Il
primo con Serdar Celebi, vice presidente dell'IHD. Le violazioni dei
Diritti Umani nei confronti della popolazione Kurda rimangono continue e
pressanti; ci concentriamo sulle condizioni carcerarie: 600 sono i
detenuti politici gravemente malati nell'area di Amed, di cui 202
gravissimi per i quali la permanenza in carcere li condannerebbe a morte
sicura, ma le autorità preposte non prendono alcuna decisione. A loro
sono anche negate le cure necessarie. Ultimamente ci sono state diverse
denunce di detenzioni di minori nelle carceri per adulti: nessun
provvedimento è stato preso. Da circa 7 mesi i detenuti politici vengono
trasferiti in carceri lontanissime dal luogo in cui vivono le famiglie.
Il
secondo incontro è stato con le madri della pace: ci accolgono con i
loro veli bianchi, ci raccontano le loro storie di dolore con una grande
dignità, di chi sa di aver scelto la pace e la giustizia e di averla
insegnata ai propri figli.
Condividono gli stessi dolori, le
stesse ingiustizie e per questo si sentono più forti ed in grado di
continuare a chiedere verità e giustizia per i propri figli e pace per
il Kurdistan.
L'ultimo incontro è con Vechi Aydogan e Fatma
Esmer di Goc Der. L'argomento sono i villaggi, più di 4000, distrutti
scientemente dai militari turchi con l'aiuto dei guardiani di villaggio,
negli anni '90.
Gli sfollati che hanno perso tutto e vivono
anche oggi in condizioni di povertà nelle periferie delle città, non
hanno mai smesso di chiedere giustizia. Si sono appellati ai tribunali
turchi e a quello dell'Aia, invano. Non sperano più in nessuno se non in
loro stessi. Chiedono di poter tornare nelle loro case e che le loto
terre diano liberate dalle mine antiuomo. Una legge turca,
antiterrorismo, colpevolizza addirittura gli abitanti stessi dei
villaggi distrutti in quanto conniventi, secondo il governo, con i
partigiani del PKK.
21 marzo
Azadì
Ochalan, azadì Kurdistan: questo è il messaggio del Newroz più numeroso e
festoso del Kurdistan. Certamente più di un milione di persone
scandivano slogan, cantavano, ballavano, sventolavano bandiere di Apo e
Rojhava. Erano presenti delegazioni dal Kurdistan Iracheno, Iraniano e
dalla regione autonoma del Kurdistan siriano, dall'Europa e dalla
Bolivia.
Il messaggio di Ochalan si può sintetizzare così:
"sappiamo che la Turchia non ha fatto nulla per il processo di pace,
certamente il cammino verso la pace è lungo e difficoltoso, forse
occorre dare più tempo per attendere una risposta, comunque condividerò
tutto ciò che i Kurdi, le Kurde e il PKK decideranno".
Il
testo integrale verrà inviato e tradotto nel più breve tempo possibile;
anche noi, seppur presenti, non abbiamo capito completamente la lettera
di Apo perché mancava la traduzione in Inglese.
Ieri,
con una legge emessa in poche ore, il governo turco ha chiuso Twitter
violando il diritto di libertà di espressione e accesso all'informazione
di tutta una nazione.
Per il gruppo Amed
Nelly e Caterina
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