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domenica 1 aprile 2012

Sempre più bambini denunciano gli stupri subiti nel carcere di Pozanti

Un prigioniero minorenne recentemente uscito dal carcere di Pozantı si è rivolto all’IHD di Mersin per denunciare lo stupro subito nel carcere.
Nella testimonianza rilasciata all’ IHD, il bambino (Ş.T), ha riportato gli abusi che hanno visto come vittime lui e altri detenuti di Pozantı. Le dichiarazioni di Ş.T. hanno fatto emergere nuovi motivi d'allarme in merito agli stupri, torture e maltrattamenti contro i bambini detenuti nelle carceri turche.
Dopo essere stato arrestato il 18 ottobre 2011 con l’accusa di aver partecipato a una manifestazione nel quartiere Akdeniz di Mersin, Ş.T. è stato portato nel carcere di Mersin, per poi essere trasferito nel carcere minorile di Pozantı.
Dopo essere stato scarcerato, Ş.T. ha detto all’IHD di essere stato costretto a baciare una bandiera turca. Il ragazzino ha inoltre ammesso di essere stato picchiato dai soldati della prigione. Ş.T. ha osservato che i bambini in carcere sono trattati come terroristi e sottoposti allo stupro.
255 bambini del carcere Pozantı sono stati recentemente trasferiti presso il carcere di Sincan (Ankara), dopo la rivelazione in merito agli abusi sessuali. Rasit Kutlu, padre di una delle vittime, dopo aver fatto visita al figlio, ha rilasciato la seguente dichiarazione: "Mio figlio MK mi ha detto che non gli era stato dato alcun cibo. Ha testimoniato di essere stato insultato dai soldati e offeso durante tutto il viaggio verso la prigione di Ankara ".

fonte: Firat News

mercoledì 7 marzo 2012

Scioperi della fame

All’Opinione Pubblica,
Desideriamo informarVi in merito agli scioperi della fame, intrapresi dai politici curdi detenuti nelle carceri Turche. Il primo gruppo di scioperanti ha iniziato la protesta il 15 gennaio 2012, in occasione del 13°anniversario dalla cospirazione internazionale che ha portato alla consegna di Abdullah Ocalan alla Turchia. Tra i 400 scioperanti ricordiamo i 2 deputati del BDP, Selma Irmak e Faysal Sariyildiz, che si trovano agli arresti, a cui dal 28 febbraio si è aggiunto il collega di Urfa Ibrahim Ayhan. Numerosi esponenti dei sindacati, sindaci e membri delle organizzazioni della società civile curda, stanno aderendo allo sciopero e decine di curdi provenienti da tutta Europa, hanno proclamato uno sciopero della fame a oltranza il 1° marzo a Strasburgo. Selma Irmak, Faysal Sariyildiz e la moltitudine di persone che stanno aderendo agli scioperi della fame, chiedono il rilascio di Abdullah Oclalan e la fine delle strategie di annientamento che il Governo AKP sta attuando ai danni della popolazione Curda.

Fino a questo momento, le Autorità Turche hanno scelto di affrontare la questione Curda, tramite l’uso della violenza e dell’annientamento, rifiutando il dialogo e la negoziazione. Negli ultimi mesi le operazioni militari transfrontaliere hanno provocato la morte di ben 41 civili e l’Esercito Turco ha utilizzato armi chimiche (in violazione della Convenzione di Parigi), contro le forze della guerriglia Curda. Il 28 dicembre 2011, l’Aviazione Militare Turca ha sferrato un attacco mortale, bombardando e uccidendo 34 civili innocenti nel villaggio di Roboski.

Secondo quanto espresso in una dichiarazione dal Co-Presidente del BDP Selahattin Demirtas, dal 2009 le operazioni anti KCK contro i politici curdi, si sono intensificate con una portata senza precedenti. Le carceri Turche stanno ospitando Parlamentari, sindaci, consiglieri comunali, scrittori, giornalisti, attivisti dei diritti umani, rappresentanti di organizzazioni non governative, avvocati, sindacalisti e studenti. Nel complesso, oltre 6000 persone si trovano attualmente dietro le sbarre con l’accusa si essere membri o di fare propaganda a una organizzazione terroristica.

I negoziati iniziati nel 2006, tra il leader del popolo kurdo Ocalan e lo Stato Turco hanno subito una brusca battuta d’arresto nel luglio 2011, dietro istruzioni del governo dell'AKP. L’isolamento a cui sono sottoposti Ocalan e altri 5 detenuti presso la prigione dell'isola di Imrali, è drasticamente peggiorato. Il dialogo con Abdullah Ocalan costituisce un elemento vitale per la risoluzione della questione Curda e negli ultimi sette mesi, la Turchia sta adottando una strategia volta a neutralizzare la lotta per la libertà e il diritto di resistenza legittima del popolo Curdo.
I negoziati hanno lasciato il posto alla guerra e alle politiche violente.

Le ondate di arresti e l’isolamento del leader del popolo Curdo Ocalan, sono operazioni contro chi lavora e lotta per la giustizia e la democrazia. Le vicende degli ultimi mesi, costituiscono solo l'ennesimo capitolo di un genocidio politico che dura ormai da decenni, il cui obiettivo è creare una società silenziosa e sottomessa. Il resto del mondo non deve sottovalutare la regressione delle libertà civili in Turchia. La Comunità Internazionale, dopo tanti anni di sostegno al Governo dell'AKP, deve riconoscere la tragica realtà e aprire gli occhi sul fatto che la Turchia è uno Stato autoritario e ultra-conservatore.

UIKI Onlus

lunedì 20 febbraio 2012

Cartoline in curdo inviati ai prigionieri

Il Kurdi-DER ha lanciato una campagna in occasione della Giornata Internazionale della Lingua, che si terrà il 21 febbraio.
L'Associazione per la Ricerca e lo Sviluppo della lingua curda (Kurdi-DER), ha lanciato una campagna in occasione della Giornata Internazionale della Lingua Madre, prevista per il 21 febbraio. L'Associazione sta inviando cartoline scritte in curdo ai sindaci detenuti nelle carceri turche e agli altri prigionieri appartenenti a ONG e a altre organizzazioni.
La Giornata Internazionale della Lingua Madre, è una ricorrenza che si tiene ogni anno il 21 febbraio in tutto il mondo, per promuovere il riconoscimento dell’importanza della diversità linguistica, culturale e il multilinguismo. La giornata, proclamata dall'UNESCO il 17 novembre 1999, è stata formalmente riconosciuta dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nella risoluzione che, ha decretato il 2008 come Anno Internazionale delle Lingue. La Giornata Internazionale della Lingua Madre è stata istutuita per commemorare i martiri del movimento per la conservazione della lingua Bengalese. Il 21 febbraio 1952, dozzine di studenti dell’Università di Dhaka furono uccisi quando la polizia pakistana aprì il fuoco manifestanti che protestavano per rivendicare il diritto alla loro lingua nativa.
fonte : ANF