Visualizzazione post con etichetta appello. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta appello. Mostra tutti i post

giovedì 8 settembre 2016

In piazza per il Kurdistan

Appello per una mobilitazione nazionale a Roma il 24 Settembre a sostegno del popolo curdo e della rivoluzione democratica in Rojava, per la liberazione di Ocalan
Da oltre un anno nelle zone curde della Turchia è in corso una sporca guerra contro la popolazione civile. Dopo il successo elettorale del Partito Democratico dei Popoli (HDP), che ha bloccato il progetto presidenzialista di Erdogan, il governo turco intraprende un nuovo percorso di guerra ponendo termine al processo di pace per una soluzione duratura della irrisolta questione curda. Intere città - Diyarbakir, Cizre, Nusaybin, Sirnak, Yuksekova, Silvan, Silopi, Hakkari, Lice - vengono sottoposte a pesanti coprifuochi e allo stato di emergenza, con migliaia tra morti, feriti, arrestati e deportati.
Dopo il fallito “tentativo di golpe” del 15 luglio, attribuito ai seguaci di Gülen, Erdogan d à il via al terrore che sta eliminando qualsiasi parvenza di democrazia, con il repulisti di accademici, insegnanti, giornalisti, magistrati, militari, medici, amministratori, impiegati statali, invisi al regime: 90.000 tra licenziamenti e rimozioni, 30.000 arresti; chiusura di giornali, stazioni radio-televisive, centri di cultura e sedi di partito.
 Inoltre vi è la forte preoccupazione per le condizioni di sicurezza e di salute del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan, di cui non si hanno più notizie certe: dal 5 aprile 2015 Öcalan è segregato in isolamento, gli vengono negati il diritto a comunicare e a incontrare i familiari e gli avvocati in spregio e alle convenzioni e ai diritti internazionali. Abdullah Öcalan, legittimo rappresentante del popolo curdo, è indispensabile alla risoluzione della questione curda nell'ambito della democratizzazione della Turchia e del Medio Oriente, così come tracciato nel disegno del Confederalismo Democratico.
 Il 24 agosto 2016 l’esercito turco ha invaso la città di Jarablus con il pretesto di combattere il terrorismo e lo Stato Islamico (IS) che ha consegnato la città all'esercito turco e alle organizzazioni jihadiste a loro fianco, come Jabhat Fatah al-Sham e a gruppi come Ahrar El-Sham, senza colpo ferire. Gli attacchi dell’esercito turco non sono diretti contro ISIS ma contro le Forze Democratiche Siriane (SDF), esclusivamente ai danni dell'insorgenza liberatrice curda nei territori del Rojava.
 È un dato di fatto che gli Stati Uniti e l’Europa non solo hanno chiuso un occhio su questi attacchi, ma stanno fornendo il sostegno allo Stato turco che con la complicità dell’UE continua a usare i profughi come arma di ricatto. L'invasione turca del nord della Siria aumenta il caos esistente nella regione inferocendo la guerra civile, creando nuovi rifugiati e nuovi disastri umanitari.
TUTTO QUESTO DEVE FINIRE! RIFIUTANDO IL VERGOGNOSO ACCORDO UE-TURCHIA, CHE LEDE I DIRITTI UMANI DEI PROFUGHI E FINANZIA LA GUERRA SPORCA CONTRO IL POPOLO CURDO.
 Il popolo curdo insieme agli altri gruppi etnici, religiosi e culturali ha costituito una Confederazione Democratica nel nord della Siria, il Rojava, dove coesistono pacificamente e nel rispetto reciproco popoli e fedi religiose diverse tra loro: assiri, siriani, armeni, arabi, turcomanni. Questa Confederazione rappresenta una prospettiva ed un valido esempio per una Siria democratica; per questo è necessario sostenere questa esperienza di rivoluzione sociale di cui sono state protagoniste in primo luogo le donne.
Ora questa decisiva esperienza democratica per le sorti di un altro Medio Oriente rischia di essere cancellata dall'invasione turca. E' dunque urgente la mobilitazione internazionale a fianco del Rojava e della resistenza del popolo curdo.
Rispondendo all’appello internazionale sottoscritto da intellettuali, scrittori, artisti, politici e difensori dei diritti umani, invitiamo tutti e tutte coloro che in questi anni hanno sostenuto la lotta di liberazione del popolo curdo e la rivoluzione democratica,
A SCENDERE IN PIAZZA IL 24 SETTEMBRE A ROMA
 * Per fermare l'invasione turca del Rojava; contro la sporca guerra della Turchia al popolo curdo e sulla pelle dei profughi e rifugiati
 * Contro la repressione della società civile, del movimento curdo e di tutte le forze democratiche in Turchia
 * Contro la barbarie dell'Isis per l'universalismo dei valori umani; * Per il Confederalismo Democratico
* Per bloccare il supporto delle potenze internazionali e locali, in particolare USA e UE alla Turchia e mettere fine al vergognoso accordo sui profughi
 * Per la fine dell'isolamento e per la liberazione del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan
IN PIAZZA PER IL KURDISTAN
ROMA - PORTA PIA ORE 15.00
SABATO 24 SETTEMBRE

Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia
Rete Kurdistan Italia

Per Adesioni :

venerdì 19 agosto 2011

Appello per la fine dei bombardamenti

Comunicato Stampa di Uiki Onlus:
PER LA FINE DEI BOMBARDAMENTI TURCHI NEL KURDISTAN DEL SUD! PER UNA SOLUZIONE PACIFICA DELLA QUESTIONE KURDA!

Il 17 agosto l'aviazione turca ha cominciato una serie di pesanti bombardamenti nel Kurdistan del Sud, in territorio iracheno, ufficialmente diretti contro alcune basi delle forze di difesa del popolo (HPG), i combattenti del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan), ma che hanno colpito anche obiettivi civili. Gli aerei sono partiti da Diyarbakır e da Batman, dirigendosi verso Metina, Zap, Sideka, Gare, Haftanin, Xakurke Xinere. Non si registrano vittime finora ma persone del posto hanno detto che alcuni abitanti del villaggio Zergele di Kandil sono stati feriti, mentre il centro giovanile di Kandil è stato colpito. I raid giungono in seguito ad una esplosione della mattina ad Hakkari che ha provocato la morte di 11 soldati e un guardiano di villaggio.

Gli attacchi giungono in una fase delicata per la questione kurda in Turchia, dopo le elezioni dello scorso 22 giugno che hanno visto la buona affermazione del blocco curdo del partito BDP, vittoria a cui si è risposto con la repressione e con il rifiuto di riconoscere il mandato parlamentare ad Hatip Dicle e altri deputati accusati di propaganda per il PKK. Alle legittime richieste di autonomia e di una soluzione pacifica alla questione kurda, la Turchia ha risposto con la chiusura e ora di nuovo con l'opzione militare, negando che esista una questione kurda come affermato più volte dal primo ministro Erdogan.

Dopo gli attacchi dell'esercito iraniano nel Kurdistan iracheno dello scorso luglio, che come quelli odierni della Turchia nascondono l'intenzione di ridimensionare il governo federale kurdo dell'Iraq, dopo l'interruzione dei colloqui con il leader kurdo Ocalan che dovevano portare ad una road map per la pace, dopo la manifestazione dell'intenzione di porre in arresto altre migliaia di attivisti e rappresentanti della società civile kurda fra cui alcuni deputati eletti, che andrebbero ad aggiungersi ai 4000 già incarcerati, il governo turco sceglie di nuovo la strada dell'annientamento di un intero popolo, come contro i tamil nello Sri Lanka, scegliendo la guerra invece della pace.

Stanchi di questa logica di guerra, desiderosi solo di vedere rispettati i diritti all'autonomia e all'esistenza del popolo kurdo, chiediamo alla comunità internazionale, in primo luogo l'Unione europea, di adottare misure contro le operazioni militari transfrontaliere in Turchia, che  costituiscono chiaramente una violazione del diritto internazionale. Chiediamo inoltre una soluzione pacifica della questione curda, una nuova costituzione per lo stato turco che garantisca i diritti delle minoranze, il rispetto della democrazia.