domenica 30 ottobre 2016
mercoledì 26 ottobre 2016
Manifestazione per il Kurdistan a Modena : 1 novembre
Martedì 1 novembre dalle ore 16:00 alle ore 19:00
Largo Garibaldi – Modena
Largo Garibaldi – Modena
Dopo due anni dalla liberazione di Kobane da parte delle forze di
autodifesa del popolo curde, da quando la città assediata da Daesh
divenne simbolo della Resistenza e di una nuova prospettiva
democratica in Siria, la situazione nell’area è ancora molto
complicata e la strada di convivenza tra popoli e di pace nella
regione del Rojava è osteggiata in modo violento da governi
autoritari come la Turchia o ignorata dalle superpotenze
internazionali come stati Uniti e Russia che sull’area mantengono
interessi economici e imperialisti.
In questa solitudine internazionale, la prospettiva e l’esempio
del Rojava hanno saputo unire popoli differenti per cultura e
religione oltre ai curdi, assiri, turkmeni, arabi, armeni. Il
confederalismo democratico è il progetto politico in cui
l’ecologia, il femminismo e la partecipazione orizzontale ne sono
i pilastri.
Nell’ultimo mese la zona del Rojava è stata militarmente invasa
dall’esercito turco al di fuori di ogni osservanza del diritto
internazionale. Il 24 Agosto, in accordo con i jihadisti e con
l’aiuto degli Stati Uniti, i soldati hanno occupato la città di
Jarablus, colpendola con bombardamenti che hanno provocato la
morte di decine di civili. In questi giorni in un acuirsi dello
scontro sono state attaccate anche le postazioni YPG nel cantone
di Cizire e di Kobane realizzando la morte di diverse persone. La
presenza turca non può far altro che portare ulteriore caos e un
aggravamento del conflitto in Siria.
Ma la situazione è complicata e grave in tutte le aree in cui la
regione del Kurdistan è suddivisa e in particolare in Bakur,
proprio nei confini di ingerenza turca.Dopo il fallito “tentativo
di golpe” in Turchia, Erdogan e il suo governo hanno dato il via
al terrore che sta eliminando qualsiasi esperienza democratica,
con il repulisti di accademici, insegnanti, giornalisti,
magistrati, medici, impiegati statali, contrari al regime: 90 mila
licenziamenti e rimozioni, 30 mila arresti; chiusura di giornali,
stazioni radio-televisive, centri di cultura e sedi di partito.
Continua ad arrestare e torturare i rappresentanti curdi
democratici, commissariati 28 comuni curdi, dichiara il coprifuoco
su 28 villaggi e città (Tra cui Diyarbakir, Cizre, Nusaybin,
Sirnak, Yuksekova, Silvan, Silopi, Hakkari, Lice).Nato, Unione
Europea e governo italiano hanno una gravissima responsabilità su
queste morti (tra cui numerosi bambini), oltre che in Kurdistan,
in Siria e nella destabilizzazione dell’area martoriata dalla
guerra. Il governo italiano in particolare ha stanziato una somma
di 3 miliardi di euro alla Turchia per la gestione
dell’immigrazione senza preoccuparsi del fatto che Erdogan stia
compiendo un genocidio, o che sovvenzioni Daesh, inoltre è
complice nel vendere armi e bombe all’Arabia Saudita, uno stato
fondamentalista che esplicitamente appoggia Daesh.
In questo quadro d’emergenza, di fronte ad una minaccia a cui è
sottoposto il mondo intero e che riguarda le politiche interne di
ogni paese, compresa L’Italia, chiediamo a tutti coloro che sono
stati sino adesso solidali con il popolo curdo (Comuni,
Associazioni, Sindacati, Organizzazioni delle Donne, Partiti,
movimenti e a tutte le comunità) di mettere in campo insieme tutta
la solidarietà e il sostegno di cui siamo capaci e organizzarci in
vista della giornata mondiale di mobilitazione del 1 Novembre in
sostegno del popolo curdo in Bakur, dell’esperienza sociale e
politica del Rojava, per la liberazione di Abdullah Ocalan, per la
pace.
Martedì 1 novembre dalle ore 16:00 alle ore 19:00- Largo
Garibaldi Modena
Rete Kurdistan Emilia Romagna
martedì 13 settembre 2016
giovedì 8 settembre 2016
In piazza per il Kurdistan
Appello
per una mobilitazione nazionale a Roma il 24 Settembre a sostegno del
popolo curdo e della rivoluzione democratica in Rojava, per la
liberazione di Ocalan
Da
oltre un anno nelle zone curde della Turchia è in corso una sporca
guerra contro la popolazione civile. Dopo il successo elettorale del
Partito Democratico dei Popoli (HDP), che ha bloccato il progetto
presidenzialista di Erdogan, il governo turco intraprende un nuovo
percorso di guerra ponendo termine al processo di pace per una
soluzione duratura della irrisolta questione curda. Intere città -
Diyarbakir, Cizre, Nusaybin, Sirnak, Yuksekova, Silvan, Silopi,
Hakkari, Lice - vengono sottoposte a pesanti coprifuochi e allo stato
di emergenza, con migliaia tra morti, feriti, arrestati e deportati.
Dopo il fallito “tentativo di golpe” del 15 luglio, attribuito ai seguaci di Gülen, Erdogan d à il via al terrore che sta eliminando qualsiasi parvenza di democrazia, con il repulisti di accademici, insegnanti, giornalisti, magistrati, militari, medici, amministratori, impiegati statali, invisi al regime: 90.000 tra licenziamenti e rimozioni, 30.000 arresti; chiusura di giornali, stazioni radio-televisive, centri di cultura e sedi di partito.
Inoltre vi è la forte preoccupazione per le condizioni di sicurezza e di salute del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan, di cui non si hanno più notizie certe: dal 5 aprile 2015 Öcalan è segregato in isolamento, gli vengono negati il diritto a comunicare e a incontrare i familiari e gli avvocati in spregio e alle convenzioni e ai diritti internazionali. Abdullah Öcalan, legittimo rappresentante del popolo curdo, è indispensabile alla risoluzione della questione curda nell'ambito della democratizzazione della Turchia e del Medio Oriente, così come tracciato nel disegno del Confederalismo Democratico.
Il 24 agosto 2016 l’esercito turco ha invaso la città di Jarablus con il pretesto di combattere il terrorismo e lo Stato Islamico (IS) che ha consegnato la città all'esercito turco e alle organizzazioni jihadiste a loro fianco, come Jabhat Fatah al-Sham e a gruppi come Ahrar El-Sham, senza colpo ferire. Gli attacchi dell’esercito turco non sono diretti contro ISIS ma contro le Forze Democratiche Siriane (SDF), esclusivamente ai danni dell'insorgenza liberatrice curda nei territori del Rojava.
È un dato di fatto che gli Stati Uniti e l’Europa non solo hanno chiuso un occhio su questi attacchi, ma stanno fornendo il sostegno allo Stato turco che con la complicità dell’UE continua a usare i profughi come arma di ricatto. L'invasione turca del nord della Siria aumenta il caos esistente nella regione inferocendo la guerra civile, creando nuovi rifugiati e nuovi disastri umanitari.
TUTTO QUESTO DEVE FINIRE! RIFIUTANDO IL VERGOGNOSO ACCORDO UE-TURCHIA, CHE LEDE I DIRITTI UMANI DEI PROFUGHI E FINANZIA LA GUERRA SPORCA CONTRO IL POPOLO CURDO.
Il popolo curdo insieme agli altri gruppi etnici, religiosi e culturali ha costituito una Confederazione Democratica nel nord della Siria, il Rojava, dove coesistono pacificamente e nel rispetto reciproco popoli e fedi religiose diverse tra loro: assiri, siriani, armeni, arabi, turcomanni. Questa Confederazione rappresenta una prospettiva ed un valido esempio per una Siria democratica; per questo è necessario sostenere questa esperienza di rivoluzione sociale di cui sono state protagoniste in primo luogo le donne.
Ora questa decisiva esperienza democratica per le sorti di un altro Medio Oriente rischia di essere cancellata dall'invasione turca. E' dunque urgente la mobilitazione internazionale a fianco del Rojava e della resistenza del popolo curdo.
Rispondendo all’appello internazionale sottoscritto da intellettuali, scrittori, artisti, politici e difensori dei diritti umani, invitiamo tutti e tutte coloro che in questi anni hanno sostenuto la lotta di liberazione del popolo curdo e la rivoluzione democratica,
A SCENDERE IN PIAZZA IL 24 SETTEMBRE A ROMA
* Per fermare l'invasione turca del Rojava; contro la sporca guerra della Turchia al popolo curdo e sulla pelle dei profughi e rifugiati
* Contro la repressione della società civile, del movimento curdo e di tutte le forze democratiche in Turchia
* Contro la barbarie dell'Isis per l'universalismo dei valori umani; * Per il Confederalismo Democratico
* Per bloccare il supporto delle potenze internazionali e locali, in particolare USA e UE alla Turchia e mettere fine al vergognoso accordo sui profughi
* Per la fine dell'isolamento e per la liberazione del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan
Dopo il fallito “tentativo di golpe” del 15 luglio, attribuito ai seguaci di Gülen, Erdogan d à il via al terrore che sta eliminando qualsiasi parvenza di democrazia, con il repulisti di accademici, insegnanti, giornalisti, magistrati, militari, medici, amministratori, impiegati statali, invisi al regime: 90.000 tra licenziamenti e rimozioni, 30.000 arresti; chiusura di giornali, stazioni radio-televisive, centri di cultura e sedi di partito.
Inoltre vi è la forte preoccupazione per le condizioni di sicurezza e di salute del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan, di cui non si hanno più notizie certe: dal 5 aprile 2015 Öcalan è segregato in isolamento, gli vengono negati il diritto a comunicare e a incontrare i familiari e gli avvocati in spregio e alle convenzioni e ai diritti internazionali. Abdullah Öcalan, legittimo rappresentante del popolo curdo, è indispensabile alla risoluzione della questione curda nell'ambito della democratizzazione della Turchia e del Medio Oriente, così come tracciato nel disegno del Confederalismo Democratico.
Il 24 agosto 2016 l’esercito turco ha invaso la città di Jarablus con il pretesto di combattere il terrorismo e lo Stato Islamico (IS) che ha consegnato la città all'esercito turco e alle organizzazioni jihadiste a loro fianco, come Jabhat Fatah al-Sham e a gruppi come Ahrar El-Sham, senza colpo ferire. Gli attacchi dell’esercito turco non sono diretti contro ISIS ma contro le Forze Democratiche Siriane (SDF), esclusivamente ai danni dell'insorgenza liberatrice curda nei territori del Rojava.
È un dato di fatto che gli Stati Uniti e l’Europa non solo hanno chiuso un occhio su questi attacchi, ma stanno fornendo il sostegno allo Stato turco che con la complicità dell’UE continua a usare i profughi come arma di ricatto. L'invasione turca del nord della Siria aumenta il caos esistente nella regione inferocendo la guerra civile, creando nuovi rifugiati e nuovi disastri umanitari.
TUTTO QUESTO DEVE FINIRE! RIFIUTANDO IL VERGOGNOSO ACCORDO UE-TURCHIA, CHE LEDE I DIRITTI UMANI DEI PROFUGHI E FINANZIA LA GUERRA SPORCA CONTRO IL POPOLO CURDO.
Il popolo curdo insieme agli altri gruppi etnici, religiosi e culturali ha costituito una Confederazione Democratica nel nord della Siria, il Rojava, dove coesistono pacificamente e nel rispetto reciproco popoli e fedi religiose diverse tra loro: assiri, siriani, armeni, arabi, turcomanni. Questa Confederazione rappresenta una prospettiva ed un valido esempio per una Siria democratica; per questo è necessario sostenere questa esperienza di rivoluzione sociale di cui sono state protagoniste in primo luogo le donne.
Ora questa decisiva esperienza democratica per le sorti di un altro Medio Oriente rischia di essere cancellata dall'invasione turca. E' dunque urgente la mobilitazione internazionale a fianco del Rojava e della resistenza del popolo curdo.
Rispondendo all’appello internazionale sottoscritto da intellettuali, scrittori, artisti, politici e difensori dei diritti umani, invitiamo tutti e tutte coloro che in questi anni hanno sostenuto la lotta di liberazione del popolo curdo e la rivoluzione democratica,
A SCENDERE IN PIAZZA IL 24 SETTEMBRE A ROMA
* Per fermare l'invasione turca del Rojava; contro la sporca guerra della Turchia al popolo curdo e sulla pelle dei profughi e rifugiati
* Contro la repressione della società civile, del movimento curdo e di tutte le forze democratiche in Turchia
* Contro la barbarie dell'Isis per l'universalismo dei valori umani; * Per il Confederalismo Democratico
* Per bloccare il supporto delle potenze internazionali e locali, in particolare USA e UE alla Turchia e mettere fine al vergognoso accordo sui profughi
* Per la fine dell'isolamento e per la liberazione del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan
IN
PIAZZA PER IL KURDISTAN
ROMA
- PORTA PIA ORE 15.00
SABATO
24 SETTEMBRE
Ufficio
di Informazione del Kurdistan in Italia
Rete
Kurdistan Italia
Per
Adesioni :
venerdì 2 settembre 2016
Urgente chiamata per Kobane
L’esercito turco sta attaccando civili curdi a Kobane.
La popolazione civile di Kobane ha iniziato una protesta pacifica al confine tra la città di Kobane e la Turchia il 24 di Agosto nel momento in cui la Turchia ha iniziato a costruire un muro di cemento al confine e quando ha iniziato l'invasione di Jarablus al nord della Siria.
Oggi alle ore 9:30 locali, quando le persone sono tornate al confine per continuare la loro protesta pacifica, i soldati turchi hanno superato il confine e hanno attaccato la popolazione con lacrimogeni, idranti, e proiettili. Sino ad ora più di 41 civili sono stati feriti e un ragazzo di 19 anni è stato ucciso, colpito alla testa da un proiettile.
Attualmente i soldati turchi e i cecchini si stanno posizionando e stanno prendendo di mira i civili.
Dopo questo attacco migliaia di civili di Kobane si sono ora spostati al confine per condannare gli attacchi. La situazione rimane critica.
Kobane è la città che ha intrapreso una storica resistenza contro la brutale invasione dei terroristi dell'Isis nel 2014. E' stata il faro della resistenza e della vittoria contro i terroristi dell'Isis al nord della Siria.
Per via del continuo successo del popolo curdo con le Forze Democratiche Siriane (SDF), con le Unità di Difesa del Popolo (YPG) e Unità di Difesa Femminili (YPJ) contro l'Isis e altre organizzazionin terroristiche, lo stato turco ha dimostrato in modo crescente tendenze di guerra sino ad arrivare alla invasione del territorio siriano.
Questo ultimo attacco contro il popolo di Kobane è da condannare nel modo più forte dalla comunità internazionale e da tutti quelli che stanno dalla parte della pace e della fine del terrorismo islamico
Richiamiamo tutte le forze democratiche ad opporsi all'invasione dello stato turco e a condannare gli attacchi dell'esercito turco per porsi in solidarietà con i popoli del Rojava e con la popolazione Kobane.
Chiediamo che tutte le istituzioni internazionali taglino le loro relazioni economiche e militari con la Turchia sino a che non sia posta fine all'invasione e agli attacchi contro i popoli del nord della Siria.
Kobane Reconstruction Board- Comitato per la Ricostruzione di Kobane - EuropaLa popolazione civile di Kobane ha iniziato una protesta pacifica al confine tra la città di Kobane e la Turchia il 24 di Agosto nel momento in cui la Turchia ha iniziato a costruire un muro di cemento al confine e quando ha iniziato l'invasione di Jarablus al nord della Siria.
Oggi alle ore 9:30 locali, quando le persone sono tornate al confine per continuare la loro protesta pacifica, i soldati turchi hanno superato il confine e hanno attaccato la popolazione con lacrimogeni, idranti, e proiettili. Sino ad ora più di 41 civili sono stati feriti e un ragazzo di 19 anni è stato ucciso, colpito alla testa da un proiettile.
Attualmente i soldati turchi e i cecchini si stanno posizionando e stanno prendendo di mira i civili.
Dopo questo attacco migliaia di civili di Kobane si sono ora spostati al confine per condannare gli attacchi. La situazione rimane critica.
Kobane è la città che ha intrapreso una storica resistenza contro la brutale invasione dei terroristi dell'Isis nel 2014. E' stata il faro della resistenza e della vittoria contro i terroristi dell'Isis al nord della Siria.
Per via del continuo successo del popolo curdo con le Forze Democratiche Siriane (SDF), con le Unità di Difesa del Popolo (YPG) e Unità di Difesa Femminili (YPJ) contro l'Isis e altre organizzazionin terroristiche, lo stato turco ha dimostrato in modo crescente tendenze di guerra sino ad arrivare alla invasione del territorio siriano.
Questo ultimo attacco contro il popolo di Kobane è da condannare nel modo più forte dalla comunità internazionale e da tutti quelli che stanno dalla parte della pace e della fine del terrorismo islamico
Richiamiamo tutte le forze democratiche ad opporsi all'invasione dello stato turco e a condannare gli attacchi dell'esercito turco per porsi in solidarietà con i popoli del Rojava e con la popolazione Kobane.
Chiediamo che tutte le istituzioni internazionali taglino le loro relazioni economiche e militari con la Turchia sino a che non sia posta fine all'invasione e agli attacchi contro i popoli del nord della Siria.
02 September, 2016
lunedì 29 agosto 2016
Appello urgente per il Rojava
Noi, intellettuali artisti, scrittori , artisti , politici e difensori
dei diritti umani, stiamo cercando di richiamare l'attenzione
sull'invasione dello Stato nella Siria settentrionale e nel Rojava.
L'esercito
turco ha invaso la città della Siria settentrionale di Jarablus il 24
agosto 2016 , utilizzando le operazioni anti ISIS come un pretesto.
L'operazione è in collaborazione con il braccio siriano di El-Qaida
(Jabhat Fatah al-Sham) e di gruppi come Ahrar El-Sham.
ISIS ha
consegnato la città, Jarablus, senza che un solo proiettile sia stato
sparato. Questa è una chiara indicazione che c'è stato un accordo
preventivo tra le parti che Jarablus doveva rimanere una base per i
gruppi salafiti. Perciò Jarablus rimarrà un corridoio per i combattenti
stranieri per entrare in Siria e ricevere addestramento, e poi per
tornare indietro per essere distribuiti in Europa e nel resto del mondo.
Dal
terzo giorno dell'operazione (26 agosto 2016) davanti agli attacchi che
sono stati diretti alle forze curde, il Consiglio Militare di Jarablus e
il Consiglio Militare di Manbij, in Siria settentrionale sono stati
ampiamente ripuliti da ISIS da parte di queste forze con il sostegno
della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti. Attaccando
queste forze, la Turchia sta interrompendo la lotta contro ISIS e
rafforzando ISIS.
Tayip Erdogan e altre autorità turche hanno
annunciato ufficialmente il proposito dell'operazione, in via
preliminare, come gli attacchi delle forze curde accanto ISIS.
L'esercito turco si è impegnato in attacchi aerei e in bombardamenti di
zone civili, uccidendo almeno 45 persone in due villagi a sud di
Jaablus. Secondo rapporti locali e filmati ricevuti, le forze dello
Stato turco e i lor complici stanno utilizzando armi chimiche.
La
realtà della situazione è che gli Stati Uniti e l'Europa,non solo hanno
chiuso un occhio su questi attacchi, ma alcuni stati hanno persino
dichiarato sostegno all'operazione dello Stato turco. Questo approccio
rappresenta la politica impropria e disonesta e deve essere abbandonata
immediatamente.
Gli attacchi dello Stato turco favoriscano il
caos esistente nella regione, approfondiscono la guerra civile, la
creazione di nuovi rifugiati e aprono la strada a nuove tragedie umane.
Questo deve finire. Il popolo curdo e le altre etnie hanno stabilito una
amministrazione democratica in Rojava, con la coesistenza pacifica con
le altre etnie (assiri, siriani, armeni, arabi, turkmeni, ceceni) e
credenze (musulmani, cristiani, yazidi, aleviti) al suo cuore.
Questa
amministrazione è il primo esempio centrale della Siria democratica
queste persone e le forze democratiche vogliono costruire e dovrebbero
essere sostenute.
E dovere morale di tutte le persone
democratiche e i difensori dei diritti umani di resistere contro questi
attacchi. Il nostro invito è:
* Tutte le persone dalla parte della
democrazia e dei valori umani devono alzare la voce gli sporchi giochi
della Turchia e l'invasione
* Le potenze internazionali, in
particolare gli Stati Uniti e l'UE devono ritirare il loro sostegno e
schierarsi contro i tentativi dello Stato turco
* Per un mondo stabile e la sconfitta di ISIS, dobbiamo agire contro l'intervento all'estero da parte dello stato turco.
Nome Cognome :Titolo:
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UIKI Onlus
Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia
Via Ricasoli 16, 00185 Roma, Italia
Tel. : +39 06 64 87 11 76
Email : info.uikionlus@gmail.com , info@uikionlus.com
Web : www.uikionlus.com
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mercoledì 29 giugno 2016
domenica 26 giugno 2016
mercoledì 22 giugno 2016
giovedì 9 giugno 2016
martedì 7 giugno 2016
domenica 5 giugno 2016
Raccolta fondi per Kobane : il generatore !
La Mezzaluna Rossa Kurdistan Italia ringrazia la Rete Kurdistan Parma , Piacenza e Reggio Emilia e tutte e tutti le / i compagne/i solidali per le importanti donazioni inviateci a più riprese durante l'anno 2015. Il vostro impegno, tra i più significativi in Italia, ci ha consentito di inviare aiuti urgenti per il Rojava e di procedere all'acquisto di un generatore elettrico a gasolio destinato al funzionamento dell'ospedale di Kobane.
Grazie ancora a nome di tutto il popolo curdo e di tutti i popoli del Rojava.
Spas!
Mezzaluna Rossa Kurdistan Italia Onlus
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giovedì 2 giugno 2016
Nusaybin sotto assedio
Desideriamo
attirare l’attenzione della Comunità Internazionale, delle istituzioni e
organizzazioni per i diritti umani sulla situazione gravissima nella
città assediata di Nusaybin che sotto coprifuoco totale (24 ore) da 77
giorni.
Il 26 maggio dopo pesanti bombardamenti turchi e fuoco continuo che ha preso di mira interi quartieri nella città di Nusaybin, le Unità di Protezione Civili (YPS) curde hanno rilasciato una dichiarazione dicendo che si erano ritirate dalla città dal 25 maggio per impedire ulteriori danni alla popolazione civile. Tuttavia le forze di sicurezza dello Stato da allora hanno continuato a bombardare e sparare in modo ancora più intenso. Il Partito Democratico dei Popoli (HDP), insieme a organizzazioni della società civile si è attivato per impedire la ripetizione del massacro di Cizre, dove le unità speciali della polizia turca e le forze militari hanno bruciato vive circa duecento persone in tre cantine, e per garantire un’uscita in sicurezza dei civili dalla zona assediata.
Fino ad ora 70 persone sono state trasferite dalla zona del conflitto, tra cui molti bambini. Le forze di sicurezza turche hanno sottoposto a fermo tutte queste persone. Abbiamo ricevuto informazioni di prima mano da avvocati, famiglie e dal nostro deputato di Nusaybin che i detenuti sono stati pesantemente torturati, nonostante le scene propagandistiche nei media e sulla stampa filo-governativi dove le forze di sicurezza turche mostrano pietà nei confronti dei detenuti.
Nella ferma convinzione che le persone meritino una scelta migliore di quella tra essere oggetto di violazioni della dignità personale e la tortura da un lato, e l’essere bombardati fino alla morte dall’altro, chiediamo alla Comunità Internazionale di tenere sotto attenta osservazione la situazione a Nusaybin e di usare tutti i mezzi a sua disposizione per fermare le torture alle quali sono sottoposti i detenuti e il fuoco e il bombardamento indiscriminato contro la città. Ci sono ancora molte persone che si trovano intrappolate lì.
Commissione Affari Esteri HDP
fonte : UIKI Onlus
Il 26 maggio dopo pesanti bombardamenti turchi e fuoco continuo che ha preso di mira interi quartieri nella città di Nusaybin, le Unità di Protezione Civili (YPS) curde hanno rilasciato una dichiarazione dicendo che si erano ritirate dalla città dal 25 maggio per impedire ulteriori danni alla popolazione civile. Tuttavia le forze di sicurezza dello Stato da allora hanno continuato a bombardare e sparare in modo ancora più intenso. Il Partito Democratico dei Popoli (HDP), insieme a organizzazioni della società civile si è attivato per impedire la ripetizione del massacro di Cizre, dove le unità speciali della polizia turca e le forze militari hanno bruciato vive circa duecento persone in tre cantine, e per garantire un’uscita in sicurezza dei civili dalla zona assediata.
Fino ad ora 70 persone sono state trasferite dalla zona del conflitto, tra cui molti bambini. Le forze di sicurezza turche hanno sottoposto a fermo tutte queste persone. Abbiamo ricevuto informazioni di prima mano da avvocati, famiglie e dal nostro deputato di Nusaybin che i detenuti sono stati pesantemente torturati, nonostante le scene propagandistiche nei media e sulla stampa filo-governativi dove le forze di sicurezza turche mostrano pietà nei confronti dei detenuti.
Nella ferma convinzione che le persone meritino una scelta migliore di quella tra essere oggetto di violazioni della dignità personale e la tortura da un lato, e l’essere bombardati fino alla morte dall’altro, chiediamo alla Comunità Internazionale di tenere sotto attenta osservazione la situazione a Nusaybin e di usare tutti i mezzi a sua disposizione per fermare le torture alle quali sono sottoposti i detenuti e il fuoco e il bombardamento indiscriminato contro la città. Ci sono ancora molte persone che si trovano intrappolate lì.
Commissione Affari Esteri HDP
fonte : UIKI Onlus
sabato 21 maggio 2016
Kurdistan , dalla nazione all'utopia
Qualcuno comincia ad aprire gli occhi sulla drammatica situazione dei kurdi, nel momento in cui è stata tolta l'immunità ai parlamentari dell'HDP, in vista di esecuzioni ed incarcerazioni. Su RAI 2 è possibile seguire un interessante servizio spciale su Kurdistan turco e Rojava: "Da Nazione a Utopia".
giovedì 24 marzo 2016
Report finale
"Da una parte c’è la guerra, dall’altra una nuova concezione
della vita e del mondo comincia", con queste parole con cui
abbiamo iniziato i nostri report dal Kurdistan, concludiamo .Siamo
tornati portando nel cuore e negli occhi tante immagini, ricordi,
sensazioni contrastanti: da una parte la grande forza e resistenza
dei kurdi e delle kurde , il popolo più bello del mondo senza una
patria, dall'altra la violenza e la repressione di uno stato che
di democratico non ha proprio nulla.
La guerra, perchè di guerra si tratta: nella città vecchia di
Amed, Sur, ad ogni 20/30 metri c'è un check-point con sacchi di
sabbia, teli blu di plastica per impedire la vista della "bonifica" da parte dei militari nelle zone dove più si è consumata
la violenza, in modo che nulla di ciò che è successo possa essere
usato contro di loro; di sera poi, anche se il coprifuoco è
virtualmente terminato a Sur, patrimonio dell'umanità, ci sono
solo militari armati di tutto punto, blindati, carrarmati, come
nel Cile di Pinochet o nell'Argentina di Videla. Per non parlare
di Cizre, dove è impossibile andare per lo stesso motivo: i
militari stanno "bonificando". In quale nazione, che si definisce
democratica, un deputato, co-presidente di un partito al governo,
mi riferisco a Demirtas, accompagnato da 60 osservatori
internazionali, provenienti da ogni parte d'Europa, sarebbe
costretto a tornare a casa dai militari della sua stessa nazione? ma di esempi ne potremmo fare tanti altri..
Dall'altra parte un nuovo mondo comincia: il Congresso delle
Donne Libere, l'Associazione Rojava, l'HDP, le Madri della Pace,
il DTK , per fare solo qualche esempio ,ci insegnano che si può,
anzi si deve vincere resistendo, e loro lo fanno a costo della
vita, della prigione, della tortura, della distruzione delle loro
case e delle loro città.
Ultima brevissima considerazione: i ragazzi e le ragazze
dell'HDP, che ci hanno accompagnato sempre, i nostri angeli
custodi, sempre attenti a noi, sempre col sorriso, ma con una
forza e determinazione straordinari , loro sono il futuro e da
loro abbiamo molto da imparare.
Per parlare e confrontarci su tutto questo e raccontarvi del
patto d'amicizia tra Fidenza e Silvan vi invitiamo sabato 2
aprile all'Ex Macello di Fidenza, alle 21
Col Kurdistan nel cuore
Marco e Nelly
Marco e Nelly
martedì 22 marzo 2016
Verso Cizre : il report
Oggi dovevamo andare a Cizre a festeggiare il Newroz. Accorreva gente da tutto il kurdistan.
Ma non è stato possibile.
La polizia turca ha bloccato tutte le strade di accesso a molti km di distanza, 40 circa. In questo modo non è stato possibile raggiungere Cizre neanche a piedi.
Al posto di blocco dove siamo stati bloccati noi c'era un cordone di militari armati, tank, mezzi blindati e soldati coi mitra appostati sulle colline.
Con noi c'erano anche Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag, i due co presidenti dell'hdp. Abbiamo protestato, ci siamo messi in prima linea di fronte ai soldati. I vertici dell'HDP hanno provato a trattare ma senza successo. Lo stato turco è questo, uno stato ben lontano dall'essere democratico e che ha militarizzato l'intera regione del kurdistan.
A Cizre, negli ultimi mesi, sono morte centinaia di persone, tra le quali molte donne e bambini, uccise dalle forze speciali dell'esercito turco.
Ci sono arrivate anche le notizie degli attentati di Bruxelles.
Siamo in Turchia, che sappiamo bene essere responsabile di avere supportato e armato Daesh: visti da qui tutti questi avvenimenti sembrano tragicamente legati.
Ma non è stato possibile.
La polizia turca ha bloccato tutte le strade di accesso a molti km di distanza, 40 circa. In questo modo non è stato possibile raggiungere Cizre neanche a piedi.
Al posto di blocco dove siamo stati bloccati noi c'era un cordone di militari armati, tank, mezzi blindati e soldati coi mitra appostati sulle colline.
Con noi c'erano anche Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag, i due co presidenti dell'hdp. Abbiamo protestato, ci siamo messi in prima linea di fronte ai soldati. I vertici dell'HDP hanno provato a trattare ma senza successo. Lo stato turco è questo, uno stato ben lontano dall'essere democratico e che ha militarizzato l'intera regione del kurdistan.
A Cizre, negli ultimi mesi, sono morte centinaia di persone, tra le quali molte donne e bambini, uccise dalle forze speciali dell'esercito turco.
Ci sono arrivate anche le notizie degli attentati di Bruxelles.
Siamo in Turchia, che sappiamo bene essere responsabile di avere supportato e armato Daesh: visti da qui tutti questi avvenimenti sembrano tragicamente legati.
Col Kurdistan nel cuore
Marco e Nelly
Marco e Nelly
lunedì 21 marzo 2016
Report da Amed : il Newroz
Finalmente il Newroz, una festa di pace, di
gioia, danze e musica ma anche di rivendicazioni dei propri diritti,
come dice il titolo di quest'anno: "vinceremo resistendo".
Il Newroz di Amed, infatti, è stata una grande festa di popolo che, per fortuna, non è stata rovinata dall'intervento della polizia.
Un numero enorme di persone si è ritrovato nel parco dedicato proprio al Newroz. Sul palco si sono alternati musicisti e politici dell'HDP.
La gente sventolava migliaia di bandiere, ballava, cantava.
Ai lati dello spiazzo centrale, le famiglie facevano picnic sull'erba e i bambini giocavano.
Ovunque i colori del kurdistan, giallo rosso e verde e dagli altoparlanti le canzoni tradizionali e di lotta del popolo kurdo.
Si respirava allegria e felicità!
Ma anche rabbia e tristezza quando sono state ricordate le vittime di Sur e di tutti i coprifuoco.
NEWROZ PEROZ BE (buon newroz)
È un augurio prima di tutto per i nostri amici kurdi, ma anche per tutti noi!!!
Il Newroz di Amed, infatti, è stata una grande festa di popolo che, per fortuna, non è stata rovinata dall'intervento della polizia.
Un numero enorme di persone si è ritrovato nel parco dedicato proprio al Newroz. Sul palco si sono alternati musicisti e politici dell'HDP.
La gente sventolava migliaia di bandiere, ballava, cantava.
Ai lati dello spiazzo centrale, le famiglie facevano picnic sull'erba e i bambini giocavano.
Ovunque i colori del kurdistan, giallo rosso e verde e dagli altoparlanti le canzoni tradizionali e di lotta del popolo kurdo.
Si respirava allegria e felicità!
Ma anche rabbia e tristezza quando sono state ricordate le vittime di Sur e di tutti i coprifuoco.
NEWROZ PEROZ BE (buon newroz)
È un augurio prima di tutto per i nostri amici kurdi, ma anche per tutti noi!!!
Col kurdistan nel cuore
Marco e Nelly
Marco e Nelly
domenica 20 marzo 2016
Report da Batman
Oggi siamo stati a Batman, 90 km da Diyarbakir, per partecipare ad un Newroz non autorizzato dal governo.
Appena arrivati siamo stati divisi in due gruppi. Uno si è recato nella piazza del Newroz, l'altro ad attendere l'arrivo di Demirtas, co-presidente dell'Hdp. Nella piazza è stato impedito alla gente di radunarsi: appena le persone hanno provato ad avvicinarsi la polizia le ha allontanate con cariche, idranti, lacrimogeni e proiettili (veri) sparati per fortuna in aria. La gente ha provato a ritrovarsi in altri luoghi vicino alla piazza ma anche in questi casi è stata caricata dalla polizia.
Nel frattempo noi attendevamo l'arrivo di Demirtas appena fuori città. Davanti a noi, in un prato, alcuni ragazzi hanno acceso il fuoco (simbolo del Newroz) ma anche in questo caso è intervenuta la polizia con gli idranti. Ma i ragazzi kurdi non hanno desistito, hanno acceso di nuovo il fuoco e si sono messi a ballare e cantare per festeggiare il Newroz. Fino a quando la polizia non è intervenuta di nuovo.
Poi è arrivato Demirtas e si è formato un enorme e festante convoglio di auto per scortarlo nel centro di Batman. La polizia ha bloccato più volte la strada per ritardarne l'arrivo, ma alla fine siamo riusciti a raggiungere il centro. Ma non siamo arrivati alla piazza del Newroz, bloccata dai blindati: il pullman di Demirtas si è fermato nel mezzo di un viale a qualche centinaia di metri dalla piazza, con i blindati ed i tank della polizia da una parte e dall'altra.
Demirtas è salito sul tetto del pullman e ha pronunciato un breve discorso. Nel frattempo un ragazzo ci ha salutato dicendoci: "Welcome to Kurdistan".Appena terminato il discorso la polizia si è avvicinata e ha cominciato ad usare gli idranti, e noi siamo scappati.
Il Newroz è l'unica festa consentita ai kurdi.
Welcome to Kurdistan
Appena arrivati siamo stati divisi in due gruppi. Uno si è recato nella piazza del Newroz, l'altro ad attendere l'arrivo di Demirtas, co-presidente dell'Hdp. Nella piazza è stato impedito alla gente di radunarsi: appena le persone hanno provato ad avvicinarsi la polizia le ha allontanate con cariche, idranti, lacrimogeni e proiettili (veri) sparati per fortuna in aria. La gente ha provato a ritrovarsi in altri luoghi vicino alla piazza ma anche in questi casi è stata caricata dalla polizia.
Nel frattempo noi attendevamo l'arrivo di Demirtas appena fuori città. Davanti a noi, in un prato, alcuni ragazzi hanno acceso il fuoco (simbolo del Newroz) ma anche in questo caso è intervenuta la polizia con gli idranti. Ma i ragazzi kurdi non hanno desistito, hanno acceso di nuovo il fuoco e si sono messi a ballare e cantare per festeggiare il Newroz. Fino a quando la polizia non è intervenuta di nuovo.
Poi è arrivato Demirtas e si è formato un enorme e festante convoglio di auto per scortarlo nel centro di Batman. La polizia ha bloccato più volte la strada per ritardarne l'arrivo, ma alla fine siamo riusciti a raggiungere il centro. Ma non siamo arrivati alla piazza del Newroz, bloccata dai blindati: il pullman di Demirtas si è fermato nel mezzo di un viale a qualche centinaia di metri dalla piazza, con i blindati ed i tank della polizia da una parte e dall'altra.
Demirtas è salito sul tetto del pullman e ha pronunciato un breve discorso. Nel frattempo un ragazzo ci ha salutato dicendoci: "Welcome to Kurdistan".Appena terminato il discorso la polizia si è avvicinata e ha cominciato ad usare gli idranti, e noi siamo scappati.
Il Newroz è l'unica festa consentita ai kurdi.
Welcome to Kurdistan
Domani Newroz ad Amed
Col Kurdistan nel cuore
Marco e Nelly
Marco e Nelly
sabato 19 marzo 2016
Report da Amed
Da una parte c’è la guerra, dall’altra una nuova concezione della vita e
del mondo comincia. Così ci accoglie Mustafa Ocaklik, co-presidente
della’associazione Rojava.
Nata nel 2014 dopo i fatti di Shengal, per dare un aiuto concreto a 30.000 Ezidi e a più di 10.000 sfollati del Rojava. L’associazione si occupa di fornire aiuti economici che il Governo Turco non fornisce e soprattutto supporto medico e psicologico alle donne, ai bambini e a chiunque abbia bisogno.
I loro non sono campi profughi ma “common living”, i rifugiati non sono abbandonati a se stessi ma seguiti nelle loro necessità quotidiane.
Dall’inizio dei coprifuochi nelle varie città l’associazione cerca di garantire assistenza sanitaria a chi ha bisogno perché gli ospedali non sono autorizzati a prestare l’adeguato soccorso, per gli interventi più semplici come per le operazioni più difficili.
A venti minuti da Amed andiamo al campo profughi degli Ezidi fuggiti nell’agosto del 2014 dopo la dura repressione di Daesh. Arrivati in circa 7000, oggi sono 1200 senza prospettiva. Sono assistiti dalla municipalità di Amed per quanto possibile con il sostegno di medici, infermieri e insegnanti volontari.
Ritornati ad Amed abbiamo incontrato Ayse Gokkan, responsabile dei rapporti diplomatici per il Congresso delle donne libere (Kja). Ci spiega che l’autonomia democratica passa innanzitutto per il riconoscimento della parità di genere, su tre livelli: famiglia, società e stato.
“Tutto è partito dalla lotta delle donne guerrigliere – spiega Ayse – il nostro simbolo è Sakine Canzis”. Tutte le organizzazioni femminili fanno capo alla Kja. Le parole d’ordine sono autonomia e autodifesa armata e non armata, a tutti i livelli da quello fisico a quello psicologico, e la più grande risorsa è la solidarietà tra le donne stesse perché non rimangano sole all’interno della famiglia, della società e della nazione. Kja ha stipulato un protocollo d’intesa con tutte le istituzioni e organizzazioni politiche a tutela dei diritti delle donne, stabilendo, in ognuna di esse, una co-leadership uomo donna. Nelle municipalità curde per esempio ci sono i co-sindaci che, seppure non riconosciuti dalla legge turca, sono fortemente voluti e riconosciuti dalle donne e dal popolo curdo. Dal 2003 ad oggi, la presenza femminile nelle varie organizzazioni è salita dal 23% ad oltre il 50%.
In serata entriamo nel distretto di Sur che per oltre 110 giorni ha subito un pesante assedio che il Governo Turco fa passare per coprifuoco per ragioni di sicurezza. Attualmente circa la metà dei quartieri sono liberi, ma strettamente sorvegliati, ogni accesso è presidiato dalle forze di polizia. Impossibile scattare foto o riprendere con la telecamera i militari e i chek point che sono dislocati ogni 10 metri sulla strada principale, Gazi Caddesi e negli angoli più disparati dei vicoli. Sacchi di sabbia e teli di plastica nascondono i militari in divisa e in borghese che si muovono per le strade del distretto armati e muniti di ricetrasmittente, bloccando e perquisendo chiunque provi ad entrare a Sur. Tank e blindati ovunque, nel cuore della più grande città a maggioranza curda del sud est turco. Sur è patrimonio dell’Unesco. Il danno non è solo alle persone, ma anche ai monumenti storici, architettonici, ai luoghi di culto.
Con Kurdistan nel cuore, Nelly e Marco
p.s. siamo entrati a Sur, non ci crederete, a bordo di una elegante e pulitissima Renault, in sei, appollaiati gli uni sugli altri, senza cinture di sicurezza. Eppure non siamo stati fermati al chek-point. Due amici della nostra stessa delegazione, invece, a piedi sono stati bloccati e cacciati senza complimenti solo perché portavano nello zaino il biglietto da visita della KJA che, tra l’altro, anche noi custodivamo gelosamente nel nostro bagaglio.
Nata nel 2014 dopo i fatti di Shengal, per dare un aiuto concreto a 30.000 Ezidi e a più di 10.000 sfollati del Rojava. L’associazione si occupa di fornire aiuti economici che il Governo Turco non fornisce e soprattutto supporto medico e psicologico alle donne, ai bambini e a chiunque abbia bisogno.
I loro non sono campi profughi ma “common living”, i rifugiati non sono abbandonati a se stessi ma seguiti nelle loro necessità quotidiane.
Dall’inizio dei coprifuochi nelle varie città l’associazione cerca di garantire assistenza sanitaria a chi ha bisogno perché gli ospedali non sono autorizzati a prestare l’adeguato soccorso, per gli interventi più semplici come per le operazioni più difficili.
A venti minuti da Amed andiamo al campo profughi degli Ezidi fuggiti nell’agosto del 2014 dopo la dura repressione di Daesh. Arrivati in circa 7000, oggi sono 1200 senza prospettiva. Sono assistiti dalla municipalità di Amed per quanto possibile con il sostegno di medici, infermieri e insegnanti volontari.
Ritornati ad Amed abbiamo incontrato Ayse Gokkan, responsabile dei rapporti diplomatici per il Congresso delle donne libere (Kja). Ci spiega che l’autonomia democratica passa innanzitutto per il riconoscimento della parità di genere, su tre livelli: famiglia, società e stato.
“Tutto è partito dalla lotta delle donne guerrigliere – spiega Ayse – il nostro simbolo è Sakine Canzis”. Tutte le organizzazioni femminili fanno capo alla Kja. Le parole d’ordine sono autonomia e autodifesa armata e non armata, a tutti i livelli da quello fisico a quello psicologico, e la più grande risorsa è la solidarietà tra le donne stesse perché non rimangano sole all’interno della famiglia, della società e della nazione. Kja ha stipulato un protocollo d’intesa con tutte le istituzioni e organizzazioni politiche a tutela dei diritti delle donne, stabilendo, in ognuna di esse, una co-leadership uomo donna. Nelle municipalità curde per esempio ci sono i co-sindaci che, seppure non riconosciuti dalla legge turca, sono fortemente voluti e riconosciuti dalle donne e dal popolo curdo. Dal 2003 ad oggi, la presenza femminile nelle varie organizzazioni è salita dal 23% ad oltre il 50%.
In serata entriamo nel distretto di Sur che per oltre 110 giorni ha subito un pesante assedio che il Governo Turco fa passare per coprifuoco per ragioni di sicurezza. Attualmente circa la metà dei quartieri sono liberi, ma strettamente sorvegliati, ogni accesso è presidiato dalle forze di polizia. Impossibile scattare foto o riprendere con la telecamera i militari e i chek point che sono dislocati ogni 10 metri sulla strada principale, Gazi Caddesi e negli angoli più disparati dei vicoli. Sacchi di sabbia e teli di plastica nascondono i militari in divisa e in borghese che si muovono per le strade del distretto armati e muniti di ricetrasmittente, bloccando e perquisendo chiunque provi ad entrare a Sur. Tank e blindati ovunque, nel cuore della più grande città a maggioranza curda del sud est turco. Sur è patrimonio dell’Unesco. Il danno non è solo alle persone, ma anche ai monumenti storici, architettonici, ai luoghi di culto.
Con Kurdistan nel cuore, Nelly e Marco
p.s. siamo entrati a Sur, non ci crederete, a bordo di una elegante e pulitissima Renault, in sei, appollaiati gli uni sugli altri, senza cinture di sicurezza. Eppure non siamo stati fermati al chek-point. Due amici della nostra stessa delegazione, invece, a piedi sono stati bloccati e cacciati senza complimenti solo perché portavano nello zaino il biglietto da visita della KJA che, tra l’altro, anche noi custodivamo gelosamente nel nostro bagaglio.
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