"Nascere kurda è stato un
peso enorme sulle mie spalle e su quelle della mia famiglia”, inizia Berivan,
ventinove anni, mentre sediamo per la nostra intervista all’interno di un caldo
cafè a 50 metri da St Martin in the Fields, all’angolo di Trafalgar Square a
Londra, dove un gruppo di kurdi sta effettuando uno sciopero della fame di tre
giorni in solidarietà con la storica azione di massa che sta avvenendo in
Turchia.
Lo sciopero della fame in Turchia sta entrando nel
quarantacinquesimo giorno mentre Berivan ha appena terminato il suo primo giorno
e sembra già aver freddo ed essere affaticata, ma assolutamente determinata.
Suo fratello Battal sta terminando il decimo giorno dello sciopero della
fame di massa a tempo indeterminato in una cella del carcere di Izmir, in parte
la ragione per cui Berivan ha aderito alla protesta in solidarietà di Londra.
"I problemi sono cominciati nel momento in cui sono nata”, continua
Berivan, afferrando la sua bottiglia di plastica di acqua zuccherata.
Mi
sento improvvisamente in colpa per averla condotta in un cafè per l’intervista
ma almeno c’è un momentaneo tepore, a differenza dell’esterno, dove i pungenti
venti del nord sferzano i freddi scalini di calcestruzzo della chiesa.
"Il mio nome è Berivan ma a scuola e in presenza degli ufficiali dello
stato turco ho dovuto far finta di chiamarmi Ufuk”.
“Sono in sciopero della
fame a causa delle innumerevoli ingiustizie e discriminazioni che i Kurdi
affrontano in ogni singolo ambito di vita in Turchia. Quando ho lasciato la
scuola sono andata all’università, ma come può una persona concentrarsi quando
il suo popolo subisce ingiustizie così grandi, è impossibile!”
"Mio
fratello Battal frequentava l’università a Smirne e durante le campagne di
disobbedienza civile, appena prima delle elezioni in Turchia del 2011, voleva
chiedere al rappresentante locale del BDP se fosse stato possibile allestire una
‘Tenda per la Democrazia’ in solidarietà all’interno della sua
università”
"La polizia aveva intercettato il telefono e stava ascoltando
la conversazione. Quella sera hanno fatto irruzione in casa sua e l’hanno
arrestato ed accusato di essere un membro di un’organizzazione ‘terroristica’.
Gli hanno detto che erano in possesso di prove riguardanti il fatto che stava
organizzando l’invio di tende a Qandil per i guerriglieri del
PKK!”.
“Riesci ad immaginarlo? Adesso è in carcere a causa di quella
chiamata in cui voleva chiedere al BDP di allestire una tenda all’interno della
sua università!”.
"Queste sono le persone comuni che riempiono le
carceri della Turchia a causa dei cosiddetti processi KCK” “Etichettano come
‘terrorista’ chiunque faccia ordinarie attività in favore dei diritti dei
kurdi”.
"Ha chiesto di parlare in kurdo durante il suo cosiddetto
‘processo’ e non l’hanno ancora condannato nè processato!”
Quando chiedo
a Berivan quali sono le condizioni in carcere di suo fratello minore, comincia
per la prima volta durante l’intervista a rigirarsi le dita e la sua bocca
trema.
Mi pento immediatamente di averle fatto questa domanda. Dopo
qualche istante si riprende e mi guarda negli occhi.
"Mia madre non lo
sa….” Lacrime cominciano ad apparire nei suoi occhi ma si riprende di nuovo e
continua.
Il nostro traduttore, anche lui in sciopero della fame, si
piega in avanti e spiega velocemente che la madre di Berivan non sa che Battal
partecipa allo sciopero della fame; Berivan e la sua famiglia pensano che se lo
sapesse, la sua salute potrebbe essere compromessa e probabilmente morirebbe lei
stessa.
"Non riceviamo più lettere, le autorità penitenziarie le hanno
bloccate”, si ferma di nuovo per riprendersi.
"Sai, mio fratello adora
i film, nelle mie lettere gli scrivevo resoconti dettagliati e recensioni ma
adesso…” soffoca. Io soffoco. Il traduttore soffoca. Dopo una lunga pausa, dice:
“Adesso sto semplicemente calcolando quante altre lettere posso
spedirgli….”.
Più tardi, dopo essersi ripresa, aver di nuovo rigirato le
dita ed aver bevuto un sorso di acqua zuccherata, diventa provocatoria!
"Sostengo l’azione di mio fratello e se ce ne fosse bisogno farei lo
stesso! Mi darei fuoco domani se ciò cambiasse la situazione del mio popolo!”
Le domando se c’è qualcos’altro che vuole aggiungere, si alza e mi
guarda dritto negli occhi!
"So solo una cosa. Un giorno il mondo dovrà
rispondere dei suoi crimini contro i kurdi! Nessuna potenza sulla terra potrà
ostacolare il progresso della Marcia kurda per la Libertà. Coloro che lo faranno
se ne pentiranno amaramente!”.
ANF NEWS
AGENCY
dal blog http://hevallo.blogspot.com/
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