Comunicato Stampa di Uiki Onlus:
PER LA FINE DEI BOMBARDAMENTI TURCHI NEL KURDISTAN DEL SUD! PER UNA SOLUZIONE PACIFICA DELLA QUESTIONE KURDA!
Il 17 agosto l'aviazione turca ha cominciato una serie di pesanti bombardamenti nel Kurdistan del Sud, in territorio iracheno, ufficialmente diretti contro alcune basi delle forze di difesa del popolo (HPG), i combattenti del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan), ma che hanno colpito anche obiettivi civili. Gli aerei sono partiti da Diyarbakır e da Batman, dirigendosi verso Metina, Zap, Sideka, Gare, Haftanin, Xakurke Xinere. Non si registrano vittime finora ma persone del posto hanno detto che alcuni abitanti del villaggio Zergele di Kandil sono stati feriti, mentre il centro giovanile di Kandil è stato colpito. I raid giungono in seguito ad una esplosione della mattina ad Hakkari che ha provocato la morte di 11 soldati e un guardiano di villaggio.
Gli attacchi giungono in una fase delicata per la questione kurda in Turchia, dopo le elezioni dello scorso 22 giugno che hanno visto la buona affermazione del blocco curdo del partito BDP, vittoria a cui si è risposto con la repressione e con il rifiuto di riconoscere il mandato parlamentare ad Hatip Dicle e altri deputati accusati di propaganda per il PKK. Alle legittime richieste di autonomia e di una soluzione pacifica alla questione kurda, la Turchia ha risposto con la chiusura e ora di nuovo con l'opzione militare, negando che esista una questione kurda come affermato più volte dal primo ministro Erdogan.
Dopo gli attacchi dell'esercito iraniano nel Kurdistan iracheno dello scorso luglio, che come quelli odierni della Turchia nascondono l'intenzione di ridimensionare il governo federale kurdo dell'Iraq, dopo l'interruzione dei colloqui con il leader kurdo Ocalan che dovevano portare ad una road map per la pace, dopo la manifestazione dell'intenzione di porre in arresto altre migliaia di attivisti e rappresentanti della società civile kurda fra cui alcuni deputati eletti, che andrebbero ad aggiungersi ai 4000 già incarcerati, il governo turco sceglie di nuovo la strada dell'annientamento di un intero popolo, come contro i tamil nello Sri Lanka, scegliendo la guerra invece della pace.
Stanchi di questa logica di guerra, desiderosi solo di vedere rispettati i diritti all'autonomia e all'esistenza del popolo kurdo, chiediamo alla comunità internazionale, in primo luogo l'Unione europea, di adottare misure contro le operazioni militari transfrontaliere in Turchia, che costituiscono chiaramente una violazione del diritto internazionale. Chiediamo inoltre una soluzione pacifica della questione curda, una nuova costituzione per lo stato turco che garantisca i diritti delle minoranze, il rispetto della democrazia.
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