venerdì 18 marzo 2016

Report da Silvan

"Sono contenta che siate venuti da molto lontano, in questa terra piena di violenza. Con la vostra presenza ci date un grande aiuto per continuare a resistere". Sono le parole con cui ci accoglie Zuhal, co-sindaca di Silvan.
In effetti gia' qui la situazione si fa piu' complicata: lo scorso 5 Settembre i due co-sindaci di Silvan sono stati destituiti e messi in carcere, dal governo, con l'accusa di aver appoggiato il processo di autonomia democratica. 
Uno dei due e' riuscito a scappare e l'altra e' stata liberata proprio ieri.
La poltrona del sindaco quindi e' sempre vuota e Zuhal e' stata eletta dal consiglio municipale come sostituta.Zuhal e' una ragazza dı 35 anni, e' stata giornalista dell'agenzia indipendente Diha ad Istanbul. Per avere scritto un articolo sulla manifestazione dei lavorotari per il primo maggio, ha scontato due anni di carcere per "incitamento alla rivolta".
Ci racconta degli sforzi che l'amministrazione sta facendo nei confronti delle donne. Esiste un tavolo di donne che si occupano di salute, istruzione ed economia per le donne stesse. L'approccıo non e' individuale, nel senso dı dare soltanto un aiuto a ciascuna persona, ma collettivo al fine di rafforzare i legamıi e l'aiuto reciproco tra le donne di Silvan.Questo approccio 'collettivo' e' la chiave per abbattere i muri e le catene di una societa' ancora in parte 'feudale' come quella di Silvan, dove spose bambine e violenza domestica, sono ancora problemi da superare.
Prima di andare a visitare i quartieri della citta' sottoposti al coprifuoco, consegnamo a Zuhal il patto di amicizia che il nostro comune, di Fidenza, ha stipulato con Silvan e Kobane.Si tratta di una dichiarazione di solidarieta' e di condivisione dei valori di giustizia, pace e democrazia. La co-sindaca e' molto grata e felice di questo sostegno e si impegna a fare un consiglio comunale in cui contraccambiare questo gesto.Insieme poi ci impegnamo a tentare di approfondire questo legame di amicizia e solidarietà.
A questo punto ci spostiamo nella città vecchia. Il coprifuoco qui e' stato dichiarato 6 volte. 5 di queste per un periodo tra i 2 e i 4 giorni, la sesta volta per 13 giorni consecutivi.In questo periodo 700 uomini dei reparti speciali dell'esercito hanno invaso la citta'. 18 persone sono state uccise, tra loro anche donne e bambini. Quasi tutte queste morti sono avvenute mentre le persone cercavano di spostarsi da una casa ad un'altra per recuperare cibo o prestare soccorso.Non era possibile per i familiari recuperare i corpi dei morti, e quando tentavano di farlo venivano sistematicamente attaccati dalla polizia. 
La ragione ufficiale addotta per indire il coprifuoco e'  'eliminazione di attivita' ed organizzazioni terroristiche'.
Zuhal pensa invece che il vero obiettivo sia quello di intimorire le persone ed impedire cosi la partecipazione ad un processo volto all'autogoverno democratico in tutte le municipalità kurde.
Camminando per le vie di Sılvan si vedono case distrutte, pareti crivellate da centinaia di colpi di proiettile, case abbandonate, macerie in giro. 
Non so quanti proiettili siano stati sparati, migliaia e migliaia, un numero impressionante, nel bel mezzo di quartieri densamente abitati.
Ma per fortuna si vedono anche muri stuccati di fresco, finestre riparate con lo stesso nastro adesivo, porte nuove all'ingresso di tante case, 
Siamo stati anche intervistati da un giornalista di Diha e poi abbiamo pranzato ospiti della co-sindaca.
L'abbiamo infine salutata con la speranza di poter ricambiare e accoglierla nella nostra citta'.
Siamo quindi ritornati ad Amed ad eccoci qui a scrivere.
Con il Kurdistan nel cuore
Marco e Nelly
 




mercoledì 16 marzo 2016

Fidentini verso il Kurdistan

C'è qualcosa di irresistibile che  ci attira in Kurdistan , qualcosa che assomiglia a una enorme calamita, ma con un nome diverso: libertà, giustizia, pace, dignità sono i suoi nomi, quindi non si può non andare. Nonostante il coprifuoco, il genocidio in atto  o proprio per questo.. noi andiamo. Andiamo a dire ai nostri compagni e compagne kurdi/e che non sono soli,nonostante il mondo intero volti loro le spalle,  ci facciamo umili portavoce di tutti quelli che,vicino a noi, condividono queste riflessioni. Partiamo domani , abbiamo un programma denso di incontri e di eventi a cui assisteremo,  saremo i vostri occhi e i vostri cuori per una settimana.
Hasta la victoria
Nelly e Marco"
 

sabato 6 febbraio 2016

W Amedspor

Il dipartimento anti-terrorismo della polizia di Diyarbakir, dopo la vittoria in coppa per 2-1 contro il Bursaspor e la conquista degli ottavi di finale, ha effettuato un raid nelle strutture dell'Amedspor.
La polizia ha fatto irruzione negli uffici del club a Seyrantepe, distretto di Diyarbakir, portando via con se tutti i computer presenti nei locali. La motivazione è che l'account twitter della società avrebbe twittato una frase "a favore di attività terroristiche".
L'avvocato e portavoce del club Soran Mizrak ha dichiarato che il tweet è partito da un account gestito da qualche tifoso e non dal profilo ufficiale della società: "Il nostro account ufficiale è @Amedspor021 e non accettiamo di essere trattati in questa maniera per un qualcosa che non abbiamo commesso. Come può essere quel tweet una valida motivazione per il raid che abbiamo subito? Sarebbe bastato controllare l'indirizzo IP. Fare un raid mentre i nostri giocatori stanno pranzando non è un semplice controllo, è intimidazione. Siamo perseguitati da multe, il nostro stadio cade a pezzi e siamo oggetto della macchina del fango da parte dei media. Questa è una campagna per distruggerci."
Il tweet incriminato è partito dall'account @AmedsporSKe dedicava la vittoria in coppa ai "combattenti che stanno resistendo a Cizre e Sur e a tutta la gente del Kurdistan." Il tweet in seguito è stato rimosso.
Un'investigazione è partita anche dalla Federcalcio turca contro il calciatore dell'Amedspor Deniz Naki, che ha twittato dedicando la vittoria alle persone uccise durante il coprifuoco di 24 ore nella regione.
Inoltre sono stati emessi più di 30 arresti per altrettanti tifosi dell'Amedspor che nella partita contro l'Istanbul Basaksehirspor hanno intonato il coro "Basta all'uccisione dei bambini, anche loro devono guardare il calcio".
Il club è stato inoltre multato di 25,000 lire turche per aver esposto lo striscione "Insistiamo per la pace".

mercoledì 23 dicembre 2015

Un progetto di solidarietà attiva: Bimbi di Kobane

SOSTIENI A DISTANZA GLI ORFANI DI CHI COMBATTE L'ISIS
Tre associazioni curde lanciano un progetto di sostegno a distanza dei 174 bambini rimasti orfani durante l'assedio di Kobane. 30 euro al mese per garantire loro una vita dignitosa e una possibilità di futuro. Tutte le info su www.bimbidikobane.com
Kobane non è solo una città. Kobane è un simbolo di libertà e determinazione. Kobane è la speranza concreta che in un Medio Oriente stretto tra ISIS e guerra sia possibile costruire un futuro di pace, convivenza e uguaglianza. Nel luglio 2014 i miliziani del cosiddetto Stato Islamico hanno attaccato Kobane con l’obiettivo di conquistare e sottomettere la città. Morte e distruzione hanno invaso le case, i campi e le costruzioni del Rojava, la regione autonoma del Nord della Siria dove da tre anni si sperimenta un progetto di democrazia radicale. 
Dopo lunghi mesi di assedio, però, le Unità di Autodifesa del Popolo femminili (YPJ) e maschili (YPG) hanno respinto l’attacco jiahdista, mettendo in fuga le truppe dell’ISIS. Il 26 gennaio 2015 Kobane è stata finalmente liberata! 
L’assedio di Kobane si è lasciato dietro una scia di oltre 2.000 morti e di più di 400.000 sfollati. Di questi, oltre 250.000 sono già rientrati. Il territorio di Kobane, però, è ancora devastato. Oggi, la nuova grande sfida è la ricostruzione della città. Dei suoi edifici, ma anche dei rapporti sociali che la animavano, di condizioni di vita dignitose e delle possibilità di avere un futuro. 
A Kobane, 174 bambini hanno perso i genitori, morti in prima linea combattendo l’ISIS. La comunità locale sta già progettando la costruzione di un centro polifunzionale dove accogliere e accudire in forma collettiva questi orfani, garantendo loro un tetto, la possibilità di studiare e le cure mediche necessarie. Questo progetto, però, ha costi alti e tempi molto lunghi. Nel frattempo, questi bambini hanno bisogno dell’aiuto di tutti noi. 
Il sostegno a distanza è uno strumento per aiutare concretamente chi ha sofferto la guerra e la perdita dei genitori. Ed è anche un modo per esprimere una solidarietà attiva alla resistenza di Kobane e al progetto di autonomia democratica che i suoi cittadini stanno mettendo in pratica. Il sostegno a distanza ha l’obiettivo di garantire una vita degna ai bimbi di Kobane e di dare loro la speranza di un futuro sereno, entrando nelle case come amici e costruttori di pace, per superare le barriere dell’indifferenza e gettare le basi di una nuova società solidale. 
L’impegno richiesto è il versamento di 30 euro mensili per ciascun bambino. 
Le associazioni promotrici – dall’Italia: UIKI Onlus (Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia); dal Rojava: SARA: Associazione Contro la Violenza sulle Donne; da Kobane: Associazione dei Familiari dei Martiri – si rendono garanti del progetto, favorendo i contatti diretti tra chi aiuta e chi è aiutato. "Bimbi di Kobane" si inserisce nell'ambito dei progetti per la ricostruzione della città definiti dal Kobane Reconstruct Board (more info: www.helpkobane.com). 
Per maggiori informazioni. 

domenica 6 dicembre 2015

Sotto assedio

Sotto assedio: il Kurdistan turco tra bombe, censure e resistenza curda.
I coprifuoco imposti dal governo turco nelle città curde come Silvan, Nusaybin, Cizre; le bombe e i missili sulle città; le storie degli abitanti impossibilitati a uscire dai quartieri anche per 12 giorni consecutivi, con scuole e ospedali chiusi; le sparatorie quotidiane a Diyarbakir tra esercito turco e resistenza curda in cui rimangono uccisi decine di civili. 
Cosa sta accadendo nel Kurdistan turco? 
Stefania Battistini insieme a Ivan Grozny 'Compasso' ha cercato di raccontare come vive la popolazione civile in queste città sotto assedio. Di dare spazio a quello che viene censurato in Turchia: a Silvan, al giornalista di Ozugur Gun Tv la polizia ha puntato la pistola alla testa mentre cercava di fare il suo lavoro; a Istanbul rischiano l’ergastolo, accusati di spionaggio, il direttore del quotidiano di opposizione “Cumhuriyet”, Can Dündar e il suo caporedattore Gül per aver pubblicato un’inchiesta su un passaggio di armi dalla Turchia alla Siria con la scorta dei servizi segreti turchi. 
Un modo per dare spazio al loro appello all’Europa: “sulla libertà di stampa e sulla violazione dei diritti umani in Turchia, non chiudete gli occhi”. Il reportage di Tv7 :  

lunedì 21 settembre 2015

Violazione dei diritti umani a Cizre

Dopo i giorni di completo isolamento della cittadina di 130000 abitanti, ora cominciano ad arrivare notizie sui crimini compiuti in quei giorni. Sul sito dei giuristi democratici è possibile leggere un articolato rapporto sulle violazioni dei diritti umani a Cizre presentato il 18 settembre.

domenica 20 settembre 2015

Notizie da Cizre

Questa settimana per Radio Bullets ho intervistato l'avvocata Barbara Spinelli, una delle prime a entrare nella città di Cizre dopo il Cessate il fuoco. 
"Appena siamo entrati in città abbiamo visto il cadavere di un anziano: era stato ucciso mentre andava a cercare del pane". L'avvocata Barbara Spinelli ha raccontato a Giulia Sabella quello che ha visto a Cizre, la città del Kurdistan turco che alcuni hanno definito "la nuova Kobane".

martedì 15 settembre 2015

Cizre resiste !

... con un grosso ringraziamento a Zerocalcare per l'impegno e per esserci permessi di utilizzare liberamente questa importante opera che testimonia la sofferenza del popolo kurdo.

Tributo a Kobane

Un anno fa iniziò l'assedio di Kobane. "Pubblico questo video da me montato ed in parte girato, per ricordare i compagni caduti e non dimenticare gli ideali per i quali sacrificarono la vita."( Karim Franceschi )