mercoledì 16 marzo 2016

Fidentini verso il Kurdistan

C'è qualcosa di irresistibile che  ci attira in Kurdistan , qualcosa che assomiglia a una enorme calamita, ma con un nome diverso: libertà, giustizia, pace, dignità sono i suoi nomi, quindi non si può non andare. Nonostante il coprifuoco, il genocidio in atto  o proprio per questo.. noi andiamo. Andiamo a dire ai nostri compagni e compagne kurdi/e che non sono soli,nonostante il mondo intero volti loro le spalle,  ci facciamo umili portavoce di tutti quelli che,vicino a noi, condividono queste riflessioni. Partiamo domani , abbiamo un programma denso di incontri e di eventi a cui assisteremo,  saremo i vostri occhi e i vostri cuori per una settimana.
Hasta la victoria
Nelly e Marco"
 

sabato 6 febbraio 2016

W Amedspor

Il dipartimento anti-terrorismo della polizia di Diyarbakir, dopo la vittoria in coppa per 2-1 contro il Bursaspor e la conquista degli ottavi di finale, ha effettuato un raid nelle strutture dell'Amedspor.
La polizia ha fatto irruzione negli uffici del club a Seyrantepe, distretto di Diyarbakir, portando via con se tutti i computer presenti nei locali. La motivazione è che l'account twitter della società avrebbe twittato una frase "a favore di attività terroristiche".
L'avvocato e portavoce del club Soran Mizrak ha dichiarato che il tweet è partito da un account gestito da qualche tifoso e non dal profilo ufficiale della società: "Il nostro account ufficiale è @Amedspor021 e non accettiamo di essere trattati in questa maniera per un qualcosa che non abbiamo commesso. Come può essere quel tweet una valida motivazione per il raid che abbiamo subito? Sarebbe bastato controllare l'indirizzo IP. Fare un raid mentre i nostri giocatori stanno pranzando non è un semplice controllo, è intimidazione. Siamo perseguitati da multe, il nostro stadio cade a pezzi e siamo oggetto della macchina del fango da parte dei media. Questa è una campagna per distruggerci."
Il tweet incriminato è partito dall'account @AmedsporSKe dedicava la vittoria in coppa ai "combattenti che stanno resistendo a Cizre e Sur e a tutta la gente del Kurdistan." Il tweet in seguito è stato rimosso.
Un'investigazione è partita anche dalla Federcalcio turca contro il calciatore dell'Amedspor Deniz Naki, che ha twittato dedicando la vittoria alle persone uccise durante il coprifuoco di 24 ore nella regione.
Inoltre sono stati emessi più di 30 arresti per altrettanti tifosi dell'Amedspor che nella partita contro l'Istanbul Basaksehirspor hanno intonato il coro "Basta all'uccisione dei bambini, anche loro devono guardare il calcio".
Il club è stato inoltre multato di 25,000 lire turche per aver esposto lo striscione "Insistiamo per la pace".

mercoledì 23 dicembre 2015

Un progetto di solidarietà attiva: Bimbi di Kobane

SOSTIENI A DISTANZA GLI ORFANI DI CHI COMBATTE L'ISIS
Tre associazioni curde lanciano un progetto di sostegno a distanza dei 174 bambini rimasti orfani durante l'assedio di Kobane. 30 euro al mese per garantire loro una vita dignitosa e una possibilità di futuro. Tutte le info su www.bimbidikobane.com
Kobane non è solo una città. Kobane è un simbolo di libertà e determinazione. Kobane è la speranza concreta che in un Medio Oriente stretto tra ISIS e guerra sia possibile costruire un futuro di pace, convivenza e uguaglianza. Nel luglio 2014 i miliziani del cosiddetto Stato Islamico hanno attaccato Kobane con l’obiettivo di conquistare e sottomettere la città. Morte e distruzione hanno invaso le case, i campi e le costruzioni del Rojava, la regione autonoma del Nord della Siria dove da tre anni si sperimenta un progetto di democrazia radicale. 
Dopo lunghi mesi di assedio, però, le Unità di Autodifesa del Popolo femminili (YPJ) e maschili (YPG) hanno respinto l’attacco jiahdista, mettendo in fuga le truppe dell’ISIS. Il 26 gennaio 2015 Kobane è stata finalmente liberata! 
L’assedio di Kobane si è lasciato dietro una scia di oltre 2.000 morti e di più di 400.000 sfollati. Di questi, oltre 250.000 sono già rientrati. Il territorio di Kobane, però, è ancora devastato. Oggi, la nuova grande sfida è la ricostruzione della città. Dei suoi edifici, ma anche dei rapporti sociali che la animavano, di condizioni di vita dignitose e delle possibilità di avere un futuro. 
A Kobane, 174 bambini hanno perso i genitori, morti in prima linea combattendo l’ISIS. La comunità locale sta già progettando la costruzione di un centro polifunzionale dove accogliere e accudire in forma collettiva questi orfani, garantendo loro un tetto, la possibilità di studiare e le cure mediche necessarie. Questo progetto, però, ha costi alti e tempi molto lunghi. Nel frattempo, questi bambini hanno bisogno dell’aiuto di tutti noi. 
Il sostegno a distanza è uno strumento per aiutare concretamente chi ha sofferto la guerra e la perdita dei genitori. Ed è anche un modo per esprimere una solidarietà attiva alla resistenza di Kobane e al progetto di autonomia democratica che i suoi cittadini stanno mettendo in pratica. Il sostegno a distanza ha l’obiettivo di garantire una vita degna ai bimbi di Kobane e di dare loro la speranza di un futuro sereno, entrando nelle case come amici e costruttori di pace, per superare le barriere dell’indifferenza e gettare le basi di una nuova società solidale. 
L’impegno richiesto è il versamento di 30 euro mensili per ciascun bambino. 
Le associazioni promotrici – dall’Italia: UIKI Onlus (Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia); dal Rojava: SARA: Associazione Contro la Violenza sulle Donne; da Kobane: Associazione dei Familiari dei Martiri – si rendono garanti del progetto, favorendo i contatti diretti tra chi aiuta e chi è aiutato. "Bimbi di Kobane" si inserisce nell'ambito dei progetti per la ricostruzione della città definiti dal Kobane Reconstruct Board (more info: www.helpkobane.com). 
Per maggiori informazioni. 

domenica 6 dicembre 2015

Sotto assedio

Sotto assedio: il Kurdistan turco tra bombe, censure e resistenza curda.
I coprifuoco imposti dal governo turco nelle città curde come Silvan, Nusaybin, Cizre; le bombe e i missili sulle città; le storie degli abitanti impossibilitati a uscire dai quartieri anche per 12 giorni consecutivi, con scuole e ospedali chiusi; le sparatorie quotidiane a Diyarbakir tra esercito turco e resistenza curda in cui rimangono uccisi decine di civili. 
Cosa sta accadendo nel Kurdistan turco? 
Stefania Battistini insieme a Ivan Grozny 'Compasso' ha cercato di raccontare come vive la popolazione civile in queste città sotto assedio. Di dare spazio a quello che viene censurato in Turchia: a Silvan, al giornalista di Ozugur Gun Tv la polizia ha puntato la pistola alla testa mentre cercava di fare il suo lavoro; a Istanbul rischiano l’ergastolo, accusati di spionaggio, il direttore del quotidiano di opposizione “Cumhuriyet”, Can Dündar e il suo caporedattore Gül per aver pubblicato un’inchiesta su un passaggio di armi dalla Turchia alla Siria con la scorta dei servizi segreti turchi. 
Un modo per dare spazio al loro appello all’Europa: “sulla libertà di stampa e sulla violazione dei diritti umani in Turchia, non chiudete gli occhi”. Il reportage di Tv7 :  

lunedì 21 settembre 2015

Violazione dei diritti umani a Cizre

Dopo i giorni di completo isolamento della cittadina di 130000 abitanti, ora cominciano ad arrivare notizie sui crimini compiuti in quei giorni. Sul sito dei giuristi democratici è possibile leggere un articolato rapporto sulle violazioni dei diritti umani a Cizre presentato il 18 settembre.

domenica 20 settembre 2015

Notizie da Cizre

Questa settimana per Radio Bullets ho intervistato l'avvocata Barbara Spinelli, una delle prime a entrare nella città di Cizre dopo il Cessate il fuoco. 
"Appena siamo entrati in città abbiamo visto il cadavere di un anziano: era stato ucciso mentre andava a cercare del pane". L'avvocata Barbara Spinelli ha raccontato a Giulia Sabella quello che ha visto a Cizre, la città del Kurdistan turco che alcuni hanno definito "la nuova Kobane".

martedì 15 settembre 2015

Cizre resiste !

... con un grosso ringraziamento a Zerocalcare per l'impegno e per esserci permessi di utilizzare liberamente questa importante opera che testimonia la sofferenza del popolo kurdo.

Tributo a Kobane

Un anno fa iniziò l'assedio di Kobane. "Pubblico questo video da me montato ed in parte girato, per ricordare i compagni caduti e non dimenticare gli ideali per i quali sacrificarono la vita."( Karim Franceschi )

lunedì 14 settembre 2015

L’assedio di Cizre, la Kobane turca

12 / 9 / 2015
L'assedio di Cizre è finito questa mattina, all'alba.
Dal 4 settembre i suoi centodiecimila abitanti sono stati stretti dalla morsa dell'esercito turco. I carri armati hanno sbarrato le strade di accesso alla città per circa sei giorni, mentre truppe di polizia antisommossa caricavano tutti quelli che tentavano di passare, arrestavano giornalisti, allontanavano i (pochi) osservatori stranieri presenti. All'interno, intanto, le truppe dei reparti speciali hanno letteralmente scatenato l'inferno. Esattamente come l'Isis a Kobane, i cecchini militari si sono piazzati sul tetto dell'ospedale con l'ordine preciso di aprire il fuoco su tutti i civili che avessero violato il coprifuoco imposto da Erdogan: e così hanno fatto. Per gli abitanti non è stato possibile uscire da casa nemmeno per prendere pane, acqua e medicine. Fonti curde parlano di 31 morti in 8 giorni, tutti civili, il più piccolo dei quali aveva solo 35 giorni. Come a Kobane la popolazione si è barricata nei propri quartieri, costruendo barriere con sacchi di sabbia e stendendo teli tra le case per ostacolare la visibilità ai cecchini, esattamente come abbiamo visto fare dentro Kobane contro gli sniper del Califfato Nero.
Il blocco delle autorità turche alle reti internet e GSM non è riuscito a fermare le notizie che arrivavano dall'interno, anche se nessuno tra i principali media mainstream ha riportato nulla di ciò che è accaduto. Forse perchè l'aguzzino questa volta non era un califfo jihadista e tagliagole, ma un solido partner dell'occidente e pilastro della NATO, atteso anche all'EXPO milanese tra un paio di giorni.
Ora che il coprifuoco è finalmente finito, la dimensione e la crudeltà dell'assedio sono sotto gli occhi di tutti: edifici sventrati, centinaia di caricatori vuoti lungo le strade, pullman e automezzi crivellati di colpi. Le foto stanno facendo il giro del web, mentre decine di migliaia di persone in festa hanno invaso le strade e si sono riprese la città, acclamando a migliaia Selahattin Demirtas, il co-presidente dell'HDP, partito filocurdo che a Cizre ha incassato il 93% delle preferenze alle ultime elezioni.
In solidarietà ai cittadini di Cizre, il KCK (Unione delle Comunità del Kurdistan) ha indetto una serie di mobilitazioni rivolte a tutta la popolazione. “Il popolo curdo”, si legge nel comunicato, “deve insorgere immediatamente nelle quattro regioni del Kurdistan e ovunque si trovi, mostrando anche solidarietà con tutti i propri affini sottoposti a strage, repressione e persecuzione”. E ancora: “Tutte le forze democratiche e rivoluzionarie in Turchia, in Medio Oriente e nel mondo, dovrebbero insorgere per evitare di essere parte di questa persecuzione ai danni del Kurdistan. La gente di Cizre dovrebbe essere sostenuta allo stesso modo in cui è stata sostenuta la resistenza di Kobanê. E' il momento di insorgere e sostenere il popolo del Kurdistan Bakur, in primo luogo il popolo di Cizre”.
L'appello è stato accolto da tutte le città del Kurdistan. A Suruç, dove ci troviamo, l'adesione è stata totale. Il Bazar, cuore sociale ed economico, solitamente animato da negozi e botteghe di ogni tipo, oggi è completamente deserto. Nel frattempo l'esercito e la polizia hanno intensificato la guardia alle caserme e alla prefettura che si trovano a poche centinai di metri dal centro città.
Ritirandosi da Cizre, il governo turco ha comunque sferrato il suo colpo di coda. È di questa mattina, infatti, la notizia che il ministro dell'interno ha destituito Leyla Imret, la giovane donna sindaco di Cizre, colpevole secondo Ankara di aver “incitato la popolazione alla rivolta armata”. A lei va tutta la nostra simpatia.
Marco, Pasquale,Tommaso

domenica 6 settembre 2015

Risoluzione finale della Conferenza sulla resistenza di Kobanê

YPG dichiara la risoluzione finale della Conferenza sulla resistenza di Kobanê
Si è chiusa la conferenza delle YPG sulla resistenza di Kobanê
Forze militari affiliate al Comando delle YPG di Kobanê, hanno organizzato un una conferenza sulla resistenza nella regione di Kobanê svoltasi con lo slogan “Organizziamoci sulla base della resistenza di Kobanê e guidiamo la costruzione di una Siria democratica.”
215 delegati hanno partecipato alla conferenza tenuta dal comando YPG di Kobanê tra il 23 agosto e il 1 settembre, che ha discusso esclusivamente la dimensione politica, di lotta e organizzativa della resistenza e ha raggiunto importanti decisioni.
La risoluzione finale della conferenza è stata rilasciata sul sito ufficiale YPG, che ha dichiarato:
‘La vittoria della resistenza di Kobanê è diventata la base per il radicamento e l’invincibilità della rivoluzione in Rojava. Allo stesso tempo è diventato un passo significativo nello sviluppo democratico della Rivoluzione siriana.’
Secondo la risoluzione finale la conferenza ha fatto una valutazione sugli sviluppi politici e militari in Medio Oriente, il Kurdistan e la scena internazionale; una constatazione sui problemi organizzativi tattici e militari nel 2014/15 sulla battaglia e la resistenza diKobanê e ha stabilito i punti all’ordine del giorno sulla base della critica, autocritica e delle decisioni prese.
‘La Resistenza di KOBANE è diventata la base per il radicamento e invincibilità della Rivoluzione in Rojava’
La risoluzione finale della conferenza ha sottolineato che il territorio del Medio Oriente è diventato il centro di scontri intensi e allo stesso tempo anche delle possibili soluzioni, nelle quali hanno partecipato attivamente tutte le forze globali, regionali, locali e sociali al processo storico in corso.
I poteri egemonici internazionali continuano a mantenere lo stato di guerra per ristrutturare il Medio Oriente sulla base dei propri interessi, e di prolungare questo periodo attraverso nuovi equilibri e modalità, la risoluzione finale ha dichiarato che le forze sociali democratiche emerse nel corso di questo processo ha combattuto contro la situazione di conflitto nella regione.
Descrivendo la rivoluzione della regione democratica del Rojava come l’unica alternativa emergente per il sistema statale siriano, la risoluzione finale ha inoltre dichiarato che la rivoluzione del Rojava è diventata una rivoluzione che riguarda non solo le popolazioni locali, ma anche tutti i popoli del mondo.
“La rivoluzione in Rojava nel 2012 ha avviato un nuovo processo per la storia e la lotta del popolo curdo, Le vittorie ottenute dal popolo kurdo hanno avviato un processo di costruzione di nazione democratica e di nuova vita libera, nel proteggere l’esistenza e la libertà. Nella fase attuale la rivoluzione in Rojava dopo il quarto anno ha influenzato l’umanità in tutta il Kurdistan e il territorio del Medio Oriente e ha unito tutti sulla base di valori sociali storici. La rivoluzione del Rojava è diventata l’espressione della rivoluzione democratica in Medio Oriente e la resistenza dei popoli della regione. La lotta per la democrazia e la libertà combattuta contro il fascismo a Kobanê ha permesso alla resistenza di Kobanê di acquisire una dimensione globale e diventare la rivoluzione e la resistenza dell’umanità. Le bande reazionarie dell’ISIS hanno subito una sconfitta storica a causa della lotta globale e coraggiosa della resistenza del popolo curdo. La vittoria della resistenza di Kobanê è diventata la base per il radicamento e invincibilità della rivoluzione in Rojava. Inoltre è diventata un passo significativo nello sviluppo democratico della Rivoluzione siriana”
‘L’azione rivoluzionaria guidata dalle YPJ ha generato collettività, Solideriet e leadership delle donne’
“La resistenza eroica delle combattenti YPJ nella battaglia e resistenza di Kobanê è stato il tema più discusso della conferenza, la risoluzione finale ha ricordato che le donne comandanti YPJ hanno costituito una parte fondamentale della forza di comando durante la resistenza e la protezione dei popoli del Rojava contro gli attacchi di ISIS. La lotta delle YPJ ha determinato per l’umanità la libertà contro cinquemila anni di mentalità maschilista dominante e la cultura dello stupro che ha creato, ha inoltre influenzato tutto il mondo attirando l’ammirazione e la simpatia a livello globale. Soprattutto in Medio Oriente ha generato un’enorme forza delle donne e ha dato nuove speranze a tutte le organizzazioni”.
‘Bisogna ampliare in fronte resistente’
La conferenza ha inoltre fatto una valutazione sul ruolo svolto dalle forze di sinistra e democratiche rivoluzionarie e varie forze dal Kurdistan nella resistenza di Kobanê, che di fatto ha avuto un grande significato per la fratellanza dei popoli e l’unità nazionale. “Rimarrà uno dei nostri doveri fondamentali espandere l’avanguardia di questa resistenza unita sulla base della lotta organizzata contro il fascismo. La conferenza ha inoltre ha ringraziato le forze della coalizione che hanno dato il sostegno aereo per la vittoria dei valorosi combattenti YPG / YPJ.
‘Formiamo la resistenza Unita’
La conferenza inoltre ha sottolineato l’importanza di formare alleanze e organizzazioni combattenti, politiche e diplomatiche per raggiungere l’obiettivo di creare una federazione siriana democratica, uguale e libera contro il nazionalismo, il razzismo e il settarismo che ha diviso i popoli, le identità, le fedi e le culture diverse. Quindi di una unità di varie organizzazioni arabe oltre a Volkan Al Fırat guidata da YPG / YPJ come modello. Chiamiamo gli arabi e gli altri popoli a formare una unità di resistenza comune.”
‘Lanceremo nuove istanze ideologiche ed organizative’
La conferenza ha anche fatto una valutazione dettagliata sulla guerra iniziata con la resistenza di Al Nusra nel 2013 e che è poi proseguita con la lotta contro ISIS durante il2014-2015. Sono stati trattati temi militari, tattici e di comando organizzativo e studiati affinché diventino processi radicati è stata inoltre presa la decisione di avviare un processo di miglioramento ideologico-organizzativo con lo slogan ” Riorganizziamoci come nella resistenza di Kobanê per guidare la costruzione della Siria democratica “.
‘Kobane città di martiri’
La conferenza ha anche preso decisioni importanti sui martiri che sono diventati un simbolo di fratellanza e unità dei popoli con le loro diverse identità e ha approvato il riconoscimento di Kobanê come la “Città dei Martiri”. Si è deciso di erigere statue e monumenti dei valorosi martiri come simbolo della resistenza, abnegazione e coraggio, mentre i martiri della rivolta di Kobanê da Bakurê (Nord) Kurdistan alle vittime del massacro Suruç sono stati riconosciuti come martiri della resistenza di Kobanê.
‘L’organizzazione dell’auto-difesa sarà rafforzata’
La conferenza ha inoltre conseguito decisioni importanti sulla ristrutturazione di YPG, cioè di aumentare lo spirito, la consapevolezza e l’organizzazione dell’ autodifesa, per raggiungere la competenza tattica e di movimento per condurre la guerra popolare rivoluzionaria e di rafforzare il sistema di auto-difesa .
I cittadini di Kobane dovrebbe tornare nella propri città e riprenderla’
La conferenza ha anche fatto un appello per aumentare le forze YPG / YPJ e ha l’invitato il popolo di Kobanê di ritornare nella propria terra e riconquistarla.
‘Resteremo fedeli alla convenzione di Ginevra’
La conferenza ha inoltre evidenziato che YPG ha sottoscritto la Convenzione di Ginevra.
‘Bilancio della guerra’
La risoluzione finale della conferenza ha fornito anche un bilancio della guerra tra il 15 settembre 2014 e luglio 2015;
-861 combattenti sono stati martirizzati e 2.192 sono rimasti feriti,
-4896 membri delle forze nemiche sono stati uccisi, sono stati presi i corpi di 2008 membri,
-151 veicoli, 15 carri armati, 5 panzer e 14 mitragliatrici pesanti sono state danneggiate,
-63 veicoli carichi di bombe sono state fatte esplodere,
-1086 fucili Kalashnikov, 177 BKC, 176 B-7, 43 fucili d’assalto, 33 mitragliatrici pesanti DShK, 35 mortai sono stati sequestrati,
-750 mine sono state disinnescate, 8762 sono state fatte saltare,
-Centinaia di migliaia di proiettili, migliaia di razzi, una grande quantità di materiale tecnico e munizioni sono stati sequestrati.