Siamo kurdi. Siamo 
stati costretti all'esilio. Ringraziamo l'Italia che ci ha riconosciuto come 
rifugiati politici. Chiediamo allora al paese che ci ospita di essere coerente 
con questa scelta e di chiedere al Primo Ministro turco Erdoğan, presente oggi 
in Italia per un vertice con il Governo Monti, di cambiare radicalmente la sua 
politica di repressione dei diritti che ci costringe all'esilio. Noi amiamo la 
nostra terra. Non vorremmo essere costretti a lasciarla. Ma le politiche del 
Governo turco ci impediscono di parlare nella nostra lingua, di decidere per noi 
stessi, incarcerando i nostri politici liberamente scelti, non rispettando la 
libertà di stampa con quasi 100 giornalisti in carcere, uccidendo i nostri figli 
come avvenuto a Roboski lo scorso 28 dicembre, dove 34 civili kurdi fra cui 17 
minori hanno trovato la morte sotto le bombe dell'aviazione turca, reprimendo 
ogni spazio di libero dissenso con migliaia di studenti, sindacalisti, avvocati 
difensori dei diritti umani, bambini in prigione. 
Solo pochi mesi fa 
il Parlamento italiano ha ascoltato in audizione presso il Comitato diritti 
umani della Camera l'onorevole turco del Partito della Pace e della Democrazia 
Ertuğrul Kurkçu, prendendo atto della situazione che da allora è peggiorata: 
l'associazione turca per i diritti umani (İHD) nel suo ultimo rapporto 
pubblicato solo tre settimane fa, riporta dati preoccupanti: 12.685 arresti, 
3.252 casi di tortura e maltrattamenti nel 2011, 2.309 minori attualmente 
detenuti e soggetti a violenze e abusi in carcere. 
Noi non siamo 
contro il fatto che la Turchia entri a far parte dell'Unione Europea o che 
stringa accordi commerciali con i paesi dell'Europa: ma per fare questo occorre 
che prima rispetti i diritti umani e politici di una larga parte della sua 
popolazione, in particolare quella kurda ma anche le altre minoranze etniche e 
religiose, altrimenti non potrà mai definirsi una democrazia! 
Chiediamo al 
Parlamento e al Governo italiano di vincolare accordi e partenariati commerciali 
al rispetto dei diritti umani e all'avvio di un negoziato con tutte le parti in 
conflitto per raggiungere finalmente una pace duratura e uno statuto per la 
popolazione kurda in Turchia. 
presidio 8 maggio 2012 
piazza della Rotonda 
(Pantheon)
dalle 10.00 alle14.00
 
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