domenica 12 maggio 2013

Turchia, il Pkk si ritira in Iraq : Duemila guerriglieri in viaggio

I posti di blocco alla frontiera resi permeabili agli uomini che hanno combattuto per l’indipendenza dei curdi. Promesso oltre confine l’inserimento nella società
marta ottaviani
La Turchia da oggi inizia a sperare, tenendo nello stesso momento il fiato sospeso. Dalla mezzanotte le prime cellule del Pkk, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, hanno iniziato a lasciare il suolo della Mezzaluna, in quello che dovrebbe essere il primo passo verso la fine della lotta armata. Sono circa 2000 i guerriglieri che nei prossimi 3-4 mesi passeranno la frontiera, riparando in Nord Iraq, dove si trovano i campi più importanti del Pkk e dove il presidente della Regione Autonoma Curda, Massoud Barzani, di concerto con il governo di Ankara, è pronto ad accoglierli, offrendo loro una nuova vita e possibilità di inserimento nella società.  
Stando a quanto riporta il quotidiano filogovernativo Sabah, nelle ultime ore sono arrivati nel sud est del Paese medici che parlano in curdo, i posti di blocco sulla frontiera sono stati allentati e i guardiani del villaggio, gente di etnia curda, incaricata dallo stato turco di controllare il territorio, sta lentamente vedendo diminuiti i loro margini di azione. Il quotidiano Milliyet scrive che il ritiro è già iniziato da 48 ore ma non sarebbe stato detto nulla per limitare al massimo gli incidenti e i rischi. I primi a muoversi sarebbero stati i 40 militanti che stazionavano sul Mar Nero, uno dei luoghi meno congeniali all’organizzazione separatista, vista la forte componente nazionalista della regione. Per agevolare le operazioni, il governo avrebbe anche disattivato i droni puntati sul confine con il Nord Iraq. L’agenzia Firat news, vicina al Pkk, parla di ritiro pianificato e ordinato. 

Il processo ha preso avvio ufficialmente lo scorso 21 marzo, quando in occasione del Nevruz, il capodanno curdo, Abdullah Ocalan, fondatore del Pkk e detenuto sull’isola di Imrali, aveva chiesto all’organizzazione di abbandonare la lotta armata e ritirarsi. L’appello è arrivato dopo tre mesi di negoziati con il governo turco, dove “Apo” sta agendo da mediatore e il cui punto principale sarebbe la fine della lotta armata in cambio dei riconoscimenti costituzionali che la minoranza attende da decenni. 
Per cantare vittoria, è decisamente troppo presto. Il Bdp il partito curdo in parlamento, ha accusato il governo islamico-moderato guidato da Recep Tayyip Erdogan di aver compiuto alcune operazioni militari nei giorni scorsi che rischiano di minare l’intero processo. Dall’altra parte il premier Erdogan ha criticato le modalità con le quali l’organizzazione sta gestendo il ritiro dalla Turchia, in particolare l’annuncio della data ufficiale di inizio delle operazioni. “L’annuncio della data – ha detto Erdogan ieri durante il discorso al suo gruppo parlamentare – è sbagliato. Voglio dire, se tu hai intenzione di fare una cosa, non c’è bisogno di annunciare la data precisa. Il punto principale è deporre le armi e andarsene”. Il primo ministro si riferiva alla conferenza organizzata dal Pkk lo scorso 25 aprile e che ha polarizzato tutta l’attenzione del processo sull’organizzazione e non sugli sforzi del premier. 

Il Partito curdo è preoccupato e teme operazioni militari contro i guerriglieri sulla strada del ritiro. “Considereremo il governo responsabile di ogni operazione militare” ha detto Gultan Kisanak, co-segretario del Bdp.  
La situazione interna del Paese non è certo più tranquilla. Gruppi di nazionalisti rappresentano una minaccia costante per la sicurezza interna, soprattutto nel sud-est del Paese, dove la minoranza curda è più numerosa. I sondaggi mostrano l’Akp, il Partito islamico-moderato per la Giustizia e lo Sviluppo guidato da Erdogan, in calo sensibile dei consensi proprio a causa della trattativa.  
C’è poi il problema, enorme, della nuova costituzione. L’opposizione laica e quella nazionalista hanno abbandonato i lavori in segno di protesta nei confronti della trattativa e contrari al progetto di riforma presidenzialista di Erdogan, che l’anno prossimo ambisce a diventare capo dello Stato con super poteri. Il premier è in un momento di difficoltà e rischia di vedere sfumare i suoi sogni di gloria. Proprio ieri i giornali riportano le dichiarazioni di Abdullah Gul attuale Capo di Stato, sempre più in rotta di collisione con il primo ministro e suo possibile avversario alle prossime presidenziali, che si rammaricava per il nulla di fatto a cui sono arrivati i lavori sulla bozza fino a questo momento. Un messaggio chiaro per Erdogan: la trattativa con i curdi, che doveva rappresentare il suo capolavoro politico, rischia di ritorcersi contro. E il premier, in previsione delle elezioni politiche, presidenziali e amministrative ha assolutamente bisogno di tornare con gli indici di popolarità ai massimi livelli. 

Fonte: la Stampa ,08/05/2013

 

venerdì 29 marzo 2013

Continua la criminalizzazione dei Kurdi in Europa

Yılmaz Orkan, vice-Presidente del KON-KURD (Confederazione delle Associazioni Kurde in Europa) e membro del KNK (Congresso Nazionale Kurdo) è stato arrestato questa mattina in Belgio, all’aereoporto di Bruxelles, dove si accingeva a salire a bordo di un volo per Tunisi. Orkan era diretto in Tunisia per partecipare al World Social Forum ma è stato fermato in base ad un mandato emesso dalla Spagna, in relazione all’ultima operazione politica contro i Kurdi che ha portato all’arresto di 6 di loro in Spagna e 17 in Francia lo scorso 6 Febbraio.
Condanniamo con forza l’ennesima azione di criminalizzazione dei Kurdi in Europa, che ha preso di mira ancora una volta un rappresentante politico, membro del KNK, dopo quanto accaduto ad Adem Uzun lo scorso Ottobre.
Chiediamo alle autorità belghe l’immediato rilascio di Yılmaz Orkan.

UIKI Onlus - 26 Marzo 2013

martedì 26 marzo 2013

Dichiarazione di Ocalan al Newroz

Saluto il Newroz di libertà degli oppressi.
Saluto il popolo del Medio Oriente e dell'€™Asia Centrale che celebra questo giorno di risveglio, rinascita e rigenerazione del Newroz con straordinaria partecipazione e unità.
Saluto tutti i popoli che celebrano il Newroz, questo giorno luminoso che marca il punto di svolta di una nuova era, con grande entusiasmo e tolleranza democratica.
Saluto tutti coloro che percorrono il lungo percorso per i diritti democratici, la libertà  e l'€™uguaglianza
Saluto uno fra i popoli più antichi delle terre sacre di Mesopotamia e Anatolia, dove sono nate l'agricoltura e le prime civilizzazioni, ai piedi dei Monti Tauros e Zagros fino alle rive dei fiumi Eufrate e Tigri. Saluto il popolo curdo.
I curdi hanno contribuito a questa civiltà  millenaria in amicizia e accordo con le diverse razze, religioni, fedi e€“ noi tutti l'abbiamo costruita insieme. Per i curdi le acque del Tigri e dell'€™Eufrate sono sorelle delle acque di Sakarya [fiume che scorre nella regione di Marmara, in Turchia] e Maritsa [fiume che scorre fra Bulgaria, Turchia e Grecia, chiamato anche Evros]. I monti Ararat e Cudi sono amici dei monti Kaìkars [catena montuosa che si erge sul Mar Nero] e Erciyes [vulcano localizzato nella regione della Cappadocia]. Govend e delilo [balli curdi], sono nella stessa famiglia di Horon [danza del Mar Nero] e Zeybek [danza dell'Egeo].
Queste grandi civiltà , queste comunità  che sono coesistite sempre, sono state più di recente messe in competizione tra loro da pressioni politiche, interventi esterni e interessi particolaristici. Con il risultato di aver costruito sistemi che non si basano sui diritti, l’uguaglianza e la libertà .
Negli ultimi duecento anni le conquiste militari, gli interventi imperialisti occidentali, così come la repressione e le politiche di rifiuto hanno provato a sottomettere le comunità  arabe, turche, persiane e curde al potere degli stati nazionali, ai loro confini immaginari e ai loro problemi artificiali.
L’era dei regimi di sfruttamento, repressione e negazione è finita. I popoli del Medio Oriente e quelli dell’Asia centrale si stanno risvegliando. Stanno tornando alle loro radici. Chiedono di fermare le guerre e i conflitti intestini.
Con il fuoco del Newroz nel cuore, migliaia, milioni di persone si riversano nelle piazze per chiedere la pace, la libertà  e la ricerca di una soluzione.
Questa lotta, che è cominciata come la mia ribellione individuale contro l’ignoranza, la disperazione e la schiavitù in cui ero nato, ha provato a creare una nuova coscienza, una nuova comprensione e un nuovo spirito. Oggi vedo che i nostri sforzi hanno raggiunto un nuovo livello.
La nostra lotta non è stata e non potrà  mai essere contro una determinata razza, religione, setta o gruppo. La nostra lotta è contro la repressione, l'€™ignoranza e l'€™ingiustizia, contro il sottosviluppo imposto e contro ogni forma di oppressione.
Oggi ci stiamo risvegliando verso una nuova Turchia e un nuovo Medio Oriente.
Ai giovani che hanno accolto il mio invito, alle donne che hanno dato ascolto alla mia chiamata, agli amici che hanno accolto il mio discorso e a tutte le persone che possono sentire la mia voce:
Oggi comincia una nuova era.
Il periodo della lotta armata sta finendo, e si apre la porta alla politica democratica. Stiamo iniziando un processo incentrato sugli aspetti politici, sociali ed economici; cresce la comprensione basata sui diritti democratici, la libertà  e l'€™uguaglianza.
Abbiamo sacrificato gran parte della nostra vita per il popolo curdo, abbiamo pagato un prezzo molto alto. Nessuno di questi sacrifici, nessuna delle nostre lotte, è stato vano. Grazie a questo, il popolo curdo ha conquistato ancora una volta la propria identità  e le proprie radici.
Siamo ora giunti al punto in cui "le armi devono tacere e lasciare che parlino le idee e la politica"€. Il paradigma modernista che ci ha ignorato, escluso e negato è stato raso al suolo. Che si tratti del sangue di un turco, un curdo, un circasso o un laz è il sangue versato scorre da ogni essere umano e dal ventre di questa terra.
Davanti ai milioni di persone che ascoltano la mia chiamata, io dico che una nuova era ha inizio, un'€™era in cui la politica prevarrà  sulle armi. E'€™ tempo di ritirare le nostre forze armate al di fuori dei confini.
Credo che tutti coloro che credono in questa lotta e hanno fiducia in me si rendano conto dei possibili pericoli insiti nel processo.
Questa non è la fine, ma un nuovo inizio. Non si tratta di abbandonare la lotta, ma di cominciarne una nuova e diversa.
La creazione di aree geografiche "€œpure"€ basate sull'€™etnicità  e mono-nazionali è una fabbricazione disumana della modernità  che nega le nostre radici e le nostre origini.
Una grande responsabilità  ricade su tutti noi per costruire un paese giusto, libero e democratico di tutti i popoli e le culture, che si addica alla storia del Kurdistan e dell'€™Anatolia. In questa occasione del Newroz invito gli armeni, i turcomanni, gli assiri, gli arabi e tutti gli altri popoli così come i curdi a rispettare la fiamma della libertà  e dell'€™uguaglianza 耓 il fuoco che si accende qui oggi “ e abbracciarla come propria.
Al rispettabile popolo della Turchia;
Il popolo turco che vive in quella che viene chiamata oggi Turchia 耓 l'€™antica Anatolia – dovrebbe riconoscere che la millenaria vita in comune con i curdi, sotto la bandiera dell'€™Islàm, si basa su principi di amicizia e di solidarietà . Tra le regole dell’amicizia non ci dovrebbe essere spazio per la conquista, la negazione, il rifiuto, l’assimilazione forzata, l’annientamento.
Le politiche repressive, assimilazioniste e di annichilimento del secolo scorso, basate sulla modernità capitalistica, rappresentano gli sforzi di una classe dirigente per negare una lunga storia di amicizia. Non rappresentano la volontà  del popolo. E'€™ ormai chiaro che questo giogo tirannico contraddice sia la storia sia le regole dell'€™amicizia. Per lasciare alle spalle quel passato deplorevole, invito le due principali forze del Medio Oriente a costruire una modernità  democratica che si addica alla nostra cultura e civiltà.
È giunto il tempo per le controversie, i conflitti e l’inimicizia di cedere il passo ad alleanza, unità, perdono e abbraccio reciproco.
I turchi e curdi che sono caduti come martiri insieme a Çanakkale [battaglia della prima guerra mondiale avvenuta nel 1915, nota anche come battaglia di Gallipoli o dei Dardanelli] sono passati insieme anche attraverso la guerra di indipendenza, e insieme hanno aperto il parlamento del 1920.
Il nostro passato comune è una realtà  che ci impone di creare un futuro comune. Oggi lo spirito sul quale è stata fondata l'€™Assemblea turca ci apre la via per la nuova era.
Faccio appello a tutti i rappresentanti delle società , delle culture e dei popoli oppressi, e soprattutto alle donne, la più oppressa fra le classi; ai gruppi religiosi e alle culture marginalizzate e escluse; alla classe operaia e tutte le classi subordinate, a tutti coloro che sono stati esclusi dal sistema a prendere il proprio giusto posto nella modernità  democratica e ad acquisirne la mentalità .
Il Medio Oriente e l'€™Asia centrale sono alla ricerca di una modernità  contemporanea e di un ordinamento democratico che si addica alla loro storia. Un nuovo modello in cui tutti possano convivere pacificamente e amichevolmente è diventato un bisogno oggettivo come il bisogno di pane e acqua. Inevitabilmente, ancora una volta, la geografia e la cultura di Anatolia e Mesopotamia ci sono di guida per costruire un tale modello.
Stiamo vivendo una versione più attuale, più complicata e più intensa della Guerra d'€™Indipendenza che si è sviluppata nel quadro del Patto Nazionale [del 1920].
Nonostante tutti gli errori, gli ostacoli e i fallimenti degli ultimi novant’anni, ancora una volta stiamo cercando di costruire un modello di società  con tutti i popoli, le classi e le culture che sono state vittime e hanno sofferto a causa di terribili disastri. Chiedo a tutti voi di fare passi in avanti e contribuire al raggiungimento di un’organizzazione sociale egualitaria, libera e democratica.
Invito curdi, turcomanni, assiri e arabi che sono stati separati nonostante il Patto Nazionale, e sono stati attualmente condannati a convivere con gravi problemi e in conflitto tra loro all'€™interno delle repubbliche siriana e araba irachena, ad avviare discussioni, e a riconsiderare e a prendere nuove decisioni sulla loro realtà  presente in un "€œConferenza Nazionale di Solidarietà  e di Pace"€.
L'ampiezza e la completezza del concetto di "€œNOI"€ ha un posto importante nella storia di questa terra. Ma nelle mani di ristrette Elites dominanti, il "€œNOI" è stata ridotto a "€œUNO". E' €˜il momento di dare al concetto di "€œNOI"€ il suo spirito originario e di metterlo in pratica.
Dobbiamo unirci contro chi ci vuole dividere e farci combattere l’uno contro l’altro. Dobbiamo unirci contro coloro che vogliono separarci.
Coloro che non riescono a comprendere lo spirito dei tempi finiranno nella pattumiera della storia. Coloro che resistono alla corrente cadranno nell'€™abisso.
I popoli della regione sono testimoni di una nuova alba. I popoli del Medio Oriente sono stanchi di inimicizia, conflitti e guerra. Vogliono rinascere dalle proprie radici e di stare in piedi fianco a fianco.
Il Newroz è un faro per tutti noi.
Le verità  nei messaggi di Mosè, Gesù e Mohammad vengono rivitalizzate oggi secondo le nuove tendenze. Le persone stanno cercando di recuperare ciò che hanno perso.
Non neghiamo i valori della contemporanea civiltà  dell'€™Occidente nel suo complesso. Raccogliamo infatti i valori dell’Illuminismo, l’uguaglianza, la libertà  e la democrazia, e per attuarli ne facciamo una sintesi  con i nostri valori esistenziali e i nostri modi di vita.
La base della nuova lotta sono i pensieri, l’ideologia e le politiche democratiche, e l'€™essere in grado di avviare un grande balzo in avanti democratico.
Saluto tutti coloro che hanno contribuito a questo processo e lo hanno rafforzato, e a tutti coloro che hanno sostenuto la soluzione pacifica e democratica!
Saluto tutti coloro che si assumono la responsabilità per l'uguaglianza, la fratellanza dei popoli e la libertà  democratica!
Viva il Newroz, viva l'€™amicizia fra i popoli!
Prigione di Imralì, 21 Marzo 2013
Abdullah O–calan
[Traduzione dal turco: Iniziativa internazionale "Libertà  per Abdullah O–calan - Pace in Kurdistan"; traduzione in italiano a cura della redazione di www.retekurdistan.it]

sabato 23 marzo 2013

Report dal Kurdistan - 3^ giorno della delegazione

21 Marzo 2013 
Un Newroz storico 
Come prima impressione, vorremmo rimarcare l'ottima gestione del BDP (Partito della democrazia e della pace, filo kurdo) dell'evento cui hanno partecipato più di un milione di persone. Siamo stati accompagnati all'enorme spianata dove si svolge il Newroz con un autobus dell'organizzazione, ci sono stati consegnati i pass nominali pre-compilati ed abbiamo potuto accedere alla tribuna degli ospiti e delle autorità, insieme ad altre delegazioni internazionali. 
Il servizio di traduzione simultanea ci ha permesso di seguire i vari interventi che si sono succeduti in alternanza a musica dal vivo. L'apice è giunto alla lettura del messaggio del presidente Ocalan da parte di due parlamentari del BDP (Sirri Suheya, Pelin Buldan) prima in kurdo e poi in turco. In una piazza silenziosa e attenta abbiamo seguito il momento storico con grande emozione. 
Dopo i saluti e auguri iniziali, il Presidente ha dettato le parole chiave di quello che può essere l'inizio di un cambiamento epocale: "Abbiamo pagato prezzi pesanti ma ora è il momento di lasciare le armi e di alzare la dialettica. Non si tratta di abbandonare la lotta, è una nuova lotta. E' un nuovo modello, sistema, un nuovo ordine, una nuova lotta fatta di opinioni, ideologia, esperienza democratica". 
Il messaggio di pace che viene offerto è: ritiro dei guerriglieri fuori dai confini turchi, nel kurdistan iracheno e completo abbandono della lotta armata. Come è stato sottolineato da diversi deputati, questa offerta di pace non può avere corso se non ci saranno reali contropartite da parte del governo Turco in maniera chiara, importante, responsabile. Il capo militare del PKK Karaylan ha già confermato che sarà recepito l'invito del Presidente di ritirarsi, in attesa di indicazioni che si spera nasceranno da questo nuovo processo di pace.
Solo i prossimi mesi ci faranno capire la volontà turca di ottenere un pace duratura e definitiva, coerentemente alla richiesta principale espressa dallo slogan di questo Newroz 2013: "Ocalan libero, status per i kurdi". Il giorno precedente al Newroz abbiamo visitato la sede di Urfa dell'associazione ISAN HAKLANI DERNEGI, che lavora nell'ambito della difesa dei diritti umani dal 1986. Il presidente dell'IHD di Urfa (7 mesi di carcere sulle spalle) ci ha illustrato la situazione generale rispetto alle violazioni dei diritti umani e sulla situazione carceraria in Turchia e nella zona di Urfa. 
Negli ultimi 3 anni sono 100.000 le persone inquisite in Turchia per sospetta vicinanza al PKK (processo KCK), 10.000 di queste sono ancora in carcere. Dal 1994 sono 7.500 gli scomparsi di cui 300 ad Urfa. Numerose fosse comuni sono state trovate anche in questa zona ma l'identificazione viene eseguita dalle autorità che ostacolano l'accertamento dell'identità. Attualmente ci sono 250 persone di Urfa in prigione di cui 50 donne. L'anno scorso 30 detenuti si son dati fuoco per protesta nel carcere di Urfa e sono morti in quanto non vi è stato alcun intervento da parte dei secondini che son rimasti a guardare. 
In generale le proteste collettive non hanno sortito alcun effetto. Le carceri sono sovraffollate: in celle che possono ospitare dalle 4 alle 6 persone vengono stipati fino a 20 detenuti. Un ulteriore problema è l'accesso alle cure mediche che vengono erogate in maniera tardiva ed inadeguata, anche in casi di estrema urgenza. Il presidente dell'IHD ci ha inoltre spiegato che il governo esercita il suo controllo anche sull'università, favorendo gli studenti che fanno attività politica gradita, e ostacolando in diversi modi coloro che esprimono dissenso. Giungono a fare pressioni alle famiglie con figli attivisti: telefonano persino a casa delle famiglie. Un altro problema nella zona è la questione femminile: in un contesto fortemente patriarcale sono ancora molti i delitti d'onore tollerati e frequenti i matrimoni combinati anche con minorenni. Nella zona la disoccupazione inoltre raggiunge il 40%.

mercoledì 20 marzo 2013

Intervista ad Antonio Olivieri

E' presente su YouTube un'intervista ad Antonio Olivieri, presidente dell'Associazione "Verso il Kurdistan" e respinto pochi giorni fa alla forntiera turca presso l'aeroporto di Istanbul. Antonio racconta la sua recente esperienza culminata con il respingimento e spiega il perchè dell'impegno della sua associazione in Kurdistan e il perchè della presenza di tante delegazioni di osservatori europei in Kurdistan turco.  

Report dal Kurdistan: 2^ giorno della Delegazione

19 Marzo, Urfa
Decine di migliaia di persone hanno affollato la spianata del Newroz di Urfa. Siamo entrati dopo le solite perquisizioni che la polizia impone a ogni persona che voglia accedere nel perimetro recintato da filo spinato che delimita la zona dedicata ai festeggiamenti. 
Sul palco si sono alternati diversi gruppi musicali kurdi a interventi dei leader politici kurdi tra cui la co-presidente del BDP Gulten Kisanak, il deputato di Urfa İbrahim Binici, ed i fratelli del Presidente del Consiglio Esecutivo del KCK Murat Karayılan. 
La nostra delegazione è stata invitata salire sul palco. Forte è stata l'emozione per l'entusiastica risposta della folla a seguito del nostro intervento concluso con una breve poesia. 
Il momento più intenso è stato tuttavia l'incontro con Mehmet, fratello del Presidente Abdullah Ocalan. Per tutta la durata del Newroz la polizia che circondava l'intero perimetro ha continuato a fotografare e filmare, ciononostante molti partecipanti innalzavano foto del Presidente e bandiere del PKK tutti a volto scoperto rischiando torture e anni di carcere. 
Un grande striscione è stato innalzato sul palco: "Libertà per Ocalan , status per i kurdi" che rappresenta lo slogan del Newroz 2013. Verso le 16 la folla ha cominciato a defluire pacificamente mentre la polizia si teneva a distanza senza provocazioni, contrariamente a quanto avvenuto l'anno passato.


martedì 19 marzo 2013

Report dal Kurdistan: 1^ giorno della Delegazione

Urfa - 18/3/13 
La nostra delegazione di 12 italiani, singoli e appartenenti a diversi associazioni, è giunta il 17 sera ad Amed (Dyarbakyr). 
Appena arrivati abbiamo ricevuto la notizia della brutale esplusione di Antonio Olivieri, presidente della Associazione "Verso il Kurdistan". Ci ha rassicurato il sentire telefonicamente lui, l'ambasciata italiana e la Farnesina. Colpendo lui si è voluto colpire tutta la rete di solidarietà che da anni lega tutti noi al popolo kurdo. 
Il giorno seguente (oggi) siamo partiti per Ceylanpinar, cittadina a ridosso del confine siriano. Il sindaco Ismail Arslan ci ha illustrato i tanti problemi di una città che subisce direttamente gli effetti del vicino conflitto. La popolazione originaria è composta da 50.000 persone dislocate tra il centro urbano e 22 villaggi circostanti, ma attualmente sono stati accolti 20.000 profughi in un campo privo di ogni assistenza internazionale, impediti ad uscire e in pratica abbandonati a loro stessi. Altri 8.000 sono stati accolti dalle famiglie kurde di Ceylanpinar nelle loro case. 
In tutta la zona di confine sono presenti circa 300.000 profughi di cui solo 160.000 sono ufficialmente riconosciuti dal governo turco. Dalla parte siriana sono presenti circa 5.000.000 di kurdi, 300.000 dei quali sono privi di passaporto. 
All'inizio delle ostilità i kurdi erano divisi e diversi miliziani anti-Assad entravano in Siria favoriti dal governo turco fino a quando l'organizzazione delle forze popolari kurde sotto la sigla PYD è riuscita a respingerli costringendo il governo turco ad accettare un protocollo di intesa di 11 punti. Molto sospetta la data della realizzazione del campo che risulta essere stato allestito poco tempo prima dell'"insurrezione siriana". 
Il sindaco ci ha illustrato un aspetto particolarmente allarmante dell'economia locale che si basa sull'agricoltura: tutti i terreni - coltivati con tecnologie avanzate - appartengono al governo turco, che dando lavoro a una moltitudine di contadini di fatto li rende ricattabili. 
La città è rifiorita da quando nel 2004 il BDP (unico partito filo kurdo legalmente riconosciuto)ha vinto le elezioni amministrative e si è dedicato alla sistemazione delle infrastrutture fondamentali della città: strade, fognature, illuminazione. Da quella data tutte le risorse economiche sono state investite nella città mentre nelle amministrazioni precedenti tutto veniva rubato. Abbiamo trovato infatti una Ceylanpinar in ordine nonostante gli 8 giorni di bombardamenti che ha subito all'inizio del conflitto.

domenica 17 marzo 2013

Antonio Olivieri respinto alla frontiera

Comunicato Stampa:
La Turchia festeggia il Newroz, il capodanno curdo, a modo suo: Antonio Olivieri respinto alla frontiera
Sono passati solo pochi giorni da quando a un altro italiano, Francesco Marilungo, interessato alla cultura e alla lingua curda, è stato rifiutato l'ingresso in Turchia; adesso è il turno di Antonio Olivieri, un altro italiano, presidente dell'associazione Verso il Kurdistan di Alessandria e parte della Rete Kurdistan Italia, che da almeno quindici anni si reca in Kurdistan per promuovere progetti concreti di amicizia fra diverse municipalità kurde e le istituzioni e la società civile italiana.
All'arrivo all'aeroporto Atatürk di Istanbul, alle 18.45 circa di oggi, Olivieri è stato isolato dagli altri membri della delegazione italiana che si sta recando in Kurdistan per monitorare la situazione dei diritti umani; gli sono stati ritirati i documenti, è stato perquisito e lasciato senza acqua nè cibo in una stanzetta con altre sette persone sottoposte presumibilmente a controlli in frontiera. Non è stato possibile finora mettersi in contatto con l'ambasciata italiana, nè è stata data finora a Olivieri una motivazione per il suo trattenimento.
E' solo l'ultimo di una lunga serie di respingimenti di italiani che seguono pacificamente e con determinazione le vicende del popolo curdo: chiediamo al Parlamento italiano appena insediatosi di attivarsi con urgenza per verificare le condizioni del trattenimento e del respingimento in frontiera di Antonio Olivieri e di rivedere i rapporti con la Turchia, fino a quando questa violerà insieme ai diritti del popolo kurdo anche i diritti di quei cittadini europei solidali che si adoperano per la pace e la soluzione della questione kurda. 
Roma, 17.03.2013
Info e contatti: Rete Kurdistan in Italia info@retekurdistan.it

Antonio Olivieri sarà rimpatriato domani mattina 18.03.2013 alle ore 10.

martedì 12 marzo 2013

il Newroz di quest’anno è d’importanza storica

I co-Presidenti del Congresso della Società Democratica (DTK) Ahmet Türk ed Aysel Tuğluk e quelli del Partito della Pace e della Democrazia (BDP) Selahattin Demirtaş e Gültan Kışanak hanno tenuto una conferenza stampa presso la sede del DTK a Diyarbakır sulle celebrazioni del Newroz che avverranno quest’anno nel Kurdistan Settentrionale ed in Turchia.
Effettuando il primo intervento, Ahmet Türk ha affermato che il Newroz di quest’anno del 21 Marzo sarà celebrato in massa dal popolo kurdo, dalle organizzazioni non-governative, dal BDP e dal DTK. Ha sottolineato che il Newroz sarà celebrato in 42 città e 130 località centrali; il popolo kurdo esprimerà le sue richieste per la pace e la libertà del sig. Öcalan durante il Newroz, considerato quest’anno come l’inizio di un nuovo periodo e della rivolta degli oppressi.
Riferendosi alle celebrazioni ad Amed, Türk ha affermato che sono state invitate a partecipare 1950 persone, partiti ed istituzioni. Ha infine concluso il suo intervento invitando tutto il popolo kurdo a scendere in strada nelle zone in cui sarà tenuto il Newroz ed a partecipare al corteo per la libertà.
Intervenendo in seguito, Aysel Tuğluk ha affermato che il Newroz di quest’anno avrà un significato storico per il fatto di coincidere con il processo di dialogo con il leader kurdo per una soluzione democratica e pacifica della questione kurda. La Tuğluk ha sottolineato che questo processo storico condurrà alla determinazione del futuro della Turchia e del popolo kurdo: “In qualità di istituzioni e formazioni kurde democratiche, attribuiamo grande importanza al processo in corso e continueremo a dare prova di responsabilità ed a fornire il nostro contributo per garantire che questo processo possa condurre ad una soluzione, alla democrazia ed alla libertà. Questo Newroz è perció di grande importanza”.
La Tuğluk ha affermato che il popolo kurdo scenderà in strada durante il giorno del Newroz per chiedere il dialogo ed i negoziati in favore della questione kurda, la libertà per Öcalan ed uno status politico per il Kurdistan. “Continueremo a lavorare per la democrazia e per una soluzione democratica”, ha aggiunto.
Riferendosi al rapporto recentemente pubblicato dalla Sottocommissione parlamentare su Uludere che sta indagando sul massacro di Roboski, ha affermato che il DTK ed il BDP hanno richiesto il suo ritiro, sottolineando che la pace non potrà essere stabilita finchè lo Stato turco non affronterà il massacro di Roboski e le altre uccisioni di massa e finchè non farà luce sui colpevoli, li condurrà a giudizio e porgerà le sue scuse al popolo kurdo per queste tragedie.
Intervenendo in seguito, Selahattin Demirtaş ha osservato che il messaggio che Öcalan dovrebbe inviare durante il Newroz di quest’anno determinerà la strada del nuovo periodo.
Demirtaş ha sottolineato che nell’attuale processo è importante essere in grado di discutere tutti i problemi su una base democratica e politica, senza guerra, massacri e scontri.
Intervenendo alla fine, Gültan Kışanak ha invitato tutti coloro che si schierano in favore di una soluzione e di un futuro democratico a scendere in strada il giorno del Newroz per dare un contributo alla creazione della pace.
ANF Amed

giovedì 7 marzo 2013

Rapporto dell’IHD sulle carceri nella regione kurda

La sede di Diyarbakır dell’Associazione per i Diritti Umani (IHD) ha pubblicato il suo rapporto sulle violazioni dei diritti nelle carceri dell’est e del sud-est della Turchia.
Secondo il rapporto, lo scorso anno è stato registrato un totale di 3.263 violazioni nelle carceri della regione kurda.
Parlando del rapporto in conferenza stampa, l’avvocato Resul Tamur, membro della Commissione sulle Carceri dell’IHD, ha affermato che i penitenziari sono tra i luoghi in cui avvengono le principali di violazioni dei diritti in Turchia. Tamur ha criticato le autorità statali per non aver intrapreso alcun passo per prevenire le violazioni dei diritti e altri problemi nelle carceri in cui, ha sottolineato, le violazioni hanno registrato un aumento particolarmente elevato nel 2012.
Ricordando il rapporto recentemente pubblicato dall’IHD sui detenuti malati, Tamur ha affermato che ne sono presenti attualmente 306: tra loro molti sono in pericolo di vita. Ha osservato inoltre che il problema delle carceri in Turchia necessita di una soluzione e che i detenuti malati devono essere rilasciati urgentemente al fine di evitare ulteriori decessi in carcere.
Facendo riferimento alle condizioni di Abdullah Öcalan, leader del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan), Tamur ha affermato che l’isolamento è tra le violazioni più preoccupanti e che esso ha trascinato la questione kurda in un punto più difficile: “Il sig. Öcalan deve essere messo in condizione di incontrare la sua famiglia e gli avvocati in un ambiente più libero”.
Tamur ha ricordato lo sciopero della fame di 68 giorni dei prigionieri politici kurdi avvenuto l’anno scorso e ha osservato che i detenuti coinvolti nella protesta sono stati poi trasferiti in carceri lontane dalle loro città di origine e dalle loro famiglie.
Ha concluso la sua dichiarazione invitando tutte le parti ad adempiere alle proprie responsabilità per la tutela dei diritti umani nelle carceri e ad adottare una posizione contro le ingiustizie sofferte dai detenuti.
Qui di seguito un elenco dei dati statistici sulle violazioni dei diritti registrati nelle carceri della regione kurda nel 2012:
* Morti o lesioni: 26 morti, 65 feriti
* Casi di tortura: 186
* Casi di trasferimento: 1303
* Violazioni del diritto alla salute: 239
* Casi di divieto di visite familiari: 25
* Casi di isolamento: 28
* Casi di divieto del diritto di comunicazione: 319
* Violazioni durante lo sciopero della fame di massa: 15
* Altre violazioni e denunce dalle carceri: 32
* Totale: 3.263 violazioni di diritti
Fonte : ANF Amed

venerdì 1 marzo 2013

BDP: Stiamo affrontando una fase storica

L’ufficio centrale del Partito della Pace e delle Democrazia (BDP) ha pubblicato oggi un comunicato sugli esiti dell’incontro di ieri del Comitato Esecutivo Centrale.
 Il BDP ha affermato che l’incontro si è concentrato sulla recente visita ad Abdullah Öcalan, il leader incarcerato del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), sul clima politico attuale in Turchia e sulle iniziative per l’8 Marzo ed il Newroz. 
Il BDP ha valutato il recente processo di colloqui lanciato da Öcalan come un passo storico ed ha aggiunto: “I colloqui che il sig. Öcalan sta intrattenendo con le autorità statali negli ultimi cinque mesi, il suo incontro con la delegazione del BDP e le lettere che ha inviato al nostro partito, al KCK (Unione delle Comunità Kurde) ed alle unità in Europa sono fatti di importanza storica”. 
Ha sottolineato che, dalla fondazione della Repubblica, lo stato turco sta per la prima volta effettuando un dialogo veramente ampio con un leader kurdo ed ha osservato che la Turchia sta attraversando questo significativo processo grazie al leader del popolo kurdo Abdullah Öcalan, che sta effettuando una lotta non comune per la libertà sotto regime di isolamento. 
Il BDP ha rimarcato che la lotta combattuta dal popolo kurdo per la libertà di Öcalan e la resistenza dimostrata tramite lo sciopero della fame hanno permesso il riconoscimento di Öcalan come interlocutore per una soluzione della questione kurda. 
Il BDP ha ammonito però che il cosiddetto “processo di Imralı” non significa una soluzione ma esclusivamente un inizio della strada verso la soluzione: “E’ un compito impegnativo e rischioso avanzare in questo processo ed assicurare una repubblica democratica dove possiamo auto-governarci ed ottenere uno status”. 
Inoltre ha sottolineato che il partito continuerà anche a lottare contro le politiche anti-democratiche del Governo AKP: “Senza una vera democrazia ed una repubblica democratica, richiesta non solo dai Kurdi ma anche da tutte le altre popolazioni e da tutti gli oppressi, non può essere assicurata una soluzione della questione kurda. Il processo corrente richiede perciò una lotta da parte di tutte le potenze che si schierano con la democrazia”. Il BDP ha osservato che esiste un’urgente necessità di una costituzione democratica, che dovrebbe rigettare la centralizzazione e l’egemonia, garantire l’uguaglianza, i diritti sociali di tutte le popolazioni e la libertà di religione e rafforzare l’auto-governo; è stato aggiunto che il partito continuerà anche a dimostrare la sua solidarietà al Rojava Kurdistan. 
ANF Ankara

Newroz 2013

PARTITO DELLA PACE E DELLA DEMOCRAZIA
  29 Gennaio 2013
Cari amici,
la festa nazionale del popolo kurdo, il Newroz, verrà celebrata nelle città del Kurdistan durante la terza settimana del mese di Marzo, come d’abitudine. Le celebrazioni saranno organizzate dal Partito della Pace e della Democrazia (Barış ve Demokrasi Partisi o BDP) e si estenderanno nel corso di una settimana, tra il 18 ed il 24 Marzo. Milioni di Kurdi si riuniranno nelle piazze del Kurdistan e della Turchia per esprimere le loro idee e la loro volontà politica.
I rappresentanti politici della popolazione effettueranno i loro interventi ed invieranno le richieste del popolo all’opinione pubblica internazionale.
Il messaggio delle celebrazioni del Newroz 2013 si focalizzerà sui colloqui, da poco ripresi, tra le autorità turche ed il sig. Ocalan, il quale auspica una soluzione negoziata e pacifica al conflitto in corso e alla questione kurda.
E’ chiaro il fatto che il Medio Oriente e la Turchia stanno attraversando una fase di transizione. Questo processo è un’opportunità per apportare la democrazia e la pace nella regione. In particolare la popolazione kurda che vive in Iran, Iraq, Siria e Turchia sta ancora resistendo contro regimi totalitari. Specialmente la situazione in Siria evidenzia l’importanza della popolazione kurda nella regione. Le celebrazioni del Newroz 2013 saluteranno quindi la resistenza kurda ed anche i risultati raggiunti in questo paese.
Il Partito della Pace e della Democrazia sarà onorato di avervi tra i partecipanti alle celebrazioni del Newroz in Kurdistan, che si svolgeranno dal 18 al 24 Marzo.
In questo caso, predisporremo per voi un programma ed organizzeremo alcuni incontri; prenoteremo inoltre un posto in tribuna per far in modo che possiate monitorare la celebrazione nella/e città in cui volete recarvi. Purtroppo, a causa delle limitate possibilità economiche, non possiamo provvedere alle spese del vostro volo ed alloggio.
Saluti fraterni,
Gültan Kışanak                                             Selahattin Demirtaş
Co-presidente del BDP Co-presidente del BDP

Celebrata la Giornata Internazionale della Lingua Madre

Migliaia di persone sono scese ieri in strada per ricordare la Giornata Internazionale della Lingua Madre, celebrata in tutta la Turchia con fiaccolate, conferenze stampa e concerti guidati dal KURDÎ-DER (Associazione per la Ricerca e lo Sviluppo della Lingua Kurda) e dall’Eğitim Sen.
Le persone hanno espresso le loro richieste in favore del riconoscimento del diritto alla lingua madre, esibendo striscioni scritti in tutte le lingue delle popolazioni che vivono in Turchia. “La lingua madre è la porta del cuore” è stato lo slogan più sottolineato nelle iniziative di tutto il paese.
Istanbul, Ankara, Diyarbakır, Van, Adıyaman ed Ağrı sono stati i centri principali delle attività, a cui hanno partecipato anche i membri del Partito della Pace e della Democrazia (BDP) e numerose associazioni quali l’Associazione per i Diritti Umani (IHD), KESK, TTB, SES, MEYA-DER, DİSK, MADAY-DER, TUYAD-DER.
Pubblicando un comunicato stampa sulla Giornata Internazionale della Lingua Madre, il BDP ha affermato che, dalla sua fondazione, la Repubblica turca sta commettendo un crimine contro l’umanità nell’imporre tradizionali divieti e restrizioni contro il Kurdo ed altre lingue madri nel paese. Il BDP ha invitato a realizzare delle garanzie costituzionali per l’utilizzo della lingua madre in tutte le aree e ha chiesto la fine della mentalità che riguarda una nazione, una lingua ed una cultura.
Il Vice-Presidente del BDP İdris Baluken ha richiesto ieri un’inchiesta parlamentare per determinare le misure da adottare in favore della protezione e del miglioramento di tutte le lingue parlate in Turchia.
ANF Istanbul

giovedì 31 gennaio 2013

Registrate oltre ventimila violazioni dei diritti

30 Gennaio 2013
La sede di Diyarbakir dell´Associazione per i Diritti Umani (IHD) ha presentato il rapporto sulle violazioni dei diritti nella regione kurda per l´anno 2012. 
Secondo il rapporto, durante lo scorso anno sono state registrate 21.107 violazioni, che rivelano un sostanziale aumento in particolare per quello che riguarda le carceri ed il numero dei morti durante gli scontri. Intervenendo durante la conferenza stampa di presentazione del rapporto, Raci Bilici, il Segretario della sede di Diyarbakır dell´IHD, ha affermato che le violazioni dei diritti nella regione kurda sono state una conseguenza della situazione di stallo nella questione kurda ed ha invitato il Governo a progredire in modo più efficace nel processo di dialogo. Bilici ha sottolineato che le incessanti operazioni militari e le politiche di sicurezza del Governo hanno trascinato l´intera area in un clima di conflitto: gli scontri e le morti nel 2012 sono raddoppiati rispetto agli anni precedenti. 
Ha inoltre ricordato il massacro di Roboski (Şırnak), che ha causato la morte di 34 civili il 28 Dicembre 2011, ed ha aggiunto che nessun progresso si è registrato durante l´anno passato per garantire il diritto alla vita dei civili: "La guerra in corso nella regione kurda danneggia principalmente le persone innocenti. L´impunità dei colpevoli stimola gli ufficiali statali ad attaccare ed uccidere ancora di più i civili”. Bilici ha osservato che l´anno 2012 ha assistito prevalentemente ad un aumento delle violazioni dei diritti e dei maltrattamenti all´interno delle carceri, ad attacchi alla libertà di pensiero e d´espressione, a divieti di incontri e manifestazioni ed a violazioni dei diritti economici e sociali. 
Ha ricordato lo sciopero della fame di massa, effettuato dai prigionieri politici kurdi per 68 giorni, sottolineando che questa protesta è stata intrapresa contro l´aggravato isolamento a cui è soggetto il leader incarcerato del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) Abdullah Öcalan. 
La fine della protesta, avvenuta in seguito ad un appello di Öcalan, ha ancora una volta rivelato il significativo ruolo che il leader kurdo puó giocare sul cammino verso la soluzione della questione kurda. Bilici ha richiamato l´attenzione sulle operazioni KCK (Unione delle Comunità Kurde), che hanno condotto all´arresto di migliaia di rappresentanti politici, attivisti per i diritti umani, funzionari di ONG, avvocati, studenti ed accademici a causa del ruolo d´opposizione che hanno assunto; il Governo dovrebbe garantire il rilascio di queste persone eliminando tutti gli ostacoli alla libertà di pensiero e d´espressione nel campo d´applicazione delle norme universali: tale passo fornirà un´enorme contributo al processo di colloqui in corso. 
Di seguito una lista delle principali violazioni dei diritti nell´anno 2012: 
* 237 membri delle forze di sicurezza sono morti, 459 sono stati feriti durante scontri a fuoco 
 * 284 militanti del PKK sono morti, 11 sono stati feriti durante scontri a fuoco 
* 56 civili sono stati uccisi, 228 feriti in omicidi irrisolti, extragiudiziari e scontri a fuoco 
* 23 persone hanno perso la vita in casi di morti sospette 
* 31 persone sono morte e 3 sono state ferite a causa di negligenza ufficiale o per errore 
*11 soldati/ufficiali di polizia si sono suicidati e 5 hanno tentato il suicidio 
* 41 donne si sono suicidate ed 8 hanno tentato il suicidio 
* 45 uomini si sono suicidati e 22 hanno tentato il suicidio 
 * 20 minorenni si sono suicidati e 4 hanno tentato il suicidio 
* 4418 persone tratte in custodia cautelare 
* 1475 persone incarcerate 
 130 persone detenute dai militanti del movimento kurdo 
*876 casi di tortura e trattamenti inumani 
*213 casi d´intervento in eventi sociali, 315 persone ferite 
*1971 persone soggette ad indagine, processo legale e sanzione 
*127 partiti politici, sindacati, associazioni ed istituzioni culturali perquisite ed attaccate 
*12 partiti politici, sindacati, associazioni ed istituzioni culturali fatte chiudere 
*447 casi di divieto all´auto-difesa in lingua madre 
*3236 violazioni di diritti in carcere 
*395 casi di violazione dei diritti economici e sociali 
*12 villaggi evacuati e rasi al suolo tramite incendio 
*33 terreni e campi rasi al suolo tramite incendio 
*89 casi di vietato accesso al terreno, di divieto di pascolo e pastorizia 
*47 casi di violazioni dei diritti a causa delle operazioni militari 
*13 fosse comuni segnalate dove sarebbero sepolte 80 persone 
*4 fosse comuni scoperte con 37 persone sepolte 
*31 casi di maltrattamento sui corpi dei militanti morti 
*5631 casi di altre violazioni 
Numero totale delle violazioni: 21107 
ANF, Diyarbakır/Amed

sabato 19 gennaio 2013

La guerra fredda Turchia-Kurdistan

Roma, 19 gennaio 2013, Nena News - Si complica la situazione nella regione semiautonoma del Kurdistan iracheno. Lo scorso mercoledì è giunta notizia di un raid effettuato da una pattuglia di F-16 turchi sulle montagne del Qandil, roccaforte-santuario del PKK.
L'azione militare è destinata ad allargare la frattura che divide la comunità curda, chiarendo ulteriormente come il crescente appoggio del governo turco al KRG (Governo regionale curdo) abbia l'intento di isolare e depotenziare il PKK. L'offensiva rende ancora più complessa la situazione nella scacchiera curda, vanificando i flebili effetti delle aperture al dialogo di Ankara e dei negoziati di pace che per la prima volta coinvolgono il fondatore del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, Abdullah Ocalan.
Diyarbakir, città di 500mila abitanti nell'Anatolia Sud-Orientale, è in questi giorni epicentro delle cronache del conflitto: dalle sue basi militari sono partiti gli F-16 che hanno bombardato le montagne del Kurdistan iracheno per distruggere i bunker dove sono asserragliati i capi del PKK. Ankara ritiene che oltre duemila militanti del partito si nascondano nell'area montuosa, le cui impervie cime sono difficili da raggiungere con veicoli militari. Erdogan ha fatto sapere che gli attacchi si protrarranno finché i militanti del partito non decideranno di deporre le armi. Cinquanta postazioni dei ribelli sono state colpite, ma non sono noti dati sul numero delle vittime.
Sempre a Diyarbakir si sono tenuti il 17 gennaio i funerali delle tre attiviste del PKK uccise la scorsa settimana a Parigi. Decine di migliaia sono scesi in piazza per piangere la morte di Sakine Cansaz, 55enne fondatrice del PKK, di Fidan Dogan e di Leyla Soylemez, rispettivamente 30 e 24 anni. Se permane l'incertezza sui mandanti dell'omicidio - Erdogan ha parlato negli scorsi giorni di "faida interna al movimento", mentre politici e attivisti curdi parlano di un'azione collegabile ai servizi segreti turchi - risultano chiari l'intento e l'effetto dell'azione: sabotare il dialogo e generare nuove violenze.
A partire dallo scorso dicembre, per ammissione dello stesso capo dei servizi segreti nazionali Hakan Fidan, è stato intrapreso un dialogo di pace con Abdullah Ocalan, capo spirituale del PKK. L'ex leader del partito è tenuto in isolamento nella prigione-isola di Imrali dal 1999. La richiesta di Erdogan è chiara e univoca: disarmo dei militanti del PKK. Le concessioni che Ankara sarebbe disposta a fare sono varie, dalla liberazione di alcuni prigionieri del PKK e di altri partiti indipendentisti curdi, fino all'eliminazione del divieto di insegnare la lingua curda in alcune scuole della Turchia. Secondo The Economist rimane però un'incognita: Ocalan è venerato dalla comunità curda, ma non è chiaro quanta influenza possa ancora vantare sui nuovi capi del partito dopo oltre dieci anni di isolamento.
All'interno del Kurdistan la situazione è complessa. La crescente cooperazione tra Ankara e Erbil vede una forte ipoteca turca sullo sfruttamento delle ingenti risorse petrolifere presenti nel Kurdistan iracheno. Il denaro che la Turchia sta investendo nel potenziamento delle infrastrutture della regione autonoma non prescinde però da maggiori garanzie sulla piena collaborazione del KRG nell'isolare i militanti del PKK. Un Kurdistan sempre più lontano da Baghdad dovrà impegnarsi a risolvere il conflitto che separa l'opinione pubblica interna alla regione.
Il crescente appoggio della Turchia al Kurdistan iracheno va contro la tradizionale intenzione di Ankara di mantenere unito l'Iraq: una sua frammentazione era sempre stata vista come causa d'indebolimento regionale, destinata ad eliminare un utile baluardo anti-iraniano. Gli atteggiamenti del primo ministro iracheno Al-Maliki e il suo avvicinamento a Teheran hanno però progressivamente turbato la Turchia che ha aumentato il suo appoggio alla regione semi-autonoma del Kurdistan, cercando di vincolare Barzani a un maggior impegno a richiamare i membri più ostili della comunità curda presenti in Turchia e a mettere ordine all'interno della propria regione.
Prosegue intanto il conflitto tra l'Iraq e la regione curda. La devoluzione del 17% del bilancio statale dell'Iraq nelle casse di Erbil non è stata sufficiente a trattenere il governo di Barzani dal cedere alle lusinghe dei grandi investitori internazionali, allettati dall'enorme disponibilità di risorse petrolifere ancora non sfruttate nell'area. La decisione del Kurdistan di non utilizzare più dallo scorso aprile l'oleodotto nazionale per le esportazioni di petrolio ha generato ulteriore acredine, risoltasi in un aumento delle tensioni lungo i confini con l'Iraq. Nell'area proseguono intanto le violenze: in quest'ultima settimana due attentati hanno insanguinato Tikrit e Tuz Khurmatu, uccidendo oltre 30 persone e ferendone più di 200.
Una grande quantità di elementi va quindi a dipingere un quadro fosco per il futuro della comunità curda. L'ambigua politica di Ankara che alterna aperture alla trattativa e pugno di ferro, l'opposizione dei nazionalisti turchi e delle frange più estreme e irredentiste del PKK la fanno da padroni in un conflitto che da decenni dissangua la Turchia. Le oltre 40mile vittime del conflitto tra Turchia e PKK dagli anni Ottanta ad oggi continuano a interporsi tra le due parti, rendendo difficile un effettivo progresso nei rapporti. 
Nena News

sabato 12 gennaio 2013

Comunicato di Amnesty International

TRE ATTIVISTE CURDE UCCISE A PARIGI: AMNESTY INTERNATIONAL SOLLECITA INDAGINE RAPIDA E APPROFONDITA
Amnesty International ha sollecitato un’indagine rapida e approfondita sull’uccisione di tre attiviste curde, avvenuta ieri sera a Parigi. 
Sakine Cansiz, tra i fondatori del gruppo armato Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan), Fidan Dogan, rappresentante del Congresso nazionale curdo in Francia e l’attivista Leyla Söylemez, sono state trovate morte all’interno della sede dell’Ufficio d’informazioni del Kurdistan della capitale francese. 
‘Dev’esserci giustizia per quelli che appaiono omicidi politici. Le autorita’ francesi dovranno rivoltare ogni pietra nel corso delle indagini e le autorita’ turche dovranno cooperare in pieno per portare i responsabili di fronte alla giustizia’ – ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del Programma Europa e Asia centrale di Amnesty International. 
Le uccisioni hanno avuto luogo mentre il governo turco e il Pkk avevano avviato negoziati di pace. ‘Entrambe le parti devono garantire che quanto accaduto a Parigi non pregiudichi i negoziati, che hanno l’obiettivo di porre fine a decenni di conflitto e di perduranti violazioni dei diritti umani’ – ha aggiunto Dalhuisen. 
Da quando nel 1984 il Pkk ha preso le armi per chiedere maggiore autonomia, sono morte oltre 40.000 persone. A causa dei suoi attacchi contro le forze di sicurezza e i civili, il Pkk e’ considerato un’organizzazione terrorista dalla Turchia, dagli Usa e dall’Unione europea. 
Roma, 10 gennaio 2013

Solidarietà

Sakine, Fidan e Leyla lavoravano per la libertà e la pace in Kurdistan
10 Gennaio 2013
Sakine Cansız, una co-fondatrice del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) e una delle tre attiviste kurde assassinate a Parigi la scorsa notte, era nata in provincia di Dersim nel 1957. Dopo essere stata attiva per molti anni nel movimento giovanile studentesco a Elazığ, ha aderito al movimento rivoluzionario kurdo nel 1976.
La Cansız, una figura di spicco nella lotta contro i gruppi fascisti ad Elazığ, era attiva principalmente nei quartieri di Fevzi Çakmak e Yıldızbağları. Aderendo alle attività politiche a Dersim e nelle sue vicinanze nel 1978, è divenuta pienamente coinvolta nel movimento rivoluzionario dopo quel periodo.  
Dopo aver partecipato al Congresso del PKK il 27 Novembre 1978, fu arrestata ad Elazığ e condotta in carcere insieme ad un gruppo di amici. Fu sottoposta a pesanti torture nel periodo del colpo di stato miltare, avvenuto il 12 Settembre 1980. Fu rilasciata nel 1991.
Poco tempo dopo il suo rilascio, aveva continuato ad assumere un ruolo attivo nelle attività rivoluzionarie nel Kurdistan Occidentale e Meridionale.
Dopo molti anni di lotta sulle montagne del Kurdistan, la Cansız si è recata in Europa dove ha cominciato a condurre l´organizzazione delle donne kurde. E´ stata una delle donne ispiratrici e di spicco che ha apportato notevoli contributi alle associazioni ed organizzazioni dei Kurdi della diaspora.  
FİDAN DOĞAN
La Doğan, una delle altre due donne kurde uccise a Parigi la scorsa notte, era nata nel distretto di Elbistan (Maraş) il 17 Gennaio 1982. Figlia di una famiglia immigrata in Europa, era cresciuta in Francia.
La Doğan, che aveva un forte interesse per il Movimento Kurdo di Liberazione fin dalla sua infanzia, aveva cominciato concretamente a prendere parte alle attività rivoluzionarie in Europa nel 1999. Oltre al suo lavoro principalmente incentrato sui giovani e le donne, aveva anche preso parte alle attività diplomatiche in Europa dal 2002. Era membro sia del Congresso Nazionale Kurdo sia rappresentante a Parigi di questa istituzione.
LEYLA SOYLEMEZ
Leyla Söylemez, figlia di una famiglia Ezîdi del distretto di Lice vicino a Diyarbakır, era nata nella provincia meridionale di Mersin. Ha trascorso in questo luogo la sua infanzia finchè la famiglia non si è trasferita in Germania durante gli anni Novanta.
Studiava da un anno al Dipartimento di Architettura quando ha aderito al Movimento di Liberazione Kurdo. Dopo il 2006, ha iniziato a prender parte attiva in molte città europee, in particolare Berlino, Colonia, Hannnover, Francoforte e la città svizzera di Basilea.
Dopo aver trascorso un anno e mezzo in Kurdistan nel 2010, è ritornata a Parigi dove stava svolgendo le sue attività.
ANF NEWS AGENCY

La GUE condanna gli omicidi di Parigi
10 Gennaio 2013
“Non ho parole per esprimere l´orrore e la tristezza che sento a causa di questo delitto. Rojbin Fidan Dogan è stata la prima persona a parlarmi della questione kurda. Era così piena di vita. Non dimenticheró mai il suo sorriso. Esprimo tutta la mia solidarietà e comprensione alle famiglie delle vittime”, ha dichiarato Marie-Christine Vergiat, parlamentare europea per la GUE/NGL MEP (Front de Gauche).
"I Kurdi stanno ancora pagando un alto prezzo per il loro impegno verso la pace, ma non dev´essere permessa nessuna forma di provocazione o di assassinio che sfidi i nuovi negoziati tra il governo turco ed il leader kurdo Abdullah Öcalan," ha continuato la Vergiat. "Omicidi di questo tipo sul territorio francese sono intollerabili. Le autorità francesi dovrebbero compiere ogni sforzo per trovare i colpevoli e condannarli”.
"Le tre attiviste kurde uccise a Parigi hanno lavorato per molto tempo con il nostro gruppo parlamentare europeo e possiamo testimoniare il loro impegno fermo e determinato per la pace”, ha dichiarato l´europarlamentare tedesco della GUE/NGL Jürgen Klute, che è anche il Coordinatore del Gruppo d´Amicizia Parlamento Europeo-Kurdi. "Porgiamo le nostre condoglianze alle famiglie delle vittime, ma anche all´intera popolazione kurda ed ai suoi leader. Chiedo alle autorità francesi di fare luce in merito a questa esecuzione. Devono anche fare qualsiasi cosa in loro potere per proteggere gli attivisti kurdi e per porre fine alla considerazione generale dei Kurdi come terroristi, ed una volta per tutte riconoscere che la comunità kurda ha lavorato instancabilmente per la pace. Questo omicidio ha le sue radici politiche in quei gruppi turchi che stanno boicottando gli attuali colloqui di pace”.
Una delegazione della GUE/NGL, inclusi molti parlamentari europei anche francesi, parteciperà alla manifestazione pubblica organizzata dalle associazioni kurde a Parigi, prevista per sabato 12 Gennaio a mezzogiorno, Place de la Bastille, per protestare contro l´omicidio delle tre attiviste.
ANF NEWS AGENCY

L'omicidio delle tre attiviste kurde a Parigi

10 Gennaio 2013
Tre attiviste kurde, Sakine Cansız, Fidan Doğan e Leyla Söylemez, sono state uccise a Parigi. Gli omicidi sono avvenuti in una strada vicino alla Gare du Nord di Parigi, una delle vie più affollate e più strettamente sorvegliate della capitale francese. In aggiunta, il Centro di Informazioni del Kurdistan è sotto continuo controllo da parte della polizia. I fascicoli di alcuni rappresentanti politici kurdi arrestati in precedenza hanno rivelato il fatto che il Centro era controllato in ogni momento.
Fidan Doğan, rappresentante del KNK a Parigi, ha effettuato una conversazione telefonica con un´amica alle 13.00 circa di mercoledì pomeriggio. Nel suo ultimo discorso al telefono, la Doğan ha detto di essere ancora nell´ufficio e che sarebbe rientrata a casa in serata. I suoi amici, che si sono recati presso l´ufficio poichè non aveva risposto al telefono fino a tarda serata, hanno visto delle macchie di sangue da sotto la porta dell´ufficio. Sono entrati ed hanno visto i corpi di tre donne: la Cansız e la Doğan erano state colpite alla testa con un´arma da fuoco e la Söylemez alla testa e allo stomaco. Nell´attacco armato è stato utilizzato un silenziatore, secondo le prime informazioni. La polizia francese ha annunciato che le tre donne sono state vittime di un´esecuzione molto professionale.
Di seguito alcune domande che riguardano l´attacco armato contro le attiviste kurde:
1- L´esecuzione delle tre donne nella zona 'più sicura' di Parigi non costiuisce un fatto normale. I responsabili devono essere stati consapevoli di questa verità ed hanno agito in sua conseguenza.
2- Sakine Cansız era l´unica donna ancora in vita tra i co-fondatori del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan). La Cansız è una donna rivoluzionaria famosa per la sua resistenza contro la tortura nel carcere di Diyarbakır nel periodo del colpo di stato militare in Turchia, avvenuto il 12 Settembre 1980.
3- I giornali che sostengono l´AKP, come Yeni Şafak, hanno riportato la notizia come un´esecuzione interna, ancor prima che fosse stata fatta una dichiarazione ufficiale da parte della polizia francese o che fosse stata eseguita un´autopsia sulle vittime. Questo è un punto che merita considerazione.
4- Perchè l´attacco ha colpito le donne ed in Europa? Il fatto che Sakine Cansız era una donna co-fondatrice del PKK mostra che l´attacco era diretto contro lo spirito ideologico dell´organizzazione. Da questo punto di vista, gli omicidi sono stati ovviamente compiuti in base ad uno scopo professionalmente pianificato. Le notizie riportate dai media turchi, che hanno utilizzato come fonte l´agenzia di stato Anadolu Ajansı (Anatolian News Agency), danno indizi sul modo in cui l´accaduto verrà discusso d´ora in poi.
5- L´uccisione di dieci guerriglieri e di tre alti funzionari europei del PKK è giunta in seguito alle dichiarazioni del Primo Ministro turco Erdoğan che aveva affermato: “Vi arresteremo ovunque vi troveremo”. Sembra che entrambi gli attacchi siano un seguito di questa dichiarazione. 

ANF NEWS AGENCY

giovedì 10 gennaio 2013

Tre attiviste kurde assassinate a Parigi: vogliamo verità e giustizia!

Sakine Cansiz, co-fondatrice del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan), 55 anni, Fidan Doğan, 32 anni, rappresentante del KNK (Congresso Nazionale Curdo, Kurdistan National Congress) a Parigi e Leyla Söylemez, giovane attivista del movimento, sono state assassinate tra le 14.00 e le 15.00 del 9 gennaio (secondo quanto dichiarato dalle autorità francesi) all'interno dell´Ufficio di Informazione del Kurdistan a Parigi. Tre donne, tre generazioni diverse, accomunate dalla volontà di trovare la pace e la dignità per il loro popolo, il popolo kurdo, e dall'impegno attivo per raggiungere tale obiettivo.
Le autorità francesi hanno per ora dichiarato che il triplice assassinio è stato messa a punto da “professionisti”.
Così come a Parigi e in altre città europee, anche i kurdi rifugiati in Italia manifesteranno per testimoniare il loro rispetto a queste tre donne che hanno sacrificato la loro vita per la pace e i diritti del loro popolo e per chiedere alle autorità francesi di fare piena luce su quanto accaduto, fatto che avviene proprio quando da numerose fonti viene confermata la ripresa dei contatti per l'avvio di un negoziato tra il governo turco e il leader kurdo Abdullah Őcalan detenuto in isolamento sull'isola di Imrali dal 1999.


La comunità kurda in Italia vi invita a partecipare

sabato 12 gennaio dalle 10.00 alle 14.00
 in contemporanea con la manifestazione di Parigi

e
lunedì 14 gennaio dalle 10.00 alle 14.00

di fronte all'ambasciata francese a Roma
piazza Farnese – angolo via dei Baullari


Info e contatti: info@uikionlus.com