenuta ieri sera a Parigi. 
Sakine Cansiz, tra i fondatori del gruppo armato Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan), Fidan Dogan, rappresentante del Congresso nazionale curdo in Francia e l’attivista Leyla Söylemez, sono state trovate morte all’interno della sede dell’Ufficio d’informazioni del Kurdistan della capitale francese. 
‘Dev’esserci giustizia per quelli che appaiono omicidi politici. Le autorita’ francesi dovranno rivoltare ogni pietra nel corso delle indagini e le autorita’ turche dovranno cooperare in pieno per portare i responsabili di fronte alla giustizia’ – ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del Programma Europa e Asia centrale di Amnesty International. 
Le uccisioni hanno avuto luogo mentre il governo turco e il Pkk avevano avviato negoziati di pace. ‘Entrambe le parti devono garantire che quanto accaduto a Parigi non pregiudichi i negoziati, che hanno l’obiettivo di porre fine a decenni di conflitto e di perduranti violazioni dei diritti umani’ – ha aggiunto Dalhuisen. 
Da quando nel 1984 il Pkk ha preso le armi per chiedere maggiore autonomia, sono morte oltre 40.000 persone. A causa dei suoi attacchi contro le forze di sicurezza e i civili, il Pkk e’ considerato un’organizzazione terrorista dalla Turchia, dagli Usa e dall’Unione europea. 
Roma, 10 gennaio 2013

Solidarietà

Sakine, Fidan e Leyla lavoravano per la libertà e la pace in Kurdistan
10 Gennaio 2013
Sakine Cansız, una co-fondatrice del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) e una delle tre attiviste kurde assassinate a Parigi la scorsa notte, era nata in provincia di Dersim nel 1957. Dopo essere stata attiva per molti anni nel movimento giovanile studentesco a Elazığ, ha aderito al movimento rivoluzionario kurdo nel 1976.
La Cansız, una figura di spicco nella lotta contro i gruppi fascisti ad Elazığ, era attiva principalmente nei quartieri di Fevzi Çakmak e Yıldızbağları. Aderendo alle attività politiche a Dersim e nelle sue vicinanze nel 1978, è divenuta pienamente coinvolta nel movimento rivoluzionario dopo quel periodo.  
Dopo aver partecipato al Congresso del PKK il 27 Novembre 1978, fu arrestata ad Elazığ e condotta in carcere insieme ad un gruppo di amici. Fu sottoposta a pesanti torture nel periodo del colpo di stato miltare, avvenuto il 12 Settembre 1980. Fu rilasciata nel 1991.
Poco tempo dopo il suo rilascio, aveva continuato ad assumere un ruolo attivo nelle attività rivoluzionarie nel Kurdistan Occidentale e Meridionale.
Dopo molti anni di lotta sulle montagne del Kurdistan, la Cansız si è recata in Europa dove ha cominciato a condurre l´organizzazione delle donne kurde. E´ stata una delle donne ispiratrici e di spicco che ha apportato notevoli contributi alle associazioni ed organizzazioni dei Kurdi della diaspora.  
FİDAN DOĞAN
La Doğan, una delle altre due donne kurde uccise a Parigi la scorsa notte, era nata nel distretto di Elbistan (Maraş) il 17 Gennaio 1982. Figlia di una famiglia immigrata in Europa, era cresciuta in Francia.
La Doğan, che aveva un forte interesse per il Movimento Kurdo di Liberazione fin dalla sua infanzia, aveva cominciato concretamente a prendere parte alle attività rivoluzionarie in Europa nel 1999. Oltre al suo lavoro principalmente incentrato sui giovani e le donne, aveva anche preso parte alle attività diplomatiche in Europa dal 2002. Era membro sia del Congresso Nazionale Kurdo sia rappresentante a Parigi di questa istituzione.
LEYLA SOYLEMEZ
Leyla Söylemez, figlia di una famiglia Ezîdi del distretto di Lice vicino a Diyarbakır, era nata nella provincia meridionale di Mersin. Ha trascorso in questo luogo la sua infanzia finchè la famiglia non si è trasferita in Germania durante gli anni Novanta.
Studiava da un anno al Dipartimento di Architettura quando ha aderito al Movimento di Liberazione Kurdo. Dopo il 2006, ha iniziato a prender parte attiva in molte città europee, in particolare Berlino, Colonia, Hannnover, Francoforte e la città svizzera di Basilea.
Dopo aver trascorso un anno e mezzo in Kurdistan nel 2010, è ritornata a Parigi dove stava svolgendo le sue attività.
ANF NEWS AGENCY

La GUE condanna gli omicidi di Parigi
10 Gennaio 2013
“Non ho parole per esprimere l´orrore e la tristezza che sento a causa di questo delitto. Rojbin Fidan Dogan è stata la prima persona a parlarmi della questione kurda. Era così piena di vita. Non dimenticheró mai il suo sorriso. Esprimo tutta la mia solidarietà e comprensione alle famiglie delle vittime”, ha dichiarato Marie-Christine Vergiat, parlamentare europea per la GUE/NGL MEP (Front de Gauche).
"I Kurdi stanno ancora pagando un alto prezzo per il loro impegno verso la pace, ma non dev´essere permessa nessuna forma di provocazione o di assassinio che sfidi i nuovi negoziati tra il governo turco ed il leader kurdo Abdullah Öcalan," ha continuato la Vergiat. "Omicidi di questo tipo sul territorio francese sono intollerabili. Le autorità francesi dovrebbero compiere ogni sforzo per trovare i colpevoli e condannarli”.
"Le tre attiviste kurde uccise a Parigi hanno lavorato per molto tempo con il nostro gruppo parlamentare europeo e possiamo testimoniare il loro impegno fermo e determinato per la pace”, ha dichiarato l´europarlamentare tedesco della GUE/NGL Jürgen Klute, che è anche il Coordinatore del Gruppo d´Amicizia Parlamento Europeo-Kurdi. "Porgiamo le nostre condoglianze alle famiglie delle vittime, ma anche all´intera popolazione kurda ed ai suoi leader. Chiedo alle autorità francesi di fare luce in merito a questa esecuzione. Devono anche fare qualsiasi cosa in loro potere per proteggere gli attivisti kurdi e per porre fine alla considerazione generale dei Kurdi come terroristi, ed una volta per tutte riconoscere che la comunità kurda ha lavorato instancabilmente per la pace. Questo omicidio ha le sue radici politiche in quei gruppi turchi che stanno boicottando gli attuali colloqui di pace”.
Una delegazione della GUE/NGL, inclusi molti parlamentari europei anche francesi, parteciperà alla manifestazione pubblica organizzata dalle associazioni kurde a Parigi, prevista per sabato 12 Gennaio a mezzogiorno, Place de la Bastille, per protestare contro l´omicidio delle tre attiviste.
ANF NEWS AGENCY

L'omicidio delle tre attiviste kurde a Parigi

10 Gennaio 2013
Tre attiviste kurde, Sakine Cansız, Fidan Doğan e Leyla Söylemez, sono state uccise a Parigi. Gli omicidi sono avvenuti in una strada vicino alla Gare du Nord di Parigi, una delle vie più affollate e più strettamente sorvegliate della capitale francese. In aggiunta, il Centro di Informazioni del Kurdistan è sotto continuo controllo da parte della polizia. I fascicoli di alcuni rappresentanti politici kurdi arrestati in precedenza hanno rivelato il fatto che il Centro era controllato in ogni momento.
Fidan Doğan, rappresentante del KNK a Parigi, ha effettuato una conversazione telefonica con un´amica alle 13.00 circa di mercoledì pomeriggio. Nel suo ultimo discorso al telefono, la Doğan ha detto di essere ancora nell´ufficio e che sarebbe rientrata a casa in serata. I suoi amici, che si sono recati presso l´ufficio poichè non aveva risposto al telefono fino a tarda serata, hanno visto delle macchie di sangue da sotto la porta dell´ufficio. Sono entrati ed hanno visto i corpi di tre donne: la Cansız e la Doğan erano state colpite alla testa con un´arma da fuoco e la Söylemez alla testa e allo stomaco. Nell´attacco armato è stato utilizzato un silenziatore, secondo le prime informazioni. La polizia francese ha annunciato che le tre donne sono state vittime di un´esecuzione molto professionale.
Di seguito alcune domande che riguardano l´attacco armato contro le attiviste kurde:
1- L´esecuzione delle tre donne nella zona 'più sicura' di Parigi non costiuisce un fatto normale. I responsabili devono essere stati consapevoli di questa verità ed hanno agito in sua conseguenza.
2- Sakine Cansız era l´unica donna ancora in vita tra i co-fondatori del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan). La Cansız è una donna rivoluzionaria famosa per la sua resistenza contro la tortura nel carcere di Diyarbakır nel periodo del colpo di stato militare in Turchia, avvenuto il 12 Settembre 1980.
3- I giornali che sostengono l´AKP, come Yeni Şafak, hanno riportato la notizia come un´esecuzione interna, ancor prima che fosse stata fatta una dichiarazione ufficiale da parte della polizia francese o che fosse stata eseguita un´autopsia sulle vittime. Questo è un punto che merita considerazione.
4- Perchè l´attacco ha colpito le donne ed in Europa? Il fatto che Sakine Cansız era una donna co-fondatrice del PKK mostra che l´attacco era diretto contro lo spirito ideologico dell´organizzazione. Da questo punto di vista, gli omicidi sono stati ovviamente compiuti in base ad uno scopo professionalmente pianificato. Le notizie riportate dai media turchi, che hanno utilizzato come fonte l´agenzia di stato Anadolu Ajansı (Anatolian News Agency), danno indizi sul modo in cui l´accaduto verrà discusso d´ora in poi.
5- L´uccisione di dieci guerriglieri e di tre alti funzionari europei del PKK è giunta in seguito alle dichiarazioni del Primo Ministro turco Erdoğan che aveva affermato: “Vi arresteremo ovunque vi troveremo”. Sembra che entrambi gli attacchi siano un seguito di questa dichiarazione. 

ANF NEWS AGENCY

giovedì 10 gennaio 2013

Tre attiviste kurde assassinate a Parigi: vogliamo verità e giustizia!

Sakine Cansiz, co-fondatrice del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan), 55 anni, Fidan Doğan, 32 anni, rappresentante del KNK (Congresso Nazionale Curdo, Kurdistan National Congress) a Parigi e Leyla Söylemez, giovane attivista del movimento, sono state assassinate tra le 14.00 e le 15.00 del 9 gennaio (secondo quanto dichiarato dalle autorità francesi) all'interno dell´Ufficio di Informazione del Kurdistan a Parigi. Tre donne, tre generazioni diverse, accomunate dalla volontà di trovare la pace e la dignità per il loro popolo, il popolo kurdo, e dall'impegno attivo per raggiungere tale obiettivo.
Le autorità francesi hanno per ora dichiarato che il triplice assassinio è stato messa a punto da “professionisti”.
Così come a Parigi e in altre città europee, anche i kurdi rifugiati in Italia manifesteranno per testimoniare il loro rispetto a queste tre donne che hanno sacrificato la loro vita per la pace e i diritti del loro popolo e per chiedere alle autorità francesi di fare piena luce su quanto accaduto, fatto che avviene proprio quando da numerose fonti viene confermata la ripresa dei contatti per l'avvio di un negoziato tra il governo turco e il leader kurdo Abdullah Őcalan detenuto in isolamento sull'isola di Imrali dal 1999.


La comunità kurda in Italia vi invita a partecipare

sabato 12 gennaio dalle 10.00 alle 14.00
 in contemporanea con la manifestazione di Parigi

e
lunedì 14 gennaio dalle 10.00 alle 14.00

di fronte all'ambasciata francese a Roma
piazza Farnese – angolo via dei Baullari


Info e contatti: info@uikionlus.com