Lo scrittore persiano Firdusi nel poema "Il libro dei re narra di un tiranno, Dahok ,che aveva sulle spalle due mostruose escrescenze, due serpenti, che dovevano essere alimentati ogni giorno con il cervello di due giovani. Il primo a ribellarsi a quell'orrendo tributo fu un semplice fabbro, Kawa. Kawa riuscì a farsi ricevere dal sovrano dinnanzi all'assemblea dei grandi e gridò: «Sono Kawa, sire. Chiedo giustizia e me la devi accordare... E' da tempo che eserciti su di me la tirannia, più volte mi affondasti il pugnale nel petto. Se non avevi la volontà di opprimermi, perché hai levato la mano sui miei figli? Ne possedevo diciassette, ora non me ne resta che uno. Rendimi quest'unico figlio Il tiranno, turbato da segni premonitori di sciagura, ordinò che al fabbro fosse restituito l'ultimo figlio, poi chiese a Kawa di sottoscrivere una dichiarazione, stesa dai suoi dignitari, che proclamava la dignità e la giustizia del sovrano. Kawa lesse quella falsa dichiarazione, la strappò, la calpestò e usci dalla reggia con il figlio. Percorse le strade della città chiamando a raccolta la folla contro l'ingiustizia.... Dal tempio del fuoco si levò un grido: "Non tollereremo che Dahok resti sul trono, l'empio dalle spalle coronate di serpenti". Soldati e cittadini si presentarono uniti al combattimento e la loro massa sembrava una montagna. Dalla città splendente si innalzò una polvere che oscurò il sole». Così Dahok venne sconfitto per sempre.
La storia nazionale e il calendario, per i kurdi, hanno origine dalla rivoluzione popolare guidata dal fabbro Kawa e iniziano il 21 marzo dei 612 a.C. E', questo, l'anno della caduta di Ninive, la capitale del potere assiro, simbolicamente rappresentato nel tiranno serpentiforme Dahok, il cui regno durò mille anni. Kawa apparteneva al “ popolo delle montagne “come viene definita la catena dei monti del Kurdistan in una iscrizione assira.Esse offrivano rifugio contro la barbarie dei conquistatori e rendevano difficile e a volte impossibile la penetrazione delle armate assire; già allora quei montanari avevano sviluppato le tecniche di guerriglia descritte da Senofonte nella sua Anabasi, tecniche di resistenza fondate sulla perfetta conoscenza di un territorio aspro e impervio che si sono perpetuate nei secoli; la lotta di un popolo contro le invasioni si può considerare una delle particolarità della cultura dei kurdi per i quali il capodanno iranico, Newroz, è la festa nazionale della liberazione, celebrata ovunque nel mondo in ricordo dell'impresa di Kawa: il fabbro aveva trasmesso la notizia a tutto il paese con grandi falò accesi di vetta in vetta.
L'accendere i falò prima dell'alba dell'equinozio di primavera è una tradizione del mondo agricolo indo europeo che si perde nella notte dei tempi; questa usanza ben si conciliò, più tardi, con la religione che, attraverso il profeta Zardasht (Zarathustra) pacificamente si diffuse tra i popoli iranici: i primi a credere in un unico Dio, Ahura Mazda, il buono, onorato con il fuoco perenne. In una folgorante sintesi culturale, nel mito di Kawa e nel significato del capodanno kurdo si fondono i falò della primavera, la sacra fiamma del mazdeismo e il fuoco della libertà.
(Laura Schrader, "Il diritto di esistere.Storie di Kurdi e Turchi insieme per la libertà"Torino, Edizioni Gruppo Abele, 1999 )
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