mercoledì 25 aprile 2012

Umut, vittima della legge anti terrorismo

Ho incontrato un bambino che è cresciuto "nel bel mezzo della guerra". 
Una vittima della legge anti-terrorismo...Partecipava all'evento organizzato dal Movimento che si occupa della giustizia per i minori (CIAT) ad Ankara. 
C'era ansia sul suo viso e rabbia nella sua voce. Gli ho chiesto "Come ti chiami?". 
Lui non voleva dirmelo. Ne ho chiesto il motivo e il ragazzo mi ha detto: "Siamo stati rilasciati grazie all'emendamento siccome avevamo meno di 18 anni, poi però hanno cominciato a metterci in prigione raggiunta la maggiore età. Ecco perché non voglio dirti il ​​mio nome." Ho chiesto "Vuoi scegliere un soprannome?" e lui mi disse: "Chiamami Umut (Speranza). Non sarei in grado di vivere senza speranza. Ecco perché preferisco che mi chiami Umut". 
Un anno in carcere Umut è stato messo in carcere, dopo aver partecipato a una manifestazione organizzata per commemorare le persone imprigionate e morte nel carcere di Diyarbakir durante il colpo di Stato del 12 settembre 1980. Aveva solo 15 anni. "Stavo lasciando la manifestazione quando la polizia ha cominciato a picchiarmi." Ha detto Umut. "Quando ci hanno fatto salire sull’autobus, hanno ordinato di mettere la testa tra i sedili. Hanno iniziato a colpirci, e a picchiare chi osava alzare la testa. Poi hanno lanciato un lacrimogeno che ci ha intossicato. 
Sono stato nella sezione anti-terrorismo per 4 giorni e poi mi hanno imprigionato a Diyarbakır”. Gli chiedo "Anche tu eri esposto alla violenza in prigione?". Dice "La gente si conosce a Diyarbakir. Ecco perché i guardiani non ci toccano" e aggiunge, "Le prigioni non sono luoghi per bambini. Ci sono bimbi di nove, dieci anni." Umut pesava 72 kg quando fu imprigionato nel 2008 e al momento del rilascio avvenuto nel 2009, aveva perso 12 kg. In realtà non pensava di ritornare libero. 
Ha avuto problemi di insonnia per un lungo periodo ma sta riuscendo a ritornare alla "normalità" grazie all'aiuto di uno psicologo della Fondazione Turca per i diritti umani. Le persone normali non possono rimanere insensibili Stiamo parlando del 23 aprile, quando improvvisamente mi rendo conto che la sua voce diventa carica di rabbia. Gli chiedo "Qual è il significato del 23 aprile?" 
E lui mi risponde con la descrizione di due immagini: "Ogni 23 aprile mi vengono in mente due immagini. La prima si riferisce al lato occidentale di questo paese. La dove gli uomini di stato stanno scherzando e giocando con i bambini….. La seconda foto è l'opposto della prima...I poliziotti stanno torturando i bambini sul lato orientale del fiume Fırat. 
Ecco perché il 23 aprile non è la festa dei bambini curdi " Alcune persone li chiamano "ragazzi lancia-pietre”. Chiedo a Umut "Qual’è la rabbia celata sotto il lancio delle pietre?" e Umut mi risponde: "Da noi, almeno uno dei parenti di ogni bambino è stato ucciso o si trova in carcere. I bambini lo sanno e non possono restare insensibili. In realtà, la gente normale non può rimanere inerte di fronte a questa situazione. " Voglio diventare avvocato Poco dopo la sua scarcerazione, Umut si è diplomato al liceo. 
Stava studiando per l'esame di accesso all’università ma fu preso in custodia a soli 10 giorni dall'esame. "Dicono che stavo nascondendo qualcosa a casa" aggiunge Umut. E'stato rilasciato dopo un po’ di tempo. Ha sostenuto l'esame però non è riuscito a superarlo. Mi dice che studierà per ritentarlo nuovamente perchè il suo sogno è diventare avvocato. "Lo stato non vuole che i bambini curdi ricevano un'istruzione. Opprimono gli studenti universitari. 
Ci sono studenti che vengono messi in carcere per non aver fatto nulla di strano o per aver applaudito durante una manifestazione. Dopo aver assistito a queste ingiustizie, voglio contribuire a cambiare le cose, diventando avvocato. " Gli chiedo, "Umut, cosa vorresti disegnare con la tua mente ?" e lui mi dice: "Mi piacerebbe disegnare un mondo senza violenza e un mondo dove i bambini non stanno in prigione. Alla fine della nostra conversazione, Umut mi ricorda per l'ultima volta "Non usare il mio nome, OK? Io mi fido di te. Non voglio andare dietro le sbarre di nuovo". 
(fonte - Bianet)

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