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domenica 9 novembre 2014

Occidentali si uniscono a curdi, arabi, laici, yezidi, e cristiani siriaci contro ISIS

La lotta curda in Siria lentamente diventa internazionale dato che un numero senza precedenti di volontari stranieri si uniscono alle milizie pro-curde per combattere contro gli jihadisti di Stato Islamico (IS).
Il caso di cui si è parlato di più è quello del veterano dell’aviazione statunitense 43enne Brian Wilson e dell’ex-Marine statunitense 28enne Jordan Matson.
Secondo fonti locali all’interno della regione curda della Siria del “Rojava”, 10 cittadini statunitensi e centinaia di volontari non-curdi, compresi arabi siriani, cittadini turchi ed europei si sono già uniti alle Unità di Difesa del Popolo (YPG) che combattono contro gli jihadisti di IS.
“Non fornisco dati, ma c’è un numero considerevole di occidentali che combattono nei ranghi delle YPG e di compagne europee che si sono unite all’Unità di Difesa delle Donne (YPJ). Ci sono anche molti compagni turchi,” dice il 28enne Kristopher Nicholaidis, che ha lasciato la Grecia e si è unito alle YPG in Siria cinque mesi fa.
NICHOLAIDIS in Grecia era attivo come artista locale e usava la sua arte e la sua politica per difendere i migranti, compresi i musulmani.
“Vengo da una famiglia politicizzata e sono un socialista democratico. Ho usato la mia arte per difendere la comunità musulmana dagli attacchi avviati dai fascisti del partito Alba Dorata, ma considero gli jihadisti di IS come i fascisti del 21° secolo che costituiscono una grande minaccia a livello globale dato che diffondono barbaricamente l’islamofascismo a livello internazionale,” dice. “Credo che quindi le YPG stiano guidando la più grande lotta antifascista del nostro tempo nel combattere gli jihadisti di IS. Mi sono unito alla loro lotta contro il fascismo globale in difesa della democrazia e della pace nel Rojava curdo.”
Arsalan Celik, 26, studiava Scienze Politiche in una delle più prestigiose università turche, ma l’ha lasciata e si è unito alle YPG nell’aprile di quest’anno.
“Non sono turco-curdo, sono turco della città di Mersin. Sono venuto qui perché gli jihadisti di IS sono venuti da tutto il mondo fomentando una guerra contro l’umanità e il mio governo li aiuta. Volevo fare una presa di posizione concreta contro IS e le YPG sono l’unica milizia democratica che ho trovato nella regione che contrattacca questi jihadisti” dice.
“Ho visto molti siriani arabi musulmani e molti turchi di sinistra che combattono contro IS nei ranghi delle YPG e YPJ, ma non abbiamo fatto notizia tanto quanto i nostri compagni statunitensi,” dice scherzando e aggiunge, “Combattiamo contro gli jihadisti di IS per difendere i valori democratici di questa rivoluzione guidata dai curdi perché solo i curdi ora sono in grado di portare la pace al Kurdistan, alla Siria e alla Turchia.”
CELIK non è uno straniero per i curdi siriani perché dallo scorso anno decine di uomini e donne turchi si uniti alle YPG e YPJ e alcuni di loro hanno perso la vita.
Serkan Tosun è stato il primo combattente turco delle YPG ucciso mentre combatteva per respingere gli attacchi jihadisti per difendere la città a maggioranza curda di Serekaniye (Ras Al-Ain) nel settembre 2013.
Il 30enne Nejat Agirnasli, un accademico turco, è stato ucciso due settimane fa mentre combatteva nei ranghi delle YPG in difesa della città di Kobane.
Zuleikha Muhammad del Comitato delle Madri dei Martiri del Rojava, il cui unico figlio si unito alle YPG ed ha perso la vita l’anno scorso dice: “I volontari internazionali non sono ‘stranieri’ come qualcuno li descrive perché non li consideriamo ‘stranieri’, sono nostri figli e il Rojava è la loro patria.”
Dice: “Vogliamo bene ai volontari internazionali come ai nostri stessi figli perché stanno combattendo contro gli uomini armati di IS per difenderci e cadono martiri come i nostri figli e le nostre figlie per difendere la causa rivoluzionaria del Rojava per la fratellanza tra i popoli.”
Azad Hussein, capitano delle YPG nella città di Jaz’a, dice: “I combattenti delle YPG in maggioranza sono curdi, ma anche siriani provenienti da percorsi politici, religiosi ed etnici diversi si uniscono. Ci sono anche alcuni stranieri, è vero.”, ma rifiuta di dare numeri precisi dei combattenti stranieri nelle YPG, aggiungendo che la selezione dei volontari stranieri da parte delle YPG è un “processo complicato”.
“I compagni internazionali che sono combattenti qualificati e comprendono anche la nostra causa sono benvenuti. Tuttavia rifiutiamo chi vuole unirsi a noi solo perché disilluso rispetto alla propria vita e in cerca qualche tipo di avventura. Tra questi ultimi ci sono anche curdi europei. Rifiutiamo queste persone e abbiamo già respinto molti di loro ai nostri confini,” dice Hussein.
Il 19enne HERISH ALI, un curdo britannico, dice che ha chiesto di unirsi alle YPG con altri cinque curdi europei ad agosto, ma le guardie di confine delle YPG li hanno respinti al confine tra Iraq e Syria.
“Abbiamo incontrato i combattenti delle YPG e siamo stati con loro al valico di confine di Sihela verso il Kurdistan irakeno. Sono stati gentili e abbiamo pensato che sarebbe stato meraviglioso unirci a loro, ma ci hanno rifiutati quando abbiamo detto che eravamo studenti e che avevamo doppia nazionalità,” dice Ali.
Aggiunge: “Gli abbiamo detto che ci sentiamo disprezzati perché è come se non fossimo uomini adatti a questa lotta, ma hanno continuato a respingere i nostri argomenti e di tornare in Europa e di studiare. Poi ci hanno portati a un vicino checkpoint di peshmerga curdi irakeni, dove anche i peshmerga si sono rifiutati di prenderci come volontari.”
Alcuni esponenti della sinistra in occidente hanno iniziato a paragonare le milizie delle YPG e YPJ in Siria con le Brigate Internazionali e le milizie del POUM che operavano nella guerra civile in Spagna nel 1936, ma non è così che le YPG si percepiscono.
“Non siamo comunisti né chiediamo uno stato-nazione curdo separatista. Siamo democratici che sostengono la terza via in Siria basata sulla filosofia del Confederalismo Democratico di Abdullah Ocalan. Le YPG sono milizie popolari e il popolo è libero di sostenere qualsiasi ideologia,” dice Bahoz Berxwedan, uno dei comandanti delle YPG che gestisce letture di formazione politica nella provincia di Al-Hasakah.
“Qualsiasi democratico amante della pace può unirsi a noi, a prescindere da religione, etnia e ideologia, purché accetti i nostri principi fondamentali di uguaglianza di genere, coesistenza pacifica e autonomia di autogoverno per tutte le comunità,” spiega. “Per questo i combattenti delle YPG comprendono curdi e arabi musulmani, laici, yezidi, cristiani siriaci e anche qualche compagno statunitense ed europeo.”
 di Rozh Ahmad

mercoledì 8 ottobre 2014

Il sacrificio di Arîn Mirkan, la linea della resistenza delle YPG

6 ottobre 2014
Il centro stampa delle YPG (Unità di Difesa del Popolo) ha rilasciato una dichiarazione sugli ultimi scontri a sud e a est di Kobanê, in cui si afferma che ci sono stati combattimenti corpo a corpo in 50 punti. Ha anche annunciato che una donna combattente, Arîn Mirkan, ha condotto un attacco suicida a Miştenur. Le YPG hanno affermato che 74 componenti delle bande [di ISIS] sono stati uccisi e che anche 15 combattenti [delle YPG] hanno perso la vita nel corso di scontri.
Le YPG hanno anche fornito dettagli sull’identità della combattente della YPJ Arîn Mîrkan che si è sacrificata in un attacco contro postazioni delle bande a Miştenur.
Combattimenti corpo a corpo in 50 punti
Le YPG hanno riferito che “Le nostre forze stanno continuando a resistere agli attacchi delle bande [di ISIS] contro Kobanê, che sono ora al 20° giorno. Dalla prima mattina di oggi ci sono stati combattimenti corpo a corpo nelle zone di Megtel e Botan nel sud e nell’est della città. Abbiamo accertato che 74 componenti delle bande [di ISIS] sono stati uccisi in questi scontri.”
Sono morti 15 combattenti delle YPG/YPJ
La dichiarazione afferma che 15 combattenti delle YPG/YPJ sono morti eroicamente resistendo agli attacchi delle bande [di ISIS] contro Kobanê
Il sacrificio di Arîn Mirkan, la linea della resistenza delle YPG
“La compagna Arîn, una delle 15 nostre compagne e compagni caduti, ha condotto un’azione contro le bande [di ISIS] sacrificando la sua vita. Con questa azione ha ucciso dozzine di componenti delle bande [di ISIS] e dato prova della determinazione della resistenza delleYPG e YPJ. Se necessario, tutti i/e le combattenti delle YPG e YPJ seguiranno il suo esempio e alle bande [di ISIS] non verrà permesso di raggiungere il loro obiettivo di conquistare”, hanno sottolineato le YPG e fornito i seguenti dati sull’identità della combattente delle YPJ:
Nome di battaglia: Arîn Mîrkan
Nome e Cognome: Dilar Gencxemîs
Nome della madre: Wahîde
Nome del padre: Şûkrû
Luogo di nascita: Afrîn
Caduta il: 5 ottobre 2014 a Kobanê.

Salih Muslim:Chi ha intenzione di agire deve agire ora

6 ottobre 2014
Il co-presidente del PYD Salih Muslim ha richiamato l’attenzione sull’intensificarsi degli attacchi a Kobanê, dicendo:”chi ha intenzione di agire dovrebbe farlo ora.Che il nostro popolo si sollevi adesso ovunque.”Muslim ha aggiunto che hanno informato tutti gli organismi internazionali sugli attacchi a Kobanê,e che sono rimasti in silenzio,chiedendo alle forze internazionali un intervento urgente.
Il co-presidente del Partito dell’Unione Democratica (PYD) Salih Muslim ha riferito ad ANF che gli attacchi delle bande di ISIS stavano continuando e che c’erano scontri nei quartieri esterni della città. Muslim ha aggiunto :”Le YPG e le YPJ e la popolazione di Kobanê stanno sostenendo una grande resistenza.Tutti devono vederlo e dimostrare solidarietà”.
Salih Muslim ricorda che il popolo curdo sta fronteggiando il massacro aggiungendo:”Il mondo è rimasto in silenzio come se in collaborazione con questi massacri.Tutto sta avendo luogo di fonte a loro,ma non fanno niente.Vogliamo armi,ma non vogliono nemmeno vendercele”.
I curdi dovrebbero insorgere ovunque
Salih Muslim ha anche condannato lo stato turco per aver attaccato le popolazioni che aspettano al confine, affermando:La gente preoccupata per i loro parenti è andata al confine.Li hanno attaccati con gas lacrimogeni.I razzi di ISIS cadono su questo lato,ma loro collaborano ancora con ISIS.
Il co-presidente del PYD ha aggiunto che hanno informato tutti gli organismi internazionali sugli attacchi a Kobanê, dicendo:”Dicono che abbiamo ragione ma non dicono nulla.Gli Stati Uniti hanno bombardato alcune posizioni attorno a Kobanê,ma non è sufficiente.Se gli Stati Uniti erano seri potevano respingerli in breve tempo”.
Salih Muslim ha chiesto al popolo curdo di intensificare le proprie azioni,aggiungendo:”chi ha intenzione di agire dovrebbe farlo ora.Che il nostro popolo si sollevi adesso ovunque”.

venerdì 29 marzo 2013

Continua la criminalizzazione dei Kurdi in Europa

Yılmaz Orkan, vice-Presidente del KON-KURD (Confederazione delle Associazioni Kurde in Europa) e membro del KNK (Congresso Nazionale Kurdo) è stato arrestato questa mattina in Belgio, all’aereoporto di Bruxelles, dove si accingeva a salire a bordo di un volo per Tunisi. Orkan era diretto in Tunisia per partecipare al World Social Forum ma è stato fermato in base ad un mandato emesso dalla Spagna, in relazione all’ultima operazione politica contro i Kurdi che ha portato all’arresto di 6 di loro in Spagna e 17 in Francia lo scorso 6 Febbraio.
Condanniamo con forza l’ennesima azione di criminalizzazione dei Kurdi in Europa, che ha preso di mira ancora una volta un rappresentante politico, membro del KNK, dopo quanto accaduto ad Adem Uzun lo scorso Ottobre.
Chiediamo alle autorità belghe l’immediato rilascio di Yılmaz Orkan.

UIKI Onlus - 26 Marzo 2013

giovedì 19 aprile 2012

La Turchia e l’elasticità europea sulla questione curda

Prosegue lo sciopero della fame delle quindici persone che a Strasburgo protestano da quasi due mesi per chiedere maggiori diritti per la popolazione curda in Turchia e per la libertà di Abdullah Ocalan. Sul versante interno, continua il processo al Kck, accusato di legami con i 'terroristi', e si rafforzano i timori per la sorte del Bdp.

di Luca Bellusci

Dall’inizio del 2012 sono state circa 3.200 le persone prese in custodia detentiva in Turchia, con l’accusa di appartenere a una rete terroristica che farebbe capo al Kck, organizzazione della società civile curda che comprenderebbe al suo interno anche la formazione del Pkk.
Con una media di 35 arresti al giorno, la compagine politica curda si ritrova ora a dover fare i conti con una graduale ma inesorabile decimazione di quei politici in grado di portare avanti le istanze della loro minoranza all’interno del paese, situazione che condiziona in maniera molto rilevante qualsiasi tentativo di riconciliazione nazionale.
In un recente rapporto dell’organizzazione per i diritti umani IHD si dichiara che nel 2011 sono state 12.685 le detenzioni preventive attuate nei confronti di politici, amministratori locali, giornalisti, esponenti della società civile e accademica curda.
Quasi tredicimila persone direttamente coinvolte nelle attività politiche e civili curde sono dietro le sbarre di una prigione perché aderenti a una rete civica.
Come forma di protesta, circa 400 esponenti della minoranza hanno intrapreso uno sciopero della fame in Turchia lo scorso 15 febbraio, con il fine di alimentare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla questione e rompere un silenzio mediatico senza precedenti, anche alla luce delle recenti rivoluzioni arabe che hanno comunque concentrato l’attenzione sulla regione mediorientale.

Il digiuno che 'imbarazza' l’Unione Europea
Nella sua ultima risoluzione del 29 marzo 2012, sul rapporto 2011 relativo ai progressi compiuti dalla Turchia, il Parlamento europeo ha redatto in sessantatré punti le cosiddette ‘raccomandazioni’ con le quali comunica lo stato d’avanzamento di Ankara nel processo di adesione all’Unione Europea.
La risoluzione, suddivisa in quattro capitoli, elenca una serie di misure e provvedimenti per completare i criteri di Copenaghen, quelli cioè che illustrano al governo turco tutti gli step necessari per arrivare alla completa adesione nell’Ue.
Al punto 36 della risoluzione si affronta la questione curda in Turchia:
- (Il Parlamento Europeo) invita la Turchia a dimostrare ‘elasticità’ e a intensificare gli sforzi per una soluzione politica alla questione curda; ritiene che, in tale contesto, il diritto all'istruzione nella lingua madre sia essenziale;
- ricorda che una soluzione politica può essere costruita solo su un dibattito aperto e veramente democratico sulla questione curda ed esprime preoccupazione per il gran numero di cause avviate contro scrittori e giornalisti che si occupano della questione curda e l'arresto da parte della polizia di vari politici, sindaci eletti a livello locale e membri dei consigli comunali, nonché avvocati, dimostranti e difensori dei diritti umani curdi in relazione al processo Kck, e altre operazioni di polizia;
- esorta il governo turco a gettare le basi in modo pacifico affinché le personalità politiche di origine curda possano partecipare a un dibattito libero e pluralistico; sottolinea l'importanza di promuovere la discussione sulla questione curda in seno alle istituzioni democratiche, in particolare nella Grande assemblea nazionale turca;
A fare da contrappeso a questo ‘rimprovero istituzionale’ dell’Ue arrivano i deputati del Parlamento europeo, che prontamente lodano la posizione di Ankara rispetto alla Siria, indicandola come “fonte d'ispirazione per gli Stati arabi in fase di democratizzazione”. Una sorta di controsenso diplomatico.
Per sollecitare anche il Vecchio Continente a prendere una posizione più ferma nei confronti della Turchia, da circa cinquanta giorni a Strasburgo un gruppo di quindici persone in rappresentanza del popolo curdo ha iniziato uno sciopero della fame a oltranza.
Le gravi condizioni di salute di alcuni di loro hanno destato più di una preoccupazione e tre attivisti sono stati già ricoverati in ospedale.
L’11 aprile il Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (CPT) ha annullato un incontro a Strasburgo con la delegazione degli scioperanti, accompagnati da alcuni deputati del partito curdo Bdp, affermando di non poter affrontare questo tipo di pressione.
Il riferimento è rivolto in modo implicito alle gravi conseguenze in cui versano alcuni dei manifestanti, in sciopero della fame dal 1° marzo scorso.
L'atteggiamento di Bruxelles trova la sua ragione d’essere proprio nel titolo dell’ultima risoluzione del Parlamento, che recita: “L'interdipendenza tra l'Ue e la Turchia deve essere tutelata nel processo di riforma”.
La relazione mette in risalto il ruolo strategico della Turchia, e la volontà dell'Ue di rafforzare la cooperazione con Ankara in politica estera, di vicinato e nel campo dell'energia. Questione curda permettendo.

fonte : OsservatorioIraq