Circa 100 giornalisti attualmente dietro le sbarre in Turchia
La repressione contro i giornalisti è iniziata in Turchia con l´assassinio di Hasan Fehmi, editorialista del giornale Serbesti, nel 1909, ed è continuata con quelli di Sabahattin Ali, Çetin Emeç, Abdi İpekçi, Uğur Mumcu, Metin Göktepe e di molti altri durante gli anni Novanta, periodo in cui la Turchia conduceva la classifica dei paesi con il più alto numero di giornalisti uccisi. E´ di questi anni anche la nascita della tradizione della Stampa Libera Kurda; i suoi sostenitori sono sottoposti a pratiche crudeli tuttora.
I membri della stampa libera sono stati imprigionati, uccisi, sono scomparsi o sono stati fatti saltare in aria negli anni Novanta, quando 65 tra giornalisti, collaboratori e distributori sono stati assassinati, secondo i dati dell´Associazione dei Giornalisti Turchi.
Le uccisioni dei giornalisti non hanno comunque avuto termine nel decennio successivo: l´armeno Hrant Dink è stato assassinato in piena luce del giorno nel 2007, a distanza ravvicinata in mezzo alla strada, poco dopo aver lasciato il suo ufficio di Istanbul. La politica di repressione continua attraverso una maschera diversa oggi, con circa un centinaio di giornalisti kurdi e d´opposizione incarcerati per aver esercitato il loro lavoro e accusati dal governo di essere “assassini” e “molestatori”.
In una lettera in risposta alle accuse del Primo Ministro Erdoğan, i giornalisti imprigionati hanno dichiarato: “Vorremmo chiedere al Primo Ministro quale dei giornalisti dietro le sbarre è coinvolto in ‘omicidi’, ‘attentati’, ‘stupri’, e ‘furti’. Le chiediamo di spiegarci e provare le sue accuse. Se sussiste una sorta di illegittimità in questione, questa è il fatto che ci è stato rubato il nostro lavoro, la nostra libertà è stata violentata, le nostre coscienze sono state soffocate e la verità è stata distorta”.
Erdoğan non ha né risposto a questa domanda, nè ha smesso di accusare i giornalisti in carcere.
Secondo la Piattaforma per la Libertà dei Giornalisti in Carcere, 97 giornalisti tra cui 19 editori, sono attualmente incarcerati in Turchia e la maggioranza di loro è costituita da kurdi. 180 giornalisti sono stati messi dietro le sbarre negli ultimi tre anni e quasi 600 membri della stampa fronteggiano procedimenti legali.
I giornalisti incarcerati, i distributori e i collaboratori sono stati inizialmente arrestati con l´accusa di “appartenere ad un´organizzazione armata illegale”. In seguito sono stati accusati di “aver commesso crimini per conto di un´organizzazione illegale senza esserne appartenenti” e/o di “aver volontariamente favoreggiato un´organizzazione illegale e di far parte della sua struttura gerarchica”.
44 giornalisti, accusati di “appartenere ad un´organizzazione illegale” sono stati processati dal Dicembre 2011, nel contesto della cosiddetta operazione KCK (Unione delle Comunità Kurde). 36 di loro sono stati rimessi illegalmente in custodia cautelare, nonostante la mancanza di qualsiasi prova confermata.
L´ufficio centrale di Ankara del Partito della Pace e della Democrazia (BDP) ha rilasciato un comunicato dedicato alla Giornata dei Media ed ha richiesto l´immediata scarcerazione dei 100 giornalisti dietro le sbarre in Turchia.
Il BDP ha invitato lo stato turco ed il governo a cessare ogni tipo di imposizione repressiva sulla stampa.
ANF NEWS AGENCY
La repressione contro i giornalisti è iniziata in Turchia con l´assassinio di Hasan Fehmi, editorialista del giornale Serbesti, nel 1909, ed è continuata con quelli di Sabahattin Ali, Çetin Emeç, Abdi İpekçi, Uğur Mumcu, Metin Göktepe e di molti altri durante gli anni Novanta, periodo in cui la Turchia conduceva la classifica dei paesi con il più alto numero di giornalisti uccisi. E´ di questi anni anche la nascita della tradizione della Stampa Libera Kurda; i suoi sostenitori sono sottoposti a pratiche crudeli tuttora.
I membri della stampa libera sono stati imprigionati, uccisi, sono scomparsi o sono stati fatti saltare in aria negli anni Novanta, quando 65 tra giornalisti, collaboratori e distributori sono stati assassinati, secondo i dati dell´Associazione dei Giornalisti Turchi.
Le uccisioni dei giornalisti non hanno comunque avuto termine nel decennio successivo: l´armeno Hrant Dink è stato assassinato in piena luce del giorno nel 2007, a distanza ravvicinata in mezzo alla strada, poco dopo aver lasciato il suo ufficio di Istanbul. La politica di repressione continua attraverso una maschera diversa oggi, con circa un centinaio di giornalisti kurdi e d´opposizione incarcerati per aver esercitato il loro lavoro e accusati dal governo di essere “assassini” e “molestatori”.
In una lettera in risposta alle accuse del Primo Ministro Erdoğan, i giornalisti imprigionati hanno dichiarato: “Vorremmo chiedere al Primo Ministro quale dei giornalisti dietro le sbarre è coinvolto in ‘omicidi’, ‘attentati’, ‘stupri’, e ‘furti’. Le chiediamo di spiegarci e provare le sue accuse. Se sussiste una sorta di illegittimità in questione, questa è il fatto che ci è stato rubato il nostro lavoro, la nostra libertà è stata violentata, le nostre coscienze sono state soffocate e la verità è stata distorta”.
Erdoğan non ha né risposto a questa domanda, nè ha smesso di accusare i giornalisti in carcere.
Secondo la Piattaforma per la Libertà dei Giornalisti in Carcere, 97 giornalisti tra cui 19 editori, sono attualmente incarcerati in Turchia e la maggioranza di loro è costituita da kurdi. 180 giornalisti sono stati messi dietro le sbarre negli ultimi tre anni e quasi 600 membri della stampa fronteggiano procedimenti legali.
I giornalisti incarcerati, i distributori e i collaboratori sono stati inizialmente arrestati con l´accusa di “appartenere ad un´organizzazione armata illegale”. In seguito sono stati accusati di “aver commesso crimini per conto di un´organizzazione illegale senza esserne appartenenti” e/o di “aver volontariamente favoreggiato un´organizzazione illegale e di far parte della sua struttura gerarchica”.
44 giornalisti, accusati di “appartenere ad un´organizzazione illegale” sono stati processati dal Dicembre 2011, nel contesto della cosiddetta operazione KCK (Unione delle Comunità Kurde). 36 di loro sono stati rimessi illegalmente in custodia cautelare, nonostante la mancanza di qualsiasi prova confermata.
L´ufficio centrale di Ankara del Partito della Pace e della Democrazia (BDP) ha rilasciato un comunicato dedicato alla Giornata dei Media ed ha richiesto l´immediata scarcerazione dei 100 giornalisti dietro le sbarre in Turchia.
Il BDP ha invitato lo stato turco ed il governo a cessare ogni tipo di imposizione repressiva sulla stampa.
ANF NEWS AGENCY
Nessun commento:
Posta un commento