domenica 4 novembre 2012

Berivan e Battal

"Nascere kurda è stato un peso enorme sulle mie spalle e su quelle della mia famiglia”, inizia Berivan, ventinove anni, mentre sediamo per la nostra intervista all’interno di un caldo cafè a 50 metri da St Martin in the Fields, all’angolo di Trafalgar Square a Londra, dove un gruppo di kurdi sta effettuando uno sciopero della fame di tre giorni in solidarietà con la storica azione di massa che sta avvenendo in Turchia.

Lo sciopero della fame in Turchia sta entrando nel quarantacinquesimo giorno mentre Berivan ha appena terminato il suo primo giorno e sembra già aver freddo ed essere affaticata, ma assolutamente determinata.

Suo fratello Battal sta terminando il decimo giorno dello sciopero della fame di massa a tempo indeterminato in una cella del carcere di Izmir, in parte la ragione per cui Berivan ha aderito alla protesta in solidarietà di Londra.

"I problemi sono cominciati nel momento in cui sono nata”, continua Berivan, afferrando la sua bottiglia di plastica di acqua zuccherata.

Mi sento improvvisamente in colpa per averla condotta in un cafè per l’intervista ma almeno c’è un momentaneo tepore, a differenza dell’esterno, dove i pungenti venti del nord sferzano i freddi scalini di calcestruzzo della chiesa. 

"Il mio nome è Berivan ma a scuola e in presenza degli ufficiali dello stato turco ho dovuto far finta di chiamarmi Ufuk”.
“Sono in sciopero della fame a causa delle innumerevoli ingiustizie e discriminazioni che i Kurdi affrontano in ogni singolo ambito di vita in Turchia. Quando ho lasciato la scuola sono andata all’università, ma come può una persona concentrarsi quando il suo popolo subisce ingiustizie così grandi, è impossibile!” 

"Mio fratello Battal frequentava l’università a Smirne e durante le campagne di disobbedienza civile, appena prima delle elezioni in Turchia del 2011, voleva chiedere al rappresentante locale del BDP se fosse stato possibile allestire una ‘Tenda per la Democrazia’ in solidarietà all’interno della sua università”

"La polizia aveva intercettato il telefono e stava ascoltando la conversazione. Quella sera hanno fatto irruzione in casa sua e l’hanno arrestato ed accusato di essere un membro di un’organizzazione ‘terroristica’. Gli hanno detto che erano in possesso di prove riguardanti il fatto che stava organizzando l’invio di tende a Qandil per i guerriglieri del PKK!”.

“Riesci ad immaginarlo? Adesso è in carcere a causa di quella chiamata in cui voleva chiedere al BDP di allestire una tenda all’interno della sua università!”.

"Queste sono le persone comuni che riempiono le carceri della Turchia a causa dei cosiddetti processi KCK” “Etichettano come ‘terrorista’ chiunque faccia ordinarie attività in favore dei diritti dei kurdi”.

"Ha chiesto di parlare in kurdo durante il suo cosiddetto ‘processo’ e non l’hanno ancora condannato nè processato!”

Quando chiedo a Berivan quali sono le condizioni in carcere di suo fratello minore, comincia per la prima volta durante l’intervista a rigirarsi le dita e la sua bocca trema.

Mi pento immediatamente di averle fatto questa domanda. Dopo qualche istante si riprende e mi guarda negli occhi. 

"Mia madre non lo sa….” Lacrime cominciano ad apparire nei suoi occhi ma si riprende di nuovo e continua.

Il nostro traduttore, anche lui in sciopero della fame, si piega in avanti e spiega velocemente che la madre di Berivan non sa che Battal partecipa allo sciopero della fame; Berivan e la sua famiglia pensano che se lo sapesse, la sua salute potrebbe essere compromessa e probabilmente morirebbe lei stessa.

"Non riceviamo più lettere, le autorità penitenziarie le hanno bloccate”, si ferma di nuovo per riprendersi. 

"Sai, mio fratello adora i film, nelle mie lettere gli scrivevo resoconti dettagliati e recensioni ma adesso…” soffoca. Io soffoco. Il traduttore soffoca. Dopo una lunga pausa, dice: “Adesso sto semplicemente calcolando quante altre lettere posso spedirgli….”.

Più tardi, dopo essersi ripresa, aver di nuovo rigirato le dita ed aver bevuto un sorso di acqua zuccherata, diventa provocatoria!

"Sostengo l’azione di mio fratello e se ce ne fosse bisogno farei lo stesso! Mi darei fuoco domani se ciò cambiasse la situazione del mio popolo!”

Le domando se c’è qualcos’altro che vuole aggiungere, si alza e mi guarda dritto negli occhi! 

"So solo una cosa. Un giorno il mondo dovrà rispondere dei suoi crimini contro i kurdi! Nessuna potenza sulla terra potrà ostacolare il progresso della Marcia kurda per la Libertà. Coloro che lo faranno se ne pentiranno amaramente!”. 

ANF NEWS AGENCY
dal blog http://hevallo.blogspot.com/

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