sabato 21 marzo 2015

Notizie da Amed

Le visite della delegazione italiana si sono spostate verso Est nella provincia di BATMAN a 90 km ad Est di Diyarbakyr.
Chiamateli EZIDI, non YEZIDI !
Dopo un violento acquazzone arriviamo al Campo “Ugurku Village” di Besiri a nord di Batman, dove l’amministratore del campo ci accoglie nella tenda all’ingresso, presto affollata di ragazzi incuriositi.
E’ la seconda volta che visitiamo un campo di rifugiati EZIDI, dopo quello alle porte di Diyarbakyr.
Il campo ospita una comunità circa 1000 persone giunte qui a metà settembre, dopo un lungo viaggio che li ha portati da Shengal (e solo in parte da Mosul), passando la frontiera tra Iraq e Turchia il 26 Agosto 2014 presso Robosky. Hanno scelto Besiri perché nella zona sono già presenti 3 villaggi fondati dopo precedenti esodi che caratterizzano la storia di questo popolo perseguitato da centinaia di anni. Paradossalmente qui si sono sentiti subito accolti dalla comunità locale. Una persona del luogo di stesse origini, ha messo a disposizione il terreno su cui sorge la distesa di tende.
La Municipalità di Batman e i “compagni”, come li chiama, hanno poi fatto trovare loro tutto già predisposto: le tende, i servizi igienici, l’ambulatorio, la scuola, le cucine per ogni tenda, che permette loro una certa autonomia. Anche qui, come nell’altro campo di Diarbakir, vengono visitati settimanalmente da medici volontari e solo per le emergenze ricorrono all’ospedale. La discriminazione nei loro confronti è tale che molti medici turchi si rifiutano di visitarli o dar loro medicine. Il supporto sanitario quindi, nei casi più gravi passa per la rete di solidarietà organizzata dalla municipalità che da loro anche un certo sostegno economico. Denunciano che il Turco invia fondi solo per i profughi siriani e mentre le organizzazioni internazionali si sono attivate per aprire corridoi umanitari per mettere in salvo i cristiani, per loro si profilano lunghe attese. Anche nella condizione di rifugiati sono considerati di “secondo grado”.
Alcuni di loro sono riusciti ad ottenere agli uffici di Ankara, e a proprie spese, il tesserino di “extra comunitario”, che non ha nessun valore giuridico, permette loro di essere almeno riconosciuti in caso di fermo. Per il resto viene confermata la storia raccontataci nel Campo “Shengal” : Per ottenere lo status di rifugiato, le prefettura fissano appuntamenti a 3/7 anni. Nonostante la condizione di clandestinità e grazie alla solidarietà delle organizzazioni Kurde ( “del Partito”) si sentono paradossalmente a casa propria. Nessuno di loro tornerebbe a Shengal. “Impossibile vivere in una terra di arabi musulmani che hanno compiuto tante atrocità”. E’ qui che ritornano i racconti delle atrocità vissute nei secoli passati fino al regime di Saddam Hussein. All’epoca nessuno di loro, pur in possesso di un titolo di studio, poteva accedere ad alcuna carica amministrativa, politica, pur essendo ben 800.000 persone. Le proprie comunità erano abbandonate senza servizi ed assistenza e molte persone sono morte ben prima dell’attacco finale dell’ISIS.
Ci confermano che i primi attacchi avvennero dagli abitanti sunniti dei villaggi vicini a SHENGAL, che si sono uniti ai “barbari” al loro arrivo. Gli americani lasciarono al zona 5 anni prima, lasciandola in mano a gruppi che appartenevano alla forza militare sunnita di Saddam Hussein. Molti ufficiali del vecchio esercito iracheno sono infatti confluiti nelle file di Isis e la sola differenza fra prima e dopo è che ora le torture e le uccisioni e vengono divulgate in tv.
Nella zona di Shengal c’erano invece i Peshmerga, esercito federale curdo che, nonostante un buon armamento pesante ha abbandonato il territorio, lasciandoli di fatto soli. Anche prima della offensiva ISIS l’unico supporto proveniva dalla popolazione kurda, non certo dal Governo Regionale di Barzani. L’arrivo dell’ISIS li fa piombare nel dramma e fa iniziare la loro fuga verso le montagne. Ci parlano di almeno 1.500 bambini sono caduti in mano all’Isis che li addestra a diventare assassini, Donne stuprate a decine ogni giorno e vendute al mercato per 100 dollari, seguendo un’antichissima tradizione araba. In tutto sono scomparse oltre 7.000 persone delle quali nonostante siamo nell’epoca della alta tecnologia non si sa più nulla. Ci racconta anche di un incredibile episodio in cui alle donne, separate dai loro figli per giorni, sono stati dati da mangiare i loro bambini. Sembra una storia ai limiti dell’impossibile.
E’ stato solo l’aiuto delle forze combattenti KURDE del PKK e del ROJAVA (YPG-YPJ) che molti di loro sono stati tratti in salvo. L’intervento militare (mentre la comunità internazionale guardava basita n.d.r.) ha permesso l’apertura di un corridoio umanitario che ha salvato la vita ad almeno 200.000 persone. Mentre si preparano a vivere una estate sotto il sole cocente nelle tende del campo, cominciano a rivendicare una terra per il loro futuro. E’ l’unica richiesta forte che ci fanno: aprire dei corridoi umanitari per permettere loro di trovare una terra, ovunque sia, dove possano vivere in pace, con la loro cultura, la loro religione e la loro identità, quella degli Ezidi, e non Yezidi, che è il termine dispregiativo con cui venivano indicati dagli iracheni che li accostavano agli YEZIZI, gli assassini del nipote di Maometto…un torto alla loro religione basata sulla non violenza e sul rispetto degli altri.
INCONTRO ALLA DIGA DI HASANKAYEF CHE CANCELLERA’ 12.000 ANNI DI STORIA
La resistenza del popolo curdo non si ferma solo all’affermazione dei propri diritti e alla realizzazione di quel progetto lanciato dal leader Ocalan di Confederalismo Democratico che garantirebbe a tutti pari dignità, ma riguarda anche la salvaguardia dell’ecosistema e dell’ambiente dalle politiche neoliberiste.
Per questo abbiamo incontrato gli attivisti dei partiti HDP e BDP che si battono contro la costruzione della diga di Hasankayef, nella provincia di Batman, a circa 90 km dalla città di Diyarbakir.
Il Movimento è composto da contadini e da tutti gli abitanti che non vogliono essere deportati in un’altra zona del territorio di Hasankayef dove saranno costretti a pagare profumatamente le nuove case costruite.
Hasankayef è una città che si trova sul fiume Tigri con una storia di oltre 12.000 anni che dovrebbe essere parte del patrimonio dell’UNESCO (visto che soddisfa i 10 criteri stabiliti) e che con la costruzione della diga sarebbe completamente sommersa, cancellando la sua storia e la sua natura.
Ma la diga, che serve per alimentare le centrali idroelettriche, sommergerà non solo Hasankayef ma anche altri 170 villaggi, stravolgendo la vita di oltre 170.000 persone. Il progetto è ormai in fase di completamento (siamo all’85%) , si trova a 77 km dalle rovine dell’antica città eavrà un bacino enorme di oltre 400 km2.
Il primo progetto venne inizialmente sostenuto da banche svizzere, austriache, tedesche che a seguito di una forte campagna internazionale furono costrette a ritirare i loro finanziamenti. Oggi è in mano a Banche Turche ( ma c’è anche l’interessamento di Unicredit) ha un costo di 20 miliardi di dollari e l”esecuzione dei lavori è stata affidata ad aziende turche .
La Turchia ha in progetto di realizzare 1500 centrali idroelettriche; questi progetti faraonici servono al governo turco per garantirsi in futuro una risorsa fondamentale come l’acqua e costruire la sua egemonia sul tutto il Medioriente. Da tempo il movimento contro la diga propone al governo turco di puntare sulle energie rinnovabili abbandonando per sempre questi grandi opere che devastano territori ricchi di storia.
“Qui in Mesopotamia nacque la civiltà è per questo che tutto il mondo si dovrebbe opporre a tale progetto”.
ASCOLTA LA CORRISPONDENZA A RADIO ONDA ROSSA
http://www.ondarossa.info/newsredazione/alla-vigilia-del-newroz
BATMAN – INCONTRO CON ASSOCIAZIONE delle FAMIGLIE DEI MARTIRI
Incontriamo Sukru Baytar, co-presidente della sede di Batman, aperta nel 2007, che conta circa 20 volontari. La sede centrale dell’associazione, diffusa in tutto il paese, si trova a Amet (Diyarbakir).
L’associazione segue le famiglie di circa 1.200 “martiri”, intendendo tutti coloro che sono morti sostenendo la lotta de popolo curdo. Quindi militanti del PKK ma anche del MLKP – il partito marxista leninista della Turchia che si è unito alla lotta dei curdi -; combattenti delle YPG, YPJ, YJstar (Unità di difesa delle donne)
L’associazione si occupa prevalentemente del sostegno psicologico, supporto nella gestione delle relazioni, aiutando nella ricerca di un impiego, mentre per il supporto economico c’è l’impegno delle municipalità
Non si fidano del processo di pace in corso né del Governo turco del rest quest’ultimo pur non esercitando violenze direttamente su di loro è sempre stato ostile alle associazioni curde, cercando di screditarle agli occhi della popolazione, impedendo il regolare svolgimento delle loro attività (ad esempio ostacolando il normale svolgimento dei cortei funebri cercando in ogni modo di farle chiudere.
E’ per tale motivo che cercano di stare vicini alle famiglie, spesso strette nella morsa della povertà, per tenerle aggiornate e collegate a tutto il movimento.
Riguardo alle persone scomparse, sono in collegamento con le Madri della pace, anche se hanno ruoli diversi. Dei 1200 martiri, circa 200 sono persone scomparse nella zona di Batman, in città e nei villaggi vicino, anche se il numero esatto non si conosce. Tuttora nella zona, in particolare nei cantoni di Sason, Haskif, Kozlig e Kercewse, si stanno continuando a trovare fosse comuni con decine di corpi, che non vengono denunciate al Governo per timore che questo “archivi il caso” indicandoli come resti di animali. Ma intanto si stanno attrezzando ad effettuare test del DNA, per costruire una vera e propria banca-dati che permetterà in futuro di dare riconoscimento a questi crimini, che si stanno perpetuando dagli anni 80 e sono proseguiti orientativamente fino ai primi anni del 2000.
La delegazione Italiana a Diyarbakir/Amed

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