Qualcuno comincia ad aprire gli occhi sulla drammatica situazione dei kurdi, nel momento in cui è stata tolta l'immunità ai parlamentari dell'HDP, in vista di esecuzioni ed incarcerazioni. Su RAI 2 è possibile seguire un interessante servizio spciale su Kurdistan turco e Rojava: "Da Nazione a Utopia".
sabato 21 maggio 2016
giovedì 24 marzo 2016
Report finale
"Da una parte c’è la guerra, dall’altra una nuova concezione
della vita e del mondo comincia", con queste parole con cui
abbiamo iniziato i nostri report dal Kurdistan, concludiamo .Siamo
tornati portando nel cuore e negli occhi tante immagini, ricordi,
sensazioni contrastanti: da una parte la grande forza e resistenza
dei kurdi e delle kurde , il popolo più bello del mondo senza una
patria, dall'altra la violenza e la repressione di uno stato che
di democratico non ha proprio nulla.
La guerra, perchè di guerra si tratta: nella città vecchia di
Amed, Sur, ad ogni 20/30 metri c'è un check-point con sacchi di
sabbia, teli blu di plastica per impedire la vista della "bonifica" da parte dei militari nelle zone dove più si è consumata
la violenza, in modo che nulla di ciò che è successo possa essere
usato contro di loro; di sera poi, anche se il coprifuoco è
virtualmente terminato a Sur, patrimonio dell'umanità, ci sono
solo militari armati di tutto punto, blindati, carrarmati, come
nel Cile di Pinochet o nell'Argentina di Videla. Per non parlare
di Cizre, dove è impossibile andare per lo stesso motivo: i
militari stanno "bonificando". In quale nazione, che si definisce
democratica, un deputato, co-presidente di un partito al governo,
mi riferisco a Demirtas, accompagnato da 60 osservatori
internazionali, provenienti da ogni parte d'Europa, sarebbe
costretto a tornare a casa dai militari della sua stessa nazione? ma di esempi ne potremmo fare tanti altri..
Dall'altra parte un nuovo mondo comincia: il Congresso delle
Donne Libere, l'Associazione Rojava, l'HDP, le Madri della Pace,
il DTK , per fare solo qualche esempio ,ci insegnano che si può,
anzi si deve vincere resistendo, e loro lo fanno a costo della
vita, della prigione, della tortura, della distruzione delle loro
case e delle loro città.
Ultima brevissima considerazione: i ragazzi e le ragazze
dell'HDP, che ci hanno accompagnato sempre, i nostri angeli
custodi, sempre attenti a noi, sempre col sorriso, ma con una
forza e determinazione straordinari , loro sono il futuro e da
loro abbiamo molto da imparare.
Per parlare e confrontarci su tutto questo e raccontarvi del
patto d'amicizia tra Fidenza e Silvan vi invitiamo sabato 2
aprile all'Ex Macello di Fidenza, alle 21
Col Kurdistan nel cuore
Marco e Nelly
Marco e Nelly
martedì 22 marzo 2016
Verso Cizre : il report
Oggi dovevamo andare a Cizre a festeggiare il Newroz. Accorreva gente da tutto il kurdistan.
Ma non è stato possibile.
La polizia turca ha bloccato tutte le strade di accesso a molti km di distanza, 40 circa. In questo modo non è stato possibile raggiungere Cizre neanche a piedi.
Al posto di blocco dove siamo stati bloccati noi c'era un cordone di militari armati, tank, mezzi blindati e soldati coi mitra appostati sulle colline.
Con noi c'erano anche Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag, i due co presidenti dell'hdp. Abbiamo protestato, ci siamo messi in prima linea di fronte ai soldati. I vertici dell'HDP hanno provato a trattare ma senza successo. Lo stato turco è questo, uno stato ben lontano dall'essere democratico e che ha militarizzato l'intera regione del kurdistan.
A Cizre, negli ultimi mesi, sono morte centinaia di persone, tra le quali molte donne e bambini, uccise dalle forze speciali dell'esercito turco.
Ci sono arrivate anche le notizie degli attentati di Bruxelles.
Siamo in Turchia, che sappiamo bene essere responsabile di avere supportato e armato Daesh: visti da qui tutti questi avvenimenti sembrano tragicamente legati.
Ma non è stato possibile.
La polizia turca ha bloccato tutte le strade di accesso a molti km di distanza, 40 circa. In questo modo non è stato possibile raggiungere Cizre neanche a piedi.
Al posto di blocco dove siamo stati bloccati noi c'era un cordone di militari armati, tank, mezzi blindati e soldati coi mitra appostati sulle colline.
Con noi c'erano anche Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag, i due co presidenti dell'hdp. Abbiamo protestato, ci siamo messi in prima linea di fronte ai soldati. I vertici dell'HDP hanno provato a trattare ma senza successo. Lo stato turco è questo, uno stato ben lontano dall'essere democratico e che ha militarizzato l'intera regione del kurdistan.
A Cizre, negli ultimi mesi, sono morte centinaia di persone, tra le quali molte donne e bambini, uccise dalle forze speciali dell'esercito turco.
Ci sono arrivate anche le notizie degli attentati di Bruxelles.
Siamo in Turchia, che sappiamo bene essere responsabile di avere supportato e armato Daesh: visti da qui tutti questi avvenimenti sembrano tragicamente legati.
Col Kurdistan nel cuore
Marco e Nelly
Marco e Nelly
lunedì 21 marzo 2016
Report da Amed : il Newroz
Finalmente il Newroz, una festa di pace, di
gioia, danze e musica ma anche di rivendicazioni dei propri diritti,
come dice il titolo di quest'anno: "vinceremo resistendo".
Il Newroz di Amed, infatti, è stata una grande festa di popolo che, per fortuna, non è stata rovinata dall'intervento della polizia.
Un numero enorme di persone si è ritrovato nel parco dedicato proprio al Newroz. Sul palco si sono alternati musicisti e politici dell'HDP.
La gente sventolava migliaia di bandiere, ballava, cantava.
Ai lati dello spiazzo centrale, le famiglie facevano picnic sull'erba e i bambini giocavano.
Ovunque i colori del kurdistan, giallo rosso e verde e dagli altoparlanti le canzoni tradizionali e di lotta del popolo kurdo.
Si respirava allegria e felicità!
Ma anche rabbia e tristezza quando sono state ricordate le vittime di Sur e di tutti i coprifuoco.
NEWROZ PEROZ BE (buon newroz)
È un augurio prima di tutto per i nostri amici kurdi, ma anche per tutti noi!!!
Il Newroz di Amed, infatti, è stata una grande festa di popolo che, per fortuna, non è stata rovinata dall'intervento della polizia.
Un numero enorme di persone si è ritrovato nel parco dedicato proprio al Newroz. Sul palco si sono alternati musicisti e politici dell'HDP.
La gente sventolava migliaia di bandiere, ballava, cantava.
Ai lati dello spiazzo centrale, le famiglie facevano picnic sull'erba e i bambini giocavano.
Ovunque i colori del kurdistan, giallo rosso e verde e dagli altoparlanti le canzoni tradizionali e di lotta del popolo kurdo.
Si respirava allegria e felicità!
Ma anche rabbia e tristezza quando sono state ricordate le vittime di Sur e di tutti i coprifuoco.
NEWROZ PEROZ BE (buon newroz)
È un augurio prima di tutto per i nostri amici kurdi, ma anche per tutti noi!!!
Col kurdistan nel cuore
Marco e Nelly
Marco e Nelly
domenica 20 marzo 2016
Report da Batman
Oggi siamo stati a Batman, 90 km da Diyarbakir, per partecipare ad un Newroz non autorizzato dal governo.
Appena arrivati siamo stati divisi in due gruppi. Uno si è recato nella piazza del Newroz, l'altro ad attendere l'arrivo di Demirtas, co-presidente dell'Hdp. Nella piazza è stato impedito alla gente di radunarsi: appena le persone hanno provato ad avvicinarsi la polizia le ha allontanate con cariche, idranti, lacrimogeni e proiettili (veri) sparati per fortuna in aria. La gente ha provato a ritrovarsi in altri luoghi vicino alla piazza ma anche in questi casi è stata caricata dalla polizia.
Nel frattempo noi attendevamo l'arrivo di Demirtas appena fuori città. Davanti a noi, in un prato, alcuni ragazzi hanno acceso il fuoco (simbolo del Newroz) ma anche in questo caso è intervenuta la polizia con gli idranti. Ma i ragazzi kurdi non hanno desistito, hanno acceso di nuovo il fuoco e si sono messi a ballare e cantare per festeggiare il Newroz. Fino a quando la polizia non è intervenuta di nuovo.
Poi è arrivato Demirtas e si è formato un enorme e festante convoglio di auto per scortarlo nel centro di Batman. La polizia ha bloccato più volte la strada per ritardarne l'arrivo, ma alla fine siamo riusciti a raggiungere il centro. Ma non siamo arrivati alla piazza del Newroz, bloccata dai blindati: il pullman di Demirtas si è fermato nel mezzo di un viale a qualche centinaia di metri dalla piazza, con i blindati ed i tank della polizia da una parte e dall'altra.
Demirtas è salito sul tetto del pullman e ha pronunciato un breve discorso. Nel frattempo un ragazzo ci ha salutato dicendoci: "Welcome to Kurdistan".Appena terminato il discorso la polizia si è avvicinata e ha cominciato ad usare gli idranti, e noi siamo scappati.
Il Newroz è l'unica festa consentita ai kurdi.
Welcome to Kurdistan
Appena arrivati siamo stati divisi in due gruppi. Uno si è recato nella piazza del Newroz, l'altro ad attendere l'arrivo di Demirtas, co-presidente dell'Hdp. Nella piazza è stato impedito alla gente di radunarsi: appena le persone hanno provato ad avvicinarsi la polizia le ha allontanate con cariche, idranti, lacrimogeni e proiettili (veri) sparati per fortuna in aria. La gente ha provato a ritrovarsi in altri luoghi vicino alla piazza ma anche in questi casi è stata caricata dalla polizia.
Nel frattempo noi attendevamo l'arrivo di Demirtas appena fuori città. Davanti a noi, in un prato, alcuni ragazzi hanno acceso il fuoco (simbolo del Newroz) ma anche in questo caso è intervenuta la polizia con gli idranti. Ma i ragazzi kurdi non hanno desistito, hanno acceso di nuovo il fuoco e si sono messi a ballare e cantare per festeggiare il Newroz. Fino a quando la polizia non è intervenuta di nuovo.
Poi è arrivato Demirtas e si è formato un enorme e festante convoglio di auto per scortarlo nel centro di Batman. La polizia ha bloccato più volte la strada per ritardarne l'arrivo, ma alla fine siamo riusciti a raggiungere il centro. Ma non siamo arrivati alla piazza del Newroz, bloccata dai blindati: il pullman di Demirtas si è fermato nel mezzo di un viale a qualche centinaia di metri dalla piazza, con i blindati ed i tank della polizia da una parte e dall'altra.
Demirtas è salito sul tetto del pullman e ha pronunciato un breve discorso. Nel frattempo un ragazzo ci ha salutato dicendoci: "Welcome to Kurdistan".Appena terminato il discorso la polizia si è avvicinata e ha cominciato ad usare gli idranti, e noi siamo scappati.
Il Newroz è l'unica festa consentita ai kurdi.
Welcome to Kurdistan
Domani Newroz ad Amed
Col Kurdistan nel cuore
Marco e Nelly
Marco e Nelly
sabato 19 marzo 2016
Report da Amed
Da una parte c’è la guerra, dall’altra una nuova concezione della vita e
del mondo comincia. Così ci accoglie Mustafa Ocaklik, co-presidente
della’associazione Rojava.
Nata nel 2014 dopo i fatti di Shengal, per dare un aiuto concreto a 30.000 Ezidi e a più di 10.000 sfollati del Rojava. L’associazione si occupa di fornire aiuti economici che il Governo Turco non fornisce e soprattutto supporto medico e psicologico alle donne, ai bambini e a chiunque abbia bisogno.
I loro non sono campi profughi ma “common living”, i rifugiati non sono abbandonati a se stessi ma seguiti nelle loro necessità quotidiane.
Dall’inizio dei coprifuochi nelle varie città l’associazione cerca di garantire assistenza sanitaria a chi ha bisogno perché gli ospedali non sono autorizzati a prestare l’adeguato soccorso, per gli interventi più semplici come per le operazioni più difficili.
A venti minuti da Amed andiamo al campo profughi degli Ezidi fuggiti nell’agosto del 2014 dopo la dura repressione di Daesh. Arrivati in circa 7000, oggi sono 1200 senza prospettiva. Sono assistiti dalla municipalità di Amed per quanto possibile con il sostegno di medici, infermieri e insegnanti volontari.
Ritornati ad Amed abbiamo incontrato Ayse Gokkan, responsabile dei rapporti diplomatici per il Congresso delle donne libere (Kja). Ci spiega che l’autonomia democratica passa innanzitutto per il riconoscimento della parità di genere, su tre livelli: famiglia, società e stato.
“Tutto è partito dalla lotta delle donne guerrigliere – spiega Ayse – il nostro simbolo è Sakine Canzis”. Tutte le organizzazioni femminili fanno capo alla Kja. Le parole d’ordine sono autonomia e autodifesa armata e non armata, a tutti i livelli da quello fisico a quello psicologico, e la più grande risorsa è la solidarietà tra le donne stesse perché non rimangano sole all’interno della famiglia, della società e della nazione. Kja ha stipulato un protocollo d’intesa con tutte le istituzioni e organizzazioni politiche a tutela dei diritti delle donne, stabilendo, in ognuna di esse, una co-leadership uomo donna. Nelle municipalità curde per esempio ci sono i co-sindaci che, seppure non riconosciuti dalla legge turca, sono fortemente voluti e riconosciuti dalle donne e dal popolo curdo. Dal 2003 ad oggi, la presenza femminile nelle varie organizzazioni è salita dal 23% ad oltre il 50%.
In serata entriamo nel distretto di Sur che per oltre 110 giorni ha subito un pesante assedio che il Governo Turco fa passare per coprifuoco per ragioni di sicurezza. Attualmente circa la metà dei quartieri sono liberi, ma strettamente sorvegliati, ogni accesso è presidiato dalle forze di polizia. Impossibile scattare foto o riprendere con la telecamera i militari e i chek point che sono dislocati ogni 10 metri sulla strada principale, Gazi Caddesi e negli angoli più disparati dei vicoli. Sacchi di sabbia e teli di plastica nascondono i militari in divisa e in borghese che si muovono per le strade del distretto armati e muniti di ricetrasmittente, bloccando e perquisendo chiunque provi ad entrare a Sur. Tank e blindati ovunque, nel cuore della più grande città a maggioranza curda del sud est turco. Sur è patrimonio dell’Unesco. Il danno non è solo alle persone, ma anche ai monumenti storici, architettonici, ai luoghi di culto.
Con Kurdistan nel cuore, Nelly e Marco
p.s. siamo entrati a Sur, non ci crederete, a bordo di una elegante e pulitissima Renault, in sei, appollaiati gli uni sugli altri, senza cinture di sicurezza. Eppure non siamo stati fermati al chek-point. Due amici della nostra stessa delegazione, invece, a piedi sono stati bloccati e cacciati senza complimenti solo perché portavano nello zaino il biglietto da visita della KJA che, tra l’altro, anche noi custodivamo gelosamente nel nostro bagaglio.
Nata nel 2014 dopo i fatti di Shengal, per dare un aiuto concreto a 30.000 Ezidi e a più di 10.000 sfollati del Rojava. L’associazione si occupa di fornire aiuti economici che il Governo Turco non fornisce e soprattutto supporto medico e psicologico alle donne, ai bambini e a chiunque abbia bisogno.
I loro non sono campi profughi ma “common living”, i rifugiati non sono abbandonati a se stessi ma seguiti nelle loro necessità quotidiane.
Dall’inizio dei coprifuochi nelle varie città l’associazione cerca di garantire assistenza sanitaria a chi ha bisogno perché gli ospedali non sono autorizzati a prestare l’adeguato soccorso, per gli interventi più semplici come per le operazioni più difficili.
A venti minuti da Amed andiamo al campo profughi degli Ezidi fuggiti nell’agosto del 2014 dopo la dura repressione di Daesh. Arrivati in circa 7000, oggi sono 1200 senza prospettiva. Sono assistiti dalla municipalità di Amed per quanto possibile con il sostegno di medici, infermieri e insegnanti volontari.
Ritornati ad Amed abbiamo incontrato Ayse Gokkan, responsabile dei rapporti diplomatici per il Congresso delle donne libere (Kja). Ci spiega che l’autonomia democratica passa innanzitutto per il riconoscimento della parità di genere, su tre livelli: famiglia, società e stato.
“Tutto è partito dalla lotta delle donne guerrigliere – spiega Ayse – il nostro simbolo è Sakine Canzis”. Tutte le organizzazioni femminili fanno capo alla Kja. Le parole d’ordine sono autonomia e autodifesa armata e non armata, a tutti i livelli da quello fisico a quello psicologico, e la più grande risorsa è la solidarietà tra le donne stesse perché non rimangano sole all’interno della famiglia, della società e della nazione. Kja ha stipulato un protocollo d’intesa con tutte le istituzioni e organizzazioni politiche a tutela dei diritti delle donne, stabilendo, in ognuna di esse, una co-leadership uomo donna. Nelle municipalità curde per esempio ci sono i co-sindaci che, seppure non riconosciuti dalla legge turca, sono fortemente voluti e riconosciuti dalle donne e dal popolo curdo. Dal 2003 ad oggi, la presenza femminile nelle varie organizzazioni è salita dal 23% ad oltre il 50%.
In serata entriamo nel distretto di Sur che per oltre 110 giorni ha subito un pesante assedio che il Governo Turco fa passare per coprifuoco per ragioni di sicurezza. Attualmente circa la metà dei quartieri sono liberi, ma strettamente sorvegliati, ogni accesso è presidiato dalle forze di polizia. Impossibile scattare foto o riprendere con la telecamera i militari e i chek point che sono dislocati ogni 10 metri sulla strada principale, Gazi Caddesi e negli angoli più disparati dei vicoli. Sacchi di sabbia e teli di plastica nascondono i militari in divisa e in borghese che si muovono per le strade del distretto armati e muniti di ricetrasmittente, bloccando e perquisendo chiunque provi ad entrare a Sur. Tank e blindati ovunque, nel cuore della più grande città a maggioranza curda del sud est turco. Sur è patrimonio dell’Unesco. Il danno non è solo alle persone, ma anche ai monumenti storici, architettonici, ai luoghi di culto.
Con Kurdistan nel cuore, Nelly e Marco
p.s. siamo entrati a Sur, non ci crederete, a bordo di una elegante e pulitissima Renault, in sei, appollaiati gli uni sugli altri, senza cinture di sicurezza. Eppure non siamo stati fermati al chek-point. Due amici della nostra stessa delegazione, invece, a piedi sono stati bloccati e cacciati senza complimenti solo perché portavano nello zaino il biglietto da visita della KJA che, tra l’altro, anche noi custodivamo gelosamente nel nostro bagaglio.
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venerdì 18 marzo 2016
Report da Silvan
"Sono contenta che siate venuti da molto lontano, in questa terra piena
di violenza. Con la vostra presenza ci date un grande aiuto per
continuare a resistere". Sono le parole con cui ci accoglie Zuhal, co-sindaca di Silvan.
In
effetti gia' qui la situazione si fa piu' complicata: lo scorso 5
Settembre i due co-sindaci di Silvan sono stati destituiti e messi in
carcere, dal governo, con l'accusa di aver appoggiato il processo di
autonomia democratica.
Uno dei due e' riuscito a scappare e l'altra e' stata liberata proprio ieri.
La poltrona del sindaco quindi e' sempre vuota e Zuhal e' stata eletta dal consiglio municipale come sostituta.Zuhal
e' una ragazza dı 35 anni, e' stata giornalista dell'agenzia
indipendente Diha ad Istanbul. Per avere scritto un articolo sulla
manifestazione dei lavorotari per il primo maggio, ha scontato due anni
di carcere per "incitamento alla rivolta".
Ci racconta degli sforzi che l'amministrazione sta facendo nei confronti delle donne. Esiste un tavolo di donne che si occupano di salute, istruzione ed economia per le donne stesse. L'approccıo
non e' individuale, nel senso dı dare soltanto un aiuto a ciascuna
persona, ma collettivo al fine di rafforzare i legamıi e l'aiuto
reciproco tra le donne di Silvan.Questo approccio
'collettivo' e' la chiave per abbattere i muri e le catene di una
societa' ancora in parte 'feudale' come quella di Silvan, dove spose
bambine e violenza domestica, sono ancora problemi da superare.
Prima
di andare a visitare i quartieri della citta' sottoposti al coprifuoco,
consegnamo a Zuhal il patto di amicizia che il nostro comune, di
Fidenza, ha stipulato con Silvan e Kobane.Si tratta di una dichiarazione di solidarieta' e di condivisione dei valori di giustizia, pace e democrazia. La
co-sindaca e' molto grata e felice di questo sostegno e si impegna a
fare un consiglio comunale in cui contraccambiare questo gesto.Insieme poi ci impegnamo a tentare di approfondire questo legame di amicizia e solidarietà.
A questo punto ci spostiamo nella città vecchia. Il
coprifuoco qui e' stato dichiarato 6 volte. 5 di queste per un periodo
tra i 2 e i 4 giorni, la sesta volta per 13 giorni consecutivi.In questo periodo 700 uomini dei reparti speciali dell'esercito hanno invaso la citta'. 18
persone sono state uccise, tra loro anche donne e bambini. Quasi tutte
queste morti sono avvenute mentre le persone cercavano di spostarsi da
una casa ad un'altra per recuperare cibo o prestare soccorso.Non
era possibile per i familiari recuperare i corpi dei morti, e quando
tentavano di farlo venivano sistematicamente attaccati dalla polizia.
La ragione ufficiale addotta per indire il coprifuoco e' 'eliminazione di attivita' ed organizzazioni terroristiche'.
Zuhal
pensa invece che il vero obiettivo sia quello di intimorire le persone
ed impedire cosi la partecipazione ad un processo volto all'autogoverno
democratico in tutte le municipalità kurde.
Camminando
per le vie di Sılvan si vedono case distrutte, pareti crivellate da
centinaia di colpi di proiettile, case abbandonate, macerie in giro.
Non
so quanti proiettili siano stati sparati, migliaia e migliaia, un
numero impressionante, nel bel mezzo di quartieri densamente abitati.
Ma
per fortuna si vedono anche muri stuccati di fresco, finestre riparate
con lo stesso nastro adesivo, porte nuove all'ingresso di tante case,
Siamo stati anche intervistati da un giornalista di Diha e poi abbiamo pranzato ospiti della co-sindaca.
L'abbiamo infine salutata con la speranza di poter ricambiare e accoglierla nella nostra citta'.
Siamo quindi ritornati ad Amed ad eccoci qui a scrivere.
Con il Kurdistan nel cuore
Marco e Nelly
giovedì 17 marzo 2016
mercoledì 16 marzo 2016
Fidentini verso il Kurdistan
C'è qualcosa di irresistibile che ci attira in Kurdistan , qualcosa che assomiglia a una enorme calamita, ma con un nome diverso: libertà, giustizia, pace, dignità sono i suoi nomi, quindi non si può non andare. Nonostante il coprifuoco, il genocidio in atto o proprio per questo.. noi andiamo. Andiamo a dire ai nostri compagni e compagne kurdi/e che non sono soli,nonostante il mondo intero volti loro le spalle, ci facciamo umili portavoce di tutti quelli che,vicino a noi, condividono queste riflessioni. Partiamo domani , abbiamo un programma denso di incontri e di eventi a cui assisteremo, saremo i vostri occhi e i vostri cuori per una settimana.
Hasta la victoria
Nelly e Marco"Hasta la victoria
martedì 15 marzo 2016
lunedì 29 febbraio 2016
domenica 7 febbraio 2016
sabato 6 febbraio 2016
W Amedspor
Il dipartimento anti-terrorismo della polizia di Diyarbakir, dopo
la vittoria in coppa per 2-1 contro il Bursaspor e la conquista degli
ottavi di finale, ha effettuato un raid nelle strutture
dell'Amedspor.
La polizia ha fatto irruzione negli uffici del club a
Seyrantepe, distretto di Diyarbakir, portando via con se tutti i
computer presenti nei locali. La motivazione è che l'account
twitter della società avrebbe twittato una frase "a favore di
attività terroristiche".
L'avvocato e portavoce del club Soran Mizrak ha dichiarato che
il tweet è partito da un account gestito da qualche tifoso e non
dal profilo ufficiale della società: "Il nostro account
ufficiale è @Amedspor021 e non accettiamo di essere trattati in
questa maniera per un qualcosa che non abbiamo commesso. Come
può essere quel tweet una valida motivazione per il raid che
abbiamo subito? Sarebbe bastato controllare l'indirizzo IP. Fare
un raid mentre i nostri giocatori stanno pranzando non è un
semplice controllo, è intimidazione. Siamo perseguitati da
multe, il nostro stadio cade a pezzi e siamo oggetto della
macchina del fango da parte dei media. Questa è una campagna per
distruggerci."
Il tweet incriminato è partito dall'account @AmedsporSKe
dedicava la vittoria in coppa ai "combattenti che stanno
resistendo a Cizre e Sur e a tutta la gente del Kurdistan." Il
tweet in seguito è stato rimosso.
Un'investigazione è partita anche dalla Federcalcio turca
contro il calciatore dell'Amedspor Deniz Naki, che ha twittato
dedicando la vittoria alle persone uccise durante il coprifuoco
di 24 ore nella regione.
Inoltre sono stati emessi più di 30 arresti per altrettanti
tifosi dell'Amedspor che nella partita contro l'Istanbul
Basaksehirspor hanno intonato il coro "Basta all'uccisione dei
bambini, anche loro devono guardare il calcio".
Il club è stato inoltre multato di 25,000 lire turche per aver
esposto lo striscione "Insistiamo per la pace".
Fonte: Kurdish
Question.
mercoledì 23 dicembre 2015
Un progetto di solidarietà attiva: Bimbi di Kobane
SOSTIENI A DISTANZA GLI ORFANI DI CHI COMBATTE L'ISIS
Tre associazioni curde lanciano un progetto di sostegno a distanza dei 174 bambini rimasti orfani durante l'assedio di Kobane. 30 euro al mese per garantire loro una vita dignitosa e una possibilità di futuro. Tutte le info su www.bimbidikobane.com.
Kobane non è solo una città. Kobane è un simbolo di libertà e determinazione. Kobane è la speranza concreta che in un Medio Oriente stretto tra ISIS e guerra sia possibile costruire un futuro di pace, convivenza e uguaglianza.
Nel luglio 2014 i miliziani del cosiddetto Stato Islamico hanno attaccato Kobane con l’obiettivo di conquistare e sottomettere la città. Morte e distruzione hanno invaso le case, i campi e le costruzioni del Rojava, la regione autonoma del Nord della Siria dove da tre anni si sperimenta un progetto di democrazia radicale.
Dopo lunghi mesi di assedio, però, le Unità di Autodifesa del Popolo femminili (YPJ) e maschili (YPG) hanno respinto l’attacco jiahdista, mettendo in fuga le truppe dell’ISIS. Il 26 gennaio 2015 Kobane è stata finalmente liberata!
L’assedio di Kobane si è lasciato dietro una scia di oltre 2.000 morti e di più di 400.000 sfollati. Di questi, oltre 250.000 sono già rientrati. Il territorio di Kobane, però, è ancora devastato.
Oggi, la nuova grande sfida è la ricostruzione della città. Dei suoi edifici, ma anche dei rapporti sociali che la animavano, di condizioni di vita dignitose e delle possibilità di avere un futuro.
A Kobane, 174 bambini hanno perso i genitori, morti in prima linea combattendo l’ISIS. La comunità locale sta già progettando la costruzione di un centro polifunzionale dove accogliere e accudire in forma collettiva questi orfani, garantendo loro un tetto, la possibilità di studiare e le cure mediche necessarie. Questo progetto, però, ha costi alti e tempi molto lunghi.
Nel frattempo, questi bambini hanno bisogno dell’aiuto di tutti noi.
Il sostegno a distanza è uno strumento per aiutare concretamente chi ha sofferto la guerra e la perdita dei genitori. Ed è anche un modo per esprimere una solidarietà attiva alla resistenza di Kobane e al progetto di autonomia democratica che i suoi cittadini stanno mettendo in pratica.
Il sostegno a distanza ha l’obiettivo di garantire una vita degna ai bimbi di Kobane e di dare loro la speranza di un futuro sereno, entrando nelle case come amici e costruttori di pace, per superare le barriere dell’indifferenza e gettare le basi di una nuova società solidale.
L’impegno richiesto è il versamento di 30 euro mensili per ciascun bambino.
Le associazioni promotrici – dall’Italia: UIKI Onlus (Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia); dal Rojava: SARA: Associazione Contro la Violenza sulle Donne; da Kobane: Associazione dei Familiari dei Martiri – si rendono garanti del progetto, favorendo i contatti diretti tra chi aiuta e chi è aiutato.
"Bimbi di Kobane" si inserisce nell'ambito dei progetti per la ricostruzione della città definiti dal Kobane Reconstruct Board (more info: www.helpkobane.com).
Per maggiori informazioni.
Tutte le associazioni che lo promuovono.
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