Roma, 02 novembre 2012
Tra una decina di giorni potrebbero cominciare a morire i 683 detenuti politici curdi che da 52 giorni attuano lo sciopero della fame in 66 carceri sparse per la Turchia. A lanciare l'allarme è la principale associazione medica turca ma per il premier islamista Tayyip Erdogan «è tutto uno show».
«Dopo 40 giorni (di sciopero della fame) cominciano ad emergere nell'organismo i primi gravi danni, dopo 60 si può arrivare alla morte», ha avvertito il dottor Ozdemir Aktan, capo dell'Associazione medica turca che rappresenta l'80% della categoria.
Per Erdogan invece le condizioni dei detenuti curdi sono buone, soltanto uno di essi sarebbe in uno stato critico e verrebbe monitorato costantemente dai medici. «In realtà non è in corso alcuno sciopero della fame, i prigionieri sono manipolati dai "mercanti della morte"», sostiene il premier turco. Diversa sembra essere la posizione del presidente turco Abdallah Gul che in un'intervista al quotidiano Milliyet ha detto che la questione curda e lo sciopero della fame richiedono attenzione.
I prigionieri in sciopero della fame - molti dei quali appartengono al partito politico legale a maggioranza kurda, il BDP (sindaci, amministratori locali etc), accusati di avere legami con il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk, illegale e considerato "terrorista" da Ankara) - chiedono il miglioramento delle condizioni di vita in carcere, in particolare per il loro leader Abdallah Ocalan, in prigione su di un'isola a sud di Istanbul. La protesta segue l'intensificarsi, dallo scorso luglio, dei combattimenti tra i guerriglieri del Pkk e l'esercito turco nel sud-est del paese.
In Turchia nel 2000, durante uno sciopero della fame proclamato dai prigionieri politici di sinistra contro la pratica dell'isolamento, morirono 122 detenuti, 30 dei quali uccisi dalle guardie carcerarie durante una sommossa.
fonte : Nena News
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