giovedì 27 agosto 2015

Bilancio di guerra di un mese

L’ufficio stampa delle HPG (Unità di difesa del popolo) ha rilasciato il bilancio di guerra dell’ultimo mese in Kurdistan.
Le Hpg hanno sottolineato che Erdoğan e il governo dell’AKP hanno avviato una guerra contro le forze democratico rivoluzionarie del popolo del Kurdistan dopo la sospensione del processo di negoziazione, di fronte ai successi ottenuti dalle popolazioni del Kurdistan del nord nelle elezioni del 7 giugno.
Le HPG hanno dichiarato che questa concezione di guerra, che era già iniziata con l’isolamento aggravato del leader curdo Abdullah Öcalan, ha raggiunto una nuova dimensione con gli attacchi globali lanciati contro il movimento curdo a partire dal 24 luglio.
La dichiarazione ha sottolineato che gli attacchi aerei e le operazioni contro le forze di guerriglia nelle zone di difesa della Medya sono state condotte come parte della guerra più intensa di annientamento degli ultimi anni.
Ricordando che gli attacchi aerei hanno anche preso di mira molti insediamenti civili,a seguito dei quali 8 persone del posto sono state uccise nel villaggio di Qandil di Zergelê.
Le HPG hanno affermato che le forze di sicurezza turche d’altra parte hanno attaccato e assassinato giovani che hanno resistito a Silvan, Varto, Silopi and Cizre nel Kurdistan del nord.
Le HPG hanno dichiarato che i guerriglieri hanno risposto con azioni efficaci a questi massacri e attacchi che hanno preso di mira la volontà democratica delle popolazioni di Turchia e Kurdistan nel Kurdistan del nord,e i colpi di annientamento contro le zone della guerriglia nel Kurdistan del sud.
Le HPG hanno elencato i seguenti dati del bilancio di guerra dal 24 luglio.
Voli di ricognizione di veicoli aerei senza equipaggio: 44
Operazioni dell’esercito turco e scontri: 62
Attacchi con elicotteri di tipo Cobra:25
Attacchi con carri armati,obici e mortai:217
Attacchiaaerei con caccia:87,15 dei quali sono stati condotti nel Kurdistan del nord e 72 nelle zone di difesa della Medya.
Azioni delle forze della guerriglia:191
Soldati uccisi negli scontri:394
Soldati feriti nelle azioni e negli scontri: 142
Funzionari di polizia uccisi:16
Funzionari di polizia feriti:36
Membri di corpi speciali uccisi:61
Membri di corpi speciali uccisi:33
Veicoli danneggiati:63 inclusi 10 elicotteri e 3 carri armati
Veicoli distrutti:50 inclusi due carri armati
Veicoli bruciati:74
Vehicles burnt down: 74
Azioni di chiusura di strade:50
Le HPG hanno dichiarato che i guerriglieri hanno sequestrato una grande quantità di munizioni appartenenti all’esercito turco
Mentre non è stato possibile verificare i risultati di 54 azioni condotte dai guerriglieri,le azioni di sacrificio a Van, Adana, Ağrı-Bazid e di Istanbul non sono incluse nelle cifre annunciate nel bilancio.
Le HPG hanno dichiarato che 42 guerriglieri hanno pero la loro vita nel corso dell’ultimo mese,tra di essi 18 sono caduti in operazioni e scontri,16 negli attacchi aerei e 8 in azioni di auto sacrificio.
Il comunicato riporta che 32 civili hanno perso la loro vita negli attacchi dell’esercito turco nel Kurdistan del nord e nel massacro di Zergelê nel Kurdistan del sud dal 24 luglio.

martedì 18 agosto 2015

Lo stato turco ricomincia a incendiare i villaggi curdi

I villaggi di Kocakoy nei distretti di Lice-Hani a Amed (Diyarbakir) e altri villaggi circostanti sono sottoposti a un pesante bombardamento da parte dell’esercito turco.Molti di questi villaggi stanno attualmente bruciando,con molti feriti e un numero sconosciuto di morti.Dopo il pesante bombardamento di luoghi civili,i soldati turchi sono entrati nel villaggio di Kocakoy.Hanno poi proceduto prendendo di mira le abitazioni sparando e bruciando le case con le famiglie ancora all’interno.Fonti locali hanno riferito che molte persone in queste case sono state uccise e seriamente ferite.
L’esercito turco ha poi proceduto a costringere con violenza l’evacuazione di questi villaggi.
Ieri una una simile situazione inquietante si è verificata nel villaggio di Şapatan (Altınsu) a Semdinli distretto di Hakkari.In questo villaggio oltre 10 abitazioni sono state demolite e rovinate.Il fumo sta ancora salendo dalle case e dalle aree forestali circostanti,cosi come da altri villaggi circostanti.
Il regime turco si è impegnato in una simile campagna negli anni ’90.Durante questo periodo,il regime ha bruciato 4000 villaggi curdi e ha sfollato 3.000.000 di persone.Il regime sta ripetendo ancora la stessa politica e la stessa pratica.
Nel precedente comunicato stampa presentato quest’oggi,abbiamo informato che le forze militai turche hanno attaccato i distretti di Varto, Semdinli, Farqin, Yuksekova, Nusaybin e Lice, prendendo di mira i civili,bombardando le attività economiche e le case deliberatamente e esplicitamente.Diverse persone sono già state uccise in questi attacchi.
Rappresentanti e parlamentari di HDP hanno riferito che stanno assistendo alla stessa strategia di quando ISIS aveva attaccato Kobane, e si era impegnato in una deliberata politica di distruzione della città.La Turchia sta adesso adottando la stessa politica di SIS in molti distretti e villaggi nelle zone curde della Turchia.
L’utilizzo della potenza militare contro i civili è un crimine di guerra.Il bombardamento diretto,i bombardamenti dei villaggi e l’incendio di case,villaggi,aziende,fattorie e l’ambiente circostante,è una tattica del terrore utilizzata del regime turco contro civili innocenti.
Chiediamo ancora alla comunità internazionale,alle ONG,alla stampa e alle organizzazioni dei diritti umani,di condannare la sporca guerra che lo stato turco sta impegnando nei confronti dei curdi.I crimini commessi contro i curdi sono violazioni dei diritti umani di cui il regime turco deve essere ritenuto responsabile dagli organi competenti e dalle organizzazioni internazionali.
Congresso Nazionale del Kurdistan – KNK

L’esercito turco assedia e attacca province e villaggi curdi

Con la conclusione del processo di pace da parte di Erdogan il 24 luglio, è in corso una nuova guerra totale contro i curdi. Da quella data le montagne, i villaggi e la geografia curdi sono stati quotidianamente sotto attacco e bombardamenti. Per quasi una settimana le forze speciali turche, sostenute dall’esercito, hanno dichiarato lo stato di emergenza nelle città curde e stanno facendo esecuzioni extragiudiziali nella regione.
Di recente in distretti come Varto, Semdinli, Farqin, Yuksekova, Nusaybin e Lice è stato dichiarato uno stato di emergenza, sono stati presi di mira civili, sono stati bombardati luoghi di lavoro e incendiate case. Non stanno permettendo che coloro che sono stati uccisi in questi attacchi vengano sepolti e che i feriti vengano curati. Tutte le entrate e le uscite di queste città e province sono chiuse, mentre le forze di sicurezza terrorizzano la gente nelle regioni che sono state isolate dal resto del paese. Le principali forniture di energia e di acqua di queste città sono state deliberatamente interrotte.
La gente che vice in questi luoghi è molto preoccupata e dice che sta affrontando la minaccia di un massacro. Fino ad ora viene riferito che sono stati uccisi diversi civili, ma secondo fonti locali il numero dei morti è molto più elevato di quanto viene riferito dallo stato. L’esercito turco ha anche assediato le zone rurali che circondano questi distretti e sta bombardando pesantemente nei villaggi, questi bombardamenti sono tuttora in corso.
La principale ragione dietro a questi attacchi e a queste uccisioni extragiudiziali di civili sta nel fatto che il presidente turco Erdogan ha dato poteri illimitati alle forze di sicurezza. Questo è un altro segno dell’ostilità dell’AKP nei confronti del popolo curdo. Attaccando il popolo curdo, il governo turco e il presidente Erdogan stanno moralmente e concretamente sostenendo ISIS.
• Chiediamo all’opinione pubblica internazionale di opporsi a questa guerra condotta dal presidente turco Erdogan.
• Chiediamo all’UE e agli stati membri, agli USA e all’ONU di rompere il loro silenzio sulla minaccia di massacro contro i curdi in Turchia.
• Chiediamo ai media internazionali di interessarsi della questione che una rilevanza significativa nella lotta contro ISIS nella regione.
Congresso Nazionale del Kurdistan KNK

domenica 26 luglio 2015

Terzo giorno di operazioni dello stato turco

3° giorno di operazioni delle forze speciali Turche nella guerra lanciata da Erdogan contro i Curdi ed il PKK: gli arresti salgono a 618 persone, di cui 518 sono Curdi e militanti della sinistra.
Nella prima notte di bombardamenti contro le basi del PKK in Nord Iraq, sono stati colpiti oltre 400 obiettivi.Durante la giornata e la nottata del 24 luglio sono proseguiti gli scontri ad Istanbul, in particolare nel quartiere di Gezi dove le strade sono invase di giovani e barricate.Nella notte violenti scontri a Nussaibin e Mardin, distrutti anche bancomat.
Ad Ankara sedata con la violenza una manifestazione contro i bombardamenti sulla guerriglia kurda, numerosi i fermati.Ad Amed ieri sera alle 11 è stato attaccato un convoglio militare Turco sulla strada che porta a Lice. Nell’attacco sono stati uccisi due soldati e feriti quattro.
A Cizre nel distretto di Sirnak, la polizia ha aperto il fuoco su un gruppo di giovani che protestavano contro i bombardamenti nella Medya Defense Zone. Due giovani sono rimasti feriti. Uno di loro, Abdullah Özdal, di 21 anni, è stato colpito al petto ed è morto questa mattina per le ferite riportate.
A Izmir due donne ferite e nove persone arrestate.
Erdogan ha dichiarato nuovamente guerra a tutti i Curdi con il beneplacito schifoso degli Stati Uniti e dell’Europa.
Şervan Varto, comandante del PKK e membro del consiglio di commando, è stato ucciso dai bombardamenti dell’aviazione Turca in corso da ieri notte e che stanno continuando tutt’ora. La Turchia sta assassinando gli eroi che hanno salvato decine di migliaia di vite combattendo contro i miliziani dell’ISIS. Dai bombardamenti tre guerriglieri e cinque civili tra cui un bambino sono rimasti feriti.

martedì 21 luglio 2015

Presidio a sostegno di Suruc

La mattina del 20 luglio intorno alle ore 11 si verificato un grave attentato a Suruc,città turca sud-orientale a soli 10 km da Kobane, causando oltre 50 morti e 200 feriti.
A Suruc erano arrivati 300 membri della Federazione delle associazioni della gioventù socialista (SGDF) che si erano riuniti nel centro culturale “Amara” prima di recarsi a Kobaneper una missione di ricostruzione della città curdo-siriana martoriata dal conflitto con l’Isis dei mesi scorsi.
Questa sera in molte città italiane ci sarà un presidio in sostegno di Suruc e degli attivisti che ogni giorno mettono a rischio la propria vita per liberare Kobane e portare la libertà e la dignità in Kurdistan.
A Parma, piazzale della Pace dalle ore 21.

lunedì 20 luglio 2015

Appello Internazionale per la ricostruzione di Kobanê e per l'apertura di un corridoio umanitario

Il 15 settembre 2014 i Daesh hanno lanciato la loro prima ingente offensiva contro il cantone curdo di Kobanê, in Siria. La popolazione curda, guidata dalle forze di autodifesa del popolo ( YPG e YPJ) ha organizzato una grande difesa contro l'attacco. La resistenza di uomini e donne all'interno di Kobanê, è stata una battaglia per la democrazia, per i diritti umani, per un futuro comune, per la legittimazione e l'uguaglianza delle donne nella società . Il supporto della Coalizione Internazionale è stato prezioso ma non sufficiente.
Kobanê è stata liberata dopo 134 giorni di resistenza, ma tra il 25 e il 27 giugno l' ISIS ha compiuto l'ennesima strage contro l'umanità: più di 200 civili, la maggior parte dei quali donne e bambini, sono stati brutalmente assassinati. La minaccia non è stata quindi rimossa.
La città risulta quasi completamente distrutta: i servizi essenziali quali acqua ed elettricità, i rifornimenti di cibo e i le cure sanitarie sono ai minimi livelli o addirittura inesistenti. Lo Stato Islamico inoltre, dimostrando ulteriormente la sua brutalità, ha dislocato migliaia di mine per impedire il ritorno della popolazione nelle proprie terre.
Pertanto è necessario garantire ai rifugiati la possibilità di rientro nella propria città in modo sicuro, sostenendo la ricostruzione delle infrastrutture basilari, al fine di assicurare loro una vita dignitosa.Nonostante la liberazione il cantone è ancora sotto embargo.
Kobanê è circondata da Daesh. Il confine con la Turchia risulta quindi fondamentale. La popolazione di Kobanê ha urgentemente bisogno di un corridoio umanitario per ricevere gli aiuti necessari al fine di proteggere,rifornire e ricostruire la propria città.
Appello ad andare a Suruç lungo il confine con Kobanê dal 12 al 17 Settembre 2015
Per promuovere la riduzione della violenza, per sostenere la stabilità in Siria e nelle regioni liberate dal terrorismo, constatando l'urgenza dell'apertura di un corridoio umanitario, al fine  di esercitare pressioni nei confronti dell' ONU,che implementando la Risoluzione 2165 del 14 Luglio 2014 art.2 potrebbe essere in grado di garantire l'apertura di un ulteriore valico di confine, invitiamo singoli attivisti, istituzioni, sindacati, partiti politici, ONG, autorità locali e internazionali alla partecipazione di una grande carovana internazionale.
Martedì 15 settembre,anniversario del primo attacco di Daesh al cantone di Kobanê, saremo tutte e tutti a Suruç, in Turchia, nella città gemella di Kobanê e a pochi chilometri dal confine siriano, per esprimere il nostro appoggio politico e umanitario. 
Invitiamo quindi a partecipare ad una manifestazione internazionale anche con automobili, furgoni e carovane sia in grado di portare la propria solidarietà e il proprio contributo per la ricostruzione di Kobanê, a difesa dell' umanità e contro la barbarie.
Ci vediamo il 15 settembre a Suruç
Rete Kurdistan Italia, Uiki Onlus
Per informazioni e adesioni : carovana15settembre@gmail.com

venerdì 5 giugno 2015

Quattro morti, piu di 400 feriti in una doppia esplosione ad Amed

Quattro morti, piu di 400 feriti in una doppia esplosione ad Amed
Le ultime notizie da Amed dicono che centinaia di persone sono state ferite in due esplosioni successive che si sono verificate durante il raduno dell'HDP nella principale provinci curda.
​Un ragazzo di 16 anni, Ramazan Yildiz, ha perso la vita nell’Ospedale dell’Università Dicle dove è stato sottoposto ad intervento chirurgico. Un’altra persona ha perso la vita nell’Ospedale Veni Vidi. E’ stato detto che il suo nome non può essere identificato perchè non aveva con sè un documento d’identità.
Centinaia di persone sono state ferite, alcune gravemente, nel corso delle due eplosioni durante il raduno dell’HDP al quale stavano partecipando più di centomila persone.
Demirtaş: dobbiamo essere organizzati e vincenti di fronte agli attacchi.
In seguito alle esplosioni avvenute ad Amed Demirtaş ha fatto appello ad organizzarsi e a perseguire il successo elettorale. Demirtaş ha detto: “Le elezioni si terranno qualsiasi cosa accada. Avremo successo, la pace prevarrà.”
Dopo gli attacchi bomba al raduno dell’HDP ad Amed, il Co-Presidente dell’HDP Selahattin Demirtaş ha reso una dichiarazione di fronte agli edifici cittadini del DBP e ha fatto appello all’organizzazione e alla vittoria.
Demirtaş ha detto: “Le elezioni si terranno comunque qualsiasi cosa accada. Avremo la meglio, la pace prevarrà.” Demirtaş ha chiesto alle miglialia di persone che si sono radunate di fronte agli uffici cittadini del DBP di proseguire i loro sforzi in vista delle elezioni con determinazione finchè raggiunferanno i risultati. Il discorso di Demirtaş è stato spesso interrotto dai cori “Erdogan assassino!”. Demirtaş ha affermato che la loro marcia democratica non può essere fermata nonostante i tentativi di colpire in casa l’HDP. Enfatizzando il bisogno di pace Demirtaş ha fatto appello alla folla affinchè si porti la pace in Turchia.
Demirtaş ha affermato che da quando si è verificata l’esplosione stanno ricevendo telefonate e preghiere di solidarietà da tutta la Turchia. Mettendo in risalto il bisogno di continuare i preparativi elettorali ininterrottamente, Demirtaş ha detto che l’HDP non cadrà in tali trappole e aspetterà pazientemente il suo successo elettorale.
Demirtaş si è congratulato con la folla per la sua disciplina dicendo che l’esplosione aveva lo scopo di creare il panico e far sì che centinaia di donne, bambini e uomini si calpestassero nella calca. Sottolineando il bisogno per l’HDP di avere successo elettorale Demirtaş ha aggiunto che si spera che coloro che sono responsabili dell’attentato siano trovati.
Infine Demirtaş ha affermato: “Siamo consapevoli dei gruppi che si sentono minacciati dal successo elettorale dell’HDP ma le imminenti elezioni si terranno qualsiasi cosa accada. Prevarremo e la la pace prevarrà; lla notte del 7 Giugno la libertà prevarrà quando ci presenteremo come rappresentanti dell’Umanità in questo paese.
Sole Parev

venerdì 1 maggio 2015

Buon Primo Maggio da Kobane

Primo Maggio 2015 Lavoratrici e lavoratori, compagne e compagni! Organizzazioni, associazioni, sindacati!
Un affettuoso saluto dalle lavoratrici e dai lavoratori del Cantone di Kobane, il cantone della rivoluzione, della resistenza e dei martiri, in occasione del 1 maggio, la giornata che ricorda la lotta e la resistenza delle lavoratrici e dei lavoratori contro la tirannia e l’oppressione, lo sfruttamento del capitalismo! 
La rivoluzione del Rojava è stata uno storico punto di partenza per la lotta delle lavoratrici e dei lavoratori e dei popoli oppressi nel Medio Oriente e in tutto il mondo, per riappropriarsi della propria autorità politica; e è stata la rivoluzione delle donne, dei giovani, delle lavoratrici e dei lavoratori che ha costruito un nuovo sistema basato sul trasferimento del potere al popolo che ne è il vero proprietario. 
La nostra resistenza contro i terroristi di ISIS e i loro sostenitori a livello internazionale non è solo per proteggere la vita e dignità umana, ma è anche la resistenza per difendere le conquiste della rivoluzione e del sistema di autogoverno che è basato sulla democrazia radicale e sull’eliminazione delle organizzazioni gerarchiche. Ora, grazie alle eroiche battaglie dei nostri compagni e delle nostre compagne nelle “Unità di Difesa del Popolo” (YPG) e “Unità di Difesa delle Donne” (YPJ), i terroristi sono stati scacciati dalla città, ma gli attacchi contro i sobborghi e il blocco delle strade del cantone stanno ancora continuando. 
La nostra resistenza è entrata in una fase nuova più difficile, la fase del ripristino della vita sociale a Kobane, sotto attacco e assedio economico e logistico, in una situazione in cui oltre l’80% delle strutture e delle infrastrutture vitali della città sono state distrutte. La storia della lotta di classe mostra che l’unione delle lavoratrici e dei lavoratori non ha confini geografici, così come intendiamo la nostra resistenza contro il terrorismo selvaggio e i suoi sponsor internazionali come la resistenza che rappresenta tutti popoli del mondo. Crediamo che la rivoluzione come rottura dei fondamenti del dominio e fondazione di un nuovo mondo, richieda pratica e una lotta dura. 
Allo stesso modo la solidarietà internazionale delle lavoratrici e dei lavoratori è la necessità storica e un terreno di azione concreto per difendere le conquiste di classe e per lottare fianco a fianco contro il dominio e l’oppressione del capitalismo. 
Noi, lavoratrici e lavoratori e associazioni del Cantone di Kobane, nel ricordare le lotte di liberazione e ugualitarie delle lavoratrici e dei lavoratori e dei popoli oppressi in tutto il mondo e apprezzando il vostro sostegno e la vostra solidarietà con la nostra resistenza contro gli attacchi terroristici, invitiamo le nostre compagne lavoratrici e i nostri compagni lavoratori, associazioni, sindacati e tutti i libertari a partecipare alla solidarietà concreta con la rivoluzione e la resistenza di Kobane e vi invitiamo a unirvi a noi in questa situazione storica per proteggere le conquiste della rivoluzione! 
Viva le lotte di liberazione dei popoli di tutto il mondo! 
Viva l’unione delle lavoratrici e dei lavoratori di tutto il mondo! 
Amministrazione del Cantone di Kobane

giovedì 30 aprile 2015

Raccolta fondi : Un ospedale per Kobane

In marzo 2015 siamo andati in Kurdistan e siamo tornati a casa con un’importante richiesta da parte del popolo curdo: “le istituzioni internazionali ci stanno lasciando soli, aiutateci a ricostruire Kobane!”.
Nel settantesimo della liberazione dell’Italia da parte dei partigiani,ci sembra doveroso sostenere le resistenze laddove ancora lottano in prima linea, rappresentando di fatto la linea di confine tra la civiltà e la barbarie.Oggi il centro del mondo è Kobane, dove la resistenza della regione autonoma del Rojava, difende la regione dagli attachi dello Stato Islamico.
LA SITUAZIONE
Kobane rappresenta un baluardo di civiltà, è stata la prima grande vittoria che ha fermato l’avanzata di Isis. È stata una battaglia di resistenza, portata avanti dal popolo curdo,strada per strada, fucili contro armi pesanti.
I curdi del Rojava si autogovernano da anni, portando avanti un’idea di società democratica, basata sull’uguaglianza di genere e sulla convivenza pacifica di tutte le etnie presenti nell’area. Un’esperienza assolutamente nuova per il Medio Oriente, da sempre dilaniato da poli di potere assolutisti e violenti.
Proprio per questa idea di mondo socialista, pacifico e non maschilista, Isis ha attaccato Kobane con estrema rabbia: nei quartieri in cui non riusciva ad entrare attaccava con le armi pesanti,con la volontà di abbattere gli edifici e renderli inabitabili.
Noi, come Occidente, abbiamo una doppia responsabilità per quanto successo: prima di tutto per i nostri interessi abbiamo sostenuto,nella storia, diversi potentati locali,portando nell’area armi e facendo nascere immensi interessi legati alla gestione delle risorse, ma soprattutto, non stiamo facendo niente né per il riconoscimento del Rojava né premendo sulla Turchia per aprire maggiormente le frontiere.
La ricostruzione di Kobane è molto problematica: il Rojava formalmente è in Siria,quindi eventuali aiuti ufficiali dovrebbero passare per Damasco, nelle mani di Assad,che al momento non riconosce l’autonomia dell’area curda. Il Rojava confina con Turchia a nord e Stato Islamico a sud, dunque la sua porta con il mondo è la Turchia,che tuttavia non facilita il passaggio alle frontiere sia ai rinforzi curdi, che ai civili, che agli aiuti umanitari.Questo atteggiamento ben si comprende se inquadrato nel contesto più ampio della questione curda, problema interno turco molto rilevante in quanto da 40 anni il popolo curdo rivendica la sua identità, anche tramite la lotta armata. 
QUI puoi leggere il nostro reportage di quella giornata sul confine turco siriano.
QUI puoi guardare alcune delle nostre fotografie fatte sul confine turco siriano e nei campi profughi di Suruc, in cui sono ospitati i civili scappati da Kobane.
L’APPELLO
L’appello dei curdi alla società civile occidentale è di mandare fondi per la ricostruzione di Kobane, attualmente la priorità in Rojava.
In particolare, è partito un progetto per l’adattamento di un edificio a presidio ospedaliero. Prima di tutto chirurgia per curare i traumi dei partigiani feriti (attualmente si dovrebbero curare in Turchia ma se provassero ad entrare sarebbero subito arrestati), successivamente altri reparti per curare le patologie comuni. Il progetto è avviato, servono solo i macchinari.
Purtroppo è sconsigliato l’invio di macchinari tramite le Asl perchè sarebbero bloccati in Turchia magari per anni.È dunque preferibile avere i fondi necessari in modo da potersi procurare autonomamente i macchinari per canali garantiti.
L’OBIETTIVO
Ci siamo informati con l’Ufficio Informazione Kurdistan Italia per capire quale potesse essere un obbiettivo concreto,ci è stato risposto che una mancanza importante è quella di energia elettrica. Isis nel tentativo di rendere inabitabile la città ha distrutto i servizi, dalle fogne alla rete elettrica. Il nostro obiettivo, con questi 3000 euro sarà quindi l’acquisto di un generatore.
COME VIENE GESTITA LA RACCOLTA FONDI
Tutti i movimenti votati alla solidarietà internazionale hanno identificato la Mezzaluna Rossa di Livorno come ente su cui far convogliare tutti gli aiuti economici.
La Mezzaluna Rossa Kurdistan ONLUS è un’associazione internazionale, presente da anni in Germania, nata da poco in Italia e gestita da curdi; sarà dunque sul loro conto corrente che verranno versati tutti fondi raccolti nelle campagne locali. Mezzaluna Rossa invierà il denaro alle municipalità dell’autonomia curda che lo convoglieranno all’Associazione Kobane, ente coordinatore della ricostruzione.
La Mezzaluna Rossa per trasparenza pubblicherà ogni mese l’elenco dei bonifici ricevuti, indicandone la fonte.
Collettivo The Road to Kobane

mercoledì 22 aprile 2015

Risoluzione del Comune di Piacenza per Ocalan e per il Rojava

Consiglio Comunale di Piacenza
Risoluzione:
Premesso che:
La guerra civile Siriana vede al suo interno diverse forze militari;
A tre anni dall’inizio della stessa il popolo Curdo ha definito una propria autonomia nel nord della Siria (Rojava);
Le milizie dell’ISIS hanno attaccato duramente il Rojava venendo però sconfitte dalla Resistenza Curda organizzata dalle milizie legate al PKK;
Considerato che:
La vittoria delle milizie legate al PKK a Kobane ha rappresentato un argine importante all’avanzata dell’ISIS;
L’autonomia del Rojava rappresenta un modello di autogoverno comunitario e parità di genere, fattore di grande importanza in un’area devastata dalla guerra e in cui i diritti di genere sono spesso calpestati;
Tutte le formazioni politiche italiane si sono dichiarate, pur con motivazioni diverse, nemiche di ISIS;
Il Consiglio Comunale invita il Sindaco e la Giunta:
Ad esprimere solidarietà alla Resistenza organizzata dalle emanazioni del PKK;
A chiedere al Governo italiano di riconoscere l’autonomia del Rojava e a promuoverne il riconoscimento in seno alle istituzioni europee;
A sollecitare presso il Ministero degli Esteri, la Presidenza della Repubblica e la Presidenza del Consiglio una presa di posizione in favore della liberazione del leader curdo Oca lan.
Carlo Pallavicini
Protocollata il 9/2/2015
Approvata all’unanimità il 20/4/2015

lunedì 13 aprile 2015

Le ragioni di una scelta partigiana

 Da Senigallia a Kobane
“Gli stolti chiamavano pace il semplice allontanarsi del fronte”.
(Non c’è nessun dopoguerra – Wu Ming, Yo Yo Mundi)
Una giornata di primavera. Un cielo limpido. Un respiro trattenuto tra Istanbul e Bologna. Un aeroporto. Il volto di Karim che appare tra la folla. Gli abbracci.
Sono passati tre mesi. In Rojava. A Kobane. Volontario nelle file delle Forze di Difesa del Popolo (YPG). A combattere Isis.
Tre mesi a difesa di un progetto politico laico, femminista, comunitarista ed ecologista chiamato “confederalismo democratico” o “democrazia senza stato”. La vita in ballo. Ancora una volta, socialismo o barbarie.
Tre mesi in guerra.
Guerra, qualcosa di estraneo a noi occidentali nati e vissuti da decenni in questa pace.
Guerra, una parola che abbiamo imparato a pronunciare con pudore.
Guerra, quello spazio che lambisce i confini d’Europa a sud, come a est. A sole poche ore di volo dalla “nostra” pace.
Karim ha attraversato questi spazi, quello d’occidente e d’oriente, quello della pace e della guerra. Così lontani, così vicini, così intersecati. Ed è tornato. Vivo.
Ora è il tempo del racconto. Condividere un’esperienza straordinaria, nel senso etimologico del termine, fuori dall’ordinario. Un racconto pubblico, che vuole divenire comune, perché ogni scelta partigiana è una scelta politica.
Ancora una volta, vogliamo che le prime parole siano le sue.

domenica 12 aprile 2015

Appello per le donne vittime di ISIS

30 marzo 2015 
Pubblichiamo un comunicato diffuso dall’illustratrice femminista Anarkikka,che ha partecipato al viaggio in Kurdistan di una delegazione di giuriste, intervenute per documentare le violazioni dei diritti umani delle donne nel contesto del conflitto con l’Isis. “Serve con urgenza una maggiore attenzione alle esigenze specifiche di donne e bambine sopravvissute al conflitto con Isis.Tutti i campi dovrebbero ricevere dei fondi per garantire assistenza primaria a donne e bambini, non solo quelli dove ci sono presidi internazionali”. 
Questa la priorità identificata dalla delegazione internazionale di donne giuriste – accompagnate da una psichiatra, una video-maker, una giornalista e una farmacista – che ha visitato per una settimana i centri che accolgono le popolazioni sfuggite all’Isis in Turchia, Kurdistan iracheno e Rojava. 
La delegazione è stata organizzata da Iadl (Associazione Internazionale avvocati democratici), in collaborazione con Aed-Edl (European Democratic Lawyers) e Eldh(European Association of Lawyers for Democracy and World Human Rights) al fine di verificare e documentare le violazioni dei diritti umani delle donne nel contesto del conflitto con Isis. Hanno preso parte alla delegazione attiviste ed esperte in diritti umani che fanno parte di diverse organizzazioni. 
Le delegate nel corso della visita hanno incontrato donne esponenti delle associazioni, delle istituzioni, vittime e testimoni dirette della violenza. La delegazione ha visitato nel Kurdistan iracheno, in Rojava eTurchia campi governativi e non governativi dove sono accolte donne provenienti dalle aree di Shengal e Kobane. Gli Stati hanno l’obbligo di garantire una uguale distribuzione dei fondi e degli aiuti internazionali, per assicurare il soddisfacimento delle condizioni di vita elementari delle persone accolte in tutti i campi, e di provvedere a garantire un numero adeguato di personale e servizi di supporto specifici per le esigenze femminili. 
E’ stato notato favorevolmente che là dove esistono luoghi di ascolto e di rappresentanza femminileall’interno dei campi, le donne hanno espresso una maggiore positività, nonostante le comuni difficoltà materiali. Le testimonianze raccolte hanno confermato la brutalità dei crimini commessi da Isis: il femminicidio, nelle forme già rese note dai media internazionali, fa parte integrante delle tattiche di annientamento delle popolazioni colpite. 
Gli esiti della ricerca saranno presentati in un rapporto che verrà presentato alle Nazioni Unite nel corso della 29ma sessione del Consiglio dei Diritti Umani di giugno a Ginevra, insieme ad una esposizione del lavoro grafico illustrato di Stefania Spanò (in arte Anarkikka), che ha preso parte alla delegazione.