mercoledì 23 dicembre 2015

Un progetto di solidarietà attiva: Bimbi di Kobane

SOSTIENI A DISTANZA GLI ORFANI DI CHI COMBATTE L'ISIS
Tre associazioni curde lanciano un progetto di sostegno a distanza dei 174 bambini rimasti orfani durante l'assedio di Kobane. 30 euro al mese per garantire loro una vita dignitosa e una possibilità di futuro. Tutte le info su www.bimbidikobane.com
Kobane non è solo una città. Kobane è un simbolo di libertà e determinazione. Kobane è la speranza concreta che in un Medio Oriente stretto tra ISIS e guerra sia possibile costruire un futuro di pace, convivenza e uguaglianza. Nel luglio 2014 i miliziani del cosiddetto Stato Islamico hanno attaccato Kobane con l’obiettivo di conquistare e sottomettere la città. Morte e distruzione hanno invaso le case, i campi e le costruzioni del Rojava, la regione autonoma del Nord della Siria dove da tre anni si sperimenta un progetto di democrazia radicale. 
Dopo lunghi mesi di assedio, però, le Unità di Autodifesa del Popolo femminili (YPJ) e maschili (YPG) hanno respinto l’attacco jiahdista, mettendo in fuga le truppe dell’ISIS. Il 26 gennaio 2015 Kobane è stata finalmente liberata! 
L’assedio di Kobane si è lasciato dietro una scia di oltre 2.000 morti e di più di 400.000 sfollati. Di questi, oltre 250.000 sono già rientrati. Il territorio di Kobane, però, è ancora devastato. Oggi, la nuova grande sfida è la ricostruzione della città. Dei suoi edifici, ma anche dei rapporti sociali che la animavano, di condizioni di vita dignitose e delle possibilità di avere un futuro. 
A Kobane, 174 bambini hanno perso i genitori, morti in prima linea combattendo l’ISIS. La comunità locale sta già progettando la costruzione di un centro polifunzionale dove accogliere e accudire in forma collettiva questi orfani, garantendo loro un tetto, la possibilità di studiare e le cure mediche necessarie. Questo progetto, però, ha costi alti e tempi molto lunghi. Nel frattempo, questi bambini hanno bisogno dell’aiuto di tutti noi. 
Il sostegno a distanza è uno strumento per aiutare concretamente chi ha sofferto la guerra e la perdita dei genitori. Ed è anche un modo per esprimere una solidarietà attiva alla resistenza di Kobane e al progetto di autonomia democratica che i suoi cittadini stanno mettendo in pratica. Il sostegno a distanza ha l’obiettivo di garantire una vita degna ai bimbi di Kobane e di dare loro la speranza di un futuro sereno, entrando nelle case come amici e costruttori di pace, per superare le barriere dell’indifferenza e gettare le basi di una nuova società solidale. 
L’impegno richiesto è il versamento di 30 euro mensili per ciascun bambino. 
Le associazioni promotrici – dall’Italia: UIKI Onlus (Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia); dal Rojava: SARA: Associazione Contro la Violenza sulle Donne; da Kobane: Associazione dei Familiari dei Martiri – si rendono garanti del progetto, favorendo i contatti diretti tra chi aiuta e chi è aiutato. "Bimbi di Kobane" si inserisce nell'ambito dei progetti per la ricostruzione della città definiti dal Kobane Reconstruct Board (more info: www.helpkobane.com). 
Per maggiori informazioni. 

domenica 6 dicembre 2015

Sotto assedio

Sotto assedio: il Kurdistan turco tra bombe, censure e resistenza curda.
I coprifuoco imposti dal governo turco nelle città curde come Silvan, Nusaybin, Cizre; le bombe e i missili sulle città; le storie degli abitanti impossibilitati a uscire dai quartieri anche per 12 giorni consecutivi, con scuole e ospedali chiusi; le sparatorie quotidiane a Diyarbakir tra esercito turco e resistenza curda in cui rimangono uccisi decine di civili. 
Cosa sta accadendo nel Kurdistan turco? 
Stefania Battistini insieme a Ivan Grozny 'Compasso' ha cercato di raccontare come vive la popolazione civile in queste città sotto assedio. Di dare spazio a quello che viene censurato in Turchia: a Silvan, al giornalista di Ozugur Gun Tv la polizia ha puntato la pistola alla testa mentre cercava di fare il suo lavoro; a Istanbul rischiano l’ergastolo, accusati di spionaggio, il direttore del quotidiano di opposizione “Cumhuriyet”, Can Dündar e il suo caporedattore Gül per aver pubblicato un’inchiesta su un passaggio di armi dalla Turchia alla Siria con la scorta dei servizi segreti turchi. 
Un modo per dare spazio al loro appello all’Europa: “sulla libertà di stampa e sulla violazione dei diritti umani in Turchia, non chiudete gli occhi”. Il reportage di Tv7 :  

lunedì 21 settembre 2015

Violazione dei diritti umani a Cizre

Dopo i giorni di completo isolamento della cittadina di 130000 abitanti, ora cominciano ad arrivare notizie sui crimini compiuti in quei giorni. Sul sito dei giuristi democratici è possibile leggere un articolato rapporto sulle violazioni dei diritti umani a Cizre presentato il 18 settembre.

domenica 20 settembre 2015

Notizie da Cizre

Questa settimana per Radio Bullets ho intervistato l'avvocata Barbara Spinelli, una delle prime a entrare nella città di Cizre dopo il Cessate il fuoco. 
"Appena siamo entrati in città abbiamo visto il cadavere di un anziano: era stato ucciso mentre andava a cercare del pane". L'avvocata Barbara Spinelli ha raccontato a Giulia Sabella quello che ha visto a Cizre, la città del Kurdistan turco che alcuni hanno definito "la nuova Kobane".

martedì 15 settembre 2015

Cizre resiste !

... con un grosso ringraziamento a Zerocalcare per l'impegno e per esserci permessi di utilizzare liberamente questa importante opera che testimonia la sofferenza del popolo kurdo.

Tributo a Kobane

Un anno fa iniziò l'assedio di Kobane. "Pubblico questo video da me montato ed in parte girato, per ricordare i compagni caduti e non dimenticare gli ideali per i quali sacrificarono la vita."( Karim Franceschi )

lunedì 14 settembre 2015

L’assedio di Cizre, la Kobane turca

12 / 9 / 2015
L'assedio di Cizre è finito questa mattina, all'alba.
Dal 4 settembre i suoi centodiecimila abitanti sono stati stretti dalla morsa dell'esercito turco. I carri armati hanno sbarrato le strade di accesso alla città per circa sei giorni, mentre truppe di polizia antisommossa caricavano tutti quelli che tentavano di passare, arrestavano giornalisti, allontanavano i (pochi) osservatori stranieri presenti. All'interno, intanto, le truppe dei reparti speciali hanno letteralmente scatenato l'inferno. Esattamente come l'Isis a Kobane, i cecchini militari si sono piazzati sul tetto dell'ospedale con l'ordine preciso di aprire il fuoco su tutti i civili che avessero violato il coprifuoco imposto da Erdogan: e così hanno fatto. Per gli abitanti non è stato possibile uscire da casa nemmeno per prendere pane, acqua e medicine. Fonti curde parlano di 31 morti in 8 giorni, tutti civili, il più piccolo dei quali aveva solo 35 giorni. Come a Kobane la popolazione si è barricata nei propri quartieri, costruendo barriere con sacchi di sabbia e stendendo teli tra le case per ostacolare la visibilità ai cecchini, esattamente come abbiamo visto fare dentro Kobane contro gli sniper del Califfato Nero.
Il blocco delle autorità turche alle reti internet e GSM non è riuscito a fermare le notizie che arrivavano dall'interno, anche se nessuno tra i principali media mainstream ha riportato nulla di ciò che è accaduto. Forse perchè l'aguzzino questa volta non era un califfo jihadista e tagliagole, ma un solido partner dell'occidente e pilastro della NATO, atteso anche all'EXPO milanese tra un paio di giorni.
Ora che il coprifuoco è finalmente finito, la dimensione e la crudeltà dell'assedio sono sotto gli occhi di tutti: edifici sventrati, centinaia di caricatori vuoti lungo le strade, pullman e automezzi crivellati di colpi. Le foto stanno facendo il giro del web, mentre decine di migliaia di persone in festa hanno invaso le strade e si sono riprese la città, acclamando a migliaia Selahattin Demirtas, il co-presidente dell'HDP, partito filocurdo che a Cizre ha incassato il 93% delle preferenze alle ultime elezioni.
In solidarietà ai cittadini di Cizre, il KCK (Unione delle Comunità del Kurdistan) ha indetto una serie di mobilitazioni rivolte a tutta la popolazione. “Il popolo curdo”, si legge nel comunicato, “deve insorgere immediatamente nelle quattro regioni del Kurdistan e ovunque si trovi, mostrando anche solidarietà con tutti i propri affini sottoposti a strage, repressione e persecuzione”. E ancora: “Tutte le forze democratiche e rivoluzionarie in Turchia, in Medio Oriente e nel mondo, dovrebbero insorgere per evitare di essere parte di questa persecuzione ai danni del Kurdistan. La gente di Cizre dovrebbe essere sostenuta allo stesso modo in cui è stata sostenuta la resistenza di Kobanê. E' il momento di insorgere e sostenere il popolo del Kurdistan Bakur, in primo luogo il popolo di Cizre”.
L'appello è stato accolto da tutte le città del Kurdistan. A Suruç, dove ci troviamo, l'adesione è stata totale. Il Bazar, cuore sociale ed economico, solitamente animato da negozi e botteghe di ogni tipo, oggi è completamente deserto. Nel frattempo l'esercito e la polizia hanno intensificato la guardia alle caserme e alla prefettura che si trovano a poche centinai di metri dal centro città.
Ritirandosi da Cizre, il governo turco ha comunque sferrato il suo colpo di coda. È di questa mattina, infatti, la notizia che il ministro dell'interno ha destituito Leyla Imret, la giovane donna sindaco di Cizre, colpevole secondo Ankara di aver “incitato la popolazione alla rivolta armata”. A lei va tutta la nostra simpatia.
Marco, Pasquale,Tommaso

domenica 6 settembre 2015

Risoluzione finale della Conferenza sulla resistenza di Kobanê

YPG dichiara la risoluzione finale della Conferenza sulla resistenza di Kobanê
Si è chiusa la conferenza delle YPG sulla resistenza di Kobanê
Forze militari affiliate al Comando delle YPG di Kobanê, hanno organizzato un una conferenza sulla resistenza nella regione di Kobanê svoltasi con lo slogan “Organizziamoci sulla base della resistenza di Kobanê e guidiamo la costruzione di una Siria democratica.”
215 delegati hanno partecipato alla conferenza tenuta dal comando YPG di Kobanê tra il 23 agosto e il 1 settembre, che ha discusso esclusivamente la dimensione politica, di lotta e organizzativa della resistenza e ha raggiunto importanti decisioni.
La risoluzione finale della conferenza è stata rilasciata sul sito ufficiale YPG, che ha dichiarato:
‘La vittoria della resistenza di Kobanê è diventata la base per il radicamento e l’invincibilità della rivoluzione in Rojava. Allo stesso tempo è diventato un passo significativo nello sviluppo democratico della Rivoluzione siriana.’
Secondo la risoluzione finale la conferenza ha fatto una valutazione sugli sviluppi politici e militari in Medio Oriente, il Kurdistan e la scena internazionale; una constatazione sui problemi organizzativi tattici e militari nel 2014/15 sulla battaglia e la resistenza diKobanê e ha stabilito i punti all’ordine del giorno sulla base della critica, autocritica e delle decisioni prese.
‘La Resistenza di KOBANE è diventata la base per il radicamento e invincibilità della Rivoluzione in Rojava’
La risoluzione finale della conferenza ha sottolineato che il territorio del Medio Oriente è diventato il centro di scontri intensi e allo stesso tempo anche delle possibili soluzioni, nelle quali hanno partecipato attivamente tutte le forze globali, regionali, locali e sociali al processo storico in corso.
I poteri egemonici internazionali continuano a mantenere lo stato di guerra per ristrutturare il Medio Oriente sulla base dei propri interessi, e di prolungare questo periodo attraverso nuovi equilibri e modalità, la risoluzione finale ha dichiarato che le forze sociali democratiche emerse nel corso di questo processo ha combattuto contro la situazione di conflitto nella regione.
Descrivendo la rivoluzione della regione democratica del Rojava come l’unica alternativa emergente per il sistema statale siriano, la risoluzione finale ha inoltre dichiarato che la rivoluzione del Rojava è diventata una rivoluzione che riguarda non solo le popolazioni locali, ma anche tutti i popoli del mondo.
“La rivoluzione in Rojava nel 2012 ha avviato un nuovo processo per la storia e la lotta del popolo curdo, Le vittorie ottenute dal popolo kurdo hanno avviato un processo di costruzione di nazione democratica e di nuova vita libera, nel proteggere l’esistenza e la libertà. Nella fase attuale la rivoluzione in Rojava dopo il quarto anno ha influenzato l’umanità in tutta il Kurdistan e il territorio del Medio Oriente e ha unito tutti sulla base di valori sociali storici. La rivoluzione del Rojava è diventata l’espressione della rivoluzione democratica in Medio Oriente e la resistenza dei popoli della regione. La lotta per la democrazia e la libertà combattuta contro il fascismo a Kobanê ha permesso alla resistenza di Kobanê di acquisire una dimensione globale e diventare la rivoluzione e la resistenza dell’umanità. Le bande reazionarie dell’ISIS hanno subito una sconfitta storica a causa della lotta globale e coraggiosa della resistenza del popolo curdo. La vittoria della resistenza di Kobanê è diventata la base per il radicamento e invincibilità della rivoluzione in Rojava. Inoltre è diventata un passo significativo nello sviluppo democratico della Rivoluzione siriana”
‘L’azione rivoluzionaria guidata dalle YPJ ha generato collettività, Solideriet e leadership delle donne’
“La resistenza eroica delle combattenti YPJ nella battaglia e resistenza di Kobanê è stato il tema più discusso della conferenza, la risoluzione finale ha ricordato che le donne comandanti YPJ hanno costituito una parte fondamentale della forza di comando durante la resistenza e la protezione dei popoli del Rojava contro gli attacchi di ISIS. La lotta delle YPJ ha determinato per l’umanità la libertà contro cinquemila anni di mentalità maschilista dominante e la cultura dello stupro che ha creato, ha inoltre influenzato tutto il mondo attirando l’ammirazione e la simpatia a livello globale. Soprattutto in Medio Oriente ha generato un’enorme forza delle donne e ha dato nuove speranze a tutte le organizzazioni”.
‘Bisogna ampliare in fronte resistente’
La conferenza ha inoltre fatto una valutazione sul ruolo svolto dalle forze di sinistra e democratiche rivoluzionarie e varie forze dal Kurdistan nella resistenza di Kobanê, che di fatto ha avuto un grande significato per la fratellanza dei popoli e l’unità nazionale. “Rimarrà uno dei nostri doveri fondamentali espandere l’avanguardia di questa resistenza unita sulla base della lotta organizzata contro il fascismo. La conferenza ha inoltre ha ringraziato le forze della coalizione che hanno dato il sostegno aereo per la vittoria dei valorosi combattenti YPG / YPJ.
‘Formiamo la resistenza Unita’
La conferenza inoltre ha sottolineato l’importanza di formare alleanze e organizzazioni combattenti, politiche e diplomatiche per raggiungere l’obiettivo di creare una federazione siriana democratica, uguale e libera contro il nazionalismo, il razzismo e il settarismo che ha diviso i popoli, le identità, le fedi e le culture diverse. Quindi di una unità di varie organizzazioni arabe oltre a Volkan Al Fırat guidata da YPG / YPJ come modello. Chiamiamo gli arabi e gli altri popoli a formare una unità di resistenza comune.”
‘Lanceremo nuove istanze ideologiche ed organizative’
La conferenza ha anche fatto una valutazione dettagliata sulla guerra iniziata con la resistenza di Al Nusra nel 2013 e che è poi proseguita con la lotta contro ISIS durante il2014-2015. Sono stati trattati temi militari, tattici e di comando organizzativo e studiati affinché diventino processi radicati è stata inoltre presa la decisione di avviare un processo di miglioramento ideologico-organizzativo con lo slogan ” Riorganizziamoci come nella resistenza di Kobanê per guidare la costruzione della Siria democratica “.
‘Kobane città di martiri’
La conferenza ha anche preso decisioni importanti sui martiri che sono diventati un simbolo di fratellanza e unità dei popoli con le loro diverse identità e ha approvato il riconoscimento di Kobanê come la “Città dei Martiri”. Si è deciso di erigere statue e monumenti dei valorosi martiri come simbolo della resistenza, abnegazione e coraggio, mentre i martiri della rivolta di Kobanê da Bakurê (Nord) Kurdistan alle vittime del massacro Suruç sono stati riconosciuti come martiri della resistenza di Kobanê.
‘L’organizzazione dell’auto-difesa sarà rafforzata’
La conferenza ha inoltre conseguito decisioni importanti sulla ristrutturazione di YPG, cioè di aumentare lo spirito, la consapevolezza e l’organizzazione dell’ autodifesa, per raggiungere la competenza tattica e di movimento per condurre la guerra popolare rivoluzionaria e di rafforzare il sistema di auto-difesa .
I cittadini di Kobane dovrebbe tornare nella propri città e riprenderla’
La conferenza ha anche fatto un appello per aumentare le forze YPG / YPJ e ha l’invitato il popolo di Kobanê di ritornare nella propria terra e riconquistarla.
‘Resteremo fedeli alla convenzione di Ginevra’
La conferenza ha inoltre evidenziato che YPG ha sottoscritto la Convenzione di Ginevra.
‘Bilancio della guerra’
La risoluzione finale della conferenza ha fornito anche un bilancio della guerra tra il 15 settembre 2014 e luglio 2015;
-861 combattenti sono stati martirizzati e 2.192 sono rimasti feriti,
-4896 membri delle forze nemiche sono stati uccisi, sono stati presi i corpi di 2008 membri,
-151 veicoli, 15 carri armati, 5 panzer e 14 mitragliatrici pesanti sono state danneggiate,
-63 veicoli carichi di bombe sono state fatte esplodere,
-1086 fucili Kalashnikov, 177 BKC, 176 B-7, 43 fucili d’assalto, 33 mitragliatrici pesanti DShK, 35 mortai sono stati sequestrati,
-750 mine sono state disinnescate, 8762 sono state fatte saltare,
-Centinaia di migliaia di proiettili, migliaia di razzi, una grande quantità di materiale tecnico e munizioni sono stati sequestrati.

giovedì 27 agosto 2015

Bilancio di guerra di un mese

L’ufficio stampa delle HPG (Unità di difesa del popolo) ha rilasciato il bilancio di guerra dell’ultimo mese in Kurdistan.
Le Hpg hanno sottolineato che Erdoğan e il governo dell’AKP hanno avviato una guerra contro le forze democratico rivoluzionarie del popolo del Kurdistan dopo la sospensione del processo di negoziazione, di fronte ai successi ottenuti dalle popolazioni del Kurdistan del nord nelle elezioni del 7 giugno.
Le HPG hanno dichiarato che questa concezione di guerra, che era già iniziata con l’isolamento aggravato del leader curdo Abdullah Öcalan, ha raggiunto una nuova dimensione con gli attacchi globali lanciati contro il movimento curdo a partire dal 24 luglio.
La dichiarazione ha sottolineato che gli attacchi aerei e le operazioni contro le forze di guerriglia nelle zone di difesa della Medya sono state condotte come parte della guerra più intensa di annientamento degli ultimi anni.
Ricordando che gli attacchi aerei hanno anche preso di mira molti insediamenti civili,a seguito dei quali 8 persone del posto sono state uccise nel villaggio di Qandil di Zergelê.
Le HPG hanno affermato che le forze di sicurezza turche d’altra parte hanno attaccato e assassinato giovani che hanno resistito a Silvan, Varto, Silopi and Cizre nel Kurdistan del nord.
Le HPG hanno dichiarato che i guerriglieri hanno risposto con azioni efficaci a questi massacri e attacchi che hanno preso di mira la volontà democratica delle popolazioni di Turchia e Kurdistan nel Kurdistan del nord,e i colpi di annientamento contro le zone della guerriglia nel Kurdistan del sud.
Le HPG hanno elencato i seguenti dati del bilancio di guerra dal 24 luglio.
Voli di ricognizione di veicoli aerei senza equipaggio: 44
Operazioni dell’esercito turco e scontri: 62
Attacchi con elicotteri di tipo Cobra:25
Attacchi con carri armati,obici e mortai:217
Attacchiaaerei con caccia:87,15 dei quali sono stati condotti nel Kurdistan del nord e 72 nelle zone di difesa della Medya.
Azioni delle forze della guerriglia:191
Soldati uccisi negli scontri:394
Soldati feriti nelle azioni e negli scontri: 142
Funzionari di polizia uccisi:16
Funzionari di polizia feriti:36
Membri di corpi speciali uccisi:61
Membri di corpi speciali uccisi:33
Veicoli danneggiati:63 inclusi 10 elicotteri e 3 carri armati
Veicoli distrutti:50 inclusi due carri armati
Veicoli bruciati:74
Vehicles burnt down: 74
Azioni di chiusura di strade:50
Le HPG hanno dichiarato che i guerriglieri hanno sequestrato una grande quantità di munizioni appartenenti all’esercito turco
Mentre non è stato possibile verificare i risultati di 54 azioni condotte dai guerriglieri,le azioni di sacrificio a Van, Adana, Ağrı-Bazid e di Istanbul non sono incluse nelle cifre annunciate nel bilancio.
Le HPG hanno dichiarato che 42 guerriglieri hanno pero la loro vita nel corso dell’ultimo mese,tra di essi 18 sono caduti in operazioni e scontri,16 negli attacchi aerei e 8 in azioni di auto sacrificio.
Il comunicato riporta che 32 civili hanno perso la loro vita negli attacchi dell’esercito turco nel Kurdistan del nord e nel massacro di Zergelê nel Kurdistan del sud dal 24 luglio.

martedì 18 agosto 2015

Lo stato turco ricomincia a incendiare i villaggi curdi

I villaggi di Kocakoy nei distretti di Lice-Hani a Amed (Diyarbakir) e altri villaggi circostanti sono sottoposti a un pesante bombardamento da parte dell’esercito turco.Molti di questi villaggi stanno attualmente bruciando,con molti feriti e un numero sconosciuto di morti.Dopo il pesante bombardamento di luoghi civili,i soldati turchi sono entrati nel villaggio di Kocakoy.Hanno poi proceduto prendendo di mira le abitazioni sparando e bruciando le case con le famiglie ancora all’interno.Fonti locali hanno riferito che molte persone in queste case sono state uccise e seriamente ferite.
L’esercito turco ha poi proceduto a costringere con violenza l’evacuazione di questi villaggi.
Ieri una una simile situazione inquietante si è verificata nel villaggio di Şapatan (Altınsu) a Semdinli distretto di Hakkari.In questo villaggio oltre 10 abitazioni sono state demolite e rovinate.Il fumo sta ancora salendo dalle case e dalle aree forestali circostanti,cosi come da altri villaggi circostanti.
Il regime turco si è impegnato in una simile campagna negli anni ’90.Durante questo periodo,il regime ha bruciato 4000 villaggi curdi e ha sfollato 3.000.000 di persone.Il regime sta ripetendo ancora la stessa politica e la stessa pratica.
Nel precedente comunicato stampa presentato quest’oggi,abbiamo informato che le forze militai turche hanno attaccato i distretti di Varto, Semdinli, Farqin, Yuksekova, Nusaybin e Lice, prendendo di mira i civili,bombardando le attività economiche e le case deliberatamente e esplicitamente.Diverse persone sono già state uccise in questi attacchi.
Rappresentanti e parlamentari di HDP hanno riferito che stanno assistendo alla stessa strategia di quando ISIS aveva attaccato Kobane, e si era impegnato in una deliberata politica di distruzione della città.La Turchia sta adesso adottando la stessa politica di SIS in molti distretti e villaggi nelle zone curde della Turchia.
L’utilizzo della potenza militare contro i civili è un crimine di guerra.Il bombardamento diretto,i bombardamenti dei villaggi e l’incendio di case,villaggi,aziende,fattorie e l’ambiente circostante,è una tattica del terrore utilizzata del regime turco contro civili innocenti.
Chiediamo ancora alla comunità internazionale,alle ONG,alla stampa e alle organizzazioni dei diritti umani,di condannare la sporca guerra che lo stato turco sta impegnando nei confronti dei curdi.I crimini commessi contro i curdi sono violazioni dei diritti umani di cui il regime turco deve essere ritenuto responsabile dagli organi competenti e dalle organizzazioni internazionali.
Congresso Nazionale del Kurdistan – KNK

L’esercito turco assedia e attacca province e villaggi curdi

Con la conclusione del processo di pace da parte di Erdogan il 24 luglio, è in corso una nuova guerra totale contro i curdi. Da quella data le montagne, i villaggi e la geografia curdi sono stati quotidianamente sotto attacco e bombardamenti. Per quasi una settimana le forze speciali turche, sostenute dall’esercito, hanno dichiarato lo stato di emergenza nelle città curde e stanno facendo esecuzioni extragiudiziali nella regione.
Di recente in distretti come Varto, Semdinli, Farqin, Yuksekova, Nusaybin e Lice è stato dichiarato uno stato di emergenza, sono stati presi di mira civili, sono stati bombardati luoghi di lavoro e incendiate case. Non stanno permettendo che coloro che sono stati uccisi in questi attacchi vengano sepolti e che i feriti vengano curati. Tutte le entrate e le uscite di queste città e province sono chiuse, mentre le forze di sicurezza terrorizzano la gente nelle regioni che sono state isolate dal resto del paese. Le principali forniture di energia e di acqua di queste città sono state deliberatamente interrotte.
La gente che vice in questi luoghi è molto preoccupata e dice che sta affrontando la minaccia di un massacro. Fino ad ora viene riferito che sono stati uccisi diversi civili, ma secondo fonti locali il numero dei morti è molto più elevato di quanto viene riferito dallo stato. L’esercito turco ha anche assediato le zone rurali che circondano questi distretti e sta bombardando pesantemente nei villaggi, questi bombardamenti sono tuttora in corso.
La principale ragione dietro a questi attacchi e a queste uccisioni extragiudiziali di civili sta nel fatto che il presidente turco Erdogan ha dato poteri illimitati alle forze di sicurezza. Questo è un altro segno dell’ostilità dell’AKP nei confronti del popolo curdo. Attaccando il popolo curdo, il governo turco e il presidente Erdogan stanno moralmente e concretamente sostenendo ISIS.
• Chiediamo all’opinione pubblica internazionale di opporsi a questa guerra condotta dal presidente turco Erdogan.
• Chiediamo all’UE e agli stati membri, agli USA e all’ONU di rompere il loro silenzio sulla minaccia di massacro contro i curdi in Turchia.
• Chiediamo ai media internazionali di interessarsi della questione che una rilevanza significativa nella lotta contro ISIS nella regione.
Congresso Nazionale del Kurdistan KNK

domenica 26 luglio 2015

Terzo giorno di operazioni dello stato turco

3° giorno di operazioni delle forze speciali Turche nella guerra lanciata da Erdogan contro i Curdi ed il PKK: gli arresti salgono a 618 persone, di cui 518 sono Curdi e militanti della sinistra.
Nella prima notte di bombardamenti contro le basi del PKK in Nord Iraq, sono stati colpiti oltre 400 obiettivi.Durante la giornata e la nottata del 24 luglio sono proseguiti gli scontri ad Istanbul, in particolare nel quartiere di Gezi dove le strade sono invase di giovani e barricate.Nella notte violenti scontri a Nussaibin e Mardin, distrutti anche bancomat.
Ad Ankara sedata con la violenza una manifestazione contro i bombardamenti sulla guerriglia kurda, numerosi i fermati.Ad Amed ieri sera alle 11 è stato attaccato un convoglio militare Turco sulla strada che porta a Lice. Nell’attacco sono stati uccisi due soldati e feriti quattro.
A Cizre nel distretto di Sirnak, la polizia ha aperto il fuoco su un gruppo di giovani che protestavano contro i bombardamenti nella Medya Defense Zone. Due giovani sono rimasti feriti. Uno di loro, Abdullah Özdal, di 21 anni, è stato colpito al petto ed è morto questa mattina per le ferite riportate.
A Izmir due donne ferite e nove persone arrestate.
Erdogan ha dichiarato nuovamente guerra a tutti i Curdi con il beneplacito schifoso degli Stati Uniti e dell’Europa.
Şervan Varto, comandante del PKK e membro del consiglio di commando, è stato ucciso dai bombardamenti dell’aviazione Turca in corso da ieri notte e che stanno continuando tutt’ora. La Turchia sta assassinando gli eroi che hanno salvato decine di migliaia di vite combattendo contro i miliziani dell’ISIS. Dai bombardamenti tre guerriglieri e cinque civili tra cui un bambino sono rimasti feriti.

martedì 21 luglio 2015

Presidio a sostegno di Suruc

La mattina del 20 luglio intorno alle ore 11 si verificato un grave attentato a Suruc,città turca sud-orientale a soli 10 km da Kobane, causando oltre 50 morti e 200 feriti.
A Suruc erano arrivati 300 membri della Federazione delle associazioni della gioventù socialista (SGDF) che si erano riuniti nel centro culturale “Amara” prima di recarsi a Kobaneper una missione di ricostruzione della città curdo-siriana martoriata dal conflitto con l’Isis dei mesi scorsi.
Questa sera in molte città italiane ci sarà un presidio in sostegno di Suruc e degli attivisti che ogni giorno mettono a rischio la propria vita per liberare Kobane e portare la libertà e la dignità in Kurdistan.
A Parma, piazzale della Pace dalle ore 21.

lunedì 20 luglio 2015

Appello Internazionale per la ricostruzione di Kobanê e per l'apertura di un corridoio umanitario

Il 15 settembre 2014 i Daesh hanno lanciato la loro prima ingente offensiva contro il cantone curdo di Kobanê, in Siria. La popolazione curda, guidata dalle forze di autodifesa del popolo ( YPG e YPJ) ha organizzato una grande difesa contro l'attacco. La resistenza di uomini e donne all'interno di Kobanê, è stata una battaglia per la democrazia, per i diritti umani, per un futuro comune, per la legittimazione e l'uguaglianza delle donne nella società . Il supporto della Coalizione Internazionale è stato prezioso ma non sufficiente.
Kobanê è stata liberata dopo 134 giorni di resistenza, ma tra il 25 e il 27 giugno l' ISIS ha compiuto l'ennesima strage contro l'umanità: più di 200 civili, la maggior parte dei quali donne e bambini, sono stati brutalmente assassinati. La minaccia non è stata quindi rimossa.
La città risulta quasi completamente distrutta: i servizi essenziali quali acqua ed elettricità, i rifornimenti di cibo e i le cure sanitarie sono ai minimi livelli o addirittura inesistenti. Lo Stato Islamico inoltre, dimostrando ulteriormente la sua brutalità, ha dislocato migliaia di mine per impedire il ritorno della popolazione nelle proprie terre.
Pertanto è necessario garantire ai rifugiati la possibilità di rientro nella propria città in modo sicuro, sostenendo la ricostruzione delle infrastrutture basilari, al fine di assicurare loro una vita dignitosa.Nonostante la liberazione il cantone è ancora sotto embargo.
Kobanê è circondata da Daesh. Il confine con la Turchia risulta quindi fondamentale. La popolazione di Kobanê ha urgentemente bisogno di un corridoio umanitario per ricevere gli aiuti necessari al fine di proteggere,rifornire e ricostruire la propria città.
Appello ad andare a Suruç lungo il confine con Kobanê dal 12 al 17 Settembre 2015
Per promuovere la riduzione della violenza, per sostenere la stabilità in Siria e nelle regioni liberate dal terrorismo, constatando l'urgenza dell'apertura di un corridoio umanitario, al fine  di esercitare pressioni nei confronti dell' ONU,che implementando la Risoluzione 2165 del 14 Luglio 2014 art.2 potrebbe essere in grado di garantire l'apertura di un ulteriore valico di confine, invitiamo singoli attivisti, istituzioni, sindacati, partiti politici, ONG, autorità locali e internazionali alla partecipazione di una grande carovana internazionale.
Martedì 15 settembre,anniversario del primo attacco di Daesh al cantone di Kobanê, saremo tutte e tutti a Suruç, in Turchia, nella città gemella di Kobanê e a pochi chilometri dal confine siriano, per esprimere il nostro appoggio politico e umanitario. 
Invitiamo quindi a partecipare ad una manifestazione internazionale anche con automobili, furgoni e carovane sia in grado di portare la propria solidarietà e il proprio contributo per la ricostruzione di Kobanê, a difesa dell' umanità e contro la barbarie.
Ci vediamo il 15 settembre a Suruç
Rete Kurdistan Italia, Uiki Onlus
Per informazioni e adesioni : carovana15settembre@gmail.com

venerdì 5 giugno 2015

Quattro morti, piu di 400 feriti in una doppia esplosione ad Amed

Quattro morti, piu di 400 feriti in una doppia esplosione ad Amed
Le ultime notizie da Amed dicono che centinaia di persone sono state ferite in due esplosioni successive che si sono verificate durante il raduno dell'HDP nella principale provinci curda.
​Un ragazzo di 16 anni, Ramazan Yildiz, ha perso la vita nell’Ospedale dell’Università Dicle dove è stato sottoposto ad intervento chirurgico. Un’altra persona ha perso la vita nell’Ospedale Veni Vidi. E’ stato detto che il suo nome non può essere identificato perchè non aveva con sè un documento d’identità.
Centinaia di persone sono state ferite, alcune gravemente, nel corso delle due eplosioni durante il raduno dell’HDP al quale stavano partecipando più di centomila persone.
Demirtaş: dobbiamo essere organizzati e vincenti di fronte agli attacchi.
In seguito alle esplosioni avvenute ad Amed Demirtaş ha fatto appello ad organizzarsi e a perseguire il successo elettorale. Demirtaş ha detto: “Le elezioni si terranno qualsiasi cosa accada. Avremo successo, la pace prevarrà.”
Dopo gli attacchi bomba al raduno dell’HDP ad Amed, il Co-Presidente dell’HDP Selahattin Demirtaş ha reso una dichiarazione di fronte agli edifici cittadini del DBP e ha fatto appello all’organizzazione e alla vittoria.
Demirtaş ha detto: “Le elezioni si terranno comunque qualsiasi cosa accada. Avremo la meglio, la pace prevarrà.” Demirtaş ha chiesto alle miglialia di persone che si sono radunate di fronte agli uffici cittadini del DBP di proseguire i loro sforzi in vista delle elezioni con determinazione finchè raggiunferanno i risultati. Il discorso di Demirtaş è stato spesso interrotto dai cori “Erdogan assassino!”. Demirtaş ha affermato che la loro marcia democratica non può essere fermata nonostante i tentativi di colpire in casa l’HDP. Enfatizzando il bisogno di pace Demirtaş ha fatto appello alla folla affinchè si porti la pace in Turchia.
Demirtaş ha affermato che da quando si è verificata l’esplosione stanno ricevendo telefonate e preghiere di solidarietà da tutta la Turchia. Mettendo in risalto il bisogno di continuare i preparativi elettorali ininterrottamente, Demirtaş ha detto che l’HDP non cadrà in tali trappole e aspetterà pazientemente il suo successo elettorale.
Demirtaş si è congratulato con la folla per la sua disciplina dicendo che l’esplosione aveva lo scopo di creare il panico e far sì che centinaia di donne, bambini e uomini si calpestassero nella calca. Sottolineando il bisogno per l’HDP di avere successo elettorale Demirtaş ha aggiunto che si spera che coloro che sono responsabili dell’attentato siano trovati.
Infine Demirtaş ha affermato: “Siamo consapevoli dei gruppi che si sentono minacciati dal successo elettorale dell’HDP ma le imminenti elezioni si terranno qualsiasi cosa accada. Prevarremo e la la pace prevarrà; lla notte del 7 Giugno la libertà prevarrà quando ci presenteremo come rappresentanti dell’Umanità in questo paese.
Sole Parev

venerdì 1 maggio 2015

Buon Primo Maggio da Kobane

Primo Maggio 2015 Lavoratrici e lavoratori, compagne e compagni! Organizzazioni, associazioni, sindacati!
Un affettuoso saluto dalle lavoratrici e dai lavoratori del Cantone di Kobane, il cantone della rivoluzione, della resistenza e dei martiri, in occasione del 1 maggio, la giornata che ricorda la lotta e la resistenza delle lavoratrici e dei lavoratori contro la tirannia e l’oppressione, lo sfruttamento del capitalismo! 
La rivoluzione del Rojava è stata uno storico punto di partenza per la lotta delle lavoratrici e dei lavoratori e dei popoli oppressi nel Medio Oriente e in tutto il mondo, per riappropriarsi della propria autorità politica; e è stata la rivoluzione delle donne, dei giovani, delle lavoratrici e dei lavoratori che ha costruito un nuovo sistema basato sul trasferimento del potere al popolo che ne è il vero proprietario. 
La nostra resistenza contro i terroristi di ISIS e i loro sostenitori a livello internazionale non è solo per proteggere la vita e dignità umana, ma è anche la resistenza per difendere le conquiste della rivoluzione e del sistema di autogoverno che è basato sulla democrazia radicale e sull’eliminazione delle organizzazioni gerarchiche. Ora, grazie alle eroiche battaglie dei nostri compagni e delle nostre compagne nelle “Unità di Difesa del Popolo” (YPG) e “Unità di Difesa delle Donne” (YPJ), i terroristi sono stati scacciati dalla città, ma gli attacchi contro i sobborghi e il blocco delle strade del cantone stanno ancora continuando. 
La nostra resistenza è entrata in una fase nuova più difficile, la fase del ripristino della vita sociale a Kobane, sotto attacco e assedio economico e logistico, in una situazione in cui oltre l’80% delle strutture e delle infrastrutture vitali della città sono state distrutte. La storia della lotta di classe mostra che l’unione delle lavoratrici e dei lavoratori non ha confini geografici, così come intendiamo la nostra resistenza contro il terrorismo selvaggio e i suoi sponsor internazionali come la resistenza che rappresenta tutti popoli del mondo. Crediamo che la rivoluzione come rottura dei fondamenti del dominio e fondazione di un nuovo mondo, richieda pratica e una lotta dura. 
Allo stesso modo la solidarietà internazionale delle lavoratrici e dei lavoratori è la necessità storica e un terreno di azione concreto per difendere le conquiste di classe e per lottare fianco a fianco contro il dominio e l’oppressione del capitalismo. 
Noi, lavoratrici e lavoratori e associazioni del Cantone di Kobane, nel ricordare le lotte di liberazione e ugualitarie delle lavoratrici e dei lavoratori e dei popoli oppressi in tutto il mondo e apprezzando il vostro sostegno e la vostra solidarietà con la nostra resistenza contro gli attacchi terroristici, invitiamo le nostre compagne lavoratrici e i nostri compagni lavoratori, associazioni, sindacati e tutti i libertari a partecipare alla solidarietà concreta con la rivoluzione e la resistenza di Kobane e vi invitiamo a unirvi a noi in questa situazione storica per proteggere le conquiste della rivoluzione! 
Viva le lotte di liberazione dei popoli di tutto il mondo! 
Viva l’unione delle lavoratrici e dei lavoratori di tutto il mondo! 
Amministrazione del Cantone di Kobane

giovedì 30 aprile 2015

Raccolta fondi : Un ospedale per Kobane

In marzo 2015 siamo andati in Kurdistan e siamo tornati a casa con un’importante richiesta da parte del popolo curdo: “le istituzioni internazionali ci stanno lasciando soli, aiutateci a ricostruire Kobane!”.
Nel settantesimo della liberazione dell’Italia da parte dei partigiani,ci sembra doveroso sostenere le resistenze laddove ancora lottano in prima linea, rappresentando di fatto la linea di confine tra la civiltà e la barbarie.Oggi il centro del mondo è Kobane, dove la resistenza della regione autonoma del Rojava, difende la regione dagli attachi dello Stato Islamico.
LA SITUAZIONE
Kobane rappresenta un baluardo di civiltà, è stata la prima grande vittoria che ha fermato l’avanzata di Isis. È stata una battaglia di resistenza, portata avanti dal popolo curdo,strada per strada, fucili contro armi pesanti.
I curdi del Rojava si autogovernano da anni, portando avanti un’idea di società democratica, basata sull’uguaglianza di genere e sulla convivenza pacifica di tutte le etnie presenti nell’area. Un’esperienza assolutamente nuova per il Medio Oriente, da sempre dilaniato da poli di potere assolutisti e violenti.
Proprio per questa idea di mondo socialista, pacifico e non maschilista, Isis ha attaccato Kobane con estrema rabbia: nei quartieri in cui non riusciva ad entrare attaccava con le armi pesanti,con la volontà di abbattere gli edifici e renderli inabitabili.
Noi, come Occidente, abbiamo una doppia responsabilità per quanto successo: prima di tutto per i nostri interessi abbiamo sostenuto,nella storia, diversi potentati locali,portando nell’area armi e facendo nascere immensi interessi legati alla gestione delle risorse, ma soprattutto, non stiamo facendo niente né per il riconoscimento del Rojava né premendo sulla Turchia per aprire maggiormente le frontiere.
La ricostruzione di Kobane è molto problematica: il Rojava formalmente è in Siria,quindi eventuali aiuti ufficiali dovrebbero passare per Damasco, nelle mani di Assad,che al momento non riconosce l’autonomia dell’area curda. Il Rojava confina con Turchia a nord e Stato Islamico a sud, dunque la sua porta con il mondo è la Turchia,che tuttavia non facilita il passaggio alle frontiere sia ai rinforzi curdi, che ai civili, che agli aiuti umanitari.Questo atteggiamento ben si comprende se inquadrato nel contesto più ampio della questione curda, problema interno turco molto rilevante in quanto da 40 anni il popolo curdo rivendica la sua identità, anche tramite la lotta armata. 
QUI puoi leggere il nostro reportage di quella giornata sul confine turco siriano.
QUI puoi guardare alcune delle nostre fotografie fatte sul confine turco siriano e nei campi profughi di Suruc, in cui sono ospitati i civili scappati da Kobane.
L’APPELLO
L’appello dei curdi alla società civile occidentale è di mandare fondi per la ricostruzione di Kobane, attualmente la priorità in Rojava.
In particolare, è partito un progetto per l’adattamento di un edificio a presidio ospedaliero. Prima di tutto chirurgia per curare i traumi dei partigiani feriti (attualmente si dovrebbero curare in Turchia ma se provassero ad entrare sarebbero subito arrestati), successivamente altri reparti per curare le patologie comuni. Il progetto è avviato, servono solo i macchinari.
Purtroppo è sconsigliato l’invio di macchinari tramite le Asl perchè sarebbero bloccati in Turchia magari per anni.È dunque preferibile avere i fondi necessari in modo da potersi procurare autonomamente i macchinari per canali garantiti.
L’OBIETTIVO
Ci siamo informati con l’Ufficio Informazione Kurdistan Italia per capire quale potesse essere un obbiettivo concreto,ci è stato risposto che una mancanza importante è quella di energia elettrica. Isis nel tentativo di rendere inabitabile la città ha distrutto i servizi, dalle fogne alla rete elettrica. Il nostro obiettivo, con questi 3000 euro sarà quindi l’acquisto di un generatore.
COME VIENE GESTITA LA RACCOLTA FONDI
Tutti i movimenti votati alla solidarietà internazionale hanno identificato la Mezzaluna Rossa di Livorno come ente su cui far convogliare tutti gli aiuti economici.
La Mezzaluna Rossa Kurdistan ONLUS è un’associazione internazionale, presente da anni in Germania, nata da poco in Italia e gestita da curdi; sarà dunque sul loro conto corrente che verranno versati tutti fondi raccolti nelle campagne locali. Mezzaluna Rossa invierà il denaro alle municipalità dell’autonomia curda che lo convoglieranno all’Associazione Kobane, ente coordinatore della ricostruzione.
La Mezzaluna Rossa per trasparenza pubblicherà ogni mese l’elenco dei bonifici ricevuti, indicandone la fonte.
Collettivo The Road to Kobane

mercoledì 22 aprile 2015

Risoluzione del Comune di Piacenza per Ocalan e per il Rojava

Consiglio Comunale di Piacenza
Risoluzione:
Premesso che:
La guerra civile Siriana vede al suo interno diverse forze militari;
A tre anni dall’inizio della stessa il popolo Curdo ha definito una propria autonomia nel nord della Siria (Rojava);
Le milizie dell’ISIS hanno attaccato duramente il Rojava venendo però sconfitte dalla Resistenza Curda organizzata dalle milizie legate al PKK;
Considerato che:
La vittoria delle milizie legate al PKK a Kobane ha rappresentato un argine importante all’avanzata dell’ISIS;
L’autonomia del Rojava rappresenta un modello di autogoverno comunitario e parità di genere, fattore di grande importanza in un’area devastata dalla guerra e in cui i diritti di genere sono spesso calpestati;
Tutte le formazioni politiche italiane si sono dichiarate, pur con motivazioni diverse, nemiche di ISIS;
Il Consiglio Comunale invita il Sindaco e la Giunta:
Ad esprimere solidarietà alla Resistenza organizzata dalle emanazioni del PKK;
A chiedere al Governo italiano di riconoscere l’autonomia del Rojava e a promuoverne il riconoscimento in seno alle istituzioni europee;
A sollecitare presso il Ministero degli Esteri, la Presidenza della Repubblica e la Presidenza del Consiglio una presa di posizione in favore della liberazione del leader curdo Oca lan.
Carlo Pallavicini
Protocollata il 9/2/2015
Approvata all’unanimità il 20/4/2015

lunedì 13 aprile 2015

Le ragioni di una scelta partigiana

 Da Senigallia a Kobane
“Gli stolti chiamavano pace il semplice allontanarsi del fronte”.
(Non c’è nessun dopoguerra – Wu Ming, Yo Yo Mundi)
Una giornata di primavera. Un cielo limpido. Un respiro trattenuto tra Istanbul e Bologna. Un aeroporto. Il volto di Karim che appare tra la folla. Gli abbracci.
Sono passati tre mesi. In Rojava. A Kobane. Volontario nelle file delle Forze di Difesa del Popolo (YPG). A combattere Isis.
Tre mesi a difesa di un progetto politico laico, femminista, comunitarista ed ecologista chiamato “confederalismo democratico” o “democrazia senza stato”. La vita in ballo. Ancora una volta, socialismo o barbarie.
Tre mesi in guerra.
Guerra, qualcosa di estraneo a noi occidentali nati e vissuti da decenni in questa pace.
Guerra, una parola che abbiamo imparato a pronunciare con pudore.
Guerra, quello spazio che lambisce i confini d’Europa a sud, come a est. A sole poche ore di volo dalla “nostra” pace.
Karim ha attraversato questi spazi, quello d’occidente e d’oriente, quello della pace e della guerra. Così lontani, così vicini, così intersecati. Ed è tornato. Vivo.
Ora è il tempo del racconto. Condividere un’esperienza straordinaria, nel senso etimologico del termine, fuori dall’ordinario. Un racconto pubblico, che vuole divenire comune, perché ogni scelta partigiana è una scelta politica.
Ancora una volta, vogliamo che le prime parole siano le sue.

domenica 12 aprile 2015

Appello per le donne vittime di ISIS

30 marzo 2015 
Pubblichiamo un comunicato diffuso dall’illustratrice femminista Anarkikka,che ha partecipato al viaggio in Kurdistan di una delegazione di giuriste, intervenute per documentare le violazioni dei diritti umani delle donne nel contesto del conflitto con l’Isis. “Serve con urgenza una maggiore attenzione alle esigenze specifiche di donne e bambine sopravvissute al conflitto con Isis.Tutti i campi dovrebbero ricevere dei fondi per garantire assistenza primaria a donne e bambini, non solo quelli dove ci sono presidi internazionali”. 
Questa la priorità identificata dalla delegazione internazionale di donne giuriste – accompagnate da una psichiatra, una video-maker, una giornalista e una farmacista – che ha visitato per una settimana i centri che accolgono le popolazioni sfuggite all’Isis in Turchia, Kurdistan iracheno e Rojava. 
La delegazione è stata organizzata da Iadl (Associazione Internazionale avvocati democratici), in collaborazione con Aed-Edl (European Democratic Lawyers) e Eldh(European Association of Lawyers for Democracy and World Human Rights) al fine di verificare e documentare le violazioni dei diritti umani delle donne nel contesto del conflitto con Isis. Hanno preso parte alla delegazione attiviste ed esperte in diritti umani che fanno parte di diverse organizzazioni. 
Le delegate nel corso della visita hanno incontrato donne esponenti delle associazioni, delle istituzioni, vittime e testimoni dirette della violenza. La delegazione ha visitato nel Kurdistan iracheno, in Rojava eTurchia campi governativi e non governativi dove sono accolte donne provenienti dalle aree di Shengal e Kobane. Gli Stati hanno l’obbligo di garantire una uguale distribuzione dei fondi e degli aiuti internazionali, per assicurare il soddisfacimento delle condizioni di vita elementari delle persone accolte in tutti i campi, e di provvedere a garantire un numero adeguato di personale e servizi di supporto specifici per le esigenze femminili. 
E’ stato notato favorevolmente che là dove esistono luoghi di ascolto e di rappresentanza femminileall’interno dei campi, le donne hanno espresso una maggiore positività, nonostante le comuni difficoltà materiali. Le testimonianze raccolte hanno confermato la brutalità dei crimini commessi da Isis: il femminicidio, nelle forme già rese note dai media internazionali, fa parte integrante delle tattiche di annientamento delle popolazioni colpite. 
Gli esiti della ricerca saranno presentati in un rapporto che verrà presentato alle Nazioni Unite nel corso della 29ma sessione del Consiglio dei Diritti Umani di giugno a Ginevra, insieme ad una esposizione del lavoro grafico illustrato di Stefania Spanò (in arte Anarkikka), che ha preso parte alla delegazione.

sabato 28 marzo 2015

In memoria delle vittime del Newroz di Hasakah

Le Unità di difesa del popolo e le unità di difesa delle donne (YPG-YPJ) hanno lanciato un’operazione militare in memoria delle persone che hanno perso la vita negli attentati di ISIS ad Hasakah durante le celebrazioni del Newroz.
L’operazione, che è stata lanciata nell’ambito delle operazioni avviate per ripulire l’intera regione di Kobanê dalle bande di ISIS è segnalata per essere stata un successo, con cinque membri delle bande morti. Le YPG hanno anche riferito che sono stati presi i cadaveri di 27 membri delle bande negli scontri delle ultime 24 ore, oltre a una grande quantità di munizioni.
Secondo una dichiarazione rilasciata dall’Ufficio Stampa delle YPG, le forze delle YPG/YPJ hanno lanciato un’operazione contro le bande di ISIS in memoria dei martiri di Hasakah, uccisi in attentati dinamitardi da parte delle bande nelle celebrazioni del Newroz a Hasakah. Circondando le bande piazzate nel villaggio di Horik, a sud-est di Kobanê, le forze delle YPG/YPJ hanno compiuto attacchi contro le bande, uccidendo 5 di loro e distruggendo 2 veicoli.
Le YPG hanno inoltre riferito che i villaggi di Qazan, Baxe, Til Xemir e la collina di Derfilik sono stati liberati dalle bande, mentre le strade per i villaggi di Xerabeşk e Çelebi a sud est di Kobanê, che hanno un’importanza strategica per la difesa, sono state prese sotto il controllo delle forze YPG/YPJ.
Le YPG hanno anche detto che i cadaveri di 27 membri delle bande sono stati presi durante gli scontri delle ultime 24 ore, oltre a grandi quantità di munizioni.
Le YPG hanno concluso la loro dichiarazione ribadendo che le operazioni delle forze YPG/YPJ proseguono su tutti e tre i lati di Kobanê.
24 marzo 2015
ANF/Kobane

giovedì 26 marzo 2015

Newroz a Diyarbakir

Diyarbakir (Turchia), 24 marzo 2015, Nena News - “Biji Biji Kobane, Viva Viva Kobane”: questo lo slogan intonato a gran voce dalle oltre un milione di persone presenti il 21 marzo 2015 al Newroz di Diyarbakir (Amed in lingua curda), il saluto alla primavera, la più importante festività kurda.
Un momento di celebrazione vietato dal governo di Ankara fino all’anno 2000; ancora oggi seppur ormai legalizzato, viene spesso represso o osteggiato in varie forme. Quando si tenta di reprimere un popolo la prima cosa su cui si agisce è la sua felicità: in questo giorno dai colori sgargianti verde, giallo e rosso l’identità kurda si esprime al suo massimo livello, cosi la volontà di resistere e di andare avanti.
Nonostante la forte pioggia i discorsi si alternano a musiche e balli, gli applausi si mescolano al segno di vittoria fatto con la mano. “Questo è un Newroz di resistenza – inizia così Asia Abdullah, co-presidente del PYD, il Partito dell’unione Democratica del Rojava, qui appositamente da uno dei cantoni kurdi presenti in Siria – Nessun potere può indebolire il fuoco del Newroz” continua, riferendosi ai due sanguinosi attacchi terroristici avvenuti proprio il giorno prima al Newroz di Hesekê nel cantone Cizirê del Rojava, dove due autobombe hanno lasciato 20 morti e 70 feriti.
Secondo l’osservatorio per i diritti umani della Siria oltre ai due veicoli vi è stata una terza esplosione nel quartiere di Al-Mufti causata da un kamikaze dell’Isis. Le gang del califfato di  Al-Baghdadi avevano già minacciato i kurdi di trasformare in un bagno di sangue la loro festività principale.
“Biji Biji kobane,Viva Viva Kobane” viene scandito nuovamente in segno di resistenza. Infine, quando la lettera di Ocalan, il leader kurdo per antonomasia, giunge dal carcere Imrali dove è detenuto dallo stato turco fin dalla sua cattura avvenuta nel 1999, il boato fra della folla è immenso. Il messaggio viene letto emblematicamente sia in curdo che in turco e tra i vari punti recita come le “guerre di identità insensate e spietate” sono il risultato della “crisi neo-liberale causata dal capitalismo imperialista e dai suoi collaboratori a livello locale”.
Ribadisce inoltre la linea tenuta dal 2013, sempre annunciata durante un Newroz : “Riteniamo che sia necessario che il Pkk convochi un congresso straordinario per mettere fine a 40 anni di conflitto armato con la Repubblica di Turchia e per adeguarsi allo spirito di questa nuova era”.
La folla si perde all’orizzonte, le bandiere sfuggono alle moltitudini, il volto del loro leader, le effigi dei due principali gruppi combattenti in Siria YPG e YPJ, il simbolo dell’associazione per le donne e molti altri, non si contano davvero più. Nena New
*Osservatore internazionale, delegazione Italiana Newroz 2015 – Diyarbakir (Amed)
 http://nena-news.it/videofoto-un-milione-di-kurdi-festeggiano-il-newroz-e-la-lotta-di-liberazione/

mercoledì 25 marzo 2015

Il genocidio degli Yazidi e la solidarietà del PKK

Diyarbakir (Turchia), 20 marzo 2015, Nena News – Nel giorno e nelle ore in cui l’alto commissariato Onu per i diritti umani accusa Daesh (acronomo arabo per Isis) di aver compiuto un efferato genocidio contro l’indifesa popolazione degli yazidi, popolo di origine sincretica presente secolarmente sul territorio mesopotamico, la delegazione italiana di Osservatori Internazionali per il Newroz 2015 – Diyarbakir si trova proprio di fronte ai cancelli di un campo profughi Yazid. Sono profughi dei monti del Gebel Singiār (Iraq) e il campo rappresenta un esempio tangibile della fuga dal massacro, a quelli che si possono definire, già oggi, i sopravvissuti.
Un signore dallo sguardo sofferto ma ancora ospitale ci racconta la sua storia, emblema di molte altre che abbiamo ascoltato, compreso e condiviso, con la mente attenta e il cuore solidale: “Ringraziamo il Pkk perché se non fosse per loro (del popolo degli Yazidi) non ne sarebbe sopravvissuto neanche uno”.
La comunità internazionale si trova di fronte ad un genocidio ancora in corso, ancora vivido, ancora disperatamente presente in questi giorni.
I kurdi combattenti, diramazione del partito clandestino Pkk, sono i soli ad aver aiutato la popolazione degli yazidi, ad aver garantito loro una via di fuga conquistata con il sangue ed il sudore, per poi ospitare i sopravvissuti in un evidente coerenza solidale in quella che è considerata da molti la capitale del Kurdistan Turco: Diyarbakir. Nena News
*Osservatore internazionale, delegazione Italiana Newroz 2015 – Diyarbakir (Amed)