Oggi è il nostro ultimo giorno in Kurdistan ; iniziamo la giornata con un giro per la città vecchia di Amed (Diyarbakir per i turchi): le vecchie mura, gli stretti vicoli pieni di bambini di strada, il centro culturale Dicle Firat, dove i giovani kurdi, rischiando quotidianamente, mantengono viva la loro millenaria cultura , incontriamo anche i Dengbaj , anziani cheeseguono i canti kurdi , per mantenerne la memoria.
Nel pomeriggio incontriamo l'Associazione di donne Selis, nata col sostegno della municipalità per dare sotegno psicologico e giuridico alle donne che subiscono violenza domestica e per fornire opportunità lavorative alle ex detenute politiche, attraverso laboratori sartoriali . Selis è composto da volontarie e la responsabile ci sottolinea come 30 di loro, su 65 ora siano in carcere in seguito all'operazione KCK.
Il pomeriggio ormai volge al termine, ma Luisa Morgantini ci propone di incontrare la donna simbolo della resistenza pacifica kurda: Leyla Zana. Ne siamo felicissimi. L'aspettiamo, come concordato, nel bazar, in una saletta privata. Quando Leyla entra, insieme alla figlia, ci sentiamo commossi.
E' bella, Leyla, di quella bellezza che parte dal cuore, ci abbraccia ad una ad uno, poi si siede a parlare con noi. Grazie a Francesco, il nostro bravissimo interprete, le chiediamo cosa pensa della situazione attuale che i kurdi e le kurde stanno vivendo. In questi ultimi anni la politica di Erdogan ha avuto 3 tappe:
-apertura democratica solo di facciata-controllo dell'esercito e della magistratura
-applicazione pratica di questa politica volta a raccogliere i consensi non solo all'interno del Paese, ma anche in Europa e Stati Uniti.
Erdogan si pone in tutta l'area mediorientale, come esempio di una politica "democratica" usando giornali, televisoni ecc come fece il suo amico Berlusconi, ci tiene a sottolineare Leyla.
La realtà è ben diversa, soprattutto in Kurdistan, dove sembrano tornati i tempi delle repressioni degli anni ' 80/'90 . Si sta annientando non solo tutto il BDP, ma l'intera società civile . Ma più è dura la repressione più il popolo si ribella. "Ora è tempo di lasciare le armi e di prendere la parola" dice con forza e determinazione " i Kurdi devono far sentire la loro voce non solo qui, ma in tutta Europa" è questo il messaggio di Leyla, che facciamo nostro.
Le ricordiamo il nostro incontro del 2008, quando le consegnammo la cittadinanza onoraria di Fidenza, se lo ricorda bene ed aggiunge, che , allora, era più ottimista riguardo alla soluzione democratica della questione kurda.
Una foto con ognuno di noi , un forte abbraccio poi lasciamo il bazar ancora increduli per questo bellissimo e toccante incontro inaspettato.
Nessun commento:
Posta un commento