martedì 21 agosto 2012

Attacco dinamitardo a Dilok (Gaziantep)

Un attentato contro un centro di polizia a Dilok (Gaziantep) ha provocato un totale di nove morti e più di 69 feriti. Tra le vittime ci sono anche quattro bambini e una donna.
L'attacco è avvenuto la sera del 20 agosto nel quartiere di Sehitkamil. Alle 19,45 una macchina carica di esplosivo è saltata in aria. A seguito dell'esplosione anche due autobus e un altro veicolo sono andati in fiamme. Inoltre, l'impatto dell'esplosione ha causato gravi danni agli edifici circostanti.
Una folla fascista ha attaccato i curdi
Poco dopo l'esplosione, si è riunita una folla che ha attaccato l'edificio del partito per la pace e la democrazia (BDP) nel quartiere di Sehitkamil. Mentre la polizia stava a guardare passivamente, la folla appiccato il fuoco all'edificio. Poi la folla ha scandito slogan anti-curdi e ha marciato verso la sede del BDP di Dilok. Un altro gruppo che si era già radunato davanti alla sede dopo i bombardamenti, ha attaccato l'edificio con pietre e distrutto i vetri delle finestre. La folla si è trattenuta fino a tarda notte all'esterno dell'edificio.
HPG: Non abbiamo nulla a che fare con l'attacco
In una dichiarazione scritta per l'Agenzia di stampa Firat (ANF) il quartier generale delle Forze di difesa del popolo(HPG) hanno dichiarato di non avere nulla a che fare con l'attacco a Dilok. "Il pubblico e la nostra gente sa che non ci può essere alcuna azione da parte nostra contro i civili", si legge nella dichiarazione. In precedenza, il Consiglio Direttivo KCK aveva annunciato di sospendere azioni armate durante i tre giorni successivi alla fine del Ramadan. Nella dichiarazione le HPG hanno confermato di essersi attenute a questa consegna.
Subito dopo l'attacco, i media turchi e rappresentanti del governo dell'AKP hanno accusato il PKK di essere dietro l'attentato di Dilok.
ANF, 2012/08/21, Isku

lunedì 20 agosto 2012

Al centro dell´indagine l´incontro avvenuto sulla strada per Şemdinli

Il link al video citato nell´articolo:
http://www.youtube.com/watch?v=md6HGJGCjU0&feature=share#
L´Ufficio del Procuratore di Van ha annunciato che è stata avviata un´indagine riguardante un video che mostra i deputati del BDP (Partito della Pace e della Democrazia) ed un gruppo di guerriglieri del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) sulla strada per Şemdinli (provincia di Hakkari).
Il BDP è accusato di aver pianificato in precedenza l´incontro con i guerriglieri; l´accusa è stata smentita dai deputati.   
"Ci siamo imbattuti in una situazione del tutto normale, –ha dichiarato la deputata independente Aysel Tuğluk- E´ un loro problema se non hanno familiarità con questo. Siamo felici dell´incontro. Possono avviare quante indagini desiderano. Possono dire quello che vogliono”.
L´incontro è stato fortemente criticato sia dal Primo Ministro Recep Tayyip Erdoğan sia dal Presidente Abdullah Gül. Gül ha affermato che il video lo ha “rattristato”.  
Erdoğan si è chiesto invece: “Da dove arriva tutto questo affetto?”
20 Agosto 2012
Il parlamentare di Mersin Kürkçü ha espresso le sue valutazioni riguardo al recente incontro BDP-PKK sulla strada per Şemdinli
In un´intervista al quotidiano Radikal, il parlamentare di Mersin del Partito della Pace e della Democrazia (BDP) Ertuğrul Kürkçü ha valutato l´incontro della delegazione  BDP-DTK con i guerriglieri kurdi, avvenuto presso un check-point sulla strada per Şemdinli tre giorni fa.
Rispondendo alle forti reazioni e critiche che hanno rivendicato che il controllo stradale era un´azione pianificata, Kürkçü ha sottolineato che l´incontro con i guerriglieri è stato una coincidenza che dovrebbe essere meglio compresa, prendendo in considerazione il fatto che l´area è sotto il controllo delle HPG (Forze di Difesa del Popolo) nelle ultime settimane.  
“Quello che ho pensato quando ho visto i guerriglieri è il fatto che queste persone sono i nostri figli ed il nostro paese; vorremmo che tornassero di nuovo alla vita di ogni giorno e che vivessero in un paese libero. Vogliamo che queste persone sopravvivano al conflitto in corso, costruendo una vita insieme a loro”, ha dichiarato Kürkçü.
Kürkçü ha anche ricordato le dichiarazioni del deputato del Partito Popolare Repubblicano (CHP) Hüseyin Aygün, che ha definito i guerriglieri i figli della popolazione turca e dopo i suoi due giorni di prigionia, li ha baciati ed abbracciati prima di essere rilasciato. “Ci aspettiamo la stessa comprensione mostrata verso il sig. Aygün, dal momento che entrambe le situazioni rappresentano due diversi aspetti della stessa realtà. Queste persone sono i figli, le figlie, i nipoti e le nipoti di quelli che votano per noi. Non puoi voltare le spalle alla mano che ti è stata tesa ed ho la coscienza pulita a riguardo”.   
ANF NEWS AGENCY

mercoledì 15 agosto 2012

Valutazioni sulla situazione in Kurdistan

13 Agosto 2012
Il comandante delle HPG Dr. Bahoz Erdal ha dichiarato che nelle ultime tre settimane sono stati uccisi 169 soldati turchi e sono stati abbattuti tre elicotteri di tipo Skorsky ad opera delle HPG durante gli scontri nella zona di Şemdinli.In un´intervista al giornale Yeni Özgür Politika riguardo ai recenti scontri ed operazioni militari, il comandante delle Forze di Difesa del Popolo (HPG) Dr. Bahoz Erdal ha dichiarato che nelle ultime tre settimane sono stati uccisi 169 soldati turchi e sono stati abbattuti tre elicotteri di tipo Skorsky ad opera delle HPG durante gli scontri nella zona di Şemdinli; le forze di sicurezza turche nella regione sono state costrette a ritirarsi nelle loro basi.  
Riguardo al recente cambiamento di strategia delle HPG, Erdal ha osservato che le stesse sono passate ad una tattica di “controllo d´area”, che consiste nell´assumere il comando di una zona e limitarne gli scontri al suo interno, come sperimentato a Şemdinli e Çukurca; la situazione attuale nella regione può essere considerata come una guerra di media intensità, e non un conflitto di basso profilo.  Le azioni svolte dal Movimento di Liberazione del Kurdistan sono direttamente collegate al “terrorismo di stato attuato dal governo AKP al potere”.  
Erdal ha sottolineato che “l´operazione rivoluzionaria che i guerriglieri kurdi hanno condotto a Şemdinli ha dimostrato ancora una volta il fatto che i confini all´interno della regione del Kurdistan stanno diventando insignificanti e illegittimi”.
Facendo riferimento alla mancanza di qualsiasi dichiarazione dettagliata riguardo agli avvenimenti di Şemdinli da parte dell´esercito turco, Erdal ha affermato che il Governo sta insistendo nel nascondere la violenza perpetrata in Kurdistan e il fallimento della politica di repressione.
Undici guerriglieri delle HPG hanno perso la vita nell´operazione di Şemdinli; le affermazioni del Primo Ministro e del Ministro degli Interni riguardo alla morte di 115 membri delle HPG sono infondate.  
Erdal ha anche menzionato il fatto che i funzionari turchi collegano l´attività delle HPG a Şemdinli al regime Baath, affermando a riguardo: “ Il Governo turco sta facendo passare il movimento kurdo come un bersaglio, collegandolo al regime Baath, e mira a trovare giustificazioni per il suo fallimento contro i guerriglieri”. 
fonte : ANF News

lunedì 13 agosto 2012

181 bambini uccisi nel periodo di governo dell´AKP

11 Agosto 2012
561 bambini uccisi dallo stato o da sostanze militari esplosive dal 1998
La sede di Diyarbakır dell´Associazione per i Diritti Umani (IHD) ha reso noti i dati sulla mortalità infantile in Turchia nel corso degli ultimi 24 anni. Secondo il rapporto, 561 minorenni sono stati uccisi dallo stato o da sostanze militari esplosive dal 1998 e 181 di loro sono morti durante il periodo di governo dell´AKP (Partito della Giustizia e dello Sviluppo).  
Le morti di bambini in Turchia sono state di recente portate ancora una volta all´ordine del giorno, a causa dei decessi di 3 minorenni nella prima settimana del mese di Agosto.  L´undicenne Mazlum Akay, ferito dalla polizia alla testa con una bomba di gas lacrimogeno a  Yüreğir, in provincia di Adana il 29 Luglio, ha perso la vita il 4 Agosto. Seray Yavuz, di otto anni, è morta a causa dell´esplosione di una sostanza che aveva trovato nella cittadina di Kızılağaç, in provincia di Muş il 6 Agosto. Il giorno seguente, martedì, il tredicenne Vesim Zengin è stato ucciso con colpi d´arma da fuoco dai soldati turchi, che in seguito lo hanno seppellito in prossimità del confine iraniano.
Il rapporto dell´IHD ha rivelato un notevole aumento delle morti di bambini, in particolare durante il periodo del governo AKP, ed ha esposto il fatto che le cariche dello stato non sono state giudicate per le morti di cui sono responsabili.  
Il membro del Consiglio Esecutivo della sede di Diyarbakır dell´IHD, l´avvocato Muhterem Süren, ha sottolineato che l´inadempimento delle necessarie procedure legali contro i colpevoli spiana la strada ad ulteriori morti.
Süren ha rimarcato che due dei tre minorenni uccisi ad Agosto sono stati vittime delle forze di sicurezza ed ha posto il seguente interrogativo “Perché le forze di sicurezza hanno il diritto di uccidere i nostri bambini così facilmente?”.  Süren ha aggiunto che i responsabili di queste morti sono protetti dal potere politico.  
Di seguito una lista dei dati statistici riguardanti i minorenni deceduti (uccisi dallo stato o da sostanze militari esplosive) negli ultimi 24 anni:
* 1 nel 1988
* 2 nel 1989
* 21 nel 1990
* 15 nel 1991
* 117 nel 1992
* 79 nel 1993
* 99 nel 1994
* 11 nel 1995
* 7 nel 1996
* 7 nel 1997
* 5 nel 1998
* 12 nel 1999
* 3 nel 2000
* 1 nel 2001
* 18 nel 2002
* 12 nel 2003
* 12 nel 2004
* 12 nel 2005
* 23 nel 2006
* 9 nel 2007
* 17 nel 2008
* 21 nel 2009
* 16 nel 2010
* 33 nel 2011
* 8 nel 2012
Totale: 561

ANF NEWS AGENCY

venerdì 10 agosto 2012

Intervista al sindaco di Şemdinli, Töre

8 Agosto 2012
Töre: “Gli scontri si stanno facendo più intensi in un´area di 20 km vicino alle montagne di Goman”
Mentre pesanti scontri continuano a Şemdinli (in provincia di Hakkari) dal 23 Luglio tra le Forze di Difesa del Popolo (HPG) e le Forze Armate Turche (TSK), ANF ha parlato con il sindaco del BDP (Partito della Pace e della Democrazia) di Şemdinli, Sedat Töre.
“Gli scontri –ha dichiarato il sindaco- si stanno facendo più intensi in un´area di 20 km, che va dalle montagne di Goman, ad 1 km dal centro del distretto di Şemdinli, fino al torrente Hacıbey, situato al confine tra la Turchia e l´Iraq”.
L´area degli scontri sta interessando il villaggio di Bağlar e le sue sei frazioni, così come quello di Günyazı, con i suoi tre quartieri. In questa zona, circa un migliaio di persone risiedono in 130 abitazioni.
Il primo cittadino sottolinea che gli scontri si sono fatti sempre più pesanti a partire dal 24 Luglio. “I media turchi – afferma il sindaco – hanno evitato di scrivere in proposito fino all´ottavo giorno, quando hanno riportato la situazione della regione ottenendo le informazioni da fonti alternative ed indipendenti che stavano seguendo gli avvenimenti dall´inizio”.
Il 30 Luglio ed il 1 Agosto l´ufficio del Governatore di Hakkari ha rilasciato due comunicati, in cui l´ampiezza e la gravità degli scontri e la situazione dei civili nella regione non erano riportati correttamente. “E´ stata segnalata esclusivamente la morte di due ufficiali di sicurezza e il ferimento di altri dieci”, ricorda il sindaco.
Ad ogni modo, gli scontri stanno coinvolgendo pesantemente i civili: “ 60 famiglie in 4 distinte frazioni hanno dovuto abbandonare le loro case il 1 Agosto. 31 di queste si sono dovute trasferire presso parenti, mentre le altre si sono dirette in altri villaggi, lontani dall´area degli scontri. Le quattro frazioni, Yiğitler, Çem, Zorgeçit e Güzelkaya, sono state completamente evacuate, a causa della mancanza di sicurezza per la popolazione e le proprietà e a causa dei bombardamenti aerei in corso nella regione”. L´organizzazione di distretto del BDP e la Municipalità di Şemdinli hanno da poco istituito un help desk per fornire alla popolazione il cibo, le medicine e tutto quello che può essere urgentemente necessario.
“C´è stata una continua interruzione di corrente nell´area degli scontri, chiusa al traffico dal 26 Luglio. A numerose delegazioni, inclusi i deputati Esan Canan ed Özdal Üçer, è stato impedito l´accesso nonostante i tentativi effettuati a tal proposito”.
L´agenzia Fırat News ha riportato che 5 guerriglieri delle HPG hanno perso la vita durante gli scontri; ad ogni modo queste morti non sono ancora state confermate da nessuna dichiarazione ufficiale, così come non è stata effettuata nessuna consegna di corpi ad alcun ospedale od istituto di medicina legale. Si ritiene quindi che i corpi dei 5 membri delle HPG siano ancora nell´area degli scontri.
“Ci sono altre serie conseguenze. Gli scontri stanno causando pesanti problemi alla natura, poiché numerosi boschi hanno subito incendi provocati dagli intensi bombardamenti casuali dell´esercito turco”.
Il sindaco esprime le sue preoccupazioni riguardo “alla modalità e alla portata dei bombardamenti da parte dell´esercito. Non possiamo escludere l´utilizzo di armi proibite; per esempio, non abbiamo modo di controllare se tutte le strade della regione siano state chiuse al traffico, i dettagli degli scontri vengono tenuti nascosti all´opinione pubblica e le forze di sicurezza stanno cercando di evacuare la popolazione della zona. Le persone che ancora ci vivono sono per lo più preoccupate riguardo alla possibilità d´utilizzo di armi proibite”.
Alla luce di tutto questo, il sindaco Sedat Töre ribadisce la “necessità da parte dell´opinione pubblica locale e straniera di chiedere la fine delle operazioni militari in corso”.
ANF / ANF NEWS AGENCY

martedì 7 agosto 2012

Appello alla solidarietà per i giornalisti kurdi arrestati

35 giornalisti kurdi verranno processati ad Istanbul il 10 settembre 2012.
98 giornalisti kurdi, reporters, autori e collaboratori di testate sono incarcerati nelle prigioni turche. La più grande operazione di detenzione degli ultimi anni ha avuto luogo il 20 Dicembre 2011. 44 giornalisti sono stati arrestati e dopo 4 giorni, il 24 Dicembre, altri 35 hanno subito lo stesso destino. Vengono mantenuti in custodia circa nove mesi prima di essere processati davanti ad un tribunale.
Il governo AKP ha perseguito una politica cieca nei confronti della questione kurda, attuando arresti di massa che hanno coinvolto circa ottomila persone, nell´ambito di un´operazione definita “KCK” (Unione delle Comunità Kurde). In numerose province sono stati tratti in custodia rappresentanti del BDP, delle organizzazioni della società civile, avvocati, giornalisti, sindacalisti, studenti.
Durante i raid eseguiti dalla polizia nelle redazioni giornalistiche sono stati sequestrati numerosi materiali. E´ stata inoltre anche impedita la diffusione del giornale Özgür Gündem.
Secondo le accuse del procuratore, le seguenti azioni sono considerate come “crimine organizzato” ed “attività terroristiche”:
           -notizie riguardanti il terremoto
          -notizie di ambito giudiziario
          -notizie su molestie sessuali all’interno delle Turkish Airlines (THY)
          -notizie riguardanti manifestazioni pubbliche
          -conversazioni telefoniche con il direttore di una testata o l´autore di una notizia
          -conversazioni telefoniche con l´autore di una notizia riguardo ai titoli di un giornale         
          -possesso di un tesserino giallo da giornalista (in Turchia si ottiene il tesserino giallo            
           solo dopo aver lavorato come giornalista per un minimo di un anno presso una testata       
           riconosciuta)
          -discussioni, commenti e recensioni riguardo al progresso dell´agenda politica turca        
          -possesso di un passaporto, viaggi all´estero
          -riscuotere le quote di iscrizione agli abbonamenti alle testate giornalistiche         
          -per quanto riguarda la Compagnia di Distribuzione Turkuvaz, che distribuisce tutti i giornali in Turchia, raccogliere i proventi delle vendite dai singoli venditori
 Risulta perciò chiaro che le accuse e gli arresti non sono legittimi. Tutti i giornalisti kurdi arrestati verranno processati con l´accusa di essere una minaccia per il governo e le modifiche anti-democratiche che ha apportato, quali le operazioni di arresti di massa, attacchi violenti alle manifestazioni, ecc.  
 Il BDP invita l´opinione pubblica internazionale, i giornalisti, gli attivisti per i diritti umani e i rappresentanti politici, alla solidarietà per i giornalisti kurdi, allo scopo di promuovere un paese più democratico.   

Se desideri partecipare al processo come osservatore, comunicacelo.
In caso di necessità, possiamo fornire un interprete durante il processo. Non esitare a contattarci.
 Contatti mail:
diplo.bdp@hotmail.com
bdp.brussels@skynet.be
diplomasi.bdp@hotmail.com

domenica 5 agosto 2012

Il PYD invita al sostegno e alla protezione dell’istituzione pacifica della regione kurdo-siriana autogovernata

In un comunicato stampa appena rilasciato, l´Ufficio Affari Esteri del Partito dell´Unione Democratica (PYD) invita al sostegno e alla protezione dell’istituzione pacifica della regione kurdo-siriana autogovernata.
"Le aree kurde in Siria, tranne la città di Qamishli, sono state recentemente liberate dal brutale regime di Assad e sono sotto il controllo kurdo”, dichiara il comunicato, aggiungendo che “il Partito dell’Unione Democratica (PYD), insieme agli altri partiti politici kurdi del Consiglio Nazionale Kurdo (KNC), ha congiuntamente deciso di proteggere e amministrare le nostre regioni. Questo accordo ha portato alla costituzione del Supremo Consiglio Kurdo, che si propone di proteggere le nostre legittime conquiste e consolidarle nella futura costituzione di una Siria libera e democratica”.  
Il comunicato ha anche precisato: “Questa regione kurda liberata potrebbe fungere da oasi sicura e da punto di partenza per tutti i rivoluzionari siriani che hanno lo scopo di liberare il loro paese; perciò quest’istituzione democratica deve essere considerata in qualità di collaboratore per la costruzione di una Siria libera, democratica e unita nelle sue pluralità”.
Questa istituzione pacifica, ha sottolineato il comunicato, “non dovrebbe essere considerata come una minaccia per la stabilità regionale e globale ma come un contributo costruttivo alla democrazia, alla pace e alla stabiltà dell’area”.  “I kurdi non sono separatisti e non hanno mai avuto intenzioni a tal riguardo. Ciò per dichiarare che il nostro obiettivo è autogovernare democraticamente le nostre regioni entro i confini geopolitici della Repubblica Siriana. La nostra missione è fare la nostra parte nella costruzione del futuro della Siria”.  
Concludendo la dichiarazione, il PYD ha affermato: "Crediamo che i kurdi siano parte integrante della stabilità e dell’ordine della regione. Comunque, poiché il futuro della Siria sembra cupo, il sostegno e la protezione dei kurdi siriani da parte della comunità internazionale è una necessità urgente”.
Ed è per questa ragione che il PYD "invita quindi le comunità regionali ed internazionali, quali le Nazioni Unite, l’Unione Europea e il mondo libero, con le loro responsabilità morali, a sostenere e a proteggere l’istituzione pacifica della regione kurdo-siriana autogovernata“.
ANF / NEWS DESK

Il sindaco di Siirt, Sadak, destituito dal suo incarico

2 Agosto 2012
Il Consiglio di stato turco ha approvato la sentenza di 10 mesi di carcere, comminata per un discorso pronunciato da Sadak nel 2006
Il sindaco di Siirt Selim Sadak, destituito dal suo incarico mercoledì, ha affermato che questa decisione è stata presa per impedire l´avanzata del BDP (Partito della Pace e della Democrazia) nella provincia di Siirt.   
Il sindaco Sadak è stato destituito dal suo incarico a seguito dell´approvazione della sentenza di dieci mesi di carcere che la Quinta Alta Corte Penale di Diyarbakır ha emesso nei suoi confronti nel 2008, a causa di un discorso pronunciato durante i funerali di un guerrigliero kurdo nel 2006. L´Ufficio del Pubblico Ministero di Diyarbakır aveva rinviato di sei mesi l´attuazione della pena detentiva su richiesta del sindaco, affermando che Sadak stava attualmente svolgendo il suo incarico.  
Durante un´intervista rilasciata ad ANF, Sadak ha fatto notare che il Consiglio di Stato turco ha approvato la pena detentiva a seguito dell´appello del Ministero degli Interni.  
Il sindaco del BDP ha sottolineato che nè la popolazione kurda nè i suoi rappresentanti politici hanno potuto beneficiare della legge in Turchia nel periodo del governo AKP, che –ha aggiunto- ha imposto trattamenti ingiusti ai kurdi, in linea con le cosiddette politiche di “iniziativa democratica” e delle “modifiche legislative”.   
Commentando le dichiarazioni del Primo Ministro turco Erdoğan riguardo alla democrazia considerata come “inganno”, Sadak ha dichiarato: “ Coloro che danno lezioni di democrazia al presidente siriano Assad dovrebbero guardare alle loro proprie atrocità, dal momento che tutti i deputati del BDP, i sindaci ed i rappresentanti politici vengono messi in carcere o destituiti dal loro incarico. E´ questo quello che Erdoğan chiama democrazia?“.
Ricordando che la Turchia non può più essere governata con le politiche e le leggi attuali, il sindaco del BDP ha dichiarato che la sua destituzione è avvenuta dopo l´annuncio dei risultati della più recente indagine del governo AKP a Siirt: dall´80 all´86% degli intervistati ha affermato l´intenzione di votare per il BDP nelle elezioni locali.  
Sadak ha notato che i rappresentanti ed il responsabile locale dell´AKP hanno impedito alla Municipalità del BDP di Siirt di lavorare adeguatamente e in un clima sereno in città.
Sadak ha anche sottolineato che il BDP continuerà a schierarsi con la popolazione kurda in qualsiasi circostanza.  
ANF NEWS AGENCY

giovedì 2 agosto 2012

Il Munzur Festival invita la popolazione all´unità

29 Luglio 2012
Prima si trattava delle politiche di evacuazione dei villaggi, adesso dell´assimilazione: il governo cerca ancora di distruggere il nostro patrimonio, afferma il presidente del BDP di Dersim 

A Dersim si è tenuta una conferenza durante il dodicesimo Festival della Cultura e della Natura. Il presidente provinciale del BDP di Dersim Şerafettin Halis ha affermato che “il governo turco sta cercando di distruggere da millenni il nostro centro religioso e la nostra terra a causa della tradizione d´opposizione della gente di Dersim”. Halis ha aggiunto che “se una società perde la fede, non può proteggersi dalla distruzione”. 

Anche il rappresentante dell´Associazione per i Diritti Umani Barış Yıldırım ha partecipato alla conferenza.

Şerafettin Halis ha dichiarato che nel passato il governo ha massacrato ed esiliato la popolazione ma oggi “vuole costruire dighe sulle nostre terre e la gente di Dersim si sta opponendo a queste politiche”. Lo scopo delle dighe è “distruggere la nostra cultura e la nostra storia”. 

Halis ha anche sottolineato che "è molto importante studiare il kurdo” ed ha suggerito alle persone di parlare la loro lingua madre nelle strade e in casa, preservando così il lavoro effettuato sulla lingua. 

La presidentessa del Foro degli Avvocati di Dersim Fatma Kalsen ha dichiarato che "ci troviamo di fronte al pericolo reale della distruzione. Negli anni Novanta utilizzavano la politica di evacuazione dei villaggi ed ora ne usano una di enorme assimilazione contro la popolazione di Dersim; per contrastarla dobbiamo collaborare”.

ANF / DERSIM
ANF NEWS AGENCY

L'unità è ciò che conta per i curdi

28 Luglio 2012
Il Partito dell´Unione Democratica (PYD) controlla le zone kurde sottratte alle forze del presidente Bashar al-Assad

A seguito della liberazione di molte città del Kurdistan siriano, Nuri Brimo, un alto funzionario del Partito Democratico Kurdo Siriano, ha dichiarato alla testata Rudaw che ciò che dovrebbe contare per i kurdi in questa fase è l´unità, in quanto l´esercito siriano, le forze di opposizione e la vicina Turchia sono contro il riconoscimento dei diritti dei kurdi in Siria.  

Brimo ha espresso le sue considerazioni a seguito delle notizie che riportavano che le forze fedeli al Partito dell´Unione Democratica controllano le zone kurde sottratte alle forze del presidente Bashar al-Assad.

"Il fatto importante è rappresentato dal controllo del Kurdistan siriano da parte dei kurdi, dopo millenni di dominazione araba in quelle zone. Adesso i kurdi sono responsabili del loro destino”, così Rudaw ha riportato le dichiarazioni di Brimo.

Brimo ha anche aggiunto: “Non siamo a favore della violenza. Siamo in grado di realizzare questa rivoluzione con un costo minimo. La popolazione kurda si è sacrificata molto durante la storia, mentre altri se ne sono avvantaggiati”. 

A causa del controllo militare del PYD in alcune zone della Siria, la Turchia ha iniziato a preoccuparsi sempre di più per l´andamento dei fatti nella regione kurda del paese. 


ANF / NEWS DESK
ANF NEWS AGENCY

domenica 29 luglio 2012

La giornata dei Media nelle carceri della Turchia

Circa 100 giornalisti attualmente dietro le sbarre in Turchia

La repressione contro i giornalisti è iniziata in Turchia con l´assassinio di Hasan Fehmi, editorialista del giornale Serbesti, nel 1909, ed è continuata con quelli di Sabahattin Ali, Çetin Emeç, Abdi İpekçi, Uğur Mumcu, Metin Göktepe e di molti altri durante gli anni Novanta, periodo in cui la Turchia conduceva la classifica dei paesi con il più alto numero di giornalisti uccisi. E´ di questi anni anche la nascita della tradizione della Stampa Libera Kurda; i suoi sostenitori sono sottoposti a pratiche crudeli tuttora. 
I membri della stampa libera sono stati imprigionati, uccisi, sono scomparsi o sono stati fatti saltare in aria negli anni Novanta, quando 65 tra giornalisti, collaboratori e distributori sono stati assassinati, secondo i dati dell´Associazione dei Giornalisti Turchi.
Le uccisioni dei giornalisti non hanno comunque avuto termine nel decennio successivo: l´armeno Hrant Dink è stato assassinato in piena luce del giorno nel 2007, a distanza ravvicinata in mezzo alla strada, poco dopo aver lasciato il suo ufficio di Istanbul. La politica di repressione continua attraverso una maschera diversa oggi, con circa un centinaio di giornalisti kurdi e d´opposizione incarcerati per aver esercitato il loro lavoro e accusati dal governo di essere “assassini” e “molestatori”. 
In una lettera in risposta alle accuse del Primo Ministro Erdoğan, i giornalisti imprigionati hanno dichiarato: “Vorremmo chiedere al Primo Ministro quale dei giornalisti dietro le sbarre è coinvolto in ‘omicidi’,  ‘attentati’, ‘stupri’, e ‘furti’. Le chiediamo di spiegarci e provare le sue accuse. Se sussiste una sorta di illegittimità in questione, questa è il fatto che ci è stato rubato il nostro lavoro, la nostra libertà è stata violentata, le nostre coscienze sono state soffocate e la verità è stata distorta”.
Erdoğan non ha né risposto a questa domanda, nè ha smesso di accusare i giornalisti in carcere.
Secondo la Piattaforma per la Libertà dei Giornalisti in Carcere, 97 giornalisti tra cui 19 editori, sono attualmente incarcerati in Turchia e la maggioranza di loro è costituita da kurdi. 180 giornalisti sono stati messi dietro le sbarre negli ultimi tre anni e quasi 600 membri della stampa fronteggiano procedimenti legali.
I giornalisti incarcerati, i distributori e i collaboratori sono stati inizialmente arrestati con l´accusa di “appartenere ad un´organizzazione armata illegale”. In seguito sono stati accusati di “aver commesso crimini per conto di un´organizzazione illegale senza esserne appartenenti” e/o di “aver volontariamente favoreggiato un´organizzazione illegale e di far parte della sua struttura gerarchica”.
44 giornalisti, accusati di “appartenere ad un´organizzazione illegale” sono stati processati dal Dicembre 2011, nel contesto della cosiddetta operazione KCK (Unione delle Comunità Kurde). 36 di loro sono stati rimessi illegalmente in custodia cautelare, nonostante la mancanza di qualsiasi prova confermata. 
L´ufficio centrale di Ankara del Partito della Pace e della Democrazia (BDP) ha rilasciato un comunicato dedicato alla Giornata dei Media ed ha richiesto l´immediata scarcerazione dei 100 giornalisti dietro le sbarre in Turchia. 
Il BDP ha invitato lo stato turco ed il governo a cessare ogni tipo di imposizione repressiva sulla stampa.

ANF NEWS AGENCY

mercoledì 25 luglio 2012

Demirtaş: la Turchia dovrebbe rispettare il Kurdistan siriano

23 Luglio 2012
I kurdi siriani prenderanno la decisione sul loro futuro in questa fase critica, ha affermato il co-presidente del BDP

Nel valutare i recenti sviluppi in Siria, dove gli scontri tra le forze di sicurezza del regime di Assad e i gruppi armati sostenuti dall´Occidente sono diventati più duri ed i kurdi hanno preso il controllo di alcune regioni, il co-presidente del Partito della Pace e della Democrazia (BDP) Selahattin Demirtaş ha affermato che qualsiasi decisione presa riguardo al Kurdistan siriano dovrebbe essere rispettata da tutti e specialmente dallo stato turco. 

Demirtaş ha considerato la conquista del potere in alcune regioni da parte della popolazione kurda come una conseguenza del tentativo di assicurarsi un auto-governo ed ha sottolineato che qualsiasi intervento esterno sul posto sarebbe un´invasione. 

Il co-presidente del BDP ha richiamato l´attenzione sull´importanza dei recenti sviluppi in Siria, che –ha rimarcato- sono di particolare interesse per la politica interna di tutti i paesi e per i kurdi del Medio Oriente.

“La regione sta attraversando una situazione critica, poichè la popolazione kurda sta raggiungendo un risultato derivante dai suoi lunghi sforzi per assicurare la sua propria unità politica”, ha affermato Demirtaş, aggiungendo che i kurdi siriani prenderanno la decisione sul loro futuro in questa fase critica. 

Il co-presidente del BDP ha continuato affermando che “tutta la popolazione kurda nelle quattro aree del Kurdistan dovrebbe agire con sensibilità per proteggere il risultato ottenuto in Siria e per renderlo permanente. Spero che la popolazione del Kurdistan siriano resti al di fuori degli scontri in corso nel paese ma sono dell´opinione che nessun kurdo rimarrà in silenzio in caso di attacco verso i risultati conseguiti nelle regioni kurde della Siria”. 

Demirtaş ha fatto notare che la politica estera turca non è orientata verso un Kurdistan autonomo in Siria ed ha sottolineato che costruire buone relazioni con la popolazione kurda anche in Turchia andrebbe a favore di quest´ultima. 

ANF / AMED/DİYARBAKIR
ANF NEWS AGENCY

martedì 24 luglio 2012

Divieto sul nome per il Centro Culturale Cegerxwin e per 19 parchi di Diyarbakır

20 Luglio 2012 
I nomi di un centro culturale e di alcuni parchi sono stati vietati per il fatto di essere kurdi.
Il primo Tribunale Amministrativo di Diyarbakır ha imposto un divieto sui nomi del centro culturale Cegerxwin e di 19 parchi, con la motivazione di essere kurdi e composti da lettere prese in prestito da lingue straniere. 
 Il Centro Culturale Giovanile di Kayapınar, aperto nel 2009 dalla Municipalità di Kayapınar, ha cambiato nome in Centro Culturale Giovanile Cegerxwin nello stesso anno su decisione del Consiglio di distretto. L´ufficio del Governatore di Kayapınar ha intentato un´azione giudiziaria per la sospensione dell´esecuzione dopo il cambio di nome, affermando che quest´ultimo non era conforme alla lingua turca. 
A seguito dell´azione contro il cambio di nome da parte dell´ufficio del Governatore, il Primo Tribunale Amministrativo di Diyarbakır ha emanato un divieto sui nomi del Centro Culturale Giovanile Cegerxwin e su quelli di 19 parchi in città, motivando la proibizione in base alle procedure ufficiali, che richiedono la denominazione in lingua turca di strade e aree in accordo con le legislazioni costituzionali. 
 I legali della Municipalità di Kayapınar hanno fatto ricorso al Consiglio di Stato per contestare la decisione del Tribunale Amministartivo. 
I nomi vietati dei parchi citati sono: Zembilroş Park, 33 Bullets Park, Derwêşê Ewdi Park, Nefel Park, Daraşin Park, Bêzar Park, Ciwan Park, Sosin Park, Jiyanan Azad Park, Aşîtî Park, Yek Gûlan Park, Beybun Park, Şilan Park, Roşna Park, Rojbîn Park, Rojda Park, Berfîn Park and Roşan Park. 

ANF / AMED/DİYARBAKIR ANF NEWS AGENCY

giovedì 7 giugno 2012

Amnesty contro la Turchia, in nome dei diritti

Per la corte che l'ha appena giudicata, Leyla Zana, deputata curda del Parlamento turco, è colpevole. Dieci anni di carcere per "propaganda" a favore del suo popolo, una condanna che rappresenta l'ennesima conferma del lungo cammino che attende la Turchia sulla strada della democrazia e dei diritti politici e civili, come ricorda anche Amnesty International. di Maria Letizia Perugini Era l’ottobre scorso, quando la Special Authorized 7° High Criminal Court chiedeva 45 anni di carcere per Leyla Zana, una leader storica della lotta politica dei curdi in Turchia. Il processo era stato aperto per giudicare la donna rispetto ad alcuni discorsi tenuti a favore del suo popolo. Ora la corte l'ha riconosciuta colpevole di violazione della legge antiterrorismo, condannandola a dieci anni di reclusione, che però non verranno scontati grazie all’immunità accordata ai deputati. Ma la prima donna curda a sedere nel Parlamento turco le conosce molto bene le carceri turche. Al momento del suo insedimanto nel 1991, Leyla decise infatti di pronunciare parte del proprio discorso in lingua curda, provocando sdegno e scandalo tra i colleghi, a cui seguì una condanna penale. Allora l’uso della lingua curda era vietato persino nel privato. Simbolica anche la frase che scelse di pronunciare: "Faccio questo giuramento per la fratellanza tra il popolo curdo e il popolo turco". A partire dal 1994, quando il partito filo-curdo venne dichiarato fuori legge, Leyla dovette scontare 10 anni di prigione. Nel corso della sua permenenza in carcere venne candidata per due volte al premio Nobel per la Pace, e nel 1995 vinse l'Andrei Sakharov per i diritti umani, assegnatole dal Parlamento europeo. Nel 2004, tornata in libertà, ha ripreso la sua attività politica e nel 2011 è stata nuovamente eletta nel Parlamento turco, dove siede tuttora. La vicenda politica e personale della Zana appare esemplificativa dello stato dei diritti politici e civili in Turchia, tra processi iniqui e limitazioni alla libertà di espressione. E’ questo il quadro che emerge anche dal rapporto annuale di Amnesty International pubblicato nei giorni scorsi. Secondo l'ong, Leyla Zana deve essere considerata una "prigioniera di coscienza". Ma le critiche di Amnesty non finiscono qui: le elezioni parlamentari che nel luglio scorso hanno portato alla riconferma dell’Akp di Erdogan (il Partito di giustizia e sviluppo), hanno visto l’impossibilità per nove membri dell’opposizione regolarmente eletti di sedere tra i banchi del Parlamento a causa dei processi giudiziari aperti nei loro confronti. Basti pensare al caso di Hatip Dicle, per il quale i deputati curdi hanno iniziato un lungo sciopero della fame. Nel rapporto si parla di processi iniqui che vanno a inficiare il diritto alla libertà d’espressione, nonché dei molti giornalisti che tra il 2011 e il 2012 hanno rischiato azioni legali solo per aver parlato della condizione dei curdi in Turchia. Le basi legali per le incriminazioni di tali “reati” derivano da alcuni articoli del codice penale, ma soprattutto dalla normativa antiterrorismo, che per Amnesty è “eccessivamente ampia e vaga”, con la conseguenza che la sua applicazione risulta arbitraria e spesso finisce con il negare diritti fondamentali sanciti dall’ordinamento internazionale. Inoltre la possibilità di imporre il vincolo della segretezza sui procedimanti limita fortemente la capacità di difesa degli avvocati rispetto all'esame delle prove a carico dei propri assistiti. La legge antiterrorismo introdotta nel 2006 è stata subito additata dalle maggiori organizzazioni per la protezione dei diritti umani come una delle più rigide al mondo, dal momento che consente di condannare a 28 anni di carcere chiunque partecipi a una manifestazione a sostegno di organizzazioni terrorisitiche. Altro particolare rilevante di tale legislazione riguarda la possibilità di incriminare e processare i bambini al pari degli adulti, per gli stessi reati. La detenzione minorile è infatti un altro degli aspetti considerati dal rapporto Amnesty. E nonostante le modifiche realizzate nel 2010, che intendevano limitare i processi contro i minori per la partecipazione a manifestazioni, di fatto poco è cambiato. Attualmente sono tanti i bambini e i ragazzi in custodia preventiva, spesso detenuti nelle strutture destinate agli adulti. In diverse province mancano addirittura i tribunali per minori. Ancora per quanto riguarda la libertà d'espressione, il rapporto di Amnesty rileva l’uso eccessivo della forza da parte della polizia. Sebbene nel settembre scorso il governo di Ankara abbia firmato il protocollo opzionale alla Convenzione contro la tortura, aprendo così la strada al monitoraggio indipendente dei luoghi di detenzione, ad oggi ancora non sono stati adottati gli strumenti giuridici per l'applicazione delle nuove regole. E chi finisce in carcere non ha alcuna garanzia sul rispetto dei propri diritti. 28 maggio 2012 fonte : Osservatorio Iraq