domenica 29 luglio 2012

La giornata dei Media nelle carceri della Turchia

Circa 100 giornalisti attualmente dietro le sbarre in Turchia

La repressione contro i giornalisti è iniziata in Turchia con l´assassinio di Hasan Fehmi, editorialista del giornale Serbesti, nel 1909, ed è continuata con quelli di Sabahattin Ali, Çetin Emeç, Abdi İpekçi, Uğur Mumcu, Metin Göktepe e di molti altri durante gli anni Novanta, periodo in cui la Turchia conduceva la classifica dei paesi con il più alto numero di giornalisti uccisi. E´ di questi anni anche la nascita della tradizione della Stampa Libera Kurda; i suoi sostenitori sono sottoposti a pratiche crudeli tuttora. 
I membri della stampa libera sono stati imprigionati, uccisi, sono scomparsi o sono stati fatti saltare in aria negli anni Novanta, quando 65 tra giornalisti, collaboratori e distributori sono stati assassinati, secondo i dati dell´Associazione dei Giornalisti Turchi.
Le uccisioni dei giornalisti non hanno comunque avuto termine nel decennio successivo: l´armeno Hrant Dink è stato assassinato in piena luce del giorno nel 2007, a distanza ravvicinata in mezzo alla strada, poco dopo aver lasciato il suo ufficio di Istanbul. La politica di repressione continua attraverso una maschera diversa oggi, con circa un centinaio di giornalisti kurdi e d´opposizione incarcerati per aver esercitato il loro lavoro e accusati dal governo di essere “assassini” e “molestatori”. 
In una lettera in risposta alle accuse del Primo Ministro Erdoğan, i giornalisti imprigionati hanno dichiarato: “Vorremmo chiedere al Primo Ministro quale dei giornalisti dietro le sbarre è coinvolto in ‘omicidi’,  ‘attentati’, ‘stupri’, e ‘furti’. Le chiediamo di spiegarci e provare le sue accuse. Se sussiste una sorta di illegittimità in questione, questa è il fatto che ci è stato rubato il nostro lavoro, la nostra libertà è stata violentata, le nostre coscienze sono state soffocate e la verità è stata distorta”.
Erdoğan non ha né risposto a questa domanda, nè ha smesso di accusare i giornalisti in carcere.
Secondo la Piattaforma per la Libertà dei Giornalisti in Carcere, 97 giornalisti tra cui 19 editori, sono attualmente incarcerati in Turchia e la maggioranza di loro è costituita da kurdi. 180 giornalisti sono stati messi dietro le sbarre negli ultimi tre anni e quasi 600 membri della stampa fronteggiano procedimenti legali.
I giornalisti incarcerati, i distributori e i collaboratori sono stati inizialmente arrestati con l´accusa di “appartenere ad un´organizzazione armata illegale”. In seguito sono stati accusati di “aver commesso crimini per conto di un´organizzazione illegale senza esserne appartenenti” e/o di “aver volontariamente favoreggiato un´organizzazione illegale e di far parte della sua struttura gerarchica”.
44 giornalisti, accusati di “appartenere ad un´organizzazione illegale” sono stati processati dal Dicembre 2011, nel contesto della cosiddetta operazione KCK (Unione delle Comunità Kurde). 36 di loro sono stati rimessi illegalmente in custodia cautelare, nonostante la mancanza di qualsiasi prova confermata. 
L´ufficio centrale di Ankara del Partito della Pace e della Democrazia (BDP) ha rilasciato un comunicato dedicato alla Giornata dei Media ed ha richiesto l´immediata scarcerazione dei 100 giornalisti dietro le sbarre in Turchia. 
Il BDP ha invitato lo stato turco ed il governo a cessare ogni tipo di imposizione repressiva sulla stampa.

ANF NEWS AGENCY

mercoledì 25 luglio 2012

Demirtaş: la Turchia dovrebbe rispettare il Kurdistan siriano

23 Luglio 2012
I kurdi siriani prenderanno la decisione sul loro futuro in questa fase critica, ha affermato il co-presidente del BDP

Nel valutare i recenti sviluppi in Siria, dove gli scontri tra le forze di sicurezza del regime di Assad e i gruppi armati sostenuti dall´Occidente sono diventati più duri ed i kurdi hanno preso il controllo di alcune regioni, il co-presidente del Partito della Pace e della Democrazia (BDP) Selahattin Demirtaş ha affermato che qualsiasi decisione presa riguardo al Kurdistan siriano dovrebbe essere rispettata da tutti e specialmente dallo stato turco. 

Demirtaş ha considerato la conquista del potere in alcune regioni da parte della popolazione kurda come una conseguenza del tentativo di assicurarsi un auto-governo ed ha sottolineato che qualsiasi intervento esterno sul posto sarebbe un´invasione. 

Il co-presidente del BDP ha richiamato l´attenzione sull´importanza dei recenti sviluppi in Siria, che –ha rimarcato- sono di particolare interesse per la politica interna di tutti i paesi e per i kurdi del Medio Oriente.

“La regione sta attraversando una situazione critica, poichè la popolazione kurda sta raggiungendo un risultato derivante dai suoi lunghi sforzi per assicurare la sua propria unità politica”, ha affermato Demirtaş, aggiungendo che i kurdi siriani prenderanno la decisione sul loro futuro in questa fase critica. 

Il co-presidente del BDP ha continuato affermando che “tutta la popolazione kurda nelle quattro aree del Kurdistan dovrebbe agire con sensibilità per proteggere il risultato ottenuto in Siria e per renderlo permanente. Spero che la popolazione del Kurdistan siriano resti al di fuori degli scontri in corso nel paese ma sono dell´opinione che nessun kurdo rimarrà in silenzio in caso di attacco verso i risultati conseguiti nelle regioni kurde della Siria”. 

Demirtaş ha fatto notare che la politica estera turca non è orientata verso un Kurdistan autonomo in Siria ed ha sottolineato che costruire buone relazioni con la popolazione kurda anche in Turchia andrebbe a favore di quest´ultima. 

ANF / AMED/DİYARBAKIR
ANF NEWS AGENCY

martedì 24 luglio 2012

Divieto sul nome per il Centro Culturale Cegerxwin e per 19 parchi di Diyarbakır

20 Luglio 2012 
I nomi di un centro culturale e di alcuni parchi sono stati vietati per il fatto di essere kurdi.
Il primo Tribunale Amministrativo di Diyarbakır ha imposto un divieto sui nomi del centro culturale Cegerxwin e di 19 parchi, con la motivazione di essere kurdi e composti da lettere prese in prestito da lingue straniere. 
 Il Centro Culturale Giovanile di Kayapınar, aperto nel 2009 dalla Municipalità di Kayapınar, ha cambiato nome in Centro Culturale Giovanile Cegerxwin nello stesso anno su decisione del Consiglio di distretto. L´ufficio del Governatore di Kayapınar ha intentato un´azione giudiziaria per la sospensione dell´esecuzione dopo il cambio di nome, affermando che quest´ultimo non era conforme alla lingua turca. 
A seguito dell´azione contro il cambio di nome da parte dell´ufficio del Governatore, il Primo Tribunale Amministrativo di Diyarbakır ha emanato un divieto sui nomi del Centro Culturale Giovanile Cegerxwin e su quelli di 19 parchi in città, motivando la proibizione in base alle procedure ufficiali, che richiedono la denominazione in lingua turca di strade e aree in accordo con le legislazioni costituzionali. 
 I legali della Municipalità di Kayapınar hanno fatto ricorso al Consiglio di Stato per contestare la decisione del Tribunale Amministartivo. 
I nomi vietati dei parchi citati sono: Zembilroş Park, 33 Bullets Park, Derwêşê Ewdi Park, Nefel Park, Daraşin Park, Bêzar Park, Ciwan Park, Sosin Park, Jiyanan Azad Park, Aşîtî Park, Yek Gûlan Park, Beybun Park, Şilan Park, Roşna Park, Rojbîn Park, Rojda Park, Berfîn Park and Roşan Park. 

ANF / AMED/DİYARBAKIR ANF NEWS AGENCY