7 Settembre 2012
La prima udienza del processo contro i membri della stampa kurda si terrà presso la Quindicesima Alta Corte Penale di Istanbul il 10 Settembre. Sembra che il processo si diriga verso acque pericolose, poichè i giornalisti saranno giudicati in base alle notizie che hanno scritto o riportato.
44 giornalisti sono stati processati dal Dicembre 2011, nel contesto della cosiddetta operazione KCK (Unione delle comunità Kurde). 36 di loro rimangono in custodia, nonostante la mancanza di qualsiasi prova criminale confermata. Sono accusati di sospetta “leadership ed appartenenza ad un’organizzazione illegale”. Le loro notizie riguardanti l’ambiente, il lavoro, la politica, la condizione femminile, la vita, la cultura, l’arte e gli sviluppi quotidiani sono state considerate come prove nell’accusa formulata dal Pubblico Procuratore Bilal Bayraktar ed accettata dalla Corte di Istanbul l’11 Maggio.
Nell’accusa costituita da 800 pagine, 32 giornalisti sono accusati di essere a capo di un’organizzazione illegale e 12 altri di appartenenza ad essa. Le accuse sono basate sulle dichiarazioni di 4 testimoni segreti e sei informatori; è notevole il fatto che uno dei primi, “Batuhan Yıldız”, ha fornito la sua testimonianza contro i giornalisti 13 giorni dopo il loro arresto. L’accusa contiene oltre 300 pagine di notizie pubblicate e circa 100 pagine riguardanti “la storia del PKK-KCK e le Attività della Stampa”. La maggior parte degli organi di stampa kurdi, come l’agenzia Fırat News, l’agenzia Dicle News, il giornale Özgür Gündem, Roj Tv,Nuçe Tv, il giornale Azadiya Welat, sono definiti come “organi di stampa del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan)”.
Le interviste dei giornalisti, i rapporti e le conversazioni telefoniche sono state presentate come prove relative a queste accuse. Anche Le notizie pubblicate dall’agenzia Fırat News (ANF) hanno subito la stessa sorte. Si afferma inoltre che anche le trasmissioni di Roj Tv che riportano il numero delle vittime nei conflitti mirino a provocare la popolazione.
L’accusa sostiene anche che l’intervista al co-presidente del BDP (Partito della Pace e della Democrazia) Selahattin Demirtaş, le notizie sulle tavole rotonde del BDP e quelle riguardanti i mancati incontri di Öcalan con gli avvocati sono da considerarsi come collegamento della stampa kurda ad “un’organizzazione terroristica”, con riferimento al PKK.
Gli avvocati considerano le querele uno scandalo legale; tra loro Sinan Zincir sottolinea che si tratta di un documento cospirativo redatto dal Governo, non di un’accusa. “Senza questi membri della stampa libera, che hanno pagato un alto prezzo per venti anni a causa del loro mestiere, la verità non verrebbe a galla”, ha dichiarato Zincir, valutando le incriminazioni come una prova della mentalità rancorosa verso i rappresentanti della stampa kurda; le stesse violano le norme del Diritto Penale Contemporaneo, del Codice Penale Turco ed anche della Legge Anti-Terrorismo. “Questa è la pratica di una legge ostile, non un processo”.
Secondo la Piattaforma per la Libertà dei Giornalisti Incarcerati, 97 giornalisti, tra cui 19 editori, sono attualmente dietro le sbarre all’interno delle carceri turche e la maggioranza è rappresentata da persone di origine kurda. 180 giornalisti sono stati incarcerati negli ultimi tre anni e quasi 600 membri della stampa affrontano procedimenti legali.
ANF NEWS AGENCY
La prima udienza del processo contro i membri della stampa kurda si terrà presso la Quindicesima Alta Corte Penale di Istanbul il 10 Settembre. Sembra che il processo si diriga verso acque pericolose, poichè i giornalisti saranno giudicati in base alle notizie che hanno scritto o riportato.
44 giornalisti sono stati processati dal Dicembre 2011, nel contesto della cosiddetta operazione KCK (Unione delle comunità Kurde). 36 di loro rimangono in custodia, nonostante la mancanza di qualsiasi prova criminale confermata. Sono accusati di sospetta “leadership ed appartenenza ad un’organizzazione illegale”. Le loro notizie riguardanti l’ambiente, il lavoro, la politica, la condizione femminile, la vita, la cultura, l’arte e gli sviluppi quotidiani sono state considerate come prove nell’accusa formulata dal Pubblico Procuratore Bilal Bayraktar ed accettata dalla Corte di Istanbul l’11 Maggio.
Nell’accusa costituita da 800 pagine, 32 giornalisti sono accusati di essere a capo di un’organizzazione illegale e 12 altri di appartenenza ad essa. Le accuse sono basate sulle dichiarazioni di 4 testimoni segreti e sei informatori; è notevole il fatto che uno dei primi, “Batuhan Yıldız”, ha fornito la sua testimonianza contro i giornalisti 13 giorni dopo il loro arresto. L’accusa contiene oltre 300 pagine di notizie pubblicate e circa 100 pagine riguardanti “la storia del PKK-KCK e le Attività della Stampa”. La maggior parte degli organi di stampa kurdi, come l’agenzia Fırat News, l’agenzia Dicle News, il giornale Özgür Gündem, Roj Tv,Nuçe Tv, il giornale Azadiya Welat, sono definiti come “organi di stampa del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan)”.
Le interviste dei giornalisti, i rapporti e le conversazioni telefoniche sono state presentate come prove relative a queste accuse. Anche Le notizie pubblicate dall’agenzia Fırat News (ANF) hanno subito la stessa sorte. Si afferma inoltre che anche le trasmissioni di Roj Tv che riportano il numero delle vittime nei conflitti mirino a provocare la popolazione.
L’accusa sostiene anche che l’intervista al co-presidente del BDP (Partito della Pace e della Democrazia) Selahattin Demirtaş, le notizie sulle tavole rotonde del BDP e quelle riguardanti i mancati incontri di Öcalan con gli avvocati sono da considerarsi come collegamento della stampa kurda ad “un’organizzazione terroristica”, con riferimento al PKK.
Gli avvocati considerano le querele uno scandalo legale; tra loro Sinan Zincir sottolinea che si tratta di un documento cospirativo redatto dal Governo, non di un’accusa. “Senza questi membri della stampa libera, che hanno pagato un alto prezzo per venti anni a causa del loro mestiere, la verità non verrebbe a galla”, ha dichiarato Zincir, valutando le incriminazioni come una prova della mentalità rancorosa verso i rappresentanti della stampa kurda; le stesse violano le norme del Diritto Penale Contemporaneo, del Codice Penale Turco ed anche della Legge Anti-Terrorismo. “Questa è la pratica di una legge ostile, non un processo”.
Secondo la Piattaforma per la Libertà dei Giornalisti Incarcerati, 97 giornalisti, tra cui 19 editori, sono attualmente dietro le sbarre all’interno delle carceri turche e la maggioranza è rappresentata da persone di origine kurda. 180 giornalisti sono stati incarcerati negli ultimi tre anni e quasi 600 membri della stampa affrontano procedimenti legali.
ANF NEWS AGENCY
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